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Autore: AlessiaDettaAlex    17/04/2018    2 recensioni
[LLS | Lieve KanaMari e Kanan!centric | pre-serie | aaaaaaangst]
Durante il suo primo anno all'Uranohoshi, Kanan decide di fare dei sacrifici per quello che lei crede sia il bene di Mari.
"«Ho paura di vederla infelice»
Dia la guardò uscire dal negozio e appoggiarsi stancamente sulla balaustra in legno.
«Ho paura di vederla spegnersi perché non ha afferrato le opportunità che la vita le ha concesso. Io voglio continuare a vederla brillare, Dia»"
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Dia Kurosawa, Kanan Matsuura, Mari Ohara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per il suo bene
 

«Kanan-san! Sei proprio sicura di volerlo fare?»
«Dia, te l’ho già detto...»
Dia le lanciò uno sguardo disperato. Kanan le voltò le spalle e riprese a sistemare le bombole d’ossigeno nel negozio di suo nonno. Non si era nemmeno degnata di guardarla, probabilmente stufa di affrontare di nuovo la stessa discussione.
«Devi ripensarci. Sono sicura che Mari-san non vorrebbe andarsene, soprattutto dopo aver fallito il live»
«Lo so già» sbuffò Kanan posando a terra l’ultima bombola, «ma è per il meglio. Lei non se ne rende conto, ma ha delle responsabilità. Preferire l’essere una school idol è una cosa veramente stupida»
Dia inarcò un sopracciglio.
«Non la pensavi proprio così quando l’hai tecnicamente obbligata a formare le Aqours con noi»
Kanan si voltò finalmente per la prima volta verso l’amica d’infanzia, irritata dall’affermazione.
«Guarda che neanche a me piace che se ne vada, lo sai»
«E allora perché vuoi spingerla a farlo?»
«Perché fa male! Mi fa male sapere che sta rinunciando a opportunità irripetibili per causa nostra! Ho paura che un giorno lo rimpiangerà e non potrà più tornare indietro per recuperare il tempo perduto»
Fece una pausa e lasciò andare un lungo sospiro. «Ho paura di vederla infelice»
Dia la guardò uscire dal negozio e appoggiarsi stancamente sulla balaustra in legno.
«Ho paura di vederla spegnersi perché non ha afferrato le opportunità che la vita le ha concesso. Io voglio continuare a vederla brillare, Dia»
«Paura di vederla spegnersi, eh?» fece l’amica avvicinandosi lei e poggiandole una mano sulla spalla. «Ma se è così perché non glielo dici e basta? A che serve fingere che non ti interessino più le Aqours?»
Kanan sorrise tra sé, mentre teneva gli occhi fissi sul lieve tremolio della superficie del mare.
«Perché è testarda come un mulo e non capirebbe... non ha idea di quanto possa essere importante per una come lei studiare all’estero»
«Di testarde io ne vedo due, a dirla tutta» rise Dia in risposta. «Ma mi arrendo. Forse hai ragione tu e tutto questo è realmente per il suo bene. Appoggerò la tua farsa»
Kanan si illuminò e si lanciò su Dia con un calore che poche volte le aveva visto avere.
«Grazie, grazie, grazie!»
L’amica si finse disinteressata, ma in realtà non aveva mai avuto nulla da ridire sugli abbracci di Kanan, che accettava sempre con un certo slancio gioioso.
«Invidio il coraggio che hai di sacrificare tutto per lei»
Kanan sciolse l’abbraccio e le sorrise sarcastica.
«Non è coraggio, Dia. Come ti ho già detto, è paura»
Tornò a posare lo sguardo sulle scintille di luce riflessa tra le onde, con aria assorta, come se in quel gioco di luci vedesse brillare gli occhi stessi di Mari.
«O forse è amore» sussurrò Dia senza malizia, col tono pacato di chi si è appena reso conto di qualcosa di fondamentale.
Ma Kanan rispose con un’alzata di spalle e un’occhiata fintamente disinteressata; poi si voltò e tornò dentro il negozio infilando le mani in tasca.
«E chi lo sa».
 
