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Autore: apeirmon    03/04/2018    2 recensioni
Il lavoro di sceriffo di Storybrooke ormai è una pacchia, non succede mai niente... Le ultime parole famose.
[Storia partecipante al contest The Secrets beyond the Stones indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP]
Genere: Fantasy, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Paige/Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un uomo alto, con capelli castani, correva tra gli alberi che circondavano la cittadina di Storybrooke. Il novilunio non avrebbe permesso a nessuno di vedere di chi si trattasse e lui stesso rischiava di cadere con soltanto la luce delle stelle a fargli strada.
Fu sollevato nello scorgere il riflesso delle polveri del sentiero poco più avanti: ormai era vicino.
Combatté l’impulso di fermarsi per riprendere fiato e riuscì a raggiungere lo spazio curvilineo tra la vegetazione. Finalmente sarebbe giunto a destinazione.
Almeno, questo sarebbe accaduto se un’automobile non l’avesse investito proprio in quel momento.
L’uomo venne sbalzato all’indietro e cadde di schiena sul sentiero, battendo la testa su una roccia. L’unico suo movimento era dovuto allo spostamento della Terra nello spazio.
Lo sportello della vettura si aprì e dei passi lenti e controllati si avvicinarono al corpo. Un guanto si infilò nelle tasche del morto, cercando con dovizia qualcosa.
Ma, evidentemente, nulla fu trovato, perché la persona si rialzò e abbandonò il veicolo, scomparendo tra i tronchi legnosi.
 
[Nella scena del titolo appare una lazurite.]
 
Storybrooke era rimasta tranquilla in quegli anni. Il mio matrimonio con Emma non aveva bisogno dell’intervento di Archie per continuare e praticamente avevo giornate libere di continuo, visto che il crimine non emergeva con tutti quei lieti fini [N.d.A.: qui non ho trovato il plurale, ma ho voluto intendere “fine” maschile come “scopo”, trasformando al plurale normalmente, nonostante l’inglese usi “end” come corrispettivo.]. Almeno fino a quel giorno.
Quando mi alzai, mia moglie stava ancora dormendo. La gravidanza era solo al quarto mese, eppure aveva bisogno di riposare in modo contrastante alla sua indole attiva. Facendo il meno rumore possibile per non svegliarla, mi vestii e scesi al piano di sotto. Come tutte le mattine, andai in auto da Granny per fare colazione, quando vidi August che beveva un caffè su un tavolino all’esterno.
- Ehi, August! Come mai qui? Cambio di abitudini?
- Ciao, Killian. Mio padre non è a Storybrooke in questo momento, e non mi va di fare colazione da solo, quindi sono venuto qui, anche se non ho portato la macchina da scrivere per continuare. Staccare dal lavoro mi serve a riordinare le idee.
- Come mai Marco è uscito? È rischioso stare nel mondo senza magia, lo sai.
- No, non è uscito dai confini. Ieri pomeriggio ha chiesto alla Fata Turchina un fagiolo magico per tornare alla Foresta Incantata. Mi ha detto che voleva del legno speciale e che non c’era bisogno che lo accompagnassi. Mi sono offerto di andare io a prendere il legno, data la sua età, ma lui ha insistito che era qualcosa che avrebbe dovuto fare da solo e che sarebbe dovuto essere il suo ultimo lavoro. Così ho lasciato che se la cavasse da solo. Piuttosto, ho saputo da Leroy che presto sarete in tre. Congratulazioni!
- Grazie. Non vedo l’ora di poter guidare mio figlio e insegnargli quello che so. Anche se prima che arrivi all’adolescenza voglio godermi un po’ la sua infanzia.
- Non senti la nostalgia di Henry, eh?
- Per carità, mi manca. Ma diciamo che mi è piaciuto anche vivere un matrimonio senza di lui. Adesso devo proprio fare colazione, prima di andare al lavoro.
- Bene, allora ci vediamo, se mi capiterà di nuovo di uscire dal mio rifugio.
- Aye. Ci vediamo, August.
 
