Neanche
per sogno
La prima volta che
vidi Nate River, fu in un luogo in cui non mi sarei mai aspettato di incontrare
una persona come lui, in una giornata fredda e stanca, sicuramente non l’ideale
per fare nuovi, scottanti incontri e in un’età nella
quale non potevo ancora permettermi di fare certe cazzate.
Ma non mi sentivo affatto un diciannovenne. Insomma, abitavo da
solo e lavoravo per conto mio… Io stesso credevo di aver già passato i venti.
Nonostante mi
sentissi un adulto, però, ero troppo impulsivo e poco responsabile e non è che mi dispiacesse più di tanto; tutto ciò che
contava, nel Mondo di Mello, era soddisfare i propri
bisogni sapendo cogliere la palla al balzo e non annoiarsi mai. In fin dei
conti ero un’adolescente e gli adolescenti non stanno
tutto il giorno a casa a girarsi i pollici o a guardarsi Sakura Tv o a
trangugiarsi cioccolata (anche se sarebbe stata allettante come idea).
Devono uscire, ne
va della loro stessa esistenza.
Anche quella sera
avevo voglia di divertirmi: ero intenzionato ad andare un paio d’ore nella
discoteca distante qualche isolato da casa mia. Ci andavo sempre quando non
avevo niente da fare. Poi il buttafuori era un mio amico, mi faceva pagare la
metà. Cosa parecchio buona per uno come me, che ama
spassarsela, ma col lavoro di postino che fa riesce a guadagnare ben poco.
-Vada per la discoteca.- decisi
prendendo dal tavolo casco e chiavi di casa.
Appena misi il
piede fuori dalla porta, sul cellulare mi arrivò un messaggio che mi fece
sbuffare rumorosamente.
“Tesoro,
mi avevi detto che stasera ci saremmo ‘visti’ da te…Sto arrivando.”
Sempre con quel
diavolo di ‘visti’ tra virgolette! Sapevo che voleva scopare. Dopodiché mi
avrebbe fatto l’ennesima dichiarazione d’amore e dato appuntamento alla sera dopo…e chi la sopportava? Sapevo a malapena come
si chiamava e si permetteva di trattarmi con tutta quella confidenza?
A dirla tutta, a
letto faceva pure schifo.
Le scrissi una
risposta corta e concisa:
“Sono
fuori.”
Detestavo perder
tempo in scemenze quali la mia nuova ragazza. Com’è che si chiamava? Chiara?
Bah, me ne ero anche beccata una italiana. Il peggio
del peggio. Mi rispose dopo qualche secondo:
“Vorrà
dire che aspetterò sotto casa tua.”
Feci una risata
trattenuta e mi venne la tentazione di stare fuori tutta la notte. Sì, magari
avrei fatto così. Le scrissi “Come vuoi.”,
poi uscii finalmente nella frescura di quella sera e presi la mia fidata moto,
per poi ingranare la quarta e sfrecciare in direzione della discoteca.
Quando arrivai non avevo un’idea precisa di cosa fare. Ero anche
solo. Di solito mi portavo dietro tre o quattro amici ed era sicuramente più
divertente.
Vidi il buttafuori
che conoscevo e mi avvicinai dandogli una pacca sulla spalla.
-Mello.- fece un finto inchino e mi lasciò
subito passare.
La musica
assordante mi accolse e lo stesso fecero le luci, che mi permettevano di vedere
ben poco di ciò che mi accadeva intorno.
Non sapendo che
fare, andai spedito verso il bancone del bar.
-‘Sera,
Mihael.-
mi salutò il barista. –Il solito Cuba
Libre?-
-Naa. Oggi fammi qualcosa di meno serio,
che sono solo, e dopo toccherà a me guidare…- dissi.
-Cos’è, non reggi
l’alcol?- mi chiese una
voce al mio fianco. Mi voltai scocciato, per poi scoprire che sullo sgabello
accanto al mio si era piazzata una bella biondona
occhi verdi, con almeno la quinta di seno. La guardai in faccia e capii che
quella lì non voleva farsi una semplice chiacchierata con me.
-Non molto.- le
mentii, per non sembrare spavaldo.
-Mi dispiace…Avremmo potuto bere qualcosa
insieme…o magari avrei potuto farti io un drink…sai, sono molto brava con lo
shaker.-
Quella era una
provocazione bella e buona!
Bella troia!
Ma decisi di stare
al gioco; almeno mi ero trovato qualcosa di interessante
da fare.
-Come ti chiami, dolcezza?- le chiesi
guardandole di proposito il decolleté.
