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Autore: rocchi68    04/04/2018    3 recensioni
Erano già passati almeno una decina di giorni da quando aveva abbozzato alla sua famiglia la possibilità di sposarsi con la sua ragazza.
A capo tavola si era accomodato suo padre.
Normalmente avrebbe dato il suo beneplacito, accogliendo la richiesta del figlio, ma quella sera gli uomini di casa erano sotto scacco.
(Sequel annunciato di "Moments". Per capire la trama sarebbe preferibile, ma non per forza necessario, leggere la serie precedente).
P.S. Scusate per le poche righe d'introduzione, ma non saprei che altro dire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Durante quella lunga settimana d’attesa che aveva anticipato la firma del contratto nella ditta del signor Burns, Scott aveva fantasticato a lungo sui suoi futuri compiti.
Il pensarci incessantemente serviva ad allontanarlo da quello riguardante la sua vecchia storia.
Dopo aver allontanato la sua ospite e aver parlato con la sua famiglia, non aveva sprecato tempo.
Aveva cercato di riempirsi l’agenda, giusto per non tornare su quella stupida faccenda.
Allontanare una ferita, l’avrebbe aiutato a crescere e a diventare una persona migliore.
A nulla erano valsi i tentativi esterni o gli incontri fortuiti.
Suvvia…il destino da quando lo spingeva a incontrare Duncan o Mike per puro caso, se erano almeno tre mesi che non s’incrociavano per strada?
Perfino Brick e quel matto di Lightning?
Poteva andare bene per qualche idiota dotato di un solo neurone, ma quando incontri il punk di lunedì, lo scemo dalle personalità multiple alle 10 di mercoledì mattina alla fermata dell’autobus, l’ex militare il giovedì mattina e l’atleta dopato di venerdì, alcune domande ti sorgono spontanee.
E lui le aveva riunite tutte in un colpo solo.
Qualcuno stava soffiando per rendere vivo il fuoco e quel qualcuno rispondeva al nome, nell’esatto ordine, di Courtney, Zoey e Jo.
Forse, sotto sotto, pure Gwen e Leshawna stavano partecipando a quella pagliacciata che mai avrebbero pensato di rendere attuabile.
L’unico che sembrava estraneo all’intera faccenda, solo per le forze messe in campo, era il povero Lightning che si era ritrovato incastrato da una qualche minaccia dei suoi vecchi amici che ancora gli rinfacciavano la sua mania di aggiungere i suoi Sha ovunque.
Era così stupido da non accorgersene?
Il punk poteva anche passare, ma gli altri no.
E dinanzi alla loro domanda, più che legittima, su come andavano le cose, lui rispondeva con una scrollata di spalle.
Non voleva rimediare in nessun modo.
Era felice così.
Il tempo andava bene.
Il lavoro stava per cominciare.
Era in perfetta salute e la sua famiglia non lo stressava più con quella zavorra di cui si era liberato con tanta fatica.
Tutto questo poteva trasparire durante il giorno, ma di notte?
La notte era il momento peggiore.
Si rigirava tra le coperte e per quanto sostituisse almeno una volta al giorno tutte le lenzuola, lui continuava a respirare il profumo della sua ex.
Pensava a lei, rivedeva lei accoccolarsi al suo petto e nel tastare il lato buio, vuoto e freddo, si ritrovava a masticare amaro.
Ma il suo orgoglio non voleva cedere.
Era sempre lui a ripetergli che aveva fatto bene e che era da deboli cedere con così poco.
Se Dawn voleva tornare, doveva mostrarsi pentita e doveva fare un qualcosa che lo lasciasse di sasso e che lo spingesse a cancellare ogni sua traccia d’errore.
Detta così era impossibile, specie per uno come Scott che ne aveva viste e affrontate di tutti i colori in quei pochi anni.
 
