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Autore: Redferne    03/04/2018    10 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 46

 

 

 

 

 

 

A PEZZI (PRIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mattina presto, nel bel mezzo della piazza centrale di Haunted Creek. Dove sorgevano rispettivamente la stazione di polizia e, proprio dal lato opposto al suo, quel cumulo di rovine che una volta era il municipio. La struttura era ridotta ormai ad una serra autoctona per la coltura e crescita spontanea di piantacce e malerba allo stato brado i cui rami e viticci affondavano, si intrecciavano e scavavano senza sosta e risparmio alcuno all’interno e tutt’intorno, fino ad avvolgerla e nasconderla quasi completamente alla possibile visione di eventuali curiosi o di chi si trovasse a passare da quelle parti anche solo per puro caso.

L’odore dei frutti di quel tipo di vegetazione, e dei loro fiori il cui ricettacolo non si era ancora abbastanza ingrossato ed espanso da renderli tali era a dir poco penetrante. Lo si poteva percepire a decine di metri di distanza. E mano a mano che il sole si fosse alzato nel cielo ed avrebbe iniziato ad espandere il suo calore dando inizio al loro definitivo processo di maturazione con annessa marcita finale sarebbe aumentato sempre di più, fino a diventare oltremodo insopportabile.

Era proprio il caso di dare inizio ad una corposa operazione di bonifica e potatura dell’intera zona, un giorno o l’altro. Il fatto che quel posto fosse abbandonato da tempo non giustificava certo il fatto di doverlo lasciare in quelle pietose condizioni. Era pur sempre la sede del governo cittadino, anche se del tizio preposto all’incarico non vi era rimasto NIENTE DI NIENTE. Nemmeno una FOTOTESSERA DA DOCUMENTO O PER RICORDO.

Era proprio da fare. Sicuro. Ma non in quel giorno. E nemmeno a quell’ora. C’erano cose molto più importanti da sbrigare, e certamente più urgenti. Si poteva affermare, e senza alcun margine di errore o timore di essere colti in fallo che gli affari in questione rappresentassero L’ASSOLUTA PRIORITA’, in quell’ultimo periodo.

Del resto...se si vuol procedere a risistemare il proprio orto o giardino, pensile o ben piantato nel prato che sia, occorre prima di tutto NEUTRALIZZARE I PARASSITI. Non ci si può assolutamente accingere ad abbellire e rivitalizzare le proprie piantine e verdure se gli insetti continuano ad usarle come proprio spuntino personale o riserva di energia, facendole ammalare ed alla fine morire.

Era tutto pronto, dunque. Proprio come l’ultima volta. E proprio come tutte le altre volte prima di questa. La solita, puzzolente e chiassosa marmaglia proveniente dalle stimate e prestigiose SCUDERIE CARRINGTON. Composta in quest’occasione da una decina di dementi arrestati due sere prima dopo la consueta ed opportuna ripassata di turno, per poi venire piazzati nell’apposito CENTRO DI DEPOSITO DERELITTI.

Valeva a dire IL GRANAIO DI LESTER, visto che era tanto grande e comodo.

Avevano tutti quanti un aspetto alquanto sciupato. E tale condizione non si limitava solo agli abiti da lavoro che indossavano, che oltre alle tipiche macchie e chiazze di olio lubrificante, tracce di pasta di carta e di altri liquami sulla cui composizione era meglio sorvolare per non offendere il buon gusto e la decenza, risultavano lacerati e strappati in più punti. E tutto ciò nonostante la presenza di cuciture realizzate alla bell’e meglio. Anche se le suddette davano l’idea che quei vestiti fossero stati sottoposti a più riprese a goffi quanto maldestri tentativi di rammendo, probabilmente persino da autodidatta, nella vana speranza di renderli quantomeno presentabili se non un minimo accettabili. Le loro facce presentavano i tratti tipici di chi é appena stato reduce da una notte insonne coi fiocchi, a giudicare dalle occhiaie scavate e dai capillari arrossati che circondavano d’assedio le loro pupille. A tutto ciò andava aggiunto un vasto campionario di lividi, graffi, rigonfiamenti vari e contusioni, ancora ben visibili nonostante il buon dottor Cooke, obbedendo alle disposizioni dello sceriffo e della sua vice (ma non dell’aiutante, visto che a detta sua LI AVREBBE LASCIATI LI’ COM’ERANO E DOV’ERANO) avesse provveduto a medicarli e a disinfettarli per scongiurare qualunque rischio di infezione o di suppurazione da parte loro.

Avevano tutta l’aria di aver ricevuto UNA PESTATA DI QUELLE VERAMENTE MEMORABILI.

La procedura era ormai consolidata, e si svolgeva allo stesso modo in cui si spedisce nella sua cameretta un cucciolo pestifero e disobbediente dopo avergli rifilato un sonoro rimbrotto affiancato ad un ancor più sonora sculacciata. Dopo averli lasciati nel capanno a macerare e a macerarsi per tutto il resto della giornata successiva riflettendo sulle loro malefatte, con la lattiginosa luce della luna come unica compagnia a parte quella dei propri compagni di bravate e di bisboccia, con quest’ultima che scaturiva dall’unico lucernario posto sulla parte più alta del soffitto a doppio spiovente, li si andava a riprendere alle prime luci dell’alba del giorno successivo e li si portava tutti quanti alla centrale per firmare la procedura di arresto e di detenzione.

Questa volta erano le sette di un Lunedì mattina. Il primo giorno successivo al week-end, solitamente il momento di raccolta più ricco e fruttuoso. E al pari delle volte precedenti si ritrovavano tutti sulla piazza centrale del paese, in fila indiana, con le estremità superiori assicurate ad un bel paio di manette all’altezza dei polsi. Queste ultime erano collegate le une alle altre da una spessa e solida catena di acciaio arricchito con qualche altro minerale che gli potesse conferire ulteriore robustezza, probabilmente titanio incrociato con polvere di diamante. La catena era infilata in un foro di diametro leggerissimamente più ampio posto al centro di una sbarretta di metallo rettangolare da cui si diramavano i due anelli in cui andavano inserite le mani del mariuolo di turno. Erano un tipo di manette alquanto particolari, piuttosto rigide e anche parecchio scomode, visto che non garantivano né flessibilità e neanche libertà di movimento nei limiti del consentito. Le classiche che avrebbero causato fitte di crampi lancinanti di lì ad un quarto d’ora. Ma erano l’ideale per i trasporti in comitiva, questo era sicuro. E poi...se uno se le ritrova addosso, in genere sta a significare che ha COMBINATO QUALCOSA PER ESSERSELE MERITATE, GIUSTO?

Aveva davvero senso rendere gli strumenti utilizzati per la prigionia MENO SCOMODI, dopotutto?

L’ultima parte di esse era annodata più e più volte attorno alla sbarretta del detenuto di coda, mentre la cima era attaccata ad un grosso anello saldato sotto al paraurti posteriore del furgone di Finnick.

Il tappo si trovava al posto di guida e tamburellava con tutte dieci le ditine sulla parte superiore del volante, lasciandosi andare ad ogni sorta di colorita imprecazione e tradendo una vistosa impazienza.

“HOLY SHIT...BOIA D’UN MOND’ LEDAR...”

Aguzzò la vista come se volesse passare attraverso le lenti dei suoi spessi occhiali da sole. Era cosa nota da un pezzo che tutti gli appartenenti alla categoria delle volpi fossero parecchio allergici alla luce diurna e a quella solare in generale, ma da quel punto di vista lui si riteneva ancora peggio del suo compare. A Nick poteva capitare di girare ogni tanto in pieno giorno senza lenti a specchio, ma a lui MAI. Di fatto li estraeva dal cruscotto e li indossava a inizio giornata col innalzarsi della NANA GIALLA in cielo per poi riporli quando LA NANA in questione, ormai ridotta alle dimensioni e all’aspetto di una via di mezzo tra una palla e una grossa arancia entrambe di colore rosso, aveva completamente levato il disturbo.

 

Peggio dei VAMPIRI, pensò. El CONDE COPULA me fa un baffo. O era el CONDE DRACULA? Ah, no...l’altro que ho visto doveva trattarse della sua versione a LUCI ROSSE...in effetti non me ricordo che el conde Dracula fosse NUDO, nell’original...e poi me recuerdo que i canini, alle femmine, ce li piantava SUL COLLO y non DIENTRO A LA F…

 

Decise di sospendere la frase e di rimandare a dopo l’inquietante e anatomico dilemma. Concentrò la propria attenzione sullo specchietto retrovisore mezzo appannato e sporco di aloni e macchie di fango ed altre di non meglio precisata natura ma di eguale color marrone, e scorse Maggie. La vice percorreva la lunga colonna di SIMIL – DEPORTATI avanti e indietro, con fare febbrile, e fermandosi ogni tanto per consultare una sorta di cartellina. Poi alzava gli occhi, bofonchiava qualcosa sottovoce e riprendeva con l’incessante andirivieni. Sembrava stesse facendo una sorta di CENSIMENTO. Ma dello sceriffo non vi era ancora alcuna traccia.