--
 
Le mani di Mari afferrarono e strinsero quelle di Kanan e Dia.
Nessuna delle tre sapeva cosa dire, il silenzio tra loro era quasi asfissiante.
«Signorina Mari, dobbiamo partire, suo padre la sta aspettando in aeroporto»
«Dammi un minuto»
Voleva suonare come un ordine ma la voce le tremò in gola; allora chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, ma quando fece per parlare, Kanan la anticipò.
«Fai buon viaggio» disse tenendo gli occhi bassi.
Mari si morse il labbro inferiore, cercando di impedirsi di piangere.
«E mandaci qualche lettera dall’America» aggiunse Dia.
«Sarà fatto» rispose Mari abbracciandola, «E quando tornerò, sarò più shiny di prima!»
Le faceva quasi male lo sforzo che doveva fare per sorridere come suo solito. Eppure, col viso nascosto nell’uniforme di Dia, non c’era realmente bisogno di sforzarsi: nessuno a parte le sue migliori amiche l’avrebbe vista sul punto di crollare. Strinse forte il corpo di Dia.
Quando si separarono, venne il turno di Kanan; Mari non aspettò nessun cenno per gettarsi su di lei e chiuderla in un abbraccio che avrebbe voluto sostituire tanti discorsi. Troppe erano le cose che non riusciva a dirle e che avrebbe voluto trasmettere con quel contatto: si rammaricò di non riuscire a farlo.
Mi dispiace che tu non sia riuscita a cantare.
Non buttare via tutto per un solo fallimento.
Non voglio lasciarti così.
Ti prego, torna la Kanan che conoscevo.
Kanan nascose gli occhi tra la spalla e il collo di Mari, liberando un sospiro. Dia le guardò indugiare qualche secondo in più l’una tra le braccia dell’altra, e non riuscì più a trattenere le lacrime. E dire che si era ripromessa di non piangere, di essere quella su cui le altre due avrebbero potuto sempre contare. Ma di fronte alle sue amiche più care finiva sempre per essere tutto l’opposto di quel che si immaginava.
Kanan lasciò per prima la presa.
«Abbi cura di te»
«Lo farò. Lo faccio sempre» sorrise Mari.
Alla fine nessuna delle due pianse. Ma gli occhi di Mari brillavano e Kanan si chiese se fosse perché erano velati di lacrime che faticavano a scendere. O se semplicemente erano i suoi occhi splendenti di sempre, quelli che aveva imparato ad amare.
Quando l’erede degli Ohara salì sull’elicottero, Kanan prese per mano Dia e condusse poco lontano sulla collina. Di lì, quando sulle loro teste volò il veicolo su cui Mari si trovava, Kanan la salutò un’ultima volta con la torcia con cui da bambina la chiamava per giocare. Dia si voltò verso di lei: era uno dei tanti modi strani e non convenzionali che le due avevano per comunicare, visto che a parole non erano mai state capaci di esprimere i propri sentimenti.
Smisero di guardare il cielo solo quando non riuscirono più a distinguere l’elicottero.
«Se n’è andata» mormorò Dia.
«Lo so»
Dia seguì con lo sguardo l’altra ragazza, che ripose nella borsa la torcia e si avviò verso casa senza aggiungere altro. I suoi occhi erano asciutti.
«Kanan-san, non è sbagliato piangere, se vuoi farlo» suggerì passandosi un fazzoletto di stoffa sulle guance ancora umide.
«È per il meglio»
Dia aggrottò le sopracciglia, irritata.
«Non fai altro che ripetere “è per il meglio!”, “è giusto così!”, “è per il suo bene!”, ma la verità è che ti mancherà, no? Dovresti essere un po’ più onesta con te stessa!»
Kanan allora smise di colpo di camminare, la testa reclinata verso il basso e le braccia abbandonate senza forza ai lati del corpo.
«Kanan-san...?»
Ma lei non rispose e, tremando impercettibilmente, si portò le mani al viso. Dia poté giurare che fosse la prima volta in assoluto che la sentiva singhiozzare.
«Dia...»
Lei le si fece accanto e le circondò le spalle con un braccio.
«Dia... perché... perché è così difficile... lasciarla andare?!».

--

Kanan rilesse più e più volte il messaggio che le aveva inviato Dia.
Non poteva essere vero.
Era passato solo un anno scolastico, eppure Mari tornava. Perché tornare? Che senso aveva diplomarsi alla Uranohoshi dopo aver passato così poco tempo all’estero?
Non è così che aveva immaginato il meglio che sperava per lei. Cosa le avrebbe mai potuto portare di buono tornare a Uchiura?
Quella stupida irresponsabile!
Lanciò lo smartphone sul suo letto, sbuffando. Si era ripromessa che avrebbe fatto di tutto per continuare a vederla risplendere, ma Mari le rendeva le cose più difficili. Adesso sarebbe tornata, l’avrebbe stressata con le sue folli idee per salvare la scuola, magari l’avrebbe addirittura convinta a tornare ad essere una school idol. E sarebbero tornare ad essere un trio, lei, Mari e Dia.
Un moto di eccitazione le fece tremare i muscoli delle braccia e sentì il proprio cuore accelerare il battito. Avrebbe dovuto essere arrabbiata. Doveva essere arrabbiata.
E invece, senza volerlo, si ritrovò a non riuscire a smettere di sorridere.


 
Note di Alex (ma benvenuta nell'idol hell! NdTutti)
Perché è giusto arrivare a colonizzare anche questo fandom, dopo aver visto tutte le serie in un mese (grazie _Alcor *coff coff*).
Ed è giusto iniziare a farlo partendo con del sