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Autore: Felicity_1993    12/04/2018    0 recensioni
La storia segue una trama alternativa dopo la puntata 3x18 in cui Stiles crede di avere la demenza frontotemporale. In questa realtà alternativa Stiles non è posseduto da un Nogitsune ma è malato.
Fan fiction incentrata su Stiles e Derek.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Questo capitolo sarà breve e me ne scuso, ma volevo postare qualcosa e ho avuto poco tempo per scrivere. La parte in corsivo è tratta dalla puntata 2x11. Non dimenticate di lasciarmi un commento con le vostre impressioni!
 


“Io sto bene. Sì, se escludiamo il fatto che non dormo, sono molto teso e costantemente sconvolto e impaurito che mi possa succedere qualcosa di terribile.”

“Si chiama ipervigilanza, è la persistente sensazione di essere minacciato.”

“Però non è solo una sensazione, è come un attacco di panico, è come se non riuscissi a respirare.”

“Come se stessi annegando?”

“Sì.”

 

Restarono in silenzio a lungo, mentre i respiri affannati tornavano regolari.

Stiles abbassò lo sguardo sulla sua mano, che stringeva ancora quella di Derek. Quando i loro occhi si incrociarono e lui sciolse la stretta, gli sembrò quasi di vederlo sussultare.

“Dovresti cambiarti.” osservò, indicando la maglietta impregnata di acqua, che gocciolava sul pavimento, lasciando una scia ad ogni suo movimento.

Stiles annuì. “Vieni, ti presto qualcosa di mio padre. Se non ricordo male in passato ti sei lamentato dei miei vestiti.” ribatté sarcastico.

Derek restò in silenzio, ma una scintilla nel suo sguardo gli fece capire che ricordava quel giorno. Lo seguì al piano superiore, nella camera dello sceriffo, mentre il ragazzo cercava qualcosa che potesse fare al caso suo.

Mentre lui frugava tra i cassetti, la sua attenzione fu catturata da una fotografia incorniciata, appoggiata sul comodino. Immortalava un piccolo e sorridente Stiles tra le braccia di una donna graziosa dai lineamenti delicati.

Derek non poté fare a meno di chiedersi a che punto fosse il decorso della malattia al momento dello scatto.

Distolse rapidamente lo sguardo quando sentì gli occhi di Stiles su di lui.

Stiles, con forza, sbatté la cornice sul piano in legno del comodino. Poteva sentire il suo cuore battere più forte, quasi con insistenza.

“Tieni.” disse poi con freddezza, lanciandogli una maglietta grigia e un paio di pantaloni corti.

Derek li afferrò al volo. Si sfilò la t-shirt bagnata, lasciandola cadere a terra e la sostituì con quella pulita.

Vide Stiles arrossire appena, come se la presenza di un uomo a petto nudo lo mettesse in imbarazzo. Quando Derek si sbottonò i jeans Stiles uscì dalla stanza.

Lo ritrovò qualche minuto dopo, si era già cambiato e lo stava aspettando con la schiena appoggiata al muro del corridoio, le braccia conserte e l’aria annoiata.

“Hai fame?” domandò, portandosi una mano al ventre.

Derek annuì, in effetti poco prima gli era sembrato di sentire il proprio stomaco reclamare del cibo.

Una volta raggiunta la cucina Stiles iniziò ad aprire le ante della credenza con foga, alla ricerca di qualcosa che potesse comporre una cena decente.

“Ma sai almeno cucinare?” chiese Derek scettico.

Stiles gli rivolse un’occhiataccia. “Certo che so cucinare.”

“Intendo dire qualcosa che non sia da riscaldare in microonde.” ribatté lui sarcastico.

Stiles esitò, piegando la testa di lato e poi piegò le labbra in una smorfia. “Sì… forse.”

Derek sbuffò e si avvicinò ai fornelli. “Lascia fare a me.”

Il ragazzo sembrò sorpreso, aggrottò le sopracciglia ed esclamò: “Tu. Tu sai cucinare.”

Derek fece roteare le pupille verso l’alto. “Sì, io so cucinare. Un pasto vero, niente che comprenda l’uso del microonde. È così difficile da credere?”

“Mmm…” mormorò Stiles con un certo scetticismo. “Se lo dici tu.”

Derek non aveva mentito, era davvero un cuoco piuttosto abile, ma Stiles non lo avrebbe mai ammesso. Quando trovò un pacchetto di spaghetti aperto portò a bollore una pentola d’acqua e con i pochi ingredienti che offriva casa Stilinski preparò un condimento gustoso.

Consumarono la cena in silenzio, entrambi immersi nei propri pensieri.

Derek non poteva fare a meno di pensare che in quell’istante Stiles sembrava un normalissimo adolescente, non vi era traccia della malattia. Ma era dentro di lui, invisibile e pronta a colpire senza preavviso.

Lo sceriffo gli aveva confidato che spesso non riusciva a capire dove finisse la malattia e iniziasse lui. C’erano giorni in cui si chiedeva se uno scatto d’ira o la spossatezza fossero la normalità o un segno della demenza frontotemporale.

Derek pensò che non dovesse essere facile vivere in quel modo e restare inermi di fronte al decorso di quella condizione per la seconda volta.

“Derek. Dereeeek.”

Stiles stava sventolando una mano di fronte al suo viso. Derek si accigliò e alzò lo sguardo verso di lui. “Che c’è?”

“Mi stai ascoltando?” chiese Stiles sbuffando. “Ti ho chiesto se hai intenzione di pulire i piatti!”

Derek lo squadrò, aggrottando la fronte. Stava per rispondergli di pensarci lui, ma con sorpresa di entrambi annuì. “Tu asciuga. Io lavo.”

“Potrei anche abituarmi.” disse Stiles allegro.

“Non farlo.” lo ammonì Derek con severità.
"Guardaci, sembriamo già una coppia di sposi che battibeccano." Stiles rise a quell'affermazione, ma nell'udire quelle parole ogni muscolo del corpo di Derek si irrigidì.

 

   
 
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