Ignorare gli altri, così come aveva sentito una volta, era l’unica possibilità per purificarsi di tutto il male che si aveva ricevuto tempo addietro.
Alcuni avevano da ridire su questa sua scelta, ma era la medicina migliore che potesse farlo ristabilire.
La sua famiglia non tornava sul discorso.
I suoi pochi amici, accortisi delle possibilità esigue, avevano mollato il colpo.
E perfino i genitori della sua ex avevano smesso di telefonargli o di riempirlo di messaggi.
Era ancora vittima del dispiacere? Non proprio.
Ormai si sentiva quasi sollevato di non avere nessuno da cui dipendere o da cui tornare la sera, ben sapendo, però, che bastava pochissimo per un’orribile ricaduta.
Era passato quanto da quel pomeriggio di fuoco, condito da visite incessanti e da discorsi inutili? Due settimane e non di più.
E in quei giorni la zavorra non si era mossa.
Aveva sperato che fossero gli altri a ricucire per lei il rapporto con Scott.
Solo una bambina poteva cullarsi di una speranza così vana che non dava la minima garanzia.
Forse era l’effetto della birretta pomeridiana o erano le tante ore passate in piedi, ma davanti alla porta del condominio gli parve di scorgere una figura che sperava di non vedere mai più.
Era bastato notarla e il pensiero dei bei momenti andati era tornato impetuoso.
Per un attimo prese il cellulare, osservò le rare notifiche e si avvicinò, sempre a capo chino e perso nella sua agenda elettronica, verso il grande portone.
Chissà da quanto era ferma lì.
Era questa la sua domanda e di certo non riguardava cosa volesse nello specifico.
Solo un decerebrato si sarebbe posto quel quesito, non immaginando che lei era lì solo per chiedere scusa, per pretendere una seconda possibilità e per rinnovare il suo amore, magari aggiungendo piccole balle come il fatto di non riuscire a mangiare o dormire senza averlo vicino.
Il lato cinico, quello che aveva sommerso e schiacciato solo per il bene di Dawn, era tornato a galla impietoso e non si sarebbe lasciato imprigionare nuovamente, non prima almeno di aver umiliato la responsabile di quel drastico cambiamento.
“Scott…” Mormorò lei, andandogli incontro e costringendolo a rialzare lo sguardo dal suo smartphone.
“Hmm?”
“Sono felice di vederti.” Soffiò, leggendo nel suo sguardo che lui non la pensava allo stesso modo.
“Che vuoi?” Domandò scortese, appoggiando al suolo lo zaino contenente una singola bottiglia d’acqua e alcuni documenti che doveva studiare per i prossimi progetti.
“Io…”
“Fammi indovinare: non sono stata io a tradirti, hai capito male e voglio una seconda possibilità.” La imitò sarcastico, facendola tentennare.
“Ma Scott, io…”
“Ancora ti ostini a usare il mio nome? Ti ho detto che devi dimenticarmi.”
“Non ci riesco.”
“Questo è un problema tuo, non mio.” Borbottò annoiato, cercando di superarla e aprendo il grande portone del suo condominio.
“Ti sbagli.” Replicò lei, entrando con lui e salendo le rampe di scale che li avrebbero condotti al loro vecchio appartamento.
“Ma davvero?” Soffiò ironico.
“Preferisci parlare con me qui fuori, temendo il giudizio dei vicini, o preferisci discutere in privato?”
“Per me non c’è differenza.”
“Ah no?”
“Se ne parlassimo qui fuori, tutti verrebbero a sapere che sei solo una sgualdrina, mentre all’interno del mio appartamento potresti saltarmi addosso e potrei appiopparti una bella denuncia per violazione di domicilio.”
“Io non sono una…”
“Una sgualdrina? Lo sei eccome.” Sputò amaro, costringendola a fermarsi.
“Correrò il rischio della denuncia.” Replicò, riprendendo a muoversi e fermandosi davanti alla porta del loro vecchio appartamento.
“La tua famiglia non ne sarebbe felice.”
“Vuoi muoverti ad aprire questa porta o hai paura che le tue sicurezze possano vacillare?” Lo esortò, sfidandolo apertamente.
“Perché devi essere così cocciuta da non capire che non ti perdonerò mai?”
“Eh?”
“Tu puoi fare qualsiasi cosa per riabilitarti ai miei occhi, ma io non ti prenderò mai sul serio. Come faccio a spiegartelo?”
“Non dire così, ti prego.”
“Perché non te ne vai e mi lasci in pace?” Chiese stanco, sedendosi sul suo divano.
“Perché non è giusto.”
“Tante cose non sono giuste a questo mondo, ma ormai ci ho fatto l’abitudine.”
“Io volevo dirti che…”
“Immagino sia stato bello stare insieme, ma non è più possibile e tu lo sai.” Gracchiò convinto, facendola sospirare.
“Tu sei l’unico che può capirmi, Scott.”
“Se parli così, allora significa che anche tu dovresti capirmi.”
“Un po’.” Ammise seria.
“E, quindi, dovresti accettare la mia decisione.”
“Sai bene che non posso.”
“Non puoi perché non vuoi.” Replicò infastidito, rialzandosi in piedi e squadrandola con superiorità.
“Se sono qui è solo per chiederti una cosa.”
“Sputa il rospo e vediamo se posso accontentarti.” Soffiò tranquillo, facendola tentennare.
“Un bacio.” Mormorò preoccupata.
“Cosa?” Chiese, credendo di essersi sognato quella ridicola richiesta.
“Un bacio.” Ripeté nuovamente.
“Questo va oltre la comune decenza delle persone.”
“Vorrei che tu mi baciassi.”
“E poi?”
“Vorrei che mi guardassi negli occhi e mi dicessi che non mi vuoi più vedere.”
“Questo è troppo anche per una come te.” Replicò nervoso, indicandole la porta e non accettando di passare come un giocattolo.
Non era un bambolotto che poteva essere preso in braccio per poi metterlo dove si voleva e che sarebbe rimasto lì impolverato, fino al momento in cui qualcuno fosse tornato a dargli una qualche fugace attenzione.
Nessuno doveva giocare con il suo cuore, per poi lasciarlo freddare.
“Non mi sembra di pretendere molto.”
“Non ho nemmeno voglia di ribattere: è molto meglio se ritorni a casa e se ci dormi su.”
“Perché non mi vuoi accontentare?”
“Perché finirei con il diventare scemo e tutte le mie certezze andrebbero in frantumi.”
“Non ti ho mai chiesto una seconda possibilità.” Gli rammentò lei, facendolo sussultare.
“E non ho intenzione di concedertela dopo quello che mi hai fatto.”
“Ma non è colpa mia.”
“Dawn…smettila! Non sono in vena di sentirmi dire simili cavolate.” Ringhiò nervoso.
“E cosa pensi di fare ora?”
“La questione è molto semplice: ho intenzione di gettare anima e corpo sul mio lavoro e se poi trovassi qualcuno che mi piace, allora potrei lasciarmi andare senza troppi problemi.”
“Lo immaginavo.”
“E tu?” Soffiò incuriosito, fissandola negli occhi.
“Io non lo so ancora.”
“Sai una cosa divertente, Dawn?”
“No quale?”
“Per quanto tu possa credere nella mia cattiveria, io non ti ho mai tradito in vita mia.”
“La tua aura parlava chiaro.” Confermò lei, facendolo sospirare.
“Sarebbe una bella rottura ripeterti che non devi leggere la mia anima, ma tanto non mi daresti nemmeno ascolto.”
“Come in questo caso.” Ammise divertita, allungando una mano per sfiorare quella del suo ex.
“Immaginavo che c’era qualcosa sotto.”
“La tua aura è abbastanza chiara a riguardo, ma non può fare nulla per vincere sul tuo comportamento.”
“È davvero così lampante che tu faccia ancora parte della mia vita?” Chiese Scott, non faticando troppo a dare voce al suo pensiero.
“Posso tornare allora?” S’informò lei, sperando di scroccare una nuova chance.
“Se credi che basti così poco per rabbonirmi e per ritornare qui, ti sbagli di grosso.” La gelò, sfoggiando un ghigno diabolico.
“Un’altra volta?”
“Apprezzo quello che hai detto, ma non ritornerai più.”
“Ma io…”
“Se vuoi parlare così, non c’è problema, ma non devi pretendere che io ti accetti nuovamente nella mia vita.”
