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Autore: Overlock    15/04/2018    1 recensioni
Jeon Jungkook, semplice studente di fotografia, da un giorno all'altro si ritrova completamente travolto da una situazione che cambierà per sempre la sua vita e la sua visione del mondo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jungkook non ringraziò mai così tanto i suoi genitori come in quel momento: fortunatamente la sua famiglia era più che benestante da potersi permettere di fare un viaggio improvviso a Parigi per “ispirazione fotografica” presa come scusante.
Il moro fremeva per scendere dall’aereo, ma una volta fatto, si rese conto che in realtà lui non era mai stato fuori dalla Corea, in più non sapeva neanche da dove iniziare per trovare il pittore. Sbuffò frustrato e cercò un taxi che lo portasse ad un hotel vicino il centro. Una mezz’ora dopo era già nella sua stanza, laptop sulle gambe e ricerche su ricerche da fare, per capire dove poter trovare Kim Namjoon.
La fortuna sembrava dalla sua parte perché, grazie alla mostra citata dal suo professore, che si sarebbe tenuta a Lione, Jungkook era riuscito a trovare molte informazioni sull’artista, addirittura il suo indirizzo di casa –cosa più essenziale visto che a quanto pare era sprovvisto di telefono e email.
Stremato dalla giornata, il jet leg e con ancora il cuore a pezzi, Jungkook si addormentò con il computer affianco e la pagina della mostra ancora aperta, fu solo la mattina dopo che spense tutto decidendo di dormire un po’ di più per abituarsi al fuso orario.


Uscì nel tardo pomeriggio, la sua sacca sempre in spalla e telefono in mano con la guida, la quale gli indicava la strada per arrivare a casa del pittore. Ci mise un po’ ad arrivare, si trovava quasi in periferia e Jungkook per quanto amasse i posti nuovi, si sentiva davvero a disagio. Ma non poteva fare altro, aveva bisogno di andare in fondo alla storia e ce l’avrebbe messa tutta, fino alla fine delle sue forze.
Bussò al grande portone del palazzo con la mano tremante, non sapeva neanche perché stesse tremando in quel modo, ma in quel momento l’ansia e l’agitazione lo stavano completamente mangiando vivo; nessuno gli venne ad aprire, il moro aspettò ore seduto sullo scalino del palazzo, bussando qualche volta ma nulla. Sembrava che non ci fosse nessuno in casa ma Jungkook non voleva mollare, aveva fatto tanta strada e non riusciva ad andare via: il sole calava, spariva all’orizzonte ma ancora il moro si trovava davanti il palazzo, quasi aspettando un miracolo, e ciò avvenne. Perché a mezzanotte inoltrata una figura si avvicinò al portone di casa, Jungkook sentì il tintinnio di un mazzo di chiavi ma la figura non si accorse assolutamente del ragazzo accovacciato all’angolo del portone, che si alzò in quel momento

“Kim Namjoon?”

L’artista saltò in aria dallo spavento, facendosi cadere le chiavi dalle mani, Jungkook le afferrò prontamente

“S-scusi. I-io la cercavo..”

Il pittore, che non sembrava poi molto più grande del ragazzo, lo guardò squadrandolo dalla testai piedi, per poi prendere le chiavi dalla sua mano, aprire la porta e lasciargli spazio per entrare

“Entra”

Il moro prese un respiro profondo ed entrò cercando di sopprimere tutte le frasi di raccomandazioni che i genitori gli facevano da piccolo, tra cui “Non seguire gli sconosciuti in posti che non conosci”.
Si aspettava un ambiente completamente diverso: il palazzo era pressoché vuoto se non per i due piani più alti, il primo tra cui era la casa dell’artista. Era molto essenziale e abbastanza ordinata, insomma completamente diversa da come potesse apparire il pittore guardando la mostra composta da lui.

“Quando hai finito di ispezionare la mia casa, puoi accomodarti”

Jungkook si risvegliò e annuì piano, andandosi a sedere il grande divano

“Quale?”

Il moro inclinò leggermente la testa, a far intendere che non aveva capito la domanda. L’altro ragazzo sospirò sonoramente e riformulò la richiesta

“Qual è il quadro di cui ti sei infatuato”

Il più piccolo si mordicchiò il labbro, come ad essere stato colto in flagrante e abbassò lo sguardo, concentrando l’attenzione sulle sue mani torturate da loro stesse mentre rispondeva

“E’..Kim Taehyung”

L’artista sorrise amaramente scuotendo leggermente la testa, per poi accomodarsi di fronte al ragazzo, su una poltrona abbastanza strana

“Sapevo che sarebbe arrivato qualcuno per lui. Quel ragazzo è fin troppo affascinante”

Jungkook annuì con foga e sospirò dolorante, al pensiero di non poterlo più vedere

“Ho..bisogno di sapere se lei-“

“Dammi del tu, per favore, avremo sì e no due o tre anni di differenza”

“Okay beh, sai qualcosa su questo ragazzo? Chi è, magari dove vive..dove posso trovarlo”

Namjoon meditò per qualche minuto, strofinandosi le mani per poi alzarsi, andare verso la scrivania, aprire l’unico cassetto e afferrare un’agenda. Tornò ad avvicinarsi al moro e gliela porse

“E’ l’agenda di tutti i nomi dei modelli dei miei quadri..ci dovrebbero essere le informazioni sufficienti a fartelo trovare”

Jungkook quasi la strappò dalle mani del più grande e la aprì, iniziando a sfogliare le pagine velocemente, fino a trovare quel nome così familiare da fargli venire il batticuore

“L’ultima volta che ho aiutato una persona a ritrovare uno dei ragazzi dei miei quadri, è andata a finire davvero male. Spero non accada anche con te e lui..sai è molto fragile. L’ho conosciuto per davvero poco, ma mai nessuno mi ha fatto soffrire nel mio lavoro come è stato con lui. Si merita un po’ di amore, aiutalo”

Jungkook passò il pollice sul nome scritto nella piccola pagina, come a voler sentire il ragazzo un po’ più vicino

“Grazie..davvero”

Il più piccolo si alzò e guardò Namjoon con gratitudine, quest’ultimo gli sorrise e lo spinse quasi fuori casa

“Bene, adesso ho bisogno di dormire. Quindi sciò sciò”

Jungkook, dopo giorni di agonia, rise di cuore ed uscì dal grande palazzo, tornando verso l’hotel. Magari riuscirà davvero a ritrovarlo.

Tornò velocemente in Hotel e prese a fare ricerche con sempre l’agenda tra le mani, era davvero piena di informazioni: Taehyung era quasi due anni più grande di lui, si era trasferito dalla Corea a Parigi e Jungkook aveva anche ragione sul colore degli occhi del biondo, erano di un nero profondo, non celesti.
Quasi perse un battito quando vide nelle pagine seguenti degli schizzi del volto del ragazzo, gli mancava da morire e non lo vedeva da solo pochi giorni..sempre se vedere un’anima sia vedere la persona vera e propria.
C’erano anche scritte le abitudini del ragazzo, e Jungkook si accorse che l’anima di Taehyung era stata descritta tra quelle pagine, ma nella pagina complementare a quella che stava leggendo, Namjoon aveva scritto l’esito del pazzo ‘intervento’ che fece, tra cui le emozioni che ormai il biondo non provava più.
Dopo l’ennesima pagina di appunti, però, finalmente il moro trovo quello che stava cercando: l’indirizzo dell’abitazione del ragazzo, ma non solo, anche il posto dove a quanto pare lavorava.
Con una leggera speranza Jungkook ripose il computer e strinse tra le mani l’agenda, magari il viaggio non sarebbe stato vano, magari sarebbe riuscito a parlargli, a concludere qualcosa. Il moro non sapeva assolutamente cosa gli riservava il giorno dopo ma accarezzando uno dei piccoli schizzi del voto di Taehyung e un accenno di sorriso sulle labbra, si addormentò.


