Ringrazio
anche solo chi legge.
Song-fic
sulla canzone di Max Pezzali: “Una canzone
d’amore”.
Son
Simy
Sono
qui, distesa sul mio letto e la mia mente vaga
fino a tornare a quell’estate. Ci siamo conosciuti in quel
campo estivo,
venivamo da scuole diverse, ma dello stesso distretto.
Penso
a te, perché sono preoccupata, come sempre
quando rientri tardi. Ho sempre il timore tu possa farti del male, o
peggio, quando
sei a combattere contro qualche mostro terribile.
Perciò
ripenso alle fasi del nostro stupendo amore e
questo mi rincuora.
Ti
sei dichiarato, venendo nella parte femminile del
campo, mentre le mie compagne ridevano. Che imbarazzo che ho provato,
ero
arrossita da capo a piedi.
Eravamo
dei bambini quando ci siamo messi insieme, ma mentre
crescevamo insieme, il nostro amore è cresciuto con noi.
Quando
ci siamo fidanzati ufficialmente, parlando di
matrimonio, è toccato a te vergognarti così tanto
da diventare supersaiyan.
Il
nostro amore è nato a prima vista, quando i nostri
occhi si sono incrociati, ma mi sembra diventi più forte
anno dopo anno.
Tutti
quei giorni passati insieme mi sono sembrati un
dolce sogno. Sì, è tutto un sogno: il tuo tocco
sulla pelle, i tuoi baci, le
tue carezze, la tua calda voce che mi dice: “Ti amo Simy e
staremo insieme per
sempre”.
Ho
paura a guardare l’orologio, di sapere da quanto
tempo è notte, di pensare al fatto che ancora non sei
tornato.
Allungo
la mano fino al comodino e prendo una fotografia
che rappresenta noi due.
È
così lucida, fresca, esattamente come te. Sorrido,
pensando a quando mi hai presentato tuo nonno. Ti assomigliava
così tanto ed
era gioviale come te, ma mi faceva paura. Mi sembrava così
grande e potente.
Le
mie amiche mi hanno detto spesso di dimenticarti,
che la mia vita non può diventare quella di una campagnola
casalinga che vive
in una casetta dentro una foresta dimenticata dal mondo. Mi dicono che
se mi
amassi non mi lasceresti spesso sola, anche di notte, visto che non
sono una
grande combattente.
Però
come potrei volere una vita diversa? Io vivo per
te, per la tua folta chioma indomabile, tenuta ferma da quella fascetta
rossa,
per i tuoi occhi color pece capaci d’infondere calore e
sicurezza, per il tuo
sorriso innocente.
Ringrazio
ogni giorno di aver incrociato
il tuo sguardo, per averti sfiorato ed amato.
Inizia a piovere o forse da chissà quanto piove e nel
dormiveglia non me ne
sono accorta. All’improvviso sento bussare alla porta. Non
può essere il
postino o qualcosa del genere a quest’ora. Forse tua nonna.
Indosso la
vestaglia sopra la camicia da notte, ma tremo lo stesso quando vado ad
aprire
la porta, per il freddo della sera. Alzo lo sguardo e…
E…
“Urca,
che avventura. Non crederesti mai a ciò che mi
è successo!”. Mi gridi gioviale, il sorriso
sul tuo volto.
Ti
sorrido e ti abbraccio, appoggiando la guancia sul
tuo petto muscoloso.
“Non
tornare più così tardi, mi fai
preoccupare” ti
rimprovero. Nascondo le lacrime di gioia, mischiate a quelle che ho
trattenuto
fino ad ora per la preoccupazione, ma ti bagno ugualmente la tuta da
combattimento.
“Tsk,
guarda che avrei voluto tornare prima. Io voglio
stare sempre con te” mi dici con tono dolce.
“Ti
amo, Son Goshin” sussurro.