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Autore: LanceTheWolf    17/04/2018    2 recensioni
Fen è una ragazza distratta, un po’ troppo spesso con la testa tra le nuvole, ma con un cuore grande, che vive sola con sua nonna e suo cugino a Ba Sing Se. Studia alla facoltà di archeologia e si strugge d’amore per l’ex-ragazzo che l’ha lasciata, preferendole una ragazza diversissima da lei, sia fisicamente che caratterialmente.
Questa è una storia scritta a due mani (Lance e Mokuren), che si svolge nel mondo di Avatar, ma in un epoca più moderna. Le nazioni sono ancora divise, anche se il clima appare più disteso, non fosse per la guerra civile tra le Tribù dell’Acqua che si protrae da quasi un secolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Animale Guida


Fu un attimo e Fen si ritrovò stretta al petto di Fumio. Il fiato corto, ansimante dopo il timore della caduta. Il mondo era di nuovo fermo e stabile intorno a lei, fermo come la presa di quel corpo forte che la stringeva a sé. Fumio l’aveva già tenuta nel suo abbraccio pochi istanti prima, ma quella non era la stessa previa presa leggera, la stringeva con forza e la cosa aumentò il suo imbarazzo.
Che figure barbine che faceva a volte, e quella era l’ennesima.
-Ci penso io. Rimani qui.- Le disse con una voce che non ammetteva repliche, facendole scorrere un brivido lungo la schiena. Quello che aveva appena parlato non era il fratello protettivo al limite della paranoia, né il “suo” sconosciuto, quello che l’aveva confortata, spronandola a scuotersi della sua apatia; quello era il guardiano del fuoco dell’Avatar. Nonostante il tono solenne Fumio la prese in braccio depositandola sul letto con insospettabile attenzione per precipitarsi poi fuori dalla stanza. Non appena sparì alla sua vista, Fen scattò in piedi diretta a sua volta al piano inferiore.
-Mi spiace, mio affascinante sconosciuto, ma si tratta della mia migliore amica.- Mormorò quasi lui potesse sentirla.
Alla tempesta di sensazioni che Fumio le aveva scatenato dentro ci avrebbe pensato dopo, Min aveva bisogno di lei.


Miyuki stava tranquillamente sonnecchiando sulla sua sedia preferita, quando un urlo la destò improvvisamente. La sua curiosità la spinse ad andare a controllare cosa avesse generato quel suono fastidioso e lo vide: in verità vide un sacco di cose, ma quello che più la interessava era quel roditore dalla pelliccia bianca. Erano anni che non ne vedeva uno e per quanto avesse il pancino pieno, non poteva certo lasciarsi sfuggire l’occasione. Chissà quando le sarebbe capitata di nuovo la possibilità di affondare gli artigli nella carne succulenta di un topo in carne e ossa. Anche un gatto di casa come lei, alle lunghe si stancava dei roditori di corda e pelliccia sintetica.

Min era inorridita. Di scatto prese la scopa accanto alla porta e senza pensarci su due volte l’abbassò violentemente davanti a lei dritta sulla testa di quel mostro dagli occhi rossi. Stinse gli occhi per non vedere cosa accadeva e li riaprì solo quando sentì qualcosa di peloso muoversi accanto alle sue gambe. Urlando ulteriormente, saltellò indietro pestando la coda di Miyuki, mentre la cesta della biancheria sparpagliava il suo contenuto sul pavimento. La gatta lanciò il miagolio più acuto che avesse mai sentito. Il resto delle scope e degli spazzoloni nel piccolo sgabuzzino della lavanderia, crollarono in terra. In tutto quel trambusto, Min colpì inavvertitamente con la scopa la mensola sulla sua testa: flaconi di sapone, contenitori e oggetti vari caddero in terra rotolando, mentre la gatta soffiava infastidita verso i suoi piedi e verso ogni altra cosa che entrasse nel suo raggio visivo. Per un secondo la ragazza ritrovò la calma, quando anche la gatta sembrò quietarsi, il cuore le batteva a vento, forse il peggio era passato. Non fece in tempo a terminare quel pensiero che vide Miyuki fissare dritta davanti al suo muso, ondeggiando il didietro pronta a scattare in avanti. Min seguì inavvertitamente lo sguardo del felino e lo vide di nuovo: quel piccolo mostro emerse illeso dalla biancheria in terra.
La gatta scattò e con lei la scopa tra le mani della ragazza, accompagnate entrambe da un nuovo grido di terrore.

