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Autore: acchiappanuvole    03/04/2018    4 recensioni
Erano davanti alla stazione, il treno che li aveva portati era già ripartito, una folla si accalcava ancora alle barriere: infermiere, soldati francesi e belgi, una vecchia vestita di nero con una stia di polli. Candy si voltò. In lontananza, come le aveva promesso il Dottor Martin, c’era la sua destinazione: Etaples.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Lakewood 1916

Candy vuoi passeggiare con me?”
E’ il 1916, è il mese di aprile, un venerdì.  Il tempo è splendido e Candy  ama la primavera a Lakewood, non sa ancora che si sta avvicinando alla fine di un’era, che già in quel momento è in bilico fra due mondi.  Serena come il cielo che la sovrasta volge lo sguardo alle dolci curve delle colline, i boschi sono di querce, frassini e betulle; sulla sponda opposta del lago si intravedono sentieri che conducono a radure e poggi; alcuni lasciati alla natura, altri piacevolmente abbelliti da una statua, una colonna, un gazebo. Proseguendo con lo sguardo il campanile della chiesetta di famiglia svetta tra gli alberi.  Laggiù riposano Anthony e Stear ma è un percorso che Candy evita ancora, distoglie lo sguardo adombrato dalla nostalgia, lo concentra sul roseto in fiore.
“E’ splendido non è vero?”  la voce gentile di Albert la culla teneramente in quel contrasto di dolce amarezza che ha lo stesso profumo delle rose.  Candy annuisce, sfiora con solennità i petali bianchi del fiore che porta il suo stesso nome “sì è splendido, ogni primavera Anthony rinasce in questo giardino attraverso questi fiori meravigliosi” non voleva essere malinconica ne rattristare Albert ma sa che anche lui ha avuto il medesimo pensiero.  Gli prende il braccio e lo incita a proseguire nella loro passeggiata, oltre i muri degli orti e il brillio dei vetri delle serre dove giardinieri, ora meno numerosi, coltivano ancora uva nera, pesche bianche e delicate che poi nessuno ha il coraggio di cogliere.  Candy indica il bagliore del galletto dorato sulla torre delle scuderie, oltre ad esse si giunge ad una terrazza da dove è possibile scorgere la vecchia casa degli Andrew, una casa costruita per un altro mondo, un’altra epoca, un’altra vita.
“La farai sistemare?” chiede Candy con ingenua aspettativa ed Albert per qualche istante rimane in silenzio.
“Tutti si lamentano di quella casa” esordisce “ è stata una sorta di simbolo della mia ribellione ma ammetto che metterci le mani sarebbe un dispendio di denaro notevole. Le stanze sono troppo grandi, il tetto perde, le finestre sono frammenti di vetro e gli impianti sono inutilizzabili.”
Candy è sorpresa di quello strano praticismo che esce dalle labbra dell’uomo, ma basta poco per comprendere che non sono i dettagli tecnici a rammaricare Albert.
“Zia Elroy la vorrebbe vedere demolita, lo so bene.”
“Perché mai Albert!? “
Il ragazzo sospira “ beh perché Rosemary ed il suo innamorato erano soliti incontrarsi qui” accenna ad un sorriso “niente di scabroso, mia sorella aveva una passione smodata non solo per le rose ma anche per la pittura, aveva trasformato l’ala ponente della casa in un atelier di tele e colori, il suo regno lontano dalle lezioni di pianoforte e cucito. Ero un bambino al tempo ma ricordo che sgattaiolavo lontano dal controllo di zia Elroy e raggiungevo mia sorella qui, mi nascondevo tra le tele e la osservavo immergersi nel suo mondo di colori ad olio e immaginazione. Ovviamente fui scoperto e dopo qualche esitazione Rosemary mi permise di imbrattare alcune tele con tutti gli animali che mi venivano in mente. Era il nostro segreto. Poi conobbe quello che sarebbe divenuto il padre di Anthony e questo diventò il luogo simbolo del loro amore. Capisci perché lo scelsi come mio rifugio all’epoca!?”
“Si lo capisco” Candy cerca di immaginare la bellezza originaria della casa, prova anche a definire i tratti di Rosemary, Albert non le ha mai mostrato una sua fotografia ma la ragazza è certa che i due condividessero gli stessi limpidi occhi. “ In un certo senso anche Rosemary era una ribelle” esclama Candy “ha seguito il suo cuore.”
“Già, sotto certi aspetti siete simili, se aveste avuto la possibilità di conoscervi sono certo che sareste andate molto d’accordo.”
“Lo penso anch’io.”
Ripresero a camminare, Candy voleva raggiungere la casa che per lei era stata prima di tutto il caro rifugio dove Albert si prendeva cura dei suoi animali.
“Candy…”
“Sì?” lo sfiorò con lo sguardo per poi allontanarsi di qualche passo “oh Albert guarda lassù sul fumaiolo! E’ un nido, un nido enorme!”
“Una cicogna probabilmente.”
Candy sgranò gli occhi non aveva mai visto una cicogna se non illustrata nei libri per l’infanzia che Miss Pony regalava ogni Natale ai suoi bambini.
“Dici che si mostrerà? Mi piacerebbe tantissimo vederla.”
“E’ probabile dopotutto è il periodo della cova.”
La ragazza saltellò sul posto con eccitazione fanciullesca, era sempre incredibile la voglia di vivere, la curiosità che emanava, la naturalezza del suo entusiasmo aveva sempre attratto Albert  verso di lei. Talvolta si ritrovava a paragonarla ad un magnete, nell’arco della loro vita, seppur in posti lontani, per un motivo o l’altro nei luoghi più disparati erano sempre riusciti a rincontrarsi. Non aveva mai reputato un caso che durante la perdita di memoria l’avessero ricoverato nello stesso ospedale dove Candy lavorava.
“C’è qualcosa che ci fa ricongiungere ogni volta.” Pensò ad alta voce ma la ragazza non riuscì ad udire bene, “hai detto qualcosa Albert?”
“No nulla, piuttosto sto aspettando che sia tu a dire qualcosa in realtà.”
Candy incrociò il suo sguardo senza capire “in che senso?”
“Immagino ci siano diverse domande che vorresti pormi ma la tua reticenza un po’ mi turba. Mi chiedo se tu in realtà non sia arrabbiata con me.”
Candy calciò una piccola pietra con la punta della scarpa, alla fine Albert si era reso conto che in quel cielo apparentemente tanto azzurro alcune nubi offuscavano la luce. “Non potrei mai essere arrabbiata con te, tu sei il mio principe della collina e sei il mio benefattore.”
Albert rise “suona davvero demodé non trovi?”
La ragazza alzò le spalle “ma è la verità. Non nascondo di essere turbata, forse avrei voluto che tu me lo dicessi prima, ho cercato tante volte di dare un volto allo zio William, avrei voluto parlare con lui di tante cose… non sai quanto ero rammaricata quando mi dissero che ero stata espulsa dalla Royal Saint Paul School. Avrei voluto spiegare allo zio William che fu tutto un inganno di Iriza, temevo che credesse fossi un’ingrata e una poco di buono. Al contempo mi resi conto che non sarei mai potuta diventare una Signora come era intesa da tutte le famiglie benestanti che mandavano lì le loro figlie. Sapevo che quel ruolo non mi sarebbe mai appartenuto, non fa parte di me.”
“Io trovo che tu sia una vera signora Candy”  quell’affermazione uscì spontanea e Candy in risposta fece una smorfia divertita “ certo sono una Lady che si arrampica sugli alberi, fa a botte con i ragazzi ed è decisamente troppo chiassosa.”
“Sei molto più di questo.”
La ragazza arrossì “ tu sei sempre stato troppo buono con me.”
“No sono stato egoista, ho tentato di pianificare la tua vita nascondendomi dietro la maschera del vecchio zio e così facendo forse ti ho arrecato più danno che giovamento.”
“Mi hai permesso di capire quel che volevo davvero, se non fossi andata in Inghilterra probabilmente non ci sarei mai arrivata ed inoltre ho passato dei bei momenti laggiù,” sorrise “ho ritrovato Annie e conosciuto Patty, ho imparato molte cose, ho potuto godere della compagnia di Archie e Stear e…” s’interruppe non certa di voler continuare “insomma ho fatto delle esperienze che nessun bambino cresciuto alla Casa di Pony si sognerebbe mai di poter fare. E questo mi ha resa più libera e forte.  Quindi non devi angustiarti Albert perché io ti sarò sempre riconoscente.”
Albert le prese la mano e la strinse nella sua “vorrei che tu rimanessi qui Candy e…” volse di nuovo lo sguardo alla casa “mi aiutassi a riportare a lucido questo vecchio rudere.”
Candy ebbe un impercettibile trasalimento, che cosa le stava chiedendo esattamente?