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La sveglia del telefono prese a suonare insistente e il moro sbuffò quasi infastidito per poi ricordarsi l’attimo dopo che sarebbe stato il giorno in cui probabilmente avrebbe davvero visto Taehyung per la prima volta.
Si preparò per uscire ed era davvero convinto di non essere mai stato così nervoso nella sua vita: non sapeva assolutamente che tipo di ragazzo si sarebbe ritrovato davanti ma non voleva rinunciare. Aveva provato delle emozioni che lo avevano segnato troppo nel profondo per lasciarle andare con leggerezza.
Seguì attentamente le indicazioni sul cellulare e senza neanche accorgersi, si ritrovò davanti un’enorme scritta che presentava una caffetteria: quasi svenne al solo pensiero di poter rivedere quegli occhi profondi, magari senza l’ostacolo delle lenti a contatto;  aveva finalmente l’occasione di poter vedere quel sorriso che tanto lo caratterizzava davanti ai propri occhi, quindi fremendo entrò dentro il locale, sentendo subito uno scampanellìo, probabilmente a segnalare l’entrata di un nuovo cliente.
A Jungkook tremavano le mani, se le sentiva alquanto sudaticce e non riusciva a puntare lo sguardo su nulla: continuava a far saettare gli occhi dal barista alla cassa, ai camerieri che sfilavano tra i tavoli ai clienti seduti a questi stessi tavoli. Sì destò scuotendo leggermente la testa e strinse entrambe le mani a pugno, dirigendosi poi verso uno dei primi tavoli liberi che si trovò di fronte.
Afferrò subito un menù tra le mani, iniziando a sfogliarlo ma senza leggerlo veramente, era molto più concentrato a guardare in viso tutti i camerieri che possibilmente gli passavano a fianco: nessuno, NESSUNO assomigliava a lui. Saranno stati in cinque, due ragazze e tre ragazzi e nessuno dei tre si avvicinava neanche lontanamente alla bellezza di Kim Taehyung. Ma Jungkook si disse di aspettare, magari ancora non aveva iniziato il turno..o magari era il suo giorno libero. Il moro chiuse gli occhi leggermente esausto e se lì strofinò con il palmi delle mani ‘Bene Jungkook rilassati, non farti prendere dal panico proprio adesso’ si disse in testa, decidendo solo in quel momento di ordinare davvero qualcosa

“Posso portarti qualcosa?”

Jungkook alzò di scatto lo sguardo portandosi una mano sul cuore, era così concentrato ad analizzare il menù che non si era neanche accorto della presenza proprio di fronte a lui: capelli argentati, labbra chiuse in una linea retta da cui si poteva intravedere un neo, un altro sulla punta del naso e..dio gli occhi, quegli occhi che aveva sognato per settimane. Il moro perse e un battito e quasi gli venne da piangere, aveva davanti Kim Taehyung e stava decisamente diventando inquietante nel guardarlo in quel modo, quindi abbassò lo sguardo per un attimo, per poi puntarlo di nuovo su quei bellissimi occhi neri

“I-io..solo un cappuccino”

Il ragazzo scrisse velocemente e con un cenno della testa fatto verso il ragazzo, si diresse verso il bancone.
Bene, era arrivato il momento per Jungkook di urlare dentro di sé, ripetendosi più volte che è stato più facile del previsto, adesso doveva solo ricordargli il suo nome, doveva..risvegliare qualcosa in lui, ma come? E riecco che il ragazzo dai capelli neri ricadde in un baratro di panico.
Si scervellò per tutto il momento trascorso da quando non ebbe Taehyung a vista fino a quando si ritrovò con il cappuccino di sul tavolo

“Grazie..”

“Sì emh..questo è offerto dalla casa”

L’argentato poggiò a fianco al cappuccino una piccola ciambella con la glassa azzurra, il moro alzò lo sguardo sul cameriere e i due si studiarono: uno nel tentativo di risvegliare qualcosa nell’altro, mentre quest’ultimo nel tentativo di capire perché quel ragazzo fosse così strano ma al tempo stesso perché si sentisse così..vicino a lui; una vicinanza non proprio fisica, quanto più mentale, o comunque nell’animo. Ma subito il cameriere si riscosse da quei pensieri, lui non aveva più un’anima, lui non provava quelle cose, non più.


Jungkook cambiò postazione nel piccolo tavolo, in modo tale da avere quasi sempre la visuale sull’argentato, sperava di non sembrare fin troppo inquietante ma non riusciva a farlo altro che puntare lo sguardo su quel corpo magro e sinuoso che si muoveva tra i clienti, su quegli occhi che si poggiavano ovunque tranne che su di lui e su quelle labbra che dicevano parole rivolte ai colleghi, quelle labbra che tagli gli mancavano e tanto aveva bisogno di riassaporare. Ma cercò di calmarsi, non poteva arrivare di certo a Parigi e aspettarsi che il ragazzo, il quale addirittura non si ricordav affatto di lui, lo accolga a braccia aperte. Quindi si disse che sarebbe tornato in quella caffetteria, ancora e ancora, finché l’argentato non avrà capito chi sia.

E così fece.

Per i giorni successivi Jungkook non fece che presentarsi sempre allo stesso tavolo, allo stesso orario e l’argentato era sempre lì, pronto a portargli il suo solito cappuccino e la piccola ciambella con la glassa azzurra

“Perché proprio azzurra?”

