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Autore: Umhiri    08/04/2018    0 recensioni
[2k12s SPOILER]
Estratto:
Leonardo scosse la testa e successivamente la girò. I suoi fratelli non sarebbero mai cambiati: ogni giorno la stessa routine, la stessa cantilena. E lui aveva il compito di proteggerli, come se fosse il loro angelo custode; sempre al loro fianco, invisibile e silenzioso.
In fondo era vero: Leonardo amava il silenzio. Qualche volta gli piaceva ascoltare il rumore delle goccioline che cadevano dalle tubature dei condotti; gli dava quasi la sensazione di vivere in una casa normale, magari in aperta campagna, dove è davvero molto raro sentire una sola goccia che raffiguri la pioggia. E questo lui sapeva essere solo frutto della sua immaginazione. Michelangelo non era il solo ad averne una. Fervida e surreale, a volte.
Genere: Generale, Horror, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Leonardo Hamato, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Violenza
Capitoli:
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Vriska guardò Michelangelo intensamente, subito dopo il suo corpo si librò in aria ed iniziò a fluttuare verso la tartaruga dalla fascia arancione. Ella gli arrivò ad un palmo del suo naso, seriosa. Mikey indietreggiò, e quasi non scivolò in terra; difatti, egli si trattenne allo stipite del letto.«Senti, Vriska: non so chi tu sia e cosa voglia da me, ma... SI PUO' SAPERE COSA STAI DICENDO?»
Il demone sbatté gli occhi gialli, poi si mise a ridere «Beh, a dire il vero sono qui soprattutto per rivelarti un'informazione fondamentale che potrebbe cambiare radicalmente il tuo futuro».
La tartaruga corrugò la fronte, facendosi pensoso «In... in che senso?»
«Tempo e Spazio sono collegati, se hai trovato la scatola di ''Sokka'' significa che tutto è andato secondo stabilito dalle leggi del Tempo».
Michelangelo spalancò la bocca, poi allargò un sorriso smagliante «Ma è fantastico! Mi stai dicendo che tu potresti farmi andare indietro nel tempo ogni volta che lo desidero?»
«Non proprio, ma ci sei andato vicino. 
Sono in grado di conferirti un potere inestimabile, il quale avrà effetto soltanto per un limite massimo ''di tempo''; scusa il gioco di parole.
Ma non devi strafare, bensì usarlo quando pensi che sia strettamente utile per il bene del tuo presente e del tuo futuro».
Michelangelo ci aveva capito ben poco di quello che il demone gli stava dicendo, tuttavia avvertiva qualcosa di grosso in ballo, qualcosa che era persino più grande di lui stesso. Forse non ce l'avrebbe fatta a gestirlo, ma voleva capire; voleva apprendere il più possibile da tutta quella faccenda. 
«Dovrai cambiare la storia attraverso te stesso, attraverso il potere di Sokka: cambiare il futuro dalla distruzione perenne dell'intero universo, attraverso IL multiverso. Delle creature chiamate Triceraton stanno per atterrare sulla terra per distruggere i Kraang e la terra stessa. Porteranno con sé il ''portale dei buchi neri'' e tu e tuoi fratelli potreste andare incontro ad innumerevoli catastrofi, nel corso del vostro cammino. 
Tuttavia, c'è un'altra cosa che devi sapere, ma non posso espormi più in là di quanto stia facendo adesso. Sappi semplicemente questo: 
Il blu è la chiave.»
In quel momento, Mikey, il quale aveva sgranato gli occhi, venne contornato da un fascio di luce bianco che si espanse per l'intero corpo: le iridi svanirono, si udì solo un urlo che s'andò ad espandere nei secondi. Difatti, finì poco dopo e la tartaruga tornò normale. 
La luce si spense.

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Leonardo stava seduto dinnanzi l'albero che affacciava il dojo della tana, prendendo un fievole respiro per immergesi di più nel suo io interiore. 
Attorno a sé il buio, dentro di sé anche. Ad un tratto, però, nei meandri dell'oscurità, vide una figura femminile con un lungo kimono bianco da cerimonia, immobile; era di spalle.
Lunghi capelli scarlatti arrivavano oltre la schiena: morbidi e soffici come zucchero filato. Leo rimase a guardarla, rigido. In quell'istante, sentì delle mani sfiorargli il volto con dolcezza, gli occhi sottili e verdissimi che lo penetravano in fondo l'anima. 
Il Leader fece fuoriuscire aria calda dalle sue labbra, mentre la femminea presenza andava ad aprire la parte superiore dell'abito, con lentezza.
Leonardo pensò di star perdendo il controllo dei propri sensi. Era come se i suoi istinti primordiali stessero per prendere il sopravvento. La sua testa iniziò a svuotarsi di tutti i suoi ricordi, di tutte le incertezze che lo assalivano da quando il Sensei gli aveva conferito il ruolo di Leader. 
Il rosso è Passione, il rosso è Lussuria. La tartaruga dalla fascia blu si ritrovò sopra il fragile corpo della ragazza dai capelli rossi, Nozomi. La osservò bene, le accarezzò le gambe e avvicinò le labbra all'incavo del collo di lei. Leonardo la sentì sospirare debolmente: 
«Crepata per il ritardo di uno sporco mutante immondo» lei sputò con amarezza, mentre il cuore del Leader iniziava a lacerarsi, ogni attimo un dolore lancinante al petto; ogni istante sempre più in profondità. 
«Posso... spiegare» mormorò Leo, mentre la giovane rimaneva inerme sotto di sé, come un involucro vuoto.
Chiuse gli occhi lucidi, li riaprì: la ragazza dai capelli rossi era sparita, di nuovo. Di nuovo via dalla sua vita.
Digrignò i denti, stringendo i pugni: Leonardo si alzò in piedi, mentre veniva accerchiato dalle molteplici figure di una kunoichi. Ella stringeva un Tantou, noto pugnale giapponese. 
«Karai...» 
L'aveva dimenticata. Come se il loro incontro non fosse mai avvenuto, come se lei fosse passata in qualche piano sotto al suo cuore.
Sembrava arrabbiata. Molto arrabbiata. Eppure, Leonardo non gli aveva mai confessato i suoi sentimenti; li aveva sempre covati dentro, in segreto, al sicuro da qualsiasi negatività esterna ai propri pensieri che, nonostante tutto, riusciva sempre a coinvolgere il suo essere.
Alla fine era arrivata la ragazza dai capelli rossi e la sua vita era cambiata. Karai non era più un problema per il suo cuore, adesso ne aveva uno ben peggiore. Un grosso sbaglio. 
Uno sbaglio che avrebbe rifatto cento, mille volte, pur di vedere quel viso ancora una volta. 
Le molteplici figure di Karai presero la rincorsa, poi saltarono all'unisono e, all'improvviso, da parecchie diventarono una, al centro dello scalpo del Leader. La lama della Tantou dritta al suo cranio.
«VILE TRADITORE!»

Un urlo strozzato, gli occhi spalancati, la fronte grondante di sudore. 
Leo si guardò attorno: era in camera sua, e respirava debolmente.
«Era... solo un sogno» mormorò, stendendosi sul materasso del suo letto «sembrava così reale.»
In quell'istante, Leo sospirò una, due, tre volte.
Sebbene fossero passati anni, ancora la sognava. Ma mai gli era capitato di scorgere anche la kunoichi, nel suo subconscio. 
Leo, dunque, s'alzò dal letto e si preparò con il solito equipaggiamento, e la sua fascia di colore blu. 
Doveva prendere un po' d'aria. 
Uscendo dalla sua stanza, vide Michelangelo seduto sul lungo divano dell'ingresso, intento a guardare fisso la televisione spenta: sembrava parecchio sovrappensiero. 
«Non riesci a dormire neanche tu, Mikey?» gli chiese, un po' preoccupato. Il più piccolo si girò verso di lui e Leo poté giurare di sentirsi scrutato da quegli occhi, quasi lo stessero studiando.
Non era da Michelangelo. Affatto.
«Sto uscendo» iniziò il Leader «Torno presto.»
Mikey s'alzò di scatto «Posso venire anche io?» Leo lo osservò, stranito.
«Mi annoio a stare qui da solo!» esclamò, infine. 
Ecco il solito Michelangelo. Leo annuì «Va bene, ma vedi di non farci uccidere. Intesi?»
«Ma per chi mi hai preso, fratellone? Io sono una tartascaltraruga!»

