Quando si svegliò, le fu difficile definire se facesse più male l’acuto dolore alla testa o i cocci pungenti del suo cuore in frantumi, conficcati nel petto.
Le sue orecchie fischiavano ancora e dovette sbattere più volte le palpebre per riacquistare al meglio la vista. Riprese coscienza in un attimo e si alzò velocemente in piedi, alla ricerca della spada laser. Lo trovò lì, a pochi metri dal corpo inerme di lui, un pezzo della leggendaria spada di Anakin Skywalker. Il cristallo kyber azzurro era visibile e ancora fumante a causa del colpo violento.
Avrebbe dovuto raccoglierlo, cercare immediatamente l’altro pezzo e scappare via.
Ma quel briciolo di cuore pulsante che le era rimasto, la guidò verso di lui.
Corse senza ascoltare la ragione ferita nel profondo, senza farsi troppe domande o pensarci più di tanto. Si gettò accanto al suo corpo e tese una mano verso il suo volto, senza avere il coraggio di toccarlo, mentre urlava il suo nome con voce spezzata.
 «Ben?» Si avvicinò di più, per accertarsi che respirasse. Quando comprese che era ancora vivo, cominciò a piangere.
Si sedette, con i gomiti sulle ginocchia si portava le dita fra i capelli, reprimendo i singhiozzi nel profondo della sua anima.
 «Perché hai fatto questo, Ben?» Le lacrime scendevano a dirotto, i suoi occhi non ricordavano un pianto così isterico.
Il dolore era d’ovunque, dentro di lei.
La delusione la stava dilaniando a metà.
Si sentiva stupida, una ragazzina sentimentale, che coltivava speranze vane e inutili.
Perché sto reagendo così?, si domandò improvvisamente, alzando lo sguardo in alto, riprendendo fiato.
Perché pensavo che andando da lui, sarei riuscita a salvare Ben Solo da Kylo Ren.
Perché pensavo che lui potesse finalmente convertirsi.
Perché quella mano guantata che le aveva offerto era ben diversa da quella nuda e tremolante che aveva toccato i suoi polpastrelli, nella capanna.
Perché mi sono solo illusa di un qualcosa che non so nemmeno io.
E invece sì che lo sapeva, ma l’orgoglio le impediva di ammetterlo perfino a se stessa.
Lo guardò ancora una volta e solo in quel momento si accorse che aveva smesso di piangere.
Si soffermò ad osservare i muscoli tesi del suo volto, le ferite alla fronte e l’espressione sofferente.
 «Sarebbe stato tutto più semplice se solo tu… tu…» Non riuscì a completare quella frase pronunciata in un flebile sussurro perché con lo sguardò trovò l’altro pezzo della spada laser.
 «No, no, ancora resisti?! Lasciati andare!»
 «Forse dovevi lasciarti andare tu.» Disse ancora, continuando: «Hai intrapreso una strada che non posso seguire. Probabilmente sto così male perché ci speravo, Ben, che avessimo potuto intraprendere una via uguale.» Gattonò un po’, avvicinandosi ancor di più a lui, raccolse l’altro pezzo della spada e si sdraiò, i loro volti erano così vicini che le punte dei nasi quasi si sfioravano. «Perché dopo una vita di solitudine, tu sei stato quello con cui ho condiviso una vera empatia. Perché tu sei stato l’unico fra tutti a dirmi che non sono da sola.» Sussurrò piano, dolcemente, con voce tremolante.
 «Non mi sono mai sentita così sola.»
 «Tu non sei sola.»
 «Nemmeno tu.»
 «Non avevo più bisogno dei miei genitori, di una figura che sostituisse ciò che mi è mancato in tutti questi anni. Solo adesso io realizzo che avevo bisogno di qualcuno come te, di te.» Fece una pausa per prendere fiato, perché tutte quelle confessioni non erano altro che il fiume di sangue che fuoriusciva dalle sue purulente ferite interne. «Non so se sia stato davvero Snoke a legare le nostre menti, so solo che ciò che abbiamo creato è stata opera nostra. Ma è inutile perdersi in queste parole, perché le nostre strade ci dividono ancora una volta, ci rendono nemici anche se noi non lo vogliamo.» La vista le si appannò nuovamente e il tremore delle palpebre di lui lo attribuì a un inganno ottico. «Probabilmente anche tu sarai rimasto deluso da me, forse più di quanto io lo sia da te, ed è giusto così, forse è giusto trovare una scusa per sentirci più rivali che alleati. Sarebbe tutto più semplice se tu accettassi il barlume di luce che splende in te, ma non posso costringerti. E’ una tua scelta.»
Quando il pavimento tremò in una scossa violenta, Rey si alzò a sedere in uno scatto.
Le pareti tremarono e strani rumori arrivarono dai piani inferiori della nave.
Piccole fiamme continuarono a piovere dal soffitto quando, lentamente, Rey si alzò in piedi.
Più si allontanava da lui, più il suo orgoglio cresceva, più si faceva meno sincera con se stessa.
 «Avrei seguito Ben d’ovunque, non Kylo. Ricordalo sempre.» Ingoiò un fiotto di saliva. Le suole degli stivali parevano incollate al pavimento, non riusciva ad andare via, perché sapeva che una volta allontanatasi da lui, sarebbe cambiato tutto vertiginosamente, che avrebbe dovuto accettare il fatto di aver fallito la missione, di aver perso una persona importante nella sua vita.
Altre lacrime scivolarono via dalle sue guance mentre camminava a forza verso l’ascensore, imponendosi con tutta la determinazione che aveva di non voltarsi nemmeno una volta.
E se lo avesse fatto, se solo avesse sbirciato un po’, avrebbe visto le palpebre di lui separate, i suoi occhi scuri e feriti guardarla andare via.
Avrebbe guardato, attraverso il suo sguardo, dentro quell’anima sola, delusa, pentita e tormenta.
E forse molte cose avrebbero preso una svolta diversa.
























nda

Dopo una long Reylo (che è ancora in corso) mi cimento una one shot Reylo.
Spero vi sia piacuta, seppure breve (ma spero intensa). 

Alla prossima e grazie

kyra.