Jin entrò nella stanza in tempo per farsi tagliare la strada dalla gatta, inseguita dalla scopa di Min. La ragazza era evidentemente terrorizzata, ma… cosa c’entrava Miyuki?
La domanda che si porse non fu sufficiente ad evitargli che le setole sintetiche di quella ramazza lo colpissero in piena testa.
Min si bloccò sul colpo guardandolo evidentemente dispiaciuta, aveva le lacrime agli occhi, ma cosa…? Ancora non fece in tempo ad aprire bocca che qualcosa gli passò tra le gambe, inseguito dalla gatta di casa che, vuoi per la ramazzata in testa, vuoi per l’inaspettata situazione lo fece barcollare pericolosamente e un nuovo grido della ragazza accanto a lui fece il resto, facendolo sobbalzare.
Finì in terra mentre Min saltellando si arrampicò su una sedia e solo in quel momento lo vide: un topino bianco, con un nastrino rosso attorno al collo, si arrampicava sulla stessa sedia di Min, inseguito dalla gatta. Miyuki aveva una luce assassina negli occhi che non aveva mai visto prima d’allora e che non avrebbe mai pensato potesse appartenerle data la sua innata pigrizia.
Min con le lacrime agli occhi si dimenò sulla sedia per evitare i due animali. Non ci volle molto prima che questa si ribaltasse lanciando letteralmente in aria la ragazza.
Jin istintivamente richiamò il suo dominio e dallo scarico del lavello, gorgogliando, fuoriuscì l’acqua di cui necessitava. Un tentacolo liquido afferrò la ragazza per tempo, posandola sul divanetto poco distante. Rapidamente si sollevò da terra, ma non ebbe il tempo di rifiatare che vide la gatta inseguire il ratto fin sopra la credenza e di lì, saltare sul lampadario al centro della stanza in preda a l’istinto primordiale della caccia.
Il lampadario ciondolò pericolamene facendo tintinnare i suoi cristalli. Jin, a testa alta, per evitare il peggio, bloccò quel dondolare col suo dominio. Nel farlo però, confuso da tutto quel trambusto, inciampicò sulla stessa sedia che aveva già cercato di mietere una vittima. Cadde in terra mentre il suo dominio si dissolveva spargendo l’acqua per la stanza, ma almeno la ragazza e il lampadario erano salvi.
Ancora il topo e la sua inseguitrice gli sfrecciarono davanti agli occhi fin sul tavolo; Jin provò ad alzarsi tentando di richiamare nel mentre il suo dominio, trovandosi incastrato tra le stecche della sedia. Il tempo di tirarsi seduto che vide quel ratto scattare dritto nella sua direzione.
-No. Noooo.- Pronunciò senza quasi accorgersene mentre quel lampo bianco si gettava su di lui inseguito dagli artigli di Miyuki. -No, no, no, no, no!- Supplicò inutilmente proteggendosi il volto con le braccia, mentre la gatta gli passava addosso infilzandogli gli unghioli nel petto e scattando oltre, per sua fortuna.