Gli chiese quel giorno analizzando la glassa della ciambellina poco prima che l’argentato si allontanasse dal suo tavolo. Taehyung si immobilizzò sul posto, per poi girarsi verso il moro e sospirare

“Mh, non so in realtà. E’ un colore che mi tranquillizza..va”

Jungkook fece finta di nulla, alzando un sopracciglio a quella frase

“Tranquillizza..va?”

L’argentato si morse il labbro, azione che non faceva da molto tempo, e si allontanò velocemente dal moro, sentendo una piccola stretta allo stomaco.
Jungkook sentì davvero di aver mandato tutto al diavolo. Tornò alla caffetteria ma poche volte Taehyung si presentò, e quando lo faceva non si avvicinava minimamente al solito tavolo dove sedeva il ragazzo.
Il moro era frustrato, non sapeva più che fare e non capiva neanche cosa avesse fatto di sbagliato.

Lo aveva perso, e per la seconda volta.


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Era passata esattamente un’intera settimana da quando Taehyung aveva smesso di parlargli. Più volte aveva provato anche ad avvicinarsi al più grande, senza alcun successo: l’argentato continuava a ‘scappare’ e solo dopo l’ennesimo tentativo si riputò stanco di quella situazione.
Sembrava essere uscito fuori di testa e nulla più lo tratteneva dallo scoppiare come una pentola a pressione: il tutto accadde quando Jungkook aspettò fuori dal locale che il ragazzo finisse il turno alla caffetteria. Appena lo vide uscire, lo afferrò per un braccio e se lo trascinò per qualche metro, in un angolo più ‘oscurato’ della grande piazza in cui si trovava il locale

“Taehyung!”

Lo richiamò più volte quando questo cercò di allontanarsi

“Per favore, fermati un attimo. Ascoltarmi!”

Jungkook lo strattonò e finalmente l’argentato alzò gli occhi profondi su quelli del ragazzo di fronte a lui. Aveva paura, aveva una fottuta paura di riprovare i sentimenti e solo il fatto che avesse paura di questo, allora voleva dire che già li stava provando, e intensamente

“Come sai come mi chiamo!?”

Il moro respirò profondamente chiudendo un attimo gli occhi, mentre iniziò a parlare

“Perché già ci conosciamo..o per lo meno, ho conosciuto la tua anima”

All’argentato si mozzò il fiato, mentre Jungkook riprese a parlare, sta volta immergendosi nel profondo dei suoi occhi

“La mostra di Kim Namjoon è stata in Corea. Sono andato a vederla per il mio corso di fotografia e..ho visto il tuo quadro. Abbiamo..ho passato molto tempo a parlare con la tua anima, mi ha detto che adori i bambini e gli animali. Ti piace la fotografia quanto piace a me, adori tingerti i capelli e i vestiti di marca e..sto impazzendo è da quasi due mesi che ti cerco, è una follia lo so. Tutta questa storia è una follia ma non riesco a smettere di pensare a te, non parlo con la tua anima da qualche settimana e sto già impazzendo, ho aspettato che tu mi riconoscessi, che mi dessi qualche segno ma niente di niente e ormai sono davvero convinto di aver sprecato il mio tempo. Ti prego ti prego, dimmi che ti ricordi di me. Ricordati di me Taehyung”

L’argentato lo guardò sentendo gli occhi pizzicare. Aveva la gola secca e le parole gli uscirono quasi sbiascicate

“I-io non sono la mia anima, non ho la mia anima Jungkook..non più”

Al moro venne di nuovo da piangere, come la prima volta che parlò con la sua anima e come quando vide il ragazzo per la prima volta: si avvicinò lentamente al più grande e gli accarezzò dolcemente le guance, asciugando qualche lacrima sfuggita ai suoi occhi

“Oh sì..ce l’hai, qua dentro..”

La mano  destra di Jungkook si spostò sul petto del maggiore mentre i suoi occhi slittavano dagli occhi di questo alle labbra

“..Ti sei ricordato il mio nome, io non te l’avevo detto”

A Taehyung mancò il respiro, sentiva di dover prendere aria ma allo stesso tempo il suo corpo non voleva allontanarsi per nulla al mondo dal calore dell’altro

“How long do I have to wait and how many sleepless nights do I have to spend to see you, to meet you?”

Sussurrò il moro strofinando i loro nasi e finalmente Taehyung si risvegliò da quello che sembrava ormai un sonno eterno, un’apatia eterna

“Sei tornato..”

