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Autore: Padfootblack    03/04/2018    0 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Potion Approaching – Alex

Then we fell asleep in the car,
Until the bumps woke me up in your grip

Mi sentii come strattonato, prima in alto, poi in basso. Che fossi ancora ubriaco dalla sera prima? Aprii gli occhi e capii perché sentivo la testa ghiacciata: era appoggiata al finestrino di una macchina. E qualcuno stava guidando. Mi girai lentamente, Amy teneva salde le mani sul volante, lo sguardo concentrato sulla strada. Che ci facevo in macchina con lei?

“Ma buongiorno principino!”mi prese in giro: “Non siamo più abituati a fare le ore piccole, eh?”

“Dove stiamo andando?”

“Sheffield”

“Ferma la macchina”ordinai ed eseguì subito. Aprii lo sportello e presi un po’ di aria, tentando di svegliarmi. Iniziavo lentamente a ricordare che avevamo passato la serata in spiaggia, con chitarra e fogli a scrivere musica e a parlare del più e del meno. La sensazione di felicità che avevo provato la sera prima mi pervase, riempiendomi di gioia. Scesi dalla macchina e mi stiracchiai i muscoli, avevamo dormito tutta la notte lì dentro e non sentivo più le gambe.

“Al, siamo in mezzo alla strada”mi fece presente.

“Tu non hai tutti i muscoli indolenziti?”

“Un po’, ma ho fatto stretching stamattina ...”

“Da quanto siamo in viaggio?”

“Un’ora”

“Potevi svegliarmi”

“Dormivi così pacificamente”. In effetti non dormivo così bene da mesi. Che fosse Amy la mia cura? Volevo dirglielo, ma poi notai il suo sguardo corrucciato e salii in macchina, permettendole di ripartire.

“Non vuoi tornare a casa?”mi chiese maledettamente sincera. Sbuffai ironico: “Già, tu invece hai un sacco di fretta”

“In realtà non molta”ammise.

“E allora perché sei partita senza dirmi niente?”

“Perché il tuo telefono continuava a squillare”. Lo osservai, c’erano 5 chiamate e 20 messaggi di Taylor. Lo spensi immediatamente e fissai il paesaggio fuori dal finestrino. Non sembravamo lontani da Manchester, i cartelli indicavano che alla prossima uscita saremmo potuti entrare nella coltre di nubi mancuniane: “Ci fermiamo a casa tua?”

“Pensavo di andare dritta a Sheffield ...”

“No, fermiamoci lì”

“Sei parecchio strano oggi”

“Lo sono sempre”. Non volevo darle spiegazioni, volevo solo passare del tempo con lei, senza dover pensare alle mille persone che mi inviavano mail e chiamate. Ma se lo avessi detto ad Amy, lei avrebbe insistito nel portarmi a casa perché “qualcuno si sarebbe preoccupato della mia assenza”. Accesi la radio, scelsi la stazione rock e dopo 10 minuti di Gun’s and roses, passarono Do I Wanna Know, parlando del nostro nuovo album in lavorazione. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era alla notte che mi aveva portato a scrivere quella canzone. Le labbra di Amy si strinsero, come se facesse fatica a trattenersi dal dire qualcosa. La osservai, aspettando che mi dicesse di cambiare canale, ma non lo fece. Era troppo calma, avevo quasi paura che potesse scatenare una tempesta a breve. Uscì a Manchester, diretta verso casa sua, intenta ad ignorare la mia voce che cantava di essere troppo impegnato ad essere suo per innamorarmi di qualcun altro.

And the tide took me to your mouth
and then swept me back down to your palm
It's them that put me inside the reminder
That yours is the only ocean
That I wanna swing from

Casa sua era esattamente come la ricordavo: grande, perfettamente pulita e ordinata, piena di poster, vinili e libri. Si tolse il cappotto e lo lasciò sull’attaccapanni: “Non so cos’ho in frigo, ma forse riesco a fare dei pancake. Se vuoi andare a farti la doccia, il bagno è … sai già dov’è tutto”. Sembrava estremamente imbarazzata, così le accarezzai la guancia, passandole il pollice sulle labbra. Mi guardò, stupita da quel gesto così intimo. Le mie dita pizzicavano al contatto con la sua pelle, come se i nostri due corpi potessero creare elettricità. Sorrise mesta, quasi a scusarsi del suo imbarazzo. Le presi il palmo e glielo baciai, per tranquillizzarla, senza rendermi conto che lo facevo per tranquillizzare anche me stesso. In quel momento riuscivo a vedere solo lei e mi pentivo del tempo che avevo perso standole lontano. Mi sarei avvicinato di più, congelando questo momento in un bacio, ma un telefono trillò. Non sapevo neanche dov’era il mio. Cercò nelle sue tasche, senza staccare lo sguardo da me e rispose: “Sì?”. Pausa, il silenzio intorno a noi mi permetteva di capire chi era al di là della linea. Matt. E sembrava parecchio arrabbiato. Amy mi passò il cellulare. Lo afferrai controvoglia, mentre lei si allontanava da me, salendo al piano superiore.