“Eddai, socio...” brontolò. “...ma quanto ce metti a venire fuori, POR LA MALONZA? NO TIENGO TODO EL DIA, MALDICION...non ho tutta quanta la giornata...e poi tra non molto es il momiento della mia MEDITAZIONE MATTUTINA...e lo sai fin troppo bene que non inizio con EL PIEDE GIUSTO, senza...il sottoscritto deve stare almeno UN’ORA NELLA POSIZIONE DEL TRIPLO LOTO CABRATO E SFONDARSI IL TIMPANO DELL’ORECCHIA DESTRA DE CANTI FUNEBRI TIBETANI E QUELLO DELL’ORECCHIA SINISTRA CON SINFONIE TRADIZIONALI CELTICHE. IL TUTTO CON MUSICA REGGAE IN SOTTOFONDO SPARATA A PALLA DALLO STEREO NEL RETRO DEL MIO VAN. Es LA TERAPIA que me ha consigliato EL GRANDE CAPO, el mio amigo SCIAMANO. Y comunque...tra UNA BUSTA Y L’ALTRA DE ROBACCIA PESANTE Y TRITATA FINE, qualche ditta ce l’azzecca, ogne tanto. Quel sistema FUNZIONA. Me tiene calmo y relaxato. Y ormai es una facienda VIDAL, por mi. Como l’aria che respiro a pieni polmoni rattrappiti. Si non la faccio non me siento in pace con me stesso y tutt’uno EN COMUNION CON TODO EL CREATO...y poi me comincia a salire el nervoso y una carogna que non te dico y a quel punto non me resta altro da fare que sfogarme su esto SCHIFO DE MONDO por ripristinare la serenidad y l’equilibrio interiore...alla fine se tratta de scaricare una roba en eccesso prima que esploda fuori da sola...in fondo in fondo es ugual que darse UNA VIGOROSA SVUOTATA AI PENDAGL...AAAHHH!! Ma tu guarda se invece me tocca stare aqui a far DE MOLOSSO DA GUARDIA a esti sacchi de SCHEISSE...me sa que ho proprio bisogno de farme UNA BELLA SCOP...”

In quel mentre Nick uscì dalla porta a doppio battente e saltò oltre i tre scalini posti di fronte all’ingresso con un unico balzo. Sembrava fosse ben conscio di essere in ritardo.

“ALLA BUON’ORA, EH!!” Gli inveì contro il fennec, sporgendo un braccio dal finestrino non appena lo vide comparire sulla strada. “ANCORA UN POCO DE STA MANFRINA E COMENCIAVANO A CRESCERMI I LICHENI SOTTO ALLE ASCELLE ED IN MEZZO ALLA RIGA DELLE CHIAPPE!! PER TACERE DEL MASCARPONE CHE ME SE STA FORMANDO DENTRO ALLA COPPIA DE BIGLIE SOTTOPANCIA!! FERMENTA QUE ES UNA MARAVILLA!! MA TU FA’ PURE CON COMODO, EH...TRANQUILO. ANZI...POR QUE NON TE VAI PRENDERE UN BEL THE’ COI FROLLINI, GIA QUE CE SEI? MH?!”

“Cerca di stare calmo e di avere un po' di pazienza” lo esortò la volpe. “Lo sai benissimo che ci sono delle procedure da seguire e delle pratiche burocratiche da sbrigare, se si vuol essere sicuri di fare le cose per bene. Lo sai meglio di me che gli avvocati si attaccano ad ogni dannato cavillo, quindi...vediamo di non fornirgliene, nei limiti del possibile.”

“TOCCATO, SOCIO. Visto que se parla de SCRIBACCHINI...L’AZZECCAGARBUGLI E’ ARRIVATO, PIUTTOSTO?”

“E’ arrivato” si limitò a commentare l’altro. “E’ già là sul posto che ci aspetta.”

“Y allora noi che stiamo aspettando? LET’S MOVE ON!! MUOVIAMOCI!!”

“Ancora un attimo, Finn.”

Il piccoletto emise una nuova, sonora sbuffata. Talmente forte che avrebbe potuto aprire UNA VORAGINE sulla parte di parabrezza che aveva di fronte. Nick decise di ignorarlo bellamente.

“Dunque, Maggie...” aggiunse poi, rivolgendosi verso la vice. “Come siamo messi con gli autografi?”

“Direi che siamo a posto” precisò lei, dando un’ultima sbirciata al foglio attaccato sopra la cartella mediante l’apposito fermaglio posto sulla parte alta. “Ho fatto firmare tutti. E a chi NON SA SCRIVERE, beh...ho fatto apporre LA SOLITA CROCE, di fianco al suo nome e cognome.”

“Ok...hai già ricontrollato? Nomi e firme coincidono?”

“Alla perfezione. Ho riconteggiato QUATTRO VOLTE, mentre ti aspettavo. Giusto per stare sicuri. Direi che ci siamo.”

“Perfetto. Davvero un ottimo lavoro, Maggie. Come sempre.”

“Mph. Grazie.”

“Và a prendere posto, ora. Io ti raggiungo subito. Giusto il tempo di dare il via a Finn. Il nostro caro aiutante inizia ad averne veramente LE SCATOLE PIENE, e anche qualcosa d’altro.”

“Ho notato.” disse la daina, nascondendo una risatina col palmo della mano.

“Meglio non farlo attendere oltre, o potrebbero esserci dei problemi.”

“Concordo in pieno.”

Nick ribadì il concetto dandole una lieve pacchetta all’altezza del gomito. Consuetudine voleva che gliela avrebbe dovuta tirare all’altezza di una delle spalle, come si usa tra colleghi per comunicare in modo non verbale. E informale. Specie nelle forze dell’ordine. Ma la vice era decisamente più alta, seppur non di molto. E lui non aveva voglia di sporgere il braccio verso l’alto. E non perché non se la sentisse di fare sforzi, in quel momento. Non voleva fare la figura del NANEROTTOLO, tutto qui. Ce n’era già uno nei paraggi che corrispondeva al nome di MARION PROINSIAS FINNICK, e bastava ed avanzava. E poi dover essere costretto a riconoscere, ad ammettere la propria bassezza nei suoi confronti aveva quel JE NE SAIS QUOI di compromettente...equivaleva quasi al rischiare di mettere in dubbio la sua autorità di SUPERIORE, da come la vedeva.

Lei, in ogni caso, comprese prontamente senza il bisogno di dover aggiungere altro. Si diresse verso il SUV, aprì la portiera e prese posto. Quello del GUIDATORE, ovviamente.

Rimasto momentaneamente solo, Nick fece un gesto col pollice alzato in direzione del fennec che reagì di rimando. Con l’unica differenza che il dito alzato era quello medio.

La volpe sorrise.

“E’ tutto pronto! Puoi andare!!” Urlò.

“E certo que parto!!” Brontolò l’altro. “Puoi stare SEGURO, JEFE. Ce puoi giurare, que parto. Non vedevo l’ora. Oh, si! Non vedevo proprio la stramaledetta ora!!”

Ancora non aveva terminato di sproloquiare, mentre metteva in moto ed iniziava a dare gas col pedale. Il van cominciò a muoversi lentamente, la catena d’acciaio iniziò a tendersi in avanti e gli arrestati iniziarono a mettersi ordinatamente in marcia, come se l’impulso elettrico del motore al momento dell’accensione si fosse trasferito attraverso ogni singolo anello fino alle manette che li tenevano imprigionati, facendoli muovere a loro volta.

Non appena li vide iniziare a scorrere, Nick si spostò alla destra della fila ed iniziò a procedere nella direzione opposta alla loro, sfilandogli a fianco fino a raggiungere il fondo della processione, dove Maggie l’attendeva a bordo della volante. Spalancò la portiera e prese posto a sua volta. Quello del PASSEGGERO, ovviamente.

“Parti.” disse semplicemente, mentre estraeva i suoi RAY – BAR tarocchi e li posizionava alla base del muso, dopo aver fatto scattare entrambe le stanghette verso l’esterno col suo tradizionale ed ormai consolidato gioco di polso di cui andava tanto fiero. Essenziale per poter assumere un’aria da duro navigato, anche se quel mettevi in mostra era roba rimediata da una bancarella di mercato per pochi, miserabili spicci.

“Ricevuto.” rispose Maggie ancora più semplicemente, giusto un attimo prima di eseguire gli ordini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stavano viaggiando da circa un’ora, a passo di GASTEROPODE. E nel bel mezzo della carreggiata di una strada deserta che si diramava all’interno di una fitta e lussureggiante foresta. Come una vena grigia che percorreva i fasci di un tessuto verde, vivo e pulsante con il compito di irrorarlo di nutrimento sempre ricco e fresco. Ma non erano né SANGUE e nemmeno CLOROFILLA, in questo caso. Erano CATRAME E BITUME, piuttosto. E c’era poi un’ulteriore e sostanziale differenza. Messi a paragone con le fibre muscolari o di qualunque altro tipo di organo vivente, animale o vegetale che fosse gli alberi, l’erba, il terreno e la vegetazione circostante non dovevano essere molto ghiotti di quella linfa artificiosa, tetra ed oltremodo soffocante, e ne avrebbero fatto molto volentieri a meno. Peccato non disponessero di parola per manifestare apertamente il loro disgusto e dissenso.

Parevano una carovana di coloni in viaggio verso l’ignoto, alla ricerca della terra promessa che un giorno all’altro gli sarebbe apparsa come per incanto davanti agli occhi mentre erano nel bel mezzo del loro esodo. Ma, almeno nel loro caso, la destinazione era tutt’altro che ignota. Anzi, era sempre la stessa. Tutte le sante volte.