Fumio seguì le urla fino alla sala da pranzo in tempo per vedere il dominatore dell’acqua evitare alla fanciulla che aveva gridato una brutta caduta. E, mentre due fulmini bianchi gli sfrecciavano davanti agli occhi quello stesso dominatore stramazzava al suolo tentando di fermare il pericoloso ondeggiare del lampadario e dismettendo così il controllo sull’elemento che investì in pieno il dominatore del fuoco come una doccia d’acqua gelida di… “Fogna?”
L’acqua che lo aveva infradiciato era maleodorante e sporca.
-Mi ero appena lavato, accidenti!.- Si lamentò, non senza ragione, abbassando arreso le spalle.
Ancora quei due fulmini bianchi sfrecciarono in direzione del povero dominatore dell’acqua. La ragazza, inorridita dallo spettacolo, lanciava l’ennesimo urlo, afferrando una scopa da terra e dimenandola a occhi chiusi per colpire “solo gli spiriti sapevano cosa”, prima di lanciarsene all’inseguimento.
Erano quelli i momenti in cui Fumio odiava essere un dominatore del fuoco, non c’era molto che poteva fare con il suo dominio, o forse no?
Era abituato a seguire la traiettoria dei fulmini e almeno in questo la sua abilità gli poteva tornare utile. Scattò verso quelle frecce bianche e la loro inseguitrice e lo vide: no, non il gatto, o meglio, anche il gatto, ma… “Kiki!?” Pensò meravigliato.
Che diamine ci faceva il ratto di suo fratello in quella stanza, inseguito dal gatto di casa, dalla ragazzina con la scopa e… neanche a pensarlo, anche il dominatore dell’acqua, riguadagnata la posizione eretta, scattava a sua volta in quell’assurdo inseguimento richiamando l’acqua liberata per la stanza, ma, ovviamente, non l’odore orribile che gli aveva spalmato addotto.
-Fermatevi è solo un topo!- Gridò lanciandosi anche lui nella corsa dietro il povero roditore, non senza tenere ben salda la vita dei pantaloni onde evitare di perderseli per la stanza. -Cioè, non un semplice topo, è Kiki.- Disse aggiustando il tiro o quanto meno credendo di farlo.

Mai incrociò la giovane padrona di casa sull’uscio della stanza che sapeva essere stata preparata per Ling. Si bloccò per un secondo nel notarla, prima di sentire un nuovo grido provenire dalla sala da pranzo e rigettarsi così nella corsa: ma cosa diamine stava succedendo?
Rumori di passi si intervallavano a quelle urla disperate.
Qualcuno, o più d’uno, sembrava essere stato aggredito, ma da chi? Possibile che i loro nemici li avessero già trovati? Possibile che si fossero fatti tanto audaci da aggredirli in pieno giorno e nella casa di una commerciante qualunque? Ok, qualunque era per dire, ma in quanti potevano sapere che la signora Daiyu era una guerriera Kyoshi?
Entrò nella stanza in tempo per vedere il carosello di gente rincorrersi in tondo e sentire Fumio, che chiudeva la fila, gridare: Kiki.-
-Kiki?- Ripeté interrogativa, cercando di fare mente locale su quanto le accadeva davanti, proprio mentre quel batuffolo bianco del loro piccolo amico, vedendola, le correva tra le braccia in cerca di protezione. E dopo fu un attimo: si ritrovò sommersa da un mare di persone che le si scapicollarono addosso, una dietro l’altra, gatto compreso.
Il topino di Eiji era al sicuro stretto al suo seno e lontano dagli artigli del gatto che, offeso dalla ramazzata che gli arrivò sulla pelliccia, dissimulò sfrecciando fuori nel cortile attraverso la vetrata aperta. Lo stesso però non valse per Min (questo era il nome della ragazza disperata, lo ricordava bene, e dopo quell’esperienza non lo avrebbe certo dimenticato facilmente) che perso l’equilibrio, dopo quel colpo di scopa, le crollò praticamente addosso mandandola in terra.
-Attenziooneee!- Gridò alle spalle della ragazza, non riuscendo a frenare per tempo la sua corsa e finendo con l’unirsi a quell’insolito duetto sul pavimento, l’enorme dominatore dell’acqua e… l’acqua del dominatore, appunto.
Mai non fece in tempo a riprendersi dall’impatto e dal bagno improvvisato che si trovò a dover fare i conti con il famoso detto: “Non c’è due senza tre.” Fumio rallentò per tempo, ma l’acqua che ricoprì improvvisamente le maioliche sotto i suoi piedi, annullò l’attrito necessario per evitare di cadere su quel groviglio di corpi come ciliegina sulla torta.
Mai, schiacciata da quella valanga umana, malgrado il senso di oppressione, non riuscì a non trovare il tutto ironico dopo la preoccupazione iniziale; cominciò a ridacchiare sommessamente pressata dai tre ragazzi, che, contagiati dalla sua ilarità, non poterono evitare di fare lo stesso, ora che finalmente tutto quel tafferuglio sembrava finalmente essersi esaurito.

Fumio fu il primo ad alzarsi, nuovamente zuppo, e ancora ridendo allungò la mano verso l’altro ragazzo. Questi la prese, con la stessa ilarità nell’atteggiamento e scuotendo sconsolato il capo.
-Si può sapere cos’è succeso?- Chiese Jin tra il rassegnato e il divertito, chinandosi a sollevare di peso la brunetta dal corpo di Mai per piazzarla seduta sul tavolo, mentre lui porgendo una mano alla dominatrice dell’Aria (sorreggendosi allo stipite della porta onde evitare di fare la seconda scivolata) l’aiutava a sollevarsi dal suolo. Mai teneva Kiki stretto al petto con la mano libera.
-Vorrei saperlo.- Rispose lui. -Per quanto ne so, vi ho visto correre come ossessi dietro al topo di mio fratello.-
-Quel… mostro è dell’Avatar?- Chiese la vocina lacrimosa della ragazza seduta sul tavolo.
-Mostro? Ma chi, Kiki?- Giunse la voce di Mai ancora più divertita. -Ma se è l’esserino più adorabile del mondo.-


Fen non sapeva se ridere o piangere. Piangere perché, accorrendo verso il trambusto accodandosi alla maestra dell’aria, s’era beccata quella lavata d’acqua dall’olezzo nauseabondo e poteva vedere che l’ambiente intorno era da ripulire e riassettare completamente, questo prima che la nonna tornasse dalla pasticcieria… e la sua nonnina avrebbe abbassato la saracinesca tra un’oretta scarsa. Ridere perché osservare quella pila umana che si era creata ai propri piedi era quanto di più ilare le era mai capitato di vedere.
Santi spiriti, seppure fosse stata in dubbio l’esplosione di ilarità generale la travolse costringendola ad appoggiarsi al vicino stipite per non crollare a terra senza fiato. Fumio fu il primo ad alzarsi ancora ridacchiando subito seguito da Jin che pensò bene di sollevare Min come un fuscelletto mettendola seduta sul tavolo mentre il dominatore del fuoco aiutava Mai a rimettersi in piedi.
-Si può sapere cos’è successo?-
–Per quanto ne so, vi ho visto correre come ossessi dietro al topo di mio fratello.-
Le voci dei due ragazzi si udirono divertite subito seguite dalla voce incredula ed ancora sconvolta di Min: -Quel… mostro è dell’Avatar?-
La domanda fu seguita dallo sfarfallare delle lunghe ciglia di Mai che perplessa anche se ancora terribilmente divertita appurò: -Mostro? Ma chi Kiki? Ma se è l’esserino più adorabile del mondo.-
“Ed è veramente adorabile, oltre che terrorizzato, povero piccolino.” Si trovò a pensare Fen osservando il tremare del topolino bianco e come si reggesse spaventato con le zampine alla mano di Mai che lo teneva ben stretto al seno. “Ma che macello che ha provocato.” Ricacciando indietro le risa Fen scosse il capo e si decise a prendere in mano il controllo della situazione: -Va bene ragazzi, abbiamo meno di un’ora per rendere di nuovo presentabile e pulita casa, noi stessi e Miyuki. Fumio, Mai, voi due ed il piccolo Kiki andate a rifarvi la doccia mentre noi tre rassettiamo, poi sarà il nostro turno di farla. Oltretutto devo disinfettare e medicare le ferite di guerra di Jin.- Finì indicando il petto del cugino la cui maglietta bianca si era tinta di rosso intorno ai buchi provocati dalle artigliate del passaggio felino sul suo corpo.
La ragazza scosse il capo fissando in viso il suo colossale cugino. -Non guarderò mai più Miyuki con gli stessi occhi dopo questa scena.- Disse con tono a metà tra il divertito e l’esasperato.