“Cazzo, sei irraggiungibile!”sbraitò Matt.

“Lo so, non avevo voglia ...”

“Taylor è qui”. Dove? A casa loro a Los Angeles? Quella Taylor che avevo ignorato da 12 ore? Ero un essere deplorevole.

“Non sono lì”

“Lo so che non sei a casa”rispose Matt sarcastico: “Ma è appena passata da noi ...”

“Matt, non sono a Los Angeles”. Silenzio, dietro si sentivano i mugolii di Amelia Darling.

“E dove saresti?”

“Manchester”

“Alex ...”

“Non è il momento”

“Sei con Amy a scopare da qualche parte?”

“No, abbiamo solo scritto qualche canzone insieme”

“Okay, allora perché non lo hai detto a Taylor?”

“Non avrebbe capito”

“Beh, inventati una scusa e parlale. Adesso”

“Va bene, ora la chiamo”. Non ero pronto a tutto questo, non adesso, non quando stavo riscoprendo Amy dopo anni di incomprensioni. Ma amavo Tay, o l’avevo amata, ancora non riuscivo a capire bene, e non potevo trattarla male. Dovevo chiarirmi con lei e raccontarle tutto, anche se mi avrebbe odiato. Salii lentamente quelle scale fatte così tante volte negli anni passati. Amy era in camera, stava sistemando l’armadio già in ordine.

“Sei nervosa?”

“No”mentì continuando a disfare magliette perfettamente piegate e a ripiegarle.

I've got this ego mechanic
She's always trying to give me vitamins
Oh she'd be frightened of your reflection

“Che succede?”domandai cauto.

“Nulla, devo solo riordinare le idee”confessò: “E mi serve del tempo da sola”. Mi stava spingendo verso Taylor, un’altra volta. Mi stava obbligando a fare qualcosa che dovevo fare, senza lasciarmi possibilità di scelta. Non avevo bisogno di Taylor che mi rincorresse in giro per il mondo o che mi ripetesse di quanto ero perfetto. Avevo bisogno di una persona che sapesse come prendermi e come farmi tornare in me. Una persona che mi conoscesse veramente.

“Taylor non sa che sono qui”. Le sue mani si bloccarono a mezz’aria, la maglietta scivolò dalle dita per cadere sul pavimento: “Dovresti dirglielo”. Mi osservai in giro, la camera era cambiata molto dalla prima volta in cui ero entrato. I poster erano stati sostituiti dai dischi d’oro dei Supernova, non c’erano più peluche o scarpe in giro. Era la camera di un’adulta. Sentii un brivido sulla schiena quando mi toccò una spalla: “Alex”. Mi destai dai miei pensieri: “Ci vediamo in questi giorni, okay? Non ti libererai di me facilmente, Brown”. La lasciai a sistemare il suo caos ordinato e chiamai Tay. Avevo la responsabilità di capire cosa provavo nei suoi confronti e soprattutto di cosa volevo fare della mia vita con lei.

If I could be someone else for a week
I'd still spend it chasing after you
Cos she's not shattering my attitude
No matter how she folds the potion

Passò lentamente la settimana senza di lei, e più tempo passavo con Tay, più mi mancava Amy. Più Tay si complimentava per la mia nuova musica, più avevo bisogno del parere critico di Amy. Più il mio ego si riempiva degli elogi di una, più necessitavo delle attenzioni dell’altra. Ma le uniche dita che volevo intorno al mio collo erano quelle di Amy. Gli unici occhi che volevo mi giudicassero erano i suoi. E le uniche labbra che volevo assaporare appartenevano a lei.
 

***

Note dell'"autrice": Buongiorno a tutti! La vita mi ha inglobataa in queste settimane e non trovavo una via d'uscita, ma son tornata! Vi lascio due capitoli (o forse tre, se la smetto di continuare a scrivere e riscrivere, cancellare e rieditare) per farmi perdonare. Spero che vi piacciano!
Buona lettura.
Padfoot

 

   
 
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