E come ogni occasione precedente, farsela tutta a piedi si era rivelata la soluzione migliore. L’unica praticabile, a volerla dir tutta. Dover fare avanti e indietro per la cartiera per ognuno di quei ceffi rappresentava un’alternativa a dir poco improponibile. Senza voler contare che le dimensioni di alcuni di loro erano troppo grosse, per poter essere caricati sopra ai mezzi di cui disponevano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre reggeva il volante con la mano sinistra posizionata in prossimità delle ore dodici di un immaginario quadrante di un inesistente orologio, Finnick si mise ad armeggiare sull’altro sedile con la mano rimasta libera. C’era un megafono di colore bianco con una banda arancione attorno alla più grande delle due estremità. Quella a cui si rivolgeva l’altoparlante per amplificare e disperdere la voce introdotta nel microfono situato sul versante opposto. La presenza di quell’apparecchio non era affatto casuale. Gli serviva per quella che era diventata nell’ultimo periodo una pratica abituale, almeno nella sua testa: radunare e tenere compatta la truppa composta dai sottoposti a salario di Carrington durante il loro trasporto fino alla fabbrica, per poi riconsegnarli dritti dritti tra le zampe del loro datore di lavoro. Un’operazione ormai piuttosto frequente e consueta da quando, con la prima maxi -retata inaugurata quel famoso week – end, era stata ufficialmente dichiarata TOLLERANZA ZERO nei confronti loro e delle loro scorribande. Un fine settimana che era finito sulla bocca di tutti i cittadini, rispettabili e un po' meno, di Haunted Creek e di tutte le altre minuscole comunità che costituivano la realtà degli insediamenti di stampo civile in quella vallata. Una storia che che si passavano l’uno con l’altro, con una punta di compiacimento misto ad orgoglio, quasi che avessero preso parte loro stessi a quell’operazione. E che ormai si era ingigantita a tal punto da aver assunto i contorni e i toni dell’autentica LEGGENDA.

Lo prese e, dopo aver premuto il pulsante, lo portò alla bocca mentre lo strumento protestava per il brusco risveglio emettendo un crepitio sommesso.

“Aaahh...la natura incontaminata...” esordì. “Tutto esto verde, esto silenzio...uno spettacolo que ce viene offerto senza que ce venga mai chiesto nulla in cambio. E che noi, quotidianamente, disdegniamo senza nemmeno prendere in considerazione. E che roviniamo con la nostra invadenza ed ignoranza. E CHE DUE GRAN SCATOLE!! MI HA GIA’ ROTTO, ‘STO PANORAMA. Due secondi que lo miro y lo rimiro e già NON ME NE FREGA PIU’ UN ACCIDENTE. E que ci volete fare...io soy uno que se stufa in fretta DE TODO. Avete presente quelle dicerie secondo le quali LA LUNA ES COMPOSTA DE FORMAGGIO? Ecco...probabilmente se tratta de lo stesso tipo DE RICOTTELLA VERDE QUE STA PROLIFERANDO SOPRA A LA CAPOCCHIA DEL MIO C...WWHHOOOPPSS!! PARDON. Dimenticavo che anche ESTA MANANA, come tutte le altre mattine del resto, una GENTIL DONZELLA ce onora con el privilegio de la sua presenza y compagnia, a noi MASCHIACCI. Lungi da me, dal far scandalizzare UN ANGELO DEL DOMESTICO CIELO!! ESCUCHAME, MAGDA: si te trovi all’ascolto...ME DESCULPE. Perdoname, CHICA. Non volevo mancarte de rispetto. Y ahora, dopo aver chiarito l’equivoco, accendiamo un poco de radio.”

Girò la manopola su ON.

“KKKKHHHZZRRRTTHHH...KKKRREEEAAAKKKKHHH!! PTU’!! E questo che abbiamo appena trasmesso era LA FURBA, il pezzo più famoso del celeberrimo RITCHIE...RITCHIE...KKKRRROOOOOAARRRKKKKHHHH!! PTUI!!...dicevamo...del celeberrimo RITCHIE RODENTS...e ora ne voglio approfittare per...per...KKKEEEEHHHHHRRRUUUUMMMPPPHHHH!! PTU’!!...per mettervi al corrente i gentili e fedeli ascoltatori di una...di una...KKKRRRRAAAAARRRRKKKKHHHH!! PTUI!!...scusate...mi riferivo ad una grave CALAMITA’ che riguarda...riguarda...KKKRRRREEEEEERRRRKKKKHHH!! PTUA!!...riguarda le vite di noi tutti, e su cui non si può in alcun...alcun...KKKKRRRRRROOOORRRRKKKHHHH!!...in alcun modo sorvolare e far finta di nulla...il fenomeno delle...delle...KKKKRRRRROOOOEEEEEERRRKKKHHHH!! PTU’!!...delle VOLPI e della loro inarrestabile...inarrestabile...KKKKKRRRRRRAAAARRRKKKKHHHH!! PTUI!!...PROLIFERAZIONE é ormai ASSOLUTAMENTE…ASSOLUTAMENTE...KKKKRRRRRAAAAAUUUUURRRRKKKKHHH!! GH!! GH!! PTU’!!...ripeto...ASSOLUTAMENTE FUORI CONTROLLO...pertanto, per far fronte alla situazione ormai...ormai...KKKKKRRRRRAAAAARRRRKKKKHHHH!! PTU’!!...disperata i grandi magazzini associati BAGGERS, BOUNCE AND BEAN hanno deciso di...di...KKKKRRRRROOOOEEEEEERRRKKKKHHHH!! PTUA’!!...di venire incontro alle esigenze dei loro...loro...KKKKKKRRRRUUUUUUUAAAARRRKKKKKHHHHH!! PTU’!!…loro più fidati clienti e hanno deciso quindi prolungare la SVENDITA TOTALE su tutti...tutti...KKKKKEEEEEERRRRRRUUUUUMMMMPPPPPHHHH!! PTUI!!...tutti i TASER, DETERRENTI SONORI E SPRAY REPELLENTI per volpi fino alla...alla...KKKKKRRRRREEEEERRRRKKKKHHHH!! PTUA’!!...fine del mese...mi raccomando, ragazzi...RIMANIAMO TUTTI...TUTTI…KKKKRRRRREEEEEERRRRRKKKKKHHHH!! PTU’!!...TUTTI UNITI E NO PERMETTIAMO AGLI...AGLI…KKKKKRRRRRRAAAAAUUUURRRRKKKKKHHHH!! PTUA!!...AGLI EMISSARI DEL DEMONIO DI AVERE LA MEGLIO SU DI NOI!! RIMANDIAMOLI ALL’INFERNO DA CUI SONO...SONO...KKKKKRRRRRAAAAARRRRKKKKHHHH!! PTUI!!...SONO STATI SPUTATI!! Siete su DEEP THROAT FM, dove gli anni cinquanta sono...sono...KKKKKKRRRRRROOOOOOAAAAAARRRRRKKKKHHHH!! PTUA’!!...ancora in vita, per sfortuna vostra...”

“SANGRE DEL DIABLO!!” Sbraitò Finnick, ringhiando e mostrando i denti. “Ma NO ES POSIBLE…’sto TANGHERO me le sta facendo girare A MOTO VORTICOSO. PEGGIO DE QUELLO CHE ROTEA SIENZA SOSTA SOPRA AD UN GIRARROSTO DENTRO AD UNA ROSTICCERIA...un giorno o l’altro lo scopro dove se trova, y allora...giuro che LA BRUCIO, ESTA RADIO DE LA MALORA!!”

Si allungò di nuovo, questa volta verso il vano portaoggetti, e tirò fuori una minuscola cassetta registrata che infilò deciso nella fessura del mangianastri. Non appena l’impianto audio del mezzo iniziò a diffondere il primo brano nell’aere, riattaccò di nuovo col suo allucinato monologo via megafono.

“Ooh!! HUBBA – HUBBA, CHICOS!! PERDINDIRINDINA!! OPP’BACCO!! Un bel BLUES di quelli belli strazianti!! Proprio quel che ci voleva, in un’occasione del genere!! Il pezzo più indicato, sissignore!! Ve garantisco que se mettete a cantarlo ahora a mezza bocca tutti quanti TODOS, me sembrerete proprio una bella COLONIA DE DETENUTI CHE VANNO DRITTI DRITTI A FARSE DEPORTARE AL BAGNO PENALE DE LA CAYENNA, HOMBRES!! VE MANCA SOLO LA CAMICIA A STRISCE E SARETE SPUTATI DOS GOCCE DE AGUA A QUELLI QUE SE VEDONO EL SOLE A SCACCHI POR TODA LA VIDA!! AHR, AHR, AHR!! Siete mai stati a la CAYENNA, gente? Vi é mai capitato? Beh, a me si...ce ho vinto un viaggio premio da JUVEN, da giovane, quando ero un pischello PISCIASOTTO E CACAINBRACHE.”

Maggie, che alla guida della volante di pattuglia occupava la posizione di fanalino di coda in tutto sommato piacevole compagnia del suo baldo capitano, a quella notizia rimase come di sasso.

Si voltò verso quest’ultimo a guardarlo, allibita.

“T – tu ne eri al corrente?”

“Al corrente di che?” Chiese lui, quasi infastidito.

“No, voglio dire...secondo te CI E’ STATO DAVV...”

La volpe fece un ampio gesto con la mano, come ad indicare di glissare e passare oltre.

“Un’altra delle sue solite fandonie. Non ti preoccupare.”

Poteva darsi. Ma dal tono della voce non ci si poteva mettere la zampa sul fuoco.

“Allora?” Incalzò il fennec, dal suo furgone. “Nessuno que me risponde? Eppure me é parso de capire que quasi tutti, tra de voi, hanno fatto DENTRO E FUORI DALLA VILLEGGIATURA, più e più volte...beh, credetemi sulla parola. Da qualunque tipo de GATTABUIA proveniate, NIENTE REGGE EL CONFRONTO CON LA CAYENNA. Quindi...lasciate que ve dia UNA DRITTA. ASCOLTATE UN CRETINO. Anche lì, se mai ce capiterete, ve faranno DENTRO E FUORI...MA DE TUTTO UN ALTRO TIPO, NON SO SE ME SPIEGO!! AHR, AHR, AHR!! Ve do solo un CONSEILLO, un consiglio...quando ve fate la doccia state bene attenti que NON VE CASCHI LA SAPONETTA DA LA ZAMPA. E SE POR DESGRAZIA VE CASCA LO STESSO, beh...NON CHINATEVE A RACCOGLIERLA, ME RACCOMANDO!! Altrimenti...VE LO PIGLIERETE NELLE VOSTRE BELLE STELLINE DE MARE!! AHR, AHR, AHR!! E que non ve venga en mente de INGINOCCHIARVI!! NON PROVATECE NEMMENO, POR QUE ES RISCHIOSO IN ENTRAMBI I CASI!! Ve ritroverete a dover fare una PREGHIERINA, Y NON A DENTI STRETTI!! AHR, AHR, AHR!! Date retta a me, piuttosto...l’unica e fare como faceva el sottoscritto. Yo si que avevo inventato un bel stratagemma. Imparate a RACCATTARE LA SAPONETTA CON LE PRIME DUE DITA DEL PIEDE, COSI’ VE LA RILANCIATE EN MANO DA SOLI!! Male que vada, una volta de nuevo fuera ve potrete far SCRITTURARE EN UN CIRCO...y non é tutto. Pensate que ci sta UN SOLO SPAZZOLINO DA DENTI PER OGNI BRACCIO, y UN SOLO ROTOLO DE CARTA IGIENICA AL MESE!! Se ve lo fate fregare sarete costretti a pulirvi CON LA DIVISA!! AHR, AHR, AHR!!”

Silenzio assoluto, tra le fila. La situazione doveva già essere alquanto pesante, senza alcun bisogno di peggiorarla con quelle considerazioni talmente STRALUNATE da apparire senz’altro FUORI LUOGO. Ma ciò non fu sufficiente a farlo desistere.

“Niente? Ve hanno MANGIATO LA LINGUA, por caso?” Aggiunse, imperterrito. “O es colpa de LA MUSICA? Bof...avete pienamente ragione. Questa nenia HA SCASSATO I COSIDDETTI PURE A ME. ES PIU’ TRISTE DE UN FUNERALE DE TERZA CLASSE. Facciamo così: por tenere alta L’ATTENZIONE, nonché EL MORALE, adesso ci ripassiamo LA LEZIONCINA QUE VE HO INSEGNATO ESTA NOCHE...”

Molti scossero la testa, disperati. Ed iniziarono a mormorare una sfilza di scongiuri e suppliche.

“No, no, no...ti prego, no. Non lo fare...”

Ma il buon vecchio Finn ci GODEVA, ad udirle. Quelle lamentazioni erano UN’AUTENTICA SINFONIA, per le sue enormi orecchie.

“CHIUDETE QUELLE FOGNE, CABRONES!! Aqui se juega a FINNICK ORDINA. E FINNICK ORDINA...QUE AHORA SE DA INIZIO ALLA LETTURA. Dunque...DAL VANGELO SECONDO ME. In quel tempo LO RE, alla guida del suo esercito, giunse di fronte alle mura della città dove si trovava il nemico. E LO RE disse loro: APRITE, O VE BUTT’ GIU’ LA PORT!! E quelli si misero a sfotterlo, rispondendo in coro: SCEEE – MOH! SCEEE – MOH!! Che era un gravissimo insulto, nei tempi antichi. E allora LO RE perse la pazienza,e colto da grande ira funesta rispose: OHE!! SCEM’ A ME CHE SO’ LO RE? ADESSO PRENDET’ BEN’ NOT’ CHE COSI’ VE LO SEGNAT’. A COMM’ ATROCITA’, DOPPIA T COMM’ TERREMOT’ E TRAGGEDIA, I COMM’ IRA D’ IDDIO, L COMM’LAG’ DI SANGUE E POI A COMM’ ADESSO VENG’ LI’ E VI SPHEZZ’ A TUTTI AMBEDUE LE CORNA CHE TENET’!! Y ahora cantate con me, tutti in coro, da bravi bambini...PECCHE’ SEGUITE ME?”

Niente. Non si muoveva una mosca, lì attorno. E nemmeno una foglia tra le fronde degli alberi.

Per tutta risposta Finnick diede una sgasata ed il van accelerò bruscamente, costringendo i detenuti a sporgersi improvvisamente in avanti e ad effettuare qualche decina di spanne a passo di marcia, per non finire rovinosamente a terra ed uno sopra l’altro.

“Ehi...ehi!! PIANO, DANNAZIONE, PIANO!!” Dissero quelli, rivolgendosi al guidatore.

“REPLAY...” annunciò quest’ultimo, con noncuranza. “Riproviamo. E questa volta vede e stare un poco più attenti. TACA BANDA...PECCHE’ SEGUITE ME?”

“...PERCHE’ TU SEI LO RE...” cantarono di rimando gli altri, rassegnati a dover eseguire quel pietoso e degradante spettacolino per evitare dolorosissime e brucianti ABRASIONI DA ASFALTO.

“Ooh, bravi...” esclamò il fennec, finalmente soddisfatto. “...vedete que quando VE DECIDETE DE APPLICARVI NON SIETE POI COSI’ GRANCHE’ STUPIDI? Avanti così, ahora...PECCHE’ SEGUITE ME?”

“...PERCHE’ TU SEI LO RE...”

“PECCHE’ SEGUITE ME?”

“...PERCHE’ TU SEI LO RE...”

“PECCHE’ SEGUITE ME?”

“...PERCHE’ TU SEI LO RE...”

“COMM’E’ CHE ME CHIAM’ IO?”

“...ATTILA!!”

“COMM’E’ CHE CHIAM’IO?”

“...ATTILA!!”

“DITEMEL’ ANCOR’ UNA VOLT’, CHE NON HO MICA CAPIT’ BEN’...”

“...ATTILA!!”

“AHR, AHR, AHR!!”

Rise di gusto, mentre batteva e ribatteva le palme delle mani sul volante in preda ai crampi alla pancia da ridarella.

“Bravi, bravi...davvero bravi. E recuerdateve siempre que...DOVE PASSO IO, NON CRESCE PIU’ L’ERBA!! AHR, AHR, AHR!! Y ahora, per premiarve, il vostro Finnick DE FIDUCIA ve canta una bella canzoncina che ve rallegra EL CORAZON...”

“Oh no, SIGNORE. NO...”

“Oh si, invece. La CANZONCINA si. State pronti...IIIIO RINASCEROOOOO’…CEVVO DE MUNTAGNAAAAA...CHE OPPURE DOPO VOLEROOOOO’...CUMM’ UN MAIALO EMIGRATOREEEEEE…CUMM’ UN PURCELL’ DA SHCUGLIERAAAAAA...CHE IL PEPPERONE NON SI BAGNAAAAA...E CHIST’ E IL PEPPERONE PIU’ BELL’ DEL MONTOOOOOO...O QUANTO ME PIAC’ GUARDALLOOOO…”

“Di un po'...” chiese Maggie al suo partner. “...ma dal punto di vista del tuo modesto parere...SI PUO’ SAPERE CHE ACCIDENTI STA CANTANDO, QUELLO?”

“Non lo so e non lo voglio nemmeno sapere” tagliò corto Nick, impassibile. “E fidati di me quando ti posso assicurare che...NON CI TIENI A SAPERLO NEMMENO TU.”

Anche lui, nonostante le apparenze, sembrava averne davvero abbastanza di quegli sproloqui. Era proprio il guaio principale del suo ex – complice: NON AVEVA IL SENSO DELLA MISURA. MA SOPRATTUTTO, NON CAPIVA MI QUANDO ERA IL MOMENTO DI PIANTARLA.

Non aveva fatto comunque in tempo a finire la frase che uno degli arrestati, un ippopotamo, volse lo sguardo nella loro direzione e fece leggermente cenno di avvicinarsi, senza dare nell’occhio. Lo vide.

“Guarda quel tizio, Maggie!” Le fece, indicandolo con un dito. “Andiamo a sentire un po' cosa vuole!”

Il SUV scartò leggermente sulla sinistra, finendo sulla corsia opposta alla direzione presso cui stavano proseguendo e per metà sul tratto di banchina esterna a quest’ultima, e percorse in parallelo la colonna fino a raggiungere il diretto interessato.

“Qualche problema?” Gli chiese Nick, sporgendosi leggermente dal finestrino.

“Avrei...avrei una richiesta da farle, sceriffo.” Rispose l’altro.

“Sentiamo.”