Al dire di Fen i ragazzi annuirono.
Jin diede uno sguardo alla sua maglietta scostandosela da dosso, la cugina aveva ragione, la loro micia lo aveva artigliato ben bene, e dire che normalmente era una pigrona adorabile.
-A chi lo dici, cugina!- Esordì con aria affranta, per sottolineare le parole della ragazza, guardando il disastro che avevano creato intorno a loro. -Facciamo così, Rompiscatole.- Riprese lui. –Tu pensi a Miyuki, la sciagurata della tua amica mi dà una mano a riordinare e poi, mentre andate a farvi una doccia, io vedo di ripulire con il mio dominio il disastro che ho causato e me stesso.-
-Niente acqua sporca, voglio sperare.- Fece notare il dominatore del fuoco.
Jin annuì un po’ piccato da quell’uscita. -Era quello che avevo a disposizione, potevo forzare i condotti stimolando la pressione dell’acqua, ne avrei avuta di pulita, ma non avrei fatto in tempo a evitare la caduta di Min e dopo sarebbe servito un dominatore del metallo per aggiustare il tutto.-
-Non riscaldarti tanto, era una battuta, non stavo accusandoti di nulla.- Intervenne Fumio alzando le mani in segno di resa.
-Ahhh, lo so, ma…- Riprese scansando di nuovo la maglietta bagnata dalla sua pelle. –…Speravo di riposarmi, un po’, maledizione! So che non è colpa di nessuno, gli animali sono imprevedibili d’altronde. Scusatemi e andate per favore, o rischiamo di non fare in tempo: mia nonna è un vero tormento quando ci si mette, credetemi.- Accennò un sorriso stentato, era esausto, ma se le ragazze si fossero sbrigate, avrebbe fatto quanto meno in tempo per… riprendere a cucinare.
Senza volere a quell’ultima costatazione lasciò andare le spalle verso il pavimento, con fare rassegnato.
Il ragazzo del fuoco e la Maestra dell’Aria annuirono alle sue parole e, topo in mano, si avviarono.
Jin, voltandosi per decidere da dove cominciare, notò Min scendere silenziosa dal tavolo con in viso un’espressione amareggiatissima per poi cominciare, silenziosamente, a riordinare quanto quei fulmini bianchi avevano sparso per il pavimento.
“Grazie al cielo nulla di rotto!” Pensò dando finalmente uno sguardo più accurato tutt’intorno.
Si dispiacque per l’amica di Fen vedendola tanto abbattuta e posandole una mano su una spalla le disse: -Hei, non è colpa di nessuno, ok?-
Lei si limitò ad annuirgli, sfuggendo alla sua presa per raccogliere da terra una delle sedie ribaltate e un paio di cuscini del divano. Si sentì assurdamente ancora più dispiaciuto.
Il petto, dove la micia di casa l’aveva artigliato, bruciava neanche avesse il fuoco sotto la pelle. Ancora si sventolò con quello straccio bagnato che era diventata la sua maglietta… “preferita”. Ancora sospirò cercando Fen con lo sguardo. -Tranquilla, Seccatrice.- Le disse, ricercando un tono il più possibile affettuoso, onde evitare di ottenere da lei lo stesso risultato avuto con Min. -Sono un dominatore dell’acqua, a rattopparmi da solo due graffietti ancora ci riesco.- Le strizzò un occhio cercando di rassicurarla il più possibile.
-Al lavoro!- Esordì poi, rimboccandosi le maniche e cominciando a recuperare detersivi e quant’altro.