“Ma…”
“L’ultima volta hai fatto un bel casino e ci metterò parecchio per sistemare le cose.” Borbottò in evidente imbarazzo, facendola annuire.
“Speravo in qualcosa di meglio, ma pazienza.”
“Se non abbiamo più nulla da dirci, sai dov’è l’uscita.” Soffiò amaro, ritornando sul suo divano e aspettando che quella rottura uscisse di nuovo dal suo appartamento.
Per i primi istanti lei, però, era rimasta ferma, quasi volesse studiare quell’ambiente che avevano comprato assieme.
Era curiosa di notare come tante piccole cose fossero cambiate da quando era stata costretta ad andarsene.
La credenza era in perfetto ordine, la cucina era immacolata e perfino le riviste del tavolino erano calate vertiginosamente.
Delle altre stanze, purtroppo, non poteva sapere nulla, ma a pelle sentiva che anche nello studio, nel bagno e nella camera tutto fosse sotto controllo e che, quindi, Scott avesse i suoi ottimi motivi per non accettarla di nuovo a braccia aperte.
Sconfitta da questo pensiero, abbassò lo sguardo verso il suo ex e si avvicinò per dargli un semplice bacio sulla guancia. Quello era solo un gesto tra amici e dopo averlo fatto arrossire, si staccò, avviandosi verso la porta.
“Un’ultima cosa, Scott.”
“Sì?” Chiese con lieve imbarazzo.
“Io ti amo.”
“Sono felice per te.” Replicò seccato, mentre lei si affacciava sul pianerottolo e richiudeva la porta del suo vecchio appartamento.
Giusto il tempo di scendere alcune rampe di scale e afferrò il suo cellulare, scrollando la lista delle persone in chat e fermandosi su un nome che la stava spronando a riprendersi Scott.
“Non è andata molto bene.” Digitò velocemente.
“Devi avere pazienza.”
“Ma io non riesco a stare senza di lui.”
“Se riesco a organizzare qualcosa, vedrò di avvertirti per tempo.”
“Grazie per quello che fai.”
“Scott è un’idiota, ma in questo caso ha i suoi buoni motivi per escluderti dalla sua vita.”
“Spero solo non sia tardi.” Ammise Dawn, preoccupata per quella possibilità.
“Non hai ricavato nulla da lui?”
“Non sono riuscita a dirgli la verità.”
“Se non gli racconti la verità, lui non potrà mai accettarti di nuovo.”
“Lo so, ma faccio veramente fatica.” Continuò, sperando di ricevere qualche ottimo consiglio o magari quel sostegno che le era mancato anche da parte della sua famiglia.
“La prossima volta devi proprio.”
“Farò del mio meglio.” Promise Dawn, facendosi forza e pregando di avere un’altra possibilità per parlarci senza troppi problemi.
“Ti sembrava sorpreso?”
“La sua aura è come quando stavamo insieme, ma purtroppo non sempre le persone ascoltano il proprio cuore.”
“Ti ama ancora?”
“C’è ancora qualche possibilità che lui provi qualcosa, ma più il tempo passa, più ho il timore che il suo cuore si congeli.”
“Non credo riesca a dimenticarti.”
“Spero soltanto che i tuoi aiuti, abbiano una degna conclusione.” Sospirò Dawn, ricacciando il telefonino nella sua borsetta e ritornando a casa.
 




Angolo autore:

Ryuk: Abbiamo aggiornato con incolpevole ritardo.
Eri tu quello insoddisfatto della stesura del capitolo precedente.
E mi hai stressato per scrivere qualcosa al tuo posto.
Questa me la lego al dito.

Ryuk: Dovremo anche recuperare le recensioni.

Più tardi gli darò un'occhiata.

Ryuk: Mi scuso per il ritardo, ma rocchi è estremamente lento quando scrive.

Certo...adesso è colpa mia.
Lui non è soddisfatto della sua storia e scarica a me la colpa.
Comunque non garantisco che sia tutto impeccabile: forse mi sono scappati alcuni errori in giro.
Lettori avvisati, mezzi salvati.
E detto questo, vi saluto e vi auguro una buona settimana.
Alla prossima!
 
   
 
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