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I tetti di New York City sono sempre larghi e spaziosi, quindi saltarci sopra, per Michelangelo, è sempre stato uno spasso. Ma una volta cresciuto, gli parve quasi si fossero rimpiccioliti. O forse era lui ad essere diventato più alto? Ad ogni modo, la tartaruga dalla fascia arancione stava dietro al fratello maggiore, sino a che, entrambi non si fermarono al centro della città, osservando il panorama urbano e il cielo blu e violaceo sopra le loro teste. 
Il vento gli carezzava la pelle e Leonardo chiuse gli occhi, per assorbire tutta la purezza del vento stesso. 
''Purezza'', ecco che i soliti pensieri gli ritornavano alla mente. 
La ragazza dai capelli rossi che gli si sottomette completamente, che si arrende all'orripilante mutante verde. Come se fosse un mostro, come se egli volesse mangiare la carcassa del suo cadavere.
No... no... no...
Doveva calmarsi. Prese un lungo respiro, sotto gli occhi confusi di Michelangelo che lo guardava di tanto in tanto di sottecchi. 
Poi notò che il maggiore gli aveva rivolto l'attenzione, e gli stava sorridendo. 
«Penso si sia fatto abbastanza tardi. Torniamo a casa?» Leo sorrise, e Mikey annuì, rispondendo di rimando a quei denti in bella vista. 
Fecero per iniziare la corsa, Leo andò per primo. 
Si sentì un forte sparo secco, che si percepì soltanto dopo che prese in pieno il bersaglio. 
Michelangelo iniziò a vedere come nei film d'azione: tutto a rallentatore. Leonardo che, lentamente, andava a stramazzarsi al suolo, con gli occhi privi di qualsiasi luce. 
«LEO!» Mikey urlò, mentre il suolo andava a colorarsi di quel rosso che aveva intrappolato nelle sue viscere il suo fratellone. 
Un colpo dritto al cuore; liquido rosso fuoriuscì proprio dal quel punto. 
Michelangelo si girò e vide un persona di spalle, che, con strafottenza, poggiava il suo fucile da precisione ultra modernizzato su una spalla. 
Il più piccolo urlò, un urlo talmente forte da sembrare come una cassa stereo ad altissimo volume; la terra tremò. 
Allungò le mani: le code della sua fascia si alzarono, tutto attorno a lui parve fluttuare per aria; persino l'assassino che aveva appena ucciso suo fratello. 
«Non preoccuparti, ti prego! Resisti!»
Fu allora che fece la sua apparizione quello che sembrava uno spirito guida celeste: raffigurava un cervo tutto blu e le sue corna parevano tante radici di alberi primaverili: dei fiori di loto azzurri sbocciavano, si aprivano e si chiudevano contemporaneamente, come in una danza. 
Poi svanì non appena sorpassò il corpo disteso in terra di Leo. 
La scena si riavvolse, come in uno di quei vecchi nastri delle videocassette, muovendosi velocemente all'indietro.
Poi ritornarono a qualche secondo prima. 
«Penso si sia fatto abbastanza tardi. Torniamo a casa?»
Michelangelo non sapeva come avesse fatto, teneva la bocca spalancata per lo stupore. Aveva solo seguito l'istinto, Vriska... aveva ragione, su tutto.
Riusciva a controllare il tempo.
Sbatté le palpebre. Leo gli chiese «Va tutto bene, Mikey?»
Il fratellino gli rispose «Certo che... che va tutto bene. Ho solo... un po' di mal di testa. Niente di grave. Almeno spero!»
«Oh. Vedi di riposare quando torniamo. Non voglio un Mikey morto di sonno agli allenamenti col Sensei!» poi sorrise
«Andiamo!»
«Sì, ma... è meglio prendere la parte opposta. So una scorciatoia!»
Leo roteò gli occhi e poi sospirò:
«Perché ho come l'impressione che ci perderemo?»
Così, i due presero la strada giusta, e Leo poté riabbracciare la vita, come un Dio.
Solo che non lo sapeva. 
Michelangelo sorrise tra sé e sé: quel potere era una manna dal cielo. Lo aveva usato solo una volta e già gli piaceva un mondo. 
Poteva sistemare qualsiasi cosa! Qualsiasi sbaglio! Qualsiasi incomprensione capita male!
Lui poteva cambiare il mondo.

   
 
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