Ling ricordava quanto la Zietta tenesse che ci si presentasse ordinati a tavola, quindi arrivò in salone, bello come il sole, nei suoi abiti migliori; pulito, profumato, sbarbato e con i capelli tirati in una corta coda, seppure la sua frangia sembrava non volerne sapere di mostrare un aspetto meno ribelle del solito. Avanzò curioso, mani nelle maniche, verso quel disastro. Se l’era presa comoda, d’altro canto non c’erano pericoli reali in quella casa: era solo Kiki che, probabilmente, quando la Rossa aveva raccattato i loro panni sporchi per dargli una lavata, se la dormiva beatamente nelle maniche di Eiji, il quale, non pensando a eventuali conseguenze, aveva trovato inutile disturbare l’amichetto, che in fine si era risvegliato nella cesta dei panni sporchi, ritrovandosi a puzzare come un calzino sudato.
Guardò i suoi due amici fissarlo malamente superandolo. Mai lo azzittì prima che potesse dire una sola parola, soffiando con vigore contro il dito che si era portata davanti alle labbra.
-Permalosi!- Si lasciò comunque sfuggire a mezza bocca.
Fumio gli lanciò uno sguardo peggiore di quello dedicatogli vedendolo, cosa che in effetti non avrebbe mai creduto possibile, non fosse che, a quanto pareva, con quel dominatore del fuoco non esisteva un limite nella sacra arte dell’“imbruttitudine”.
“Oh beh!” Pensò facendo spallucce e accostandosi all’entrata della stanza.
Scorse con lo sguardo per tutto l’ambiente. -Certo che ne avete di lavoro da fare!- Esordì ad alta voce, come se volesse rendere partecipi della cosa anche i ragazzi che si stavano allontanando.
-Buona fortuna!- Disse in fine, stabilendo che la migliore cosa da farsi, per il suo bene, fosse quella di andarsene.
Un uscita infelice forse, ma si sa, a chi piaceva pulire?
Beh, certo non a lui e, comunque, era stato tanto gentile da evitare, a chi rimaneva a sistemare, la sua famosa uscita di scena fischiettante, che i compagni di viaggio “amavano tantissimo” ogni qualvolta che se la defilava da impegni che, sì, avrebbe potuto svolgere, ma che, oggettivamente, non gli competevano.
Decise di andare a passare il poco tempo che rimaneva prima del pranzo, a prendere un po’ di aria in veranda, tanto per togliersi dalle scatole e permettere ai più, suoi amici compresi, di lamentarsi liberamente del suo pessimo comportamento.
Se la sorrise divertito, socchiudendo gli occhi e accomodandosi a dovere su una delle panchine di legno della veranda. Senza lui che gli dava modo di sfogarsi di tanto in tanto, criticandolo, quanto sarebbe stata monotona la loro vita?
Ahhh, una parte di lui era realmente convinta di star facendo l’interesse della causa, ma un’altra parte era certa che si trattava di pura, semplice, genuina, autentica, "pigrizia".
“È un bel posto questo.” Pensò sentendosi riscaldato dai pochi raggi del sole che sfuggivano al pergolato, mentre se ne stava con la schiena abbandonata contro la parete… “Non fosse per questi passetti rumorosi.”
Sbuffò, tornando ad aprire gli occhi e a porgersi in avanti, gomiti sulle ginocchia, a guardare la fonte del disturbo: la Rossa stava rincorrendo quel che rimaneva di un gatto, gli parve, ma… sì, fuor di dubbio, quel ‘coso’ rachitico e inzuppato, aveva proprio l’aria di essere stato un gatto non troppo tempo prima, un gatto che ne aveva passata qualcuna di troppo.
Accennò un ghignetto divertito. La scena era esilarante: davvero Fen voleva prendere quelle quattro zampette motrici semplicemente correndogli dietro?