-Sono Monique, ho 22 anni.- “e hai voglia di sesso” pensai subito
concludendo la sua frase. –E tu?-
-Io sono Mihael,
per gli amici Mello. Anch’io ho 22
anni.-
Quanto mi gasava dire le bugie. –Mi
dicevi che sei brava con lo shacker?- chiesi
malizioso.
-Assolutamente. Parliamone di là, ti va?-
propose alzando il suo bel sederone e dirigendosi ai
divanetti.
-Con permesso…- dissi rivolto al
barista.
-Fai con comodo.-
asserì lui sorridendo e riprendendosi il bicchiere di Bacardi che non avevo
fatto in tempo a bere.
Monique si era già seduta con le gambe
accavallate sul divanetto più buio. Senza farmi vedere mi sfregai le mani e
sorrisi nell’ombra, pronto a shakerare con la bionda.
Nemmeno feci in
tempo a sedermi, che lei mi avviluppò con le sue braccia lunghe e iniziò a
navigare con la lingua nella mia bocca, tastando con le mani tutto ciò che solo
una grande puttana avrebbe potuto tastare dopo solo due minuti.
Eppure quella donna
più grande di me mi dava solo un senso di profondo disgusto: era così giovane e
andava in giro a donare anima e corpo a sconosciuti di cui conosceva a malapena
il nome. Mi venne in mente Chiara e di come anche io
sapessi solo il suo nome…Naa, io non ero così
puttaniere…O almeno cercavo di non pensare al fatto che lo fossi davvero.
Mentre la baciavo
con poca voglia, guardavo la pista da ballo, ma quella notte c’era poca gente
che si scatenava. Poi gettai uno sguardo sul divanetto di fianco al nostro; la
posizione di un faro bianco mi permetteva di intravedere qualcosa: c’era
un’altra coppia che limonava alla grande.
O almeno, così mi
era parso all’inizio.
Lei era una tipa a
posto, forse un po’ piccola, ma decisamente
guardabile, con i suoi capelli lisci come spaghetti e il profilo del viso
delicato.
Ma mai quanto quello del ragazzo che le
dava baci non molto convinti.
Quando lo vidi, ne
rimasi talmente colpito, che mi staccai più volte da Monique
per poterlo osservare meglio: aveva dei capelli mossi e scomposti sulla fronte,
di un colore tanto chiaro da sembrare quello della luna, un viso dai tratti
delicati e gentili e quando lo vidi guardare nella mia direzione, notai due grandi occhi neri come la notte.
Un attimo.
Stava guardando ME ?
Rivolsi nuovamente
l’attenzione a Margot…Monique…o come diavolo si
chiamava, ma non ci volle molto perché voltassi ancora lo sguardo.
Guardai con occhi
increduli il ragazzo alla mia sinistra, incantandomi ogni volta su un suo nuovo
particolare e…mio Dio, quel tizio era il ritratto della bellezza! Non mi ero
mai sentito così bisessuale come quella volta.
Mi concentravo
sulle sue labbra, sul loro movimento lento e morbido, sull’attimo in cui
incontravano quelle della ragazza, sull’istante che utilizzava per prendere
fiato.
Osservavo ogni
minimo accenno di movimento, raddolcivo lo sguardo quando lo raddolciva
lui, ansimavo quando ansimava lui, e quegli ansimi sembravano così rari e
preziosi che avrei voluto essere al posto della ragazza, così che sarei stato
io a provocarli.
Sembrava che avessi
bevuto, eppure non avevo toccato un goccio.
La mia mente era
annebbiata, la testa mi girava e avevo le allucinazioni.
Guardavo il viso di
Monique e al suo posto vedevo quello del ragazzo lì
accanto. E allora la baciavo con più foga, immaginando che fosse lui e, dopo un
lungo tempo senza la possibilità di respirare, lei commentò quel bacio con un
“wow!”
Avevo avuto più
volte la tentazione di alzarmi, fare piazza pulita
delle ragazze, e portarmi il ragazzo a casa.
Anzi, nemmeno!
L’avrei baciato lì
davanti a tutti, l’avrei
sbattuto sul divanetto e poi…e poi…
Mentre pensavo,
sentii la mia erezione farsi più consistente e la bionda
sorrise.
“Non mi eccito per
te, troia.” Pensai guardandola male.
Poi tornai a
fissare quel tipo che, pur essendo molto vicino, sembrava così irraggiungibile…
Oh sì, era così vicino…Avrei
potuto toccarlo allungando solo una mano. Così vicino.
“Come sei bello, Near.” Pensai inconsapevolmente. Avevo appena deciso di
chiamarlo in quel modo solo per il fatto che era così
vicino, ma anche così lontano.