Quando raggiunsi l’ufficio, vidi una giovane donna bionda che non conoscevo seduta in corridoio.
- Salve, cosa posso fare per lei? - le chiesi, avvicinandomi.
- Lei è lo sceriffo? Mi deve aiutare: mio padre è scomparso!
- Si calmi e mi racconti tutto dall’inizio. Come si chiama?
- Il mio vero nome è Grace.
 
- Grace! Ti ho comprato delle paste! - disse Jefferson richiudendo la porta della sua villa.
Si diresse in soggiorno per posare il vassoio sul basso tavolo in legno davanti al divano.
Sua figlia, di undici anni, emerse dalla scala che portava al primo piano.
- Grazie, papà, ma solo Paige è abituata a questo cibo. A me non piace davvero.
- Possiamo sempre farci un bel tè caldo, no? - tentò il padre.
- Lo sai cosa intendo. Questo non è il nostro mondo. E non voglio che tu abbia ancora a che fare con la Regina. Potrebbe riprovare a separarci.
- Non succederà, tesoro mio. Non mi separerò più da te, te lo prometto.
- Non puoi saperlo. Tu hai un dono troppo importante perché ci lasci in pace.
Jefferson esitò.
- D’accordo. Vado a fare un altro cappello.
 
Mi sedetti alla mia scrivania davanti alla ragazza.
- Allora, partiamo dall’inizio. Come siete andati via da Storybrooke?
- Mio padre ha sempre avuto la capacità di trasportare le persone in mondi magici con il suo Cappello. Cercavamo di tornare alla Foresta Incantata per continuare la nostra vita. Ieri sera, mio padre è tornato nella nostra casa, dicendo di voler tornare a Storybrooke. Sembrava avesse molta fretta, quindi non mi ha detto molto. Siamo tornati nella villa poco fuori da Storybrooke in cui abitavamo prima di andarcene e lui mi ha detto di restare dentro. Poi è uscito e non è più tornato.
Avevo ascoltato il racconto con attenzione e con un brutto presentimento. Mi alzai.
- Pattuglieremo i boschi per ritrovarlo. Intanto, torni pure a casa. La accompagno.
Ma proprio mentre stavamo uscendo, Archie entrò nell’ufficio ansimando, con Pongo al guinzaglio.
- Uncino! Ho trovato un cadavere.
 
Appena visto il corpo del padre, Grace si portò una mano alla bocca e cominciò a singhiozzare.
Archie le mise un braccio attorno alla schiena e la fece sedere su una roccia.
Iniziai a osservare l’automobile davanti al cadavere. Controllai la targa. Non c’erano dubbi: apparteneva a Sean Herman. Mi infilai nell’auto attraverso la portiera aperta per controllare eventuali indizi, stando attento a non toccare nulla.
Non vidi nulla di particolare, anche se riconobbi un odore d’alcol a me familiare, quindi tornai da Archie e dalla ragazza.
- Nessuno dovrebbe perdere il proprio padre così giovane. Prometto che troverò chi l’ha investito.
 
Jefferson e Grace camminavano su una strada gialla, quando una donna comparve davanti a loro in una nuvola di fumo dello stesso colore della sua pelle.
- Chi vi ha dato il permesso di entrare a Oz senza riferirmelo? Sono io a comandare qui e nessuno può soggiornare senza il mio consenso.
- Ci scusi, non sapevo che questo posto avesse una nuova regnante. - disse il Cappellaio. - L’ultima volta che sono stato qui la strega Glinda era favorevole al mio soggiorno.
- Glinda non ha più alcuna autorità qui. Ora sono io a regnare. Come siete entrati?
- Il merito è del mio Cappello, Permette di spostarsi da una dimensione all’altra, finché sono in vita.
Zelina sorrise, poi alzò una mano e il Cappello di Jefferson volò sopra di essa.
- Avete il mio permesso di rimanere qui e la mia protezione. Ma dovrete restare nel mo palazzo e questo cappello sarà mio.
I tre svanirono in nubi verdi e ricomparvero nello stesso modo in una grande sala con pareti con scaffali pieni di oggetti magici e quattro grandi contenitori in vetro pieni di gas verde.
- Ora vogliate scusarmi, ma ho una vendetta da organizzare.
La strega svanì di nuovo, compiaciuta, con il cappello in mano.
- Ovunque andiamo è sempre lo stesso! - esclamò Grace. - Qualcuno vorrà sempre sfruttarti per la tua capacità. Saremmo dovuti restare nella Foresta Incantata.
- Sai che con tutti quegli orchi e nessuno a combatterli sarebbe stato troppo pericoloso. Vedrai che troveremo un posto pacifico in cui stare.
- Anche se fosse, adesso non possiamo più, senza il Cappello.
- E chi ha detto che non ce l’abbiamo? - obiettò Jefferson tirandone uno fuori dallo zaino.
- Ne hai portato due?! - gioì la figlia.
- Non si sa mai cosa può succedere: meglio essere previdenti.
Jefferson pose il Cappello al centro della stanza e quello si allargò, formando un ampio vortice. Una pietra azzurra traslucida venne sottratta a uno dei ripiani circostanti e finì nell’indumento, subito prima che padre e figlia compissero il balzo.
 
Quando bussai alla porta degli Herman, fu Alexandra ad aprirmi.
- Salve, sceriffo. Mio padre è già venuto da lei, allora.
- No, veramente lo stavo cercando.
- Adesso è a lavoro. - mi disse Ashley spuntando nel corridoio. - Doveva denunciare un furto d’auto subito dopo. Che cosa è successo?
- L’auto rubata è stata usata per compiere un omicidio.
La donna si portò una mano alla bocca.
- Chi è stato ucciso?
- Il Cappellaio Matto. Sembra che sia tornato a Storybrooke ieri sera.
- È terribile, ma io non lo conoscevo. Ci siamo accorti della sparizione della macchina stamattina.
- Vorrei chiederti se Sean beve solitamente.
- Qualche volta un bicchiere di vino ai pasti, ma non di più.
- Ho capito. È tutto. Grazie della collaborazione.
 
Quando tornai a casa, trovai Emma che tagliava dei pomodori.
- Ciao, amore. La maternità ti mette voglia di cucinare?
- Ehi, ciao! In effetti devo tenermi impegnata ora che resto in casa. Non che il lavoro fosse un vero impegno, ma era un’abitudine comunque.
- Be’, oggi devo lavorare sul serio: hanno ucciso un certo Jefferson. Lo conoscevi?
- Jefferson?! Ma l’unico che conoscevo era scomparso da Storybrooke poco dopo il mio arrivo.
- Aye, sembra che sia ritornato con sua figlia, ma tu sei la prima a dirmi di averlo visto.
- In realtà non lo conoscevo bene. Ha solo rapito me e mia madre e poi ha parlato con Henry e…
- Come sarebbe che vi ha rapite!?
- Era per aiutarmi a credere nelle fiabe, prima che sapessi la verità. Lascia stare.
Il mio cellulare squillò. Era il dottor Whale che mi riferiva le analisi della scientifica.
- Qualcosa di interessante?
- In effetti sì. Abbiamo trovato un capello nero lungo e ondulato, ma per sapere di chi sia dovremmo avere dei campioni di tutti i mori di Storybrooke.
- Forse non ce n’è bisogno. Penso di sapere di chi si tratta.
 
- Prenderei questo, se non vi dispiace. - richiese un’anziana a Jefferson indicandogli un ampio cappello viola. - Quanto le devo?
- Tre monete d’argento. - rispose il cappellaio prendendo l’articolo. L’acquisto venne compiuto.
- Grazie mille. Arrivederci. - si congedò la donna.
- Grazie a lei per essere passata.
La porta non fece a tempo a richiudersi che una Grace adulta vi passò attraverso.
- Grace! Che bella sorpresa! Che ci fai ad Arendelle?
- Papà, ho bisogno del tuo aiuto! Ieri sera, una strega voleva il cristallo protettivo che abbiamo preso a Oz. Ovviamente non le ho dato ascolto e mi sono affacciata alla porta per dirle di andarsene, ma lei ha lanciato una fiala sulla mia ombra, dicendo di averla avvelenata.
- Ho capito. Conosco un posto in cui potremo separarla da te finché non avremo trovato la cura. Prendo il cappello.
 
Quando salii sulla Jolly Roger, cercai di non premere i piedi sul legno. Mi avvicinai lentamente alla cabina. Poi, all’improvviso, aprii la porta. La stanza era vuota.
Una lama si posò sulla mia schiena.
- Me l’aspettavo che avresti capito che c’ero io dietro tutto questo. - mi disse una voce familiare.
- Ben ritrovato, Barbanera. Come hai fatto a usare la macchina per compiere l’omicidio?
- Sull’Isola che non c’è ho trovato una chiave in grado di adattarsi a qualunque serratura. Molto utile se trovi un forziere.
- Ma l’ultima volta che ti ho incontrato non sapevi guidare.
- Dagli ultimi Bimbi Sperduti arrivati lì si imparano molte cose, se li ascolti di nascosto.
- Immagino che tu sia arrivato qui con il Cappello.
- No, ma il Cappellaio mi ha permesso di tornare alla Foresta Incantata. L’ho incontrato mentre cercava della resina per separare un’ombra e gli ho chiesto di riportarmi nel mio mondo. Quando ero lì, ho sentito parlare di una lazurite capace di proteggere il luogo in cui si vive da ogni minaccia. Ho pensato che sarebbe stato un ottimo ornamento per la mia Jolly Roger. Così ho cercato di nuovo quell’uomo per ottenere la pietra, ma mi è sfuggito. Per mia fortuna, ho trovato un Fagiolo Magico nella borsa di un falegname e, immaginando che lui fosse scappato in un’altra dimensione, ho pensato al mondo in cui c’era il cristallo e ho incontrato il Cappellaio per strada. Per inseguirlo ho preso la prima auto che mi è capitata. Non era mia intenzione ucciderlo, ma su una nave non ho mai usato un freno a pedale e mi mancava la pratica.
- Be’, come promesso, ora questa nave è tua. O meglio, lo sarebbe se tu non fossi in arresto.
Barbanera rise di gusto.
- E come pensi di arrestarmi, visto che non hai neanche una spada?
- Stavolta non userò la forza della spada per sconfiggerti, ma la forza dei miei amici.
Il pirata straniero venne bloccato sul posto, mentre la Madre Superiora saliva sulla nave.
- Nella mia vita ho visto un posto che è la miglior prigione in assoluto. - dissi prendendo un Fagiolo Magico dalla tasca. - Buon ritorno all’Isola che non c’è!
Lanciai il legume sul ponte e Barbanera venne risucchiato nel varco, che si richiuse subito dopo.
- Vado a riprendere Marco, ormai dovrebbe aver finito di intagliare la culla.
- La culla? Vuoi dire che sta facendo una culla per mio figlio?
- Era ancora dispiaciuto per non aver fatto andare Biancaneve con Emma. - mi comunicò la Madre Superiora. - Voleva che fosse una sorpresa, ma a me piace rovinare i desideri degli altri.
- Aye, lo so. C’è ancora una cosa che non ho capito: dov’è finita la pietra di cui parlava Barbanera?
 
Jefferson terminò la sua corsa tra gli alberi fino al cartello di uscita per Storybrooke. Lanciò la pietra oltre il confine e quella sparì.
- Adesso non avrà più motivo di perseguitarci. Vado a dirlo a Grace.
E così riprese la sua corsa.
   
 
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