Sussurrò di rimando lasciando andare le lacrime le quali andarono subito a rigare le sue guance, ma esse ebbero vita breve, visto che il moro si premurò di non lasciarne colare via neanche una acchiappandole tra le labbra

“Sono qui Tae, sono qui non vado via”

“Jungkook..”

Rispose ancora l’argentato, aggrappandosi con una mano alla maglietta del ragazzo, mentre l’altra andava a stringere il polso di Jungkook. Quest’ultimo lo tirò a sé in un abbraccio, cercando di cullarlo e farlo calmare in qualunque modo: quindi iniziò a canticchiare la canzone da cui prese la citazione.
Molto lentamente e dopo un tempo indefinito, Taehyung si accoccolò al petto del moro, non riuscendo a staccare le mani dai suoi fianchi

“Tutto okay?”

Jungkook gli alzò il viso dal mento, volendosi assicurare che l’altro stesse bene

“E’..okay”

L’argentato gli accennò un sorriso e Jungkook poté riprendere a respirare normalmente

“Bene. Adesso posso baciarti?”

Taehyung sbuffò una risata e il moro non resistette più, poggiando le labbra su quelle morbide che tanto aveva desiderato.
 


“Quindi sei venuto qui dopo aver semplicemente scoperto che Kim Namjoon fosse qui?”

Junkook annuì mentre giocherellava con le sue dita. Erano rientrati nella caffetteria e ordinarono entrambi due cappuccini con due ciambelline, sta volta senza glassa

“Ma..se non fossi stato qui? Se magari fossi stato che ne so, in Burundi?”

Jungkook ridacchiò e alzò lo sguardo su quello del ragazzo

“Tae, sarei arrivato fin lì. Ho perso la testa per te”

L’argentato si mordicchiò il labbro inferiore cercando di trattenere un sorriso

“Ti va di tornare in Corea con me?”

Taehyung spalancò gli occhi e boccheggiò per qualche momento

“Io dovrei ripartire tra qualche giorno, vieni con me, ti prego”

Il maggiore chiuse un attimo gli occhi, per poi annuire

“Jungkookie..non deludermi, ti prego. Sto per donarti completamente la mia anima”

Il moro scoppiò a ridere e scosse la testa

“No senti l’anima rimane a te, è tua e la devi custodire. Io me ne prenderò cura insieme a te, okay?”

L’argentato sentì di nuovo gli occhi pizzicare e intrecciò le loro mani.

Quella sera i due ragazzi lasciarono insieme la caffetteria e pochi giorni dopo presero il primo volo della giornata, diretti a casa.


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“Kook..sai chi ho visto oggi?”

Jungkook alzò lo sguardo sul suo ragazzo con ancora il ramen che gli colava dalla bocca

“Mh?”

Mugugnò per far continuare il ragazzo a parlare, questo ridacchiò guardando il viso del più piccolo e riprese a parlare

“Kim Namjoon. A quanto pare un professore dell’università di Seul ha finanziato una sua nuova mostra qui”

I due si sorrisero appena e Jungkook dopo aver ingoiato il boccone, si sporse verso l’argentato e gli lasciò un bacio sulle labbra

“Ti va di andarci?”

Taehyung gli schiaffeggiò il braccio

“Volevo chiedertelo io!”

Il più piccolo lasciò la sua confezione di noodles sul tavolino del salotto e si accoccolò su busto dell’altro, il quale gli accarezzava i capelli

“Inizia la prossima settimana”

Jungkook annuì ad occhi chiusi e, sotto quelle dolci carezze, si addormentò.
 

Esattamente una settimana dopo si ritrovarono entrambi davanti il quadro in cui era dipinto il più grande

“..Non assomiglia a te, cioè non come prima”

Jungkook appoggiò una mano sul fianco del ragazzo e lo strinse a sé mentre appoggiava il mento sulla sua spalla come se avesse paura che potesse scappare, mentre il suo sguardo slittava per tutta la sala. Taehyung a quanto pare se ne accorse perché appoggiò una mano sulla sua e lentamente si girò

“Sono qui Kookie”

Jungkook annuì e continuò a stringerlo a sé

“Ti amo Tae..”

L’argentato lo fissò per qualche minuto, per poi lasciargli un piccolo bacio sulle labbra

“Ti amo anch’io”

E nonostante Jungkook avesse di fronte il quadro che aveva torturato la sua mente per giornate intere, ormai esso era un semplice quadro.

La cosa che più gli interessava, adesso, era proprio tra le sue braccia.
   
 
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