Subito dopo che gli
affibbiai quel nome, notai che i due piccioncini si erano divisi da poco.
-Vado a prendere qualcosa da bere!-
aveva urlato la ragazza, sovrastando a fatica la musica.
-Va bene. Io vado in bagno.- rispose
lui. Aveva anche una voce così melodiosa.
Ehi, un momento.
Andava al bagno?
Prima che si alzasse vidi chiaramente che mi lanciò un’occhiata veloce.
Voleva che lo
seguissi o che altro?
Mi staccai
immediatamente da Monique, che si mise a protestare.
-Mello! Dove stai andando?-
-Per te sono Mihael.-
le risposi acido. Lei mi trattenne con tutte le sue forze.
-E va bene, ma ora siediti!-
Mi alterai, perché
rischiavo di perdere di vista Near, se continuavo a
discutere con quella.
-Levati di mezzo, troia!- delicato come
sempre. Me la scrollai di dosso e seguii il ragazzino attraverso la miriade di
luci colorate. Con mia grande sorpresa, mi sentii afferrare la mano: era Near che mi guidava in mezzo alla folla. Aveva una pelle
incredibilmente vellutata.
Finalmente
arrivammo ai servizi e subito mi venne un groppo in gola al pensiero che
probabilmente saremmo stati da soli lì dentro. Accantonai l’imbarazzo iniziale,
entrai nel bagno e le pareti bianchissime mi accecarono per un istante.
Tentai di aprire
gli occhi e, quando ci riuscii, vidi Near che si lavava le mani nel lavandino.
Era vestito
interamente di bianco, mimetizzandosi con le piastrelle del muro. Diamine, mi
sembrava un angelo venuto ad acquietare i miei sogni più reconditi.
-Perché mi hai trascinato qui dentro?-
la domanda mi sorse spontanea. –Forse mi
hai scambiato per qualcun…-
-No. Eri tu che mi fissavi in
continuazione sul divano.-
disse lui, creando subito un senso di disagio in me.
Allora se n’era
accorto.
-Hai ragione. Ero io.-
ammisi, pur sforzandomi.
-Perché lo facevi?-
-Beh…- non sapevo che rispondere.
-Mi dà fastidio.-
A
quell’affermazione mi sentii come un animale ferito. Possibile che quel
ragazzino mi provocasse quell’effetto? Poi continuò a parlare e già tirai un sospiro di sollievo.
-Mi dà fastidio che mi guardino
mentre bacio qualcuno. Chloe mi ha accennato un paio
di volte che non sono un gran baciatore, quindi ho il timore che qualcuno possa
accorgersene……M-Ma che fai?-
Mentre parlava mi ero avvicinato a lui, quasi inconsciamente: era
ancora più attraente visto da vicino.
-Mica posso sapere
se baci bene o male solo guardandoti.- feci ancora qualche passo in avanti e
lo spinsi lentamente contro il lavandino, chiudendogli ogni via di fuga.
Senza perder tempo,
mi fiondai sulle sue labbra, togliendogli la possibilità di ribattere.
Near mi mise le mani sulle spalle per
potermi scostare, ma la presa divenne quasi subito debole e si trasformò in una
lenta carezza che attraversò il collo per poi salire ai capelli, uno dei miei
punti più sensibili.
Rabbrividii.
Lo sentii aprire la
bocca al mio primo tentativo di approfondire il bacio e sembrò goderselo, da
come chiudeva le gli occhi e arrossiva appena.
Non ci potevo
credere: stavo davvero assaggiando il sapore di quelle labbra che non avrei
intravisto neanche per sogno!
Ci demmo un lungo
bacio ricco di desiderio e, quando fui soddisfatto, lo lasciai andare e lo
guardai negli occhi languidi.
-La tua ragazza dice un mucchio di
stronzate.- gli sussurrai in
un orecchio. Dio, quanto avrei voluto saltargli addosso in quel momento.
Ma non mi sembrava proprio il caso.
-Come ti chiami?- gli chiesi in un
soffio.
-Nate. Tu?-
Ah, musica per le
mie orecchie.
-Mihael.
Ma tu chiamami semplicemente Mello.-
-Va bene, Mello.- pronunciato dalla sua
bocca aveva un retrogusto dolce come il miele.
Eravamo ancora
immobili a contemplarci, quando qualcuno bussò insistentemente alla porta.
-Mello, sei là dentro?- era Monique.
Oh, che strazio.
*
Grazie in anticipo per le recensioni
(se ce ne saranno).
Volevo renderla one-shot,
ma alla fine ho deciso di spezzarla in due parti.
Spero che piaccia ^^.
Mirokia