“Voglio che tu sia sempre parte di questa famiglia Candy.”
Candy sorrise tristemente “ zia Elroy non è della tua stessa opinione ed io non voglio che il rapporto tra voi due si incrini a causa mia.”
“Io e la zia abbiamo da sempre opinioni divergenti ma questo non mi ha mai impedito di fare di testa mia, in fin dei conti sono o non sono il capofamiglia?! Questo titolo dovrà pur portare qualche vantaggio ti pare?” le fece l’occhiolino e Candy si ritrovò nuovamente ad arrossire, provava  una piacevole sensazione di leggerezza, la vicinanza di Albert ed i suoi occhi tersi come il cielo sovrastante la facevano sentire in pace con il mondo, tuttavia sapeva che quella sensazione sarebbe rimasta fissa ancora per poco, poiché Lakewood non era soltanto un dolce sogno e sui suoi prati non crescevano solo fiori ma anche spine, spine che la respingevano, spine che le ricordavano che quella quiete alto borghese non le apparteneva.
“Candy?”
“Perdonami Albert ma in questo momento non so darti una risposta.  Adoro Lakewood ma in qualche modo mi sento respinta da tutto questo.”
“Capisco, “ il ragazzo prese una pausa “che dici se andassimo alla casa di Pony per qualche tempo? Sarei felice di rivedere i bambini, potremmo fare dei picnic sulla collina…”
Il viso della ragazza si illuminò “ sarebbe splendido e i bambini ne sarebbero felici.”
“Allora partiremo domani, un cambiamento d’aria forse renderà le idee più chiare.”
Candy annuì, piroettò su se stessa prendendo la mano di Albert “corriamo fino alla casa? Sempre ammesso che tu riesca a starmi dietro.”
“Non mi sottovalutare” rise Albert iniziando a correre, da quanto non assaporava quel senso di libertà? L’ultima volta che aveva corso verso la vecchia casa accanto a lui c’era Rosemary, il dolce e triste fantasma del quale non riusciva completamente a liberarsi. Al tempo era soltanto un bambino quando la sorella morì, ma per Anthony? Avrebbe potuto in qualche modo proteggere Anthony?
Si fermò di colpo lasciando che Candy lo superasse, ogni tanto quel senso di colpa tornava a galla, era come ricevere un colpo improvviso allo stomaco rimanendo senza respiro.
 

 Etaples 1917


“Fa caldo qui dentro,” Flanny passò un panno umido sul volto di un giovane dalle guance scavate, “non penso abbia nemmeno sedici anni” commentò scrutandolo meglio per poi prendergli la temperatura.
“Gliel’ho misurata pochi minuti fa ed è scesa notevolmente rispetto a questa mattina” Candy lo disse dandole le spalle, era intenta a sistemare l’armadietto delle medicine, i movimenti sembravano più lenti e a Flanny non sfuggì che di tanto in tanto vacillava in malo equilibrio.
“Puoi sistemarlo dopo l’armadietto.”
“Ormai ho quasi fatto.”
“Hai perso molto peso” insistette la giovane Hamilton ma Candy non sembrava propensa a volerle dare soddisfazione. “Trovi?” scrollò le spalle “ a me non pare, ma dopotutto credo sia normale, dubito che qui qualcuno possa dire di essere ingrassato, a parte forse Jonathan, credo divori omelette quotidianamente.”
“E’ quel tuo amico giornalista?”
“Mh mh”
“Sembrate essere molto in sintonia, è curioso che sia ancora qui non ti pare?”
Candy finalmente si decise a guardarla non nascondendo un sorriso divertito “cosa stai cercando di insinuare Flanny Hamilton!? Se pensi che Jonathan sia qui per il mio fascino temo di doverti deludere il suo cuore pare appartenere già a qualcun altro.”
“Non alludevo a questo” fece una pausa, controllò il termometro “è scesa del tutto. Una buona notizia ogni tanto” borbottò disinfettando il termometro “mi riferisco al fatto che recentemente si è recato a Lefaux, credo tu sappia cosa c’è a Lefaux…”
Candy parve pensare “onestamente non ne ho idea.”
“C’è un telegrafo a solo uso militare, un modo di certo molto più rapido per far pervenire a qualcuno dei messaggi.”
“Indubbiamente.”
“Già e…ma vuoi star ferma!”
“Sto solo piegando delle lenzuola Flanny.”
“Ed io ti sto parlando!”
“Sto ascoltando.”