“Il...il suo aiutante, sceriffo. Gli...gli ordini di STARE ZITTO, per pietà. Le giuro che...che non so se sono peggio LO SCHIFO DI CANZONI CHE ASCOLTA E CHE CANTA, o LE IDIOZIE CHE SPARA.”

“Attento a quel che dici, amico” lo ammonì la volpe. “Il mio assistente ha le orecchie piuttosto sensibili. E’ in grado di sentire a miglia di distanza.”

“Ma...ma io...”

“E ti aggiungo che é ALQUANTO PERMALOSO. Fossi in te modererei il linguaggio, altrimenti...”

Neanche a dirlo, una cantilena giunse dall’abitacolo del furgone.

“VI SEEEENTOOOOO…”

L’ippopotamo rimise la testa in avanti, assumendo un’aria terrorizzata.

“Oh, no...NO...” disse. E furono le sue ultime parole, per quella giornata. Perché di lì a poco non avrebbe avuto più una sola stilla di fiato da sprecare.

“Ahimé...troppo tardi” concluse fatalmente Nick, con tono ferale. “Io ho cercato di avvertirvi. TANTO PEGGIO PER VOI, ora.”

Poi fu il suo compare a proseguire il discorso in vece sua, confermando in pieno le sue nere previsioni.

“QUE VE CREDETE, POPOLO? LA COPPIA DE PARABOLE QUE TENGO SOPRA A LA CABEZA NON SERVONO SOLAMENTE AD ACCUMULARE CALOR DE RESERVA POR LA NOCHE...ANZI, VISTO QUE ABBIAMO ANCORA TANTA VOGLIA DE FARE GLI ESPIRITOSI...DEVO PENSARE QUE AVETE ANCORA TANTA ARIA DA SPRECARE, DENTRO AI VOSTRI BEI POLMONI” li incalzò, dal megafono. “CHE FORSE LA SCARPINATA VE STA ANNOIANDO? MILLE TONNERRES!! MA POTEVATE DIRMELO SUBITO, MUCHACHOS!! DIME UN PO’, SOCIO: NON TE PARE ANCHE A TI QUE LE TRIPPE DEI QUI PRESENTI SIANO UN POCO FLACCIDE Y CADENTI?! PER FORZA!! VE RIMPINZATE DE QUEL CHE VE PARE E TRANGUGIATE EN CONTINUAZIONE ALCOOL DA QUATTRO SOLDI PEGGIO DE UN TOMBINO!! TODO, TODO MAL. IZNOGUD, GUYS!! MA PER FORTUNA QUE ABBIAMO AQUI EL VUESTRO CARO PERSONAL TRAINER DE FIDUCIA!! ADESSO CE PENSO IO A RIMETTERVE IN FORMA SMAGLIANTE GIUST’IN TEMPO POR LA PROVA COSTUME!! y ADESSO SAPETE QUE SE FA, DE BELLO? SI FA QUE LA SI PERCORRE A PASSO DE CORSA FINO ALL’OVILE!! E IO QUE HO CERCATO PURE DE INTRATTENERVI, BRUTTA RAZZACCIA DE MANGIAPANE A TRADIMENTO QUE NON SIETE ALTRO...DOPO EL LANCIO DEI PUGNALI DIETRO ALLA SCHIENA, VEDIAMO COMO VE LA CAVATE CON I DUEMILA METRI PIANI!! SOY PROPRIO CURIOSO...”

“Ehi!!” Urlò un caribù, dal centro della nutrita comitiva. “Ma di che diavolo sta blaterando?”

Un istante dopo il van diede una bella sprintata in avanti, e dal suo consunto tubo di scarico fuoriuscì una fumata nera accompagnata da un botto secco di petardo che scoppia, che intossicò i primi della fila facendoli tossire.

I puzzolenti gas di scarico, uniti alla manovra improvvisa ed all’immediata consapevolezza delle chiare intenzioni del pazzoide che si ritrovavano come improvvisato capobranco generarono tra i presenti appiedati una serie di sommesse imprecazioni.

“Ma che sta facendo?!”

“E’ matto! E’ COMPLETAMENTE MATTO!! VE LO DICO IO!!”

“MA E’ DA INTERNARE, QUELLO!! AIUTO!!”

Erano parole alquanto pacate, considerando le bocche da cui erano uscite. E comunque, ottennero un effetto pressoché NULLO. Il furgone, ed in particolar modo chi lo stava manovrando, rimasero totalmente incuranti davanti a cotanta proprietà di linguaggio ed accelerarono ulteriormente la loro corsa, obbligando ognuno di quei poveracci al loro seguito ad adeguarsi di conseguenza e a procedere al trotto, pena l’incespicare e finire trascinati in avanti o calpestati da quello dietro, a seconda dei casi.

Un paio di altri invece, nella fattispecie una zebra e un Dik – Dik, avendo individuato nel loro collega ippopotamo l’inconsapevole artefice di ciò che stava accadendo, decisero per una strada alternativa, apostrofandolo a male parole.

“I MIEI COMPLIMENTI, PEZZO DI IMBECILLE!!”

“GRAN BELLA MOSSA, DEFICIENTEEEEEHHHHH!!”

Furono gli ultimi commenti, per quel giorno e per quel viaggio. Da quel momento in poi si udirono solo URLA.

Nick e Maggie, tornati nelle retrovie e lì rimasti come di consueto, assistettero impassibili a tutta quanta la scena.

“Tu che ne dici?” Gli fece lei. “Non dovremmo...non dovremmo FARE QUALCOSA?”

“Sai...” rispose lui, “...detto tra noi, credo anch’io che avessero bisogno di fare UN PO’ DI MOTO. Ritengo sia UN AUTENTICO TOCCASANA, per loro. Non lo trovi forse anche tu, vice?”

La daina non rispose. O forse, preferì NON RISPONDERE. Per farlo avrebbe dovuto dimenticare momentaneamente l’etichetta. E L’EDUCAZIONE CHE LE AVEVANO IMPARTITO SIN DA PICCOLA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il viaggio era da poco terminato, e si trovavano al gran completo nel cortile dell’azienda divenuto ormai un comodo punto di raccolta, e non solo per le emergenze. Anzi neanche per quelle visto che non vi era anima viva, lì dentro, che avesse mai organizzato o partecipato a delle ESERCITAZIONI PER LA SICUREZZA O PER L’EVACUAZIONE IN CASO DI PERICOLO. A dirla tutta, non esisteva nemmeno una PROCEDURA, in tal senso. A parte il caro, vecchio adagio IN CASO DI GUAI, GAMBE IN SPALLA ED OGNUNO PER SE’. Come nelle peggiori e più isolate prigioni, dove le lunghe zampe dello stato e della legge non giungevano. E da dove proveniva gran parte della gentaglia che lavorava lì dentro.

Gli operai appena riconsegnati al mittente erano adagiati sull’asfalto, talmente stremati dalla lunga scarpinata a tappe forzate da non avere nemmeno più la forza di boccheggiare. Chi carponi, chi seduto, chi completamente sdraiato e supino. Ce n’era davvero per ogni gusto e per ogni combinazione.

Nick, fiancheggiato da Maggie e da Finnick, stava discorrendo del più e del meno con un minuscolo topo campagnolo dal manto bianco screziato di grosse macchie castane, elegantemente vestito di giacca, cravatta e pantaloni grigio scuri. A spalleggiarlo vi era nientemeno che Emma, la fida e remissiva segretaria di Carrington. Del suo capoccia, neanche l’ombra.

Il tono della conversazione era insospettatamente amichevole, almeno da parte della volpe.

“Salve, AVVOCATO BRISBY! Piacere di rivederla! O preferisce che la chiami JONATHAN? Sa, ci siamo incontrati talmente tante di quelle volte che potremmo permetterci una certa confidenza!!”

“Come preferisce, sceriffo Wilde. Per quel che mi riguarda, la cosa mi é totalmente indifferente.” rispose il roditore, con atteggiamento impersonale. E tipico della sua professione. Ma di quelli che la esercitano AL MEGLIO, però. Sono gli scarsi a buttarla sull’amichevole, confidando di riuscire a smascherare le falle altrui e di mascherare le proprie. Non mostrare alcuna emozione può talvolta essere indice di TIMIDEZZA, ma in questo caso...quel sentimento non c’entrava NULLA. Qui c’era solo un professionista sicuro di sé che svolgeva il proprio lavoro, e che lo sapeva svolgere anche DANNATAMENTE BENE, come aveva già dato prova nelle scorse occasioni. E come Nick aveva già avuto modo di osservare.

Inutile girarci attorno: nonostante l’aspetto inoffensivo NON SI SCHERZAVA, con un tipo del genere.

“Ok, JONATHAN. Ho qui il modulo per il rilascio tramite CAUZIONE, come al solito. Compilato secondo procedura e firmato da ognuno dei presenti. Se vuole dare un’occhiata...ma ormai dovrebbe rappresentare la prassi, dico bene?”

“Nient’affatto” lo corresse l’avvocato. “Non mi fido in nessun caso, sceriffo. Anche se é la prassi. Anzi...proprio perché é la prassi che si tende a sottovalutare la situazione e a lasciarsi sfuggire qualcosa.”

“Come vuole...del resto é il suo lavoro. Così come é il mio prenderli in consegna e metterli nelle condizioni di non nuocere prima che facciano troppi danni.”