Ok, forse pensava davvero che, comportarsi da egoista, potesse distrarre quei tre musoni dei suoi amici dai loro drammi interiori, permettendo loro di accantonarli per un po’ facendo fronte unito contro di lui, ma… meglio che non si sapesse in giro.
Scosse la testa rassegnato e divertito al tempo stesso.
Quella ragazza era una dominatrice, ne era certo: un paio di volte l’aveva sentita accennare ai passi base dell’Hung Gar, per poi demordere nel probabile timore di far male alla bestiola. Presumibilmente non era sufficientemente sicura delle sue capacità, ma, grazie agli spiriti, per lui, non era così.
Posò le mani sulle ginocchia, assumendo una posizione più composta nel rimanere seduto.
Scrocchiò il collo, poi, portando le mani a incrociarsi dietro la nuca e richiudendo le palpebre, tornò, con un gesto fluido, a poggiarsi contro la parete di quella veranda, accavallando una gamba sull’altra.
La mente scorse inevitabilmente a quei passi e a quelle zampe veloci che ritmicamente colpivano il terreno e fu un attimo: erpicò il percorso del micio, in modo che fosse più semplice da raggiungere, rallentandolo; fece scivolare, al contempo, il terreno sotto i piedi della giovane, così da farle percorrere più spazio in meno tempo possibile. Il tutto quasi impercettibilmente, senza che quella ragazza, concentrata solo sullo straccio bagnato con la coda davanti a sé, se ne accorgesse. Appena questa afferrò il pelosetto, Ling, dismise il suo dominio, riportando tutto allo stato originario.
Il sorrisone che la Rossa allargò, soddisfatta dalla sua abilità di cacciatrice, fu più che sufficiente al ragazzone per sentire di aver fatto una cosa buona; ma, come nel suo stile, meglio non esagerare ed evitare di dare troppo nell’occhio: lui era un pigro, goloso ed egoista, meglio per tutti che rimanesse tale, o avrebbe dovuto spiegare ai suoi amici che si era unito alla causa per fare del bene e non solo perché era un modo come un altro per ammazzare il tempo.
Quando i passi della Rossa la riportarono in casa, Ling schiuse un occhio (l’altro era disturbato dal sole), per sbirciare il cielo limpido attraverso una fenditura della veranda.
Allargò maggiormente il suo sorriso, mentre il frinire delle cicale rendeva quel posto l’ideale per farci un pisolino; peccato che non fosse nelle sue corde non porre attenzione a ogni movimento nella, e intorno, casa.
Era un menefreghista?
Forse. A volte, sicuramente. Lo era stato in passato, soprattutto verso quelli che aveva ritenuto inutili o inefficienti, che questo fosse stato un dato vero o soggettivo. Ma era uno dei guardiani dell’Avatar e non si sarebbe mai perdonato se, per una sua disattenzione, fosse successo qualcosa al suo signore. Mai.

“Alla fine è andato tutto bene.” Pensava Min, accompagnando l’amica in camera. La nonna di Fen non si era accorta di nulla e il pranzo era stato incredibile, peccato che, da quando avevano recuperato quel topino, si sentiva terribilmente amareggiata: aveva come un peso sul petto che non voleva abbandonarla e a buona ragione, avvertiva.
Sospirò mentre l’amica le raccontava chissà cosa.
-Eh?- Domandò, sperando che Fen le ripetesse quanto si era persa, desiderando che, come gli altri, non notasse il filo spinato che le stringeva il cuore.

 


Martedì 17 Aprile 2018

U_U Anche questa volta in ritardo! Mi dispiace tantissimo, purtroppo ultimamente gli impegni sono molti e non riesco a stare dietro a tutto come vorrei, ma non demordo! Spero comunque che anche voi non demordiate e che continuiate a leggere le folli vicende di questi poveri personaggi di carta.
Un abbraccio e alla prossima!

Lance
   
 
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