Flanny sospirò sonoramente “ non prendermi per sciocca Candy Andrew tu sai esattamente quel che sto cercando di dire.”
“Mi stai parlando di telegrafi, di Lefaux…”
“Sto cercando di dire che ho sentito alcune infermiere affermare che tu hai consegnato delle lettere a quel giornalista ed è per questo motivo che si è recato a Lefaux, probabilmente avrà qualche amico laggiù che gli ha consentito di usare il telegrafo.”
“E quindi?”
Flanny divenne paonazza “come quindi!? Ti rendi conto cosa accadrebbe se si venisse a sapere?”
“Cosa accadrebbe?! Mi metterebbero in prigione perché ho fatto pervenire una lettera ad un mio parente non contenete alcun riferimento militare?”
Flanny le si avvicinò stringendole un braccio “sono stata paziente Candy ma lo vedo che a mala pena ti reggi in piedi ed entrambe sappiamo  il motivo, ti avevo detto che se mi avessi disubbidito ti avrei fatta trasferire. Questi pazienti sono tutti uguali.”
“No Flanny non lo sono, alcuni di loro devono essere portarti in strutture adeguate e con questo non intendo certo dei manicomi.”
“E questo quindi  che stai cercando di fare, giusto? Stai cercando di farlo trasferire in Inghilterra, stai mettendo i tuoi sentimenti al di sopra dei tuoi doveri!”
Candy si liberò della presa “sto tentando di fare quel che ritengo giusto e lo farei per ognuno di questi ragazzi se ne avessi la possibilità. E’ vero ho chiesto a Jonathan di aiutarmi ma, per amor del cielo Flanny, puoi davvero biasimarmi  per questo!? Fino ad oggi non ho mai mancato un turno e lo sai, non ho fatto errori ne trascurato nessuno dei miei pazienti.”
“Ed infatti guarda come sei ridotta! Passi alle grotte il  tempo che dovresti usare per il risposo e…”
“Flanny” un’infermiera tentò timidamente di frapporsi alle due “Flanny ascolta…”
“Che c’è?”
“Un paziente di Anne sta molto male, la ferita sul petto si è riaperta ed ha fatto infezione.”
A Candy non servì che la ragazza dicesse altro sapeva esattamente di chi stava parlando; entrambe raggiunsero le grotte dove Anne ed un medico stavano al capezzale del paziente.
“Anne!”
“Oh Candy mi spiace tanto, lo stavo cambiando e mi sono accorta che la ferità aveva quel terribile colore,la febbre è davvero alta.”
Candy l’affiancò, il viso di Terence era una smorfia di sofferenza “Dottore mi dica cosa devo fare!” la ragazza si rivolse direttamente al medico.
 “C’è poco da fare bisogna rioperarlo.”
“Sono pronta a farle assistenza dottore.”
“Purtroppo io non sono un chirurgo signorina e l’operazione è delicata, la ferita è appena sotto il cuore un minimo errore sarebbe fatale. Oltretutto il ragazzo è troppo debilitato, metterlo sotto i ferri ora sarebbe una condanna a morte certa.”
“Che significa? Non vorrà lasciarlo in questo stato?!” gridò Candy esasperata e solo l’intervento di Flanny le impedì di aggrapparsi rabbiosamente al camicie del medico.
“Mi perdoni dottore ma la mia collega ha ragione, se lo lasciamo così tamponando la ferita con semplici disinfettanti il paziente andrà certamente in setticemia.”
“Come le dicevo ci vuole un chirurgo ma attualmente sono tutti impegnati .
Candy abbassò nuovamente lo sguardo sul volto diafano di Terence, sapeva non avrebbe resistito a lungo.
“Vado a cercare un chirurgo.”
“Non glielo consiglio” disse il medico “si trovano tutti alle trincee in questo momento, è troppo pericoloso.”
“Farò attenzione.”
Flanny  le fu dietro nel tentativo di fermarla “Candy rischi la vita.”
“La rischiamo tutti ogni giorno Flanny, non ti devi preoccupare farò attenzione.”
“Ammesso che tu riesca a trovare un chirurgo non è detto che possa lasciare la sua postazione per venire qui.”
“Lo convincerò.”
Flanny si dichiarò sconfitta “è impossibile ragionare con te quando c’è di mezzo questo ragazzo” constatò scotendo la testa “ vedi di tornare sana e salva.”
Candy l’abbraccio istintivamente “grazie Flanny e ti prego abbine cura, io farò il prima possibile.”
 
 
  
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