“Per l’appunto, sceriffo. Dopo tutto il gran sforzo che avete fatto, lei ed i suoi agenti...sarebbe un gran peccato DOVER RINUNCIARE ALLA CORPOSA SOMMA DI DENARO NECESSARIA A RISCATTARLI solo per il verificarsi di qualche FASTIDIOSA IRREGOLARITA’. Sbaglio, forse?”

“Già” ammise lui. “Proprio così. E visto che si sta entrando nell’argomento...ho deciso anche questa volta di FISSARE LA QUOTA AL TETTO MASSIMO CONSENTITO, se non avete nulla in contrario. Tanto il suo capo mi ha dato modo di capire che non ne fa UNA QUESTIONE DI SOLDI. Gli interessa solo avere i suoi dipendenti sul posto di lavoro il Lunedì mattina...e, in tal caso, avrei una cosa da chiederle...”

“Le domande a dopo, sceriffo Wilde. Ora mi faccia controllare e firmare, se non le dispiace. Avrei una certa fretta.”

“Come vuole lei. Maggie, i documenti.”

Nick afferrò la cartella che la sua vice gli aveva appena proteso e la posò a terra, proprio di fronte a Brisby. Il topo ci andò sopra con tutte e quattro le zampe e, una volta giunto in cima, inizio ad arretrare lentamente scorrendo con gli occhietti dall’alto verso il basso.

“Mmmhh...mmmhhh...”

Mugugnò un altro paio di volte e poi, una volta ritrovatosi nei pressi della riga orizzontale in basso a destra destinata agli autografi, fece un cenno alla pecorella.

“Direi che siamo a posto. Miss Earnshaw...la penna, per favore.”

“S – si...”

Emma gli allungò una stilografica che sembrava in oro massiccio. E che forse lo era pure. Jonathan si mise seduto sulle zampe didietro e sulla parte iniziale della coda, la afferrò con entrambe le mani ed appose la propria firma in calce, con un gesto che ricordava un cuoco che rimestava nel fondo di un enorme paiolo con un bastone nodoso.

“Ecco fatto. Ed ora l’assegno.”

La segretaria piegò leggermente il busto in avanti e gli appoggiò il foglietto rettangolare al centro del documento, rigorosamente siglato dal suo intestatario. Solo la parte relativa alla cifra era ancora in bianco. Abbastanza ovvio, visto che non si poteva mai essere pienamente sicuri a quanto potesse ammontare. Dipendeva dal numero di ceffi raccattati.

“Può consegnarlo.”

“D – d’accordo.”

La Earnshaw si rialzò ed obbedì, allungandolo con fare titubante in direzione di Nick, che prontamente lo intascò.

“Grazie mille” disse. “E veda di stare tranquilla. Le ho già detto e ripetuto che non ha nulla da temere. Non dal sottoscritto, per lo meno.”

“S – si, sceriffo...l – lei ha p – pienamente ragione, m – ma v – vede, i – io...”

La poveretta stava tremando. La volpe se ne accorse e le rivolse un sorriso sincero, nel tentativo di tranquillizzarla.

“Solamente i MALFATTORI devono temere qualcosa da me, Emma. Solamente loro devono temere qualcosa da un TUTORE DELLA LEGGE. Lo tenga bene a mente.”

“Non lo controlla?” Chiese Brisby, intromettendosi.

“Non ne ho bisogno” replicò lo sceriffo. “Io, a differenza di lei, ho deciso di FIDARMI delle persone.”

“Bene. Direi che anche per oggi abbiamo terminato, qui.” aggiunse il topo. “E ora provvedete a liberarli. SUBITO. Devono rientrare immediatamente al lavoro.”

“Ma certamente” rispose Nick, con fare sarcastico. “Hai sentito, Maggie? Togli loro le manette, per favore.”

“Ok.” disse la vice.

“Finn, dalle una mano anche tu.”

“As your service, MY LORD.” fece il fennec, esibendosi in un inchino.

“Ed ora mi dica, sceriffo...a cosa si riferiva il quesito che doveva pormi con tanta urgenza?” Domandò l’avvocato.

“Solo questo, Jonathan. NON SIETE ANCORA STUFI?”

“Che cosa ha detto?”

“Intendo dire che questa é LA QUINTA VOLTA CHE VI RIPORTO INDIETRO LA VOSTRA IMMONDIZIA. E SOLO IN QUESTO MESE. Si dà il caso che anche io abbia di meglio da fare che stare dietro al vostro branco di LURIDI PENDAGLI DA FORCA, visto che ho un’intera cittadina di cui dovermi occupare. Sinceramente inizio ad AVERNE ABBASTANZA. E dovrebbe iniziare ad averne abbastanza PURE LEI di continuare a fare avanti e indietro dal suo studio, visto che non é proprio svoltato l’angolo. E per che cosa, poi? Per perdere solo un sacco di tempo prezioso in queste SCEMPIAGGINI BUROCRATICHE e a COMPILARE SCARTOFFIE. E dovrebbe averne abbastanza anche il suo capo di continuare a sborsare QUATTRINI SU QUATTRINI in cauzioni. Basterebbe far capire a questa gentaglia che NON E’ PIU’ ARIA IN PAESE PER LE LORO BRAVATE, e di METTERCI UNA CROCE SOPRA.”

“Mi ascolti bene, sceriffo. Gliel’ho già spiegato chiaro e tondo. Prima di tutto mister Carrington NON E’ IL MIO CAPO, MA UN MIO CLIENTE. Ed in quanto suo avvocato, il mio compito e lavoro consiste nel curare GLI INTERESSI LEGALI DI MISTER CARRINGTON. Come quelli di QUALUNQUE ALTRO CLIENTE CHE MI E’ STATO ASSEGNATO. Cio che fanno o combinano i suoi dipendenti al di fuori dell’azienda e del loro orario di lavoro NON E’ AFFAR MIO. Ed in secondo luogo...LEI, PIUTTOSTO. Ne avrei da dire di belle, sul suo conto.”

“E cioé?”

“Partiamo anzitutto dal fatto che lei ricopre il suo ruolo di sceriffo senza che i suoi concittadini l’abbiano nominata, e senza che vi siano svolte delle REGOLARI ELEZIONI. Lei ha succeduto DIRETTAMENTE dal precedente sceriffo THOMAS RICKETTS, e su come sia avvenuta la tal cosa ho i miei legittimi dubbi. Ha ricevuto il distintivo dalle sue mani, e se ciò sia accaduto tramite il suo consenso o glielo abbia strappato con la forza, o peggio ancora abbia voluto profittare del suo stato confusionale dovuto ai farmaci...non posso saperlo con certezza. E preferisco NON APPROFONDIRE, in merito. In ogni caso, la sostanza NON CAMBIA. Stando così le cose, la sua autorità E’ E RESTA PARI ALLO ZERO TONDO, o giù di lì. Poi dovremmo considerare IL PROTOCOLLO DI ARRESTO, TOTALMENTE IRREGOLARE. Per non parlare DELL’ABUSO DI POTERE: percosse, minacce ed intimidazioni. Per non parlare delle UMILIAZIONI PUBBLICHE E MORALI a cui lei ed i suoi collaboratori avete sottoposto questa gente. E vogliamo tirare in ballo il suo VIGILANTE VOLONTARIO? Quel tizio é un autentico PERICOLO PUBBLICO. Lei si rende conto oppure no che é UN PAZZO? UN AUTENTICO SQUILIBRATO MENTALE? Uno così dovrebbe essere sottoposto ad un’immediata VISITA PSICHIATRICA. Ma che dico...ad un TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO, COME MINIMO! Non ha nemmeno i requisiti basilari per svolgere il vostro impiego. E’ PIU’ CRIMINALE LUI DI QUELLI CHE ARRESTA. E MESSI INSIEME, per giunta. Ed infine il vostro MEZZO DI SERVIZIO. Andrebbe posto sotto SEQUESTRO IMMED...”

“Considerando che quel VECCHIO UBRIACONE RIMBAMBITO del giudice E’ SUL LIBRO PAGA DEL SUO DATORE DI LAVORO, e che questi manigoldi verranno al massimo ASSOLTI TUTTI QUANTI ENTRO DOMANI O DOPODOMANI AL MASSIMO, fossi in lei non mi preoccuperei di come viene amministrata la giustizia da queste parti.” Lo interruppe Nick, sdegnato. “A dirla tutta...rappresenta L’ULTIMO DEI NOSTRI PROBLEMI. C’é UN SOLO PROBLEMA, QUI. L’UNICA, VERA GRANA DI QUESTO POSTO. E LO E’ SEMPRE STATO, SIN DALL’INIZIO. Il suo nome é QUINCEY CARRINGTON.

Il suo interlocutore si limitò a rifilargli l’ennesima, anonima occhiata.

“Ha capito benissimo, e non faccia finta di ignorarmi. E’ proprio di QUEL GRAN PEZZO DI FARABUTTO che sto parlando. Lo avevo messo in guardia, sul nuovo stato delle cose. Lo avevo avvertito che non avrei più tollerato una simile condotta da parte dei suoi operai, e che non avrei FATTO SCONTI A NESSUNO. Ma lui se n’é INFISCHIATO, dei miei ammonimenti. E come se non bastasse, l’ha voluta mettere SUL PIANO PERSONALE. Senza contare che SPUTA SULLA LEGGE TUTTI I GIORNI, OGNI SANTO GIORNO.”

“Come le ho già detto poco fa, non sono tenuto a discutere di queste cose con lei, Wilde. Io faccio solo il mio lavoro. Il lavoro per cui VENGO REMUNERATO.”

“Ed io pure, Jonathan. Mi spiace solo che ci si debba incontrare sempre ii queste riprovevoli occasioni. Sappia che la ritengo un onesto mestierante.” osservò Nick, porgendogli il dito indice della zampa superiore destra.

“Ad ognuno il suo, sceriffo. E come dico sempre io, si cerca di FARLO AL MEGLIO” Concluse Brisby, allungando la sua. Intera, vista la differenza di dimensioni.

“Nessun rancore, dunque.” esclamarono i due all’unisono, mentre si scambiavano una vigorosa stretta.

“Ah – ehm...mi scusi, AVVOCATUCCIO.”

Si voltarono entrambi e videro Finnick che stava cercando di prendere la parola.

“Me levi una CURIOSIDAD, LEGULEIO...che lei é un FIGLIO D’ARTE O COME CAPPERO SE CHIAMA, per caso?”

“Beh...” fece Jonathan, “si dà il caso che MIO PADRE fosse un avvocato. E così IL PADRE DI MIO PADRE...”

“TSK!! C’era da giurarci. E’ questo il guaio, con la vuestra categoria. Non solo ESISTETE, MA QUEL CHE E’ PEGGIO E QUE VE RIPRODUCETE PURE!!”

“COME...COME SI PERMETTE, RAZZA...RAZZA DI SCREANZATO?” Esclamò il il topo, esterrefatto. “ESIGO UN MINIMO DI RISPETTO, PER LA MIA PROFESSIONE E PER CHI LA ESERCITA!!”

“E dai, Finn...” rincarò la volpe tentando di minimizzare, anche se dal timbro di voce e dai gesti era fin troppo chiaro che non doveva aver apprezzato proprio per nulla l’inopportuna intrusione dell’amico. “...ti sembra proprio il caso? Io e lui stavamo facendo un così gran bel discorso...”

“Oh, ME DESCULPE...” proseguì il fennec con tono finto – dispiaciuto. “...me rencresce davvero de aver rovinato un momento MUY EDIFICANTE como esto...vorrei solamente segnalare una cosa riguardo a QUEI DUE.”

Indicò col dito puntato un orso baribal ed una tigre, nel bel mezzo dell’allegra combriccola che avevano appena condotto fin lì. “Sapete...cedo que tra de loro CE SIA DEL TENERO.”

“Cosa...COSA?!” Fece Brisby, attonito.

“Finn, per favore!” Lo ammonì Nick. “Ritengo che la faccenda non ti riguardi.”

“OBVIOUSLY, socio. Ma sempre de AMORE se tratta, giusto? E un’HACIENDA deve essere un territorio SCEVRO DA OGNE GENERE DE PREGIUDIZIO. DE QUALUNQUE TIPO. ANCHE LE PREFERENZE SESSUALI. Dico bene, EMBRATTACARTE?”

“C – certamente...m – ma l – lei c – come...”

“Oh, beh...se da il caso que mentre aprivo il portone del capanno del buon vecchio Lester li ho beccati mentre erano A LINGUA IN BOCCA. E, giusto por la cronaca...el plantigrado aveva i PANTALONI COMPLETAMENTE ABBASSATI. Y CON UNA MANO DENTRO LA PATTA APERTA DEL FELINO. Ma, como ho già detto...ANCHE ESTO ES AMORE!! AHR, AHR, AHR!!””

“Beh, uhm, ecco...io...” fece l’orso, alquanto imbarazzato.

Nel frattempo alcuni del gruppetto avevano preso a ridacchiare, dandosi di gomito.

“STA’ ZITTO, BLACKY! STAI ZITTO!!” Strepitò la tigre con accento furibondo. “STA’ ZITTO, RAZZA DI SCHIFOSO CHE NON SEI ALTRO!! NON...NON POSSO CREDERE CHE TU...CHE TU...CHE HAI TENTATO VERAMENTE DI BACIARMI!! PTU’!!”

E sputò ripetutamente per terra in preda al disgusto.

“OH, AL DIAVOLO!!” Sbraitò Blacky a sua volta. “Lo sanno pure i sassi che in non rientro in CASA BASE SENZA PRIMA AVER RIMEDIATO. NON ESISTE CHE IO NON RIMEDIO NESSUNA, CHIARO? MA NON ESISTE PROPRIO!! E dato che ero rimasto A BOCCA ASCIUTTA, per quella serata...mentre eravamo rinchiusi la dentro MI SONO FIONDATO SU DI LUI. Mi sembrava solo IL PIU’ CARINO TRA GLI ALTRI, tutto qui. Niente di personale, HUEY. E poi, a volerla dir tutta...NON SEI NEMMENO IL MIO TIPO. SENZA OFFESA.”

“Niente di personale? NIENTE DI PERSONALE?! SENZA OFFESA?!” Rispose quest’ultimo. “MA DICO: STIAMO SCHERZANDO, FORSE?! Ti dovresti come minimo IMPICCARE DA SOLO, dopo quel che mi stavi per combinare. O farti fare UNA LOBOTOMIA O UNA CASTRAZIONE CHIMICA. O ENTRAMBE LE COSE ASSIEME, GIUSTO PER STARE SICURI!!”

I risolini di scherno, intanto, si erano tramutate in autentiche RISATE OMERICHE accompagnate da una ridda di battute in rima fatte per il puro gusto di sfottere.

“Ah, ah, ah!! BLACKY E HUEY SI DANNO IL BACINO...” attaccò uno.

“...POI UNO DEI DUE PORGE ALL’ALTRO IL BRACCINO...” continuò il secondo.

“...POI STANNO SEMPRE PIU’ VICINO VICINO...” intonò lì per lì un terzo.

“...E POI SPINGONO INSIEME IL PASSEGGINO!!” Concluse Finnick, facendo scoppiare un’ulteriore emorragia di grassa ilarità tra tutto quanto l’uditorio.

Huey perse i lumi ed andò su tutte le furie.

“BASTA!!” Urlò. “MUTI, VI HO DETTO CHE DOVETE STARE!! MUUUTIIIIIHHHH!!”

“Ehi, ehi!!” Intervenne Nick. “Non mi pare il caso di prendersela così...vediamo di darci una calmata, ok?”

“Facile parlare per lei, sceriffo!” Si giustificò la tigre. “Ma si metta nei miei panni, per la miseria!! Qui mi stanno dando tutti del FR...”

“AND STICK – HAUZ, HOMBRE?” Buttò lì Finnick. “MA STI CA...”

“FINN! TAPPATI QUELLA BOCCACCIA, PER FAVORE!!” Tentò di zittirlo la volpe.

“QUE PASA, socio? Non capisco dove stia il problema. Se può sapere por que te stai INCAPPERANDO così tanto, amigo? Hai forse paura que ce abbiamo VISTO GIUSTO, per caso? Eh, CHIAPPE ALLEGRE? ESTA COMO CE LA SPIEGHI, MH? AHR, AHR, AHR!!”

E giù altre risate. La maggior parte della fauna presente nel cortile si stava ormai spanciando al punto che aveva preso a rotolarsi per terra.

Huey cominciò a saltare sul posto, pestando i piedi e riprendendo ad inveire a minacciare peggio di prima.

“IO...IO...IO VI AMMAZZO!! A TUTTI VI AMMAZZO, A TUTTIIIIHHHH!! VI AMMAZZO A TUTTI QUANTI, LO GIURO!! VI BUTTO AD UNO AD UNO DENTRO ALLE BOBINE!! VI SCARAVENTO IN MEZZO ALLE SEGHE CIRCOLARI E VI FACCIO A BRANDELLI!! A FETTINE, UNO PER UNO!! A FETTINEEEEEEEHHHH!! IO FACCIO UNA STRAGEEEEHHHHH!!”

Parole che finirono al vento, per quanto terribili che fossero. Nessuno riusciva o aveva la benché minima intenzione di voler smettere di sghignazzare, nemmeno per un solo istante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Bene, il nostro lavoro qui é finito.” disse Nick, rivolgendosi a Maggie e Finnick senza battere ciglio. “Direi che ce ne possiamo andare. Ed IN FRETTA, anche. Come ho già detto e ripetuto in più di un’occasione...DA QUESTE PARTI SI RESPIRA UN’ARIA MALSANA. Non vedo l’ora di tornarmene AL MIO PAESE e di lasciarmi dietro alle spalle questo POSTO LUGUBRE.”

Procedette a passo spedito verso la volante, seguito a ruota dalla vice, per riprendere il posto che teneva occupato fino a poco fa. Quello del PASSEGGERO, ovviamente. Finnick lì affiancò per un breve tratto, poi scartò a lato per raggiungere il proprio furgone.

Proprio un istante prima di risalire, la volpe alzò lo sguardo verso una finestra in acciaio situata al secondo piano. Una finestra dietro alla quale ben sapeva cosa si trovava e soprattutto CHI SI TROVAVA. Una finestra che solitamente celava L’UFFICIO DEL PRINCIPALE alla vista esterna di chiunque tramite una spessa tapparella color panna completamente abbassata.

Ma questa volta NON ERA COSI’.

La serranda era BEN ALZATA. E non solo.

C’era qualcuno che lo stava fissando, appoggiato al vetro.

E quel qualcuno era PROPRIO LUI.

QUINCEY CARRINGTON, in persona.

Non stava dicendo assolutamente nulla. La sua bocca era immobile. Come se fosse cucita, incollata o saldata. Si stava limitando a GUARDARLO, e basta. Ma i suoi occhi...quegli occhi era come se gli stessero inviando dei bagliori visibili soltanto a lui. Bagliori che esprimevano UN ODIO ED UN RANCORE PURI E A DIR POCO INSOPPRIMIBILI.

NE ERANO PIENI ZEPPI.

Nick lo salutò con un gesto della mano. Poi la portò vicina alla propria bocca insieme all’altra. Ognuna delle due al suo lato corrispondente, come a volersi far sentire meglio. Come a voler amplificare al massimo la gittata e la portata di ciò che stava per annunciargli.

“E’ TUTTO INUTILE, MI SENTI?” Gridò. “NON MI FAI PAURA, CARRINGTON!! CONTINUI A NON FARMI ALCUNA PAURA!! CI VUOLE BEN ALTRO, PER ME!! TI DOVRAI IMPEGNARE MOLTO DI PIU’, MI HAI CAPITO?!”

Per tutta risposta Quincey ritirò giù la tapparella color panna e sparì definitivamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Questa volta credo di aver battuto tutti i record, in termini di ritardo.

E non perché non sapessi cosa scrivere, tutt’altro…

Diciamo che sono stato reduce da un mese a dir poco INFERNALE.

Me ne sono capitate di tutti i colori: probelmi personali, problemi familiari e...persino problemi di salute, dulcis in fundo. Ma finalmente é tutto risolto, per fortuna.

E complici questi due giorni di ferie (a proposito, anche se un po' in ritardo...BUONA PASQUA A TUTTI!!) sono finalmente riuscito a completare quest’ultimo episodio.

E a pubblicarlo, guarda caso, in una data MOOOLTO particolare. ED IMPORTANTE, soprattutto.

Si. Importante perché oggi, il 3 Aprile 2018, fanno esattamente DUE ANNI CHE E’ INIZIATA LA PUBBLICAZIONE DI QUESTA LONG.

Davvero PAZZESCO, ragazzi. Io, se ci ripenso certe volte, ancora non riesco a crederci…

Sinceramente non pensavo di riuscire ad arrivare fin qui. Ma il merito é tutto vostro, e dell’affetto con cui state seguendo questa storia.

Ormai per me é diventato un autentico LAVORO, sul serio. Appassionante, coinvolgente...ma a volte anche stressante e logorante. Vi confesso che ogni tanto me lo chiedo ancora: MA CHI C…. ME L’HA FATTO FARE? E comunque, se da un lato la cosa ogni tanto mi stressa, dall’altro continua a regalarmi GRANDISSIME SODDISFAZIONI. Soprattutto il vedere che un passo alla volta, un capitolo dopo l’altro...pian piano CI STO RIUSCENDO. CE LA STO DAVVERO FACENDO.

Ma vi voglio garantire che ormai mi sono preso un impegno, e non solo nei confronti di tutti quanti voi. L’ho preso soprattutto nei confronti DI ME STESSO.

HO GIURATO CHE ANDRO’ FINO IN FONDO E COSI’ FARO’. NON IMPORTA QUANTO TEMPO CI VORRA’.

In ogni caso...mi sembra giusto iniziare a tirare un po' di somme.

Questo racconto va avanti da ben due anni, e fatti i dovuti calcoli...posso dire che ce ne vorranno ALTRETTANTI, prima di arrivare alla sua conclusione.

Si, ho detto proprio così. ALTRI DUE ANNI, COME MINIMO. MESE PIU’, MESE MENO…

E prendetemi pure per pazzo. Ma avete capito proprio bene.

La fine ce l’ho già bene in mente. Potrei scriverla OGGI STESSO, se volessi. Ma per arrivarci...diciamo che la strada é ancora lunga. E c’é ancora tanto da scrivere.

Siete in tanti ad averla letta, ed in tanti la state leggendo. Alcuni lettori e colleghi li ho persi di vista (anche se sono più che sicuro che vadano avanti a seguirla. Purtroppo la vita di ognuno di noi, con il suo carico di problemi, reclama sempre più spazio. E non sempre si riesce a dedicare alle nostre passioni tutto il tempo che si vorrebbe), altri nuovi se ne sono aggiunti…ed alcuni procedono con me sin dall’inizio.

A tutti loro, e a tutti voi, voglio dedicare un immenso GRAZIE.

QUESTA STORIA VIVE E CONTINUA A VIVERE SOLO GRAZIE A VOI.

C’é ancora tanta strada da fare, come vi dicevo. Continuiamo a percorrerla insieme!!

E veniamo a quest’ultimo capitolo. Dopo tante mazzate, si torna prevalentemente alle risate.

Ma vi avverto che siamo appena all’inizio, ed il titolo non promette niente di buono…

Finnick CONTINUA AD ESSERE DIO. In questa puntata, giusto per onorare il suo doppiatore italiano (il grandissimo Diego Abatantuono) sfodera tutto il meglio del suo repertorio TRASH del mitico “terrunciello”, con risultati a dir poco devastanti.

Vi giuro che in certi punti mi ha fatto davvero CAPPOTTARE.

Ce n’é davvero per tutti i gusti: da ECCEZZIUNALE VERAMENTE ad ATTILA FLAGELLO DI DIO, passando per I FICHISSIMI…

E visto che si parla di citazioni, una non posso fare a meno di svelarvela.

Di solito non lo faccio mai (trovarle lo considero una sorta di GIOCO NEL GIOCO) ma visto che si tratta di un film che ho amato molto, e che amo tuttora, in questo caso farò un’eccezione.

Il nome dell’avvocato di Carrington, JONATHAN BRISBY, é il nome del marito (buonanima) dell’omonima protagonista dello stupendo film di animazione BRISBY E IL SEGRETO DI NIMH, di Don Bluth.

Chi é questo Don Bluth? Facciamo un breve riassunto.

Molti anni fa esisteva un tale che, dopo aver esordito con la Disney collaborando alla realizzazione di LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO, ROBIN HOOD, LE AVVENTURE DI WINNIE POOH, BIANCA E BERNIE, ELLIOTT IL DRAGO INVISIBILE nonché RED E TOBY – NEMICIAMICI (si vede che anche lui aveva un debole per per le volpi…) e realizzando due corti, rispettivamente L’ASINELLO (bellissima fiaba cartoon sulla natività) e BANJO IL GATTINO RIBELLE decise di abbandonare la major perché riteneva che, con la dipartita del “grande vecchio” Walt, avesse perso la capacità di sperimentare e di osare.

Si mise quindi insieme ad un gruppetto di esuli e di altri mattacchioni suoi amici e fondò uno studio indipendente.

BRISBY E IL SEGRETO DI NIMH fu il loro primo film. Bellissimo ancora oggi, vi consiglio vivamente di vederlo perché merita. Anche se é vecchissimo.

Bluth diede vita anche a un sodalizio con Spielberg, con cui realizzò ALLA RICERCA DELLA VALLE INCANTATA (mitico Piedino!) e i due film di Fievel. Soprattutto il primo: FIEVEL SBARCA IN AMERICA.

La prerogativa dei suoi film, oltre ad avere uno stile ed una caratterizzazione molto simile alla Disney (la scuola é quella, dopotutto), é di avere uno stile molto più cupo, dal taglio adulto e maturo. E DI TRATTARE TEMATICHE CHE ALLA CASA DI TOPOLINO NON SI SOGNAVANO NEMMENO DI GUARDARE DA LONTANO CON UN BINOCOLO. ALMENO AI TEMPI.

E’ il caso di Brisby, che parla della vivisezione e degli esperimenti sugli animali. O di Fievel, che affronta temi come il razzismo e l’immigrazione.

Tra gli altri film ha realizzato CHARLIE – ANCHE I CANI VANNO IN PARADISO, THUMBELINA – POLLICINA e EDDY E LA BANDA DEL SOLE LUMINOSO, che però non ebbero molto successo.

E molto conosciuto tra gli appassionati di videogames per aver creato i primi esponenti della categoria dei LASER GAMES: sto parlando di SPACE ACE ma soprattutto della serie di DRAGON’S LAIR.

E proprio quando sembra costretto a gettare la spugna arriva a salvarlo la TWENTIETH CENTURY FOX, per cui realizza ANASTASIA e TITAN A. E.

Al momento sta raccogliendo fondi per realizzare il film di DRAGON’S LAIR. Speriamo bene…

Vi dirò: quel che c’é in ZOOTROPOLIS va più che benone, ma se lo avessero fatto realizzare a lui...LA STORIA DEI COLLARI ELETTRIFICATI CE L’AVREBBE MESSA ECCOME. Altro che pubblico impressionabile…

Comunque...ho parlato di Brisby perché ho appena ultimato una one – shot dedicata a quel capolavoro, e presto la pubblicherò. Se a qualcuno può interessare…

E, a quanto pare...sembra che stiano lavorando al remake!! Anche qui, incrociamo le dita…

Ringrazio hera85, Plando, Sir Joseph Conrard (ho visto l’aggiornamento. Presto lo recensirò!), Devilangel476 e Lord_Fener per le recensioni all’ultimo capitolo. E il buon “vecchio” (senza offesa, eh!) Freez shad per la recensione al capitolo 44.

E come sempre...un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

E UN GRAZIE IMMENSO A TUTTI QUANTI VOI PER IL SOSTEGNO.

DI NUOVO.

Un abbraccio e alla prossima!!

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

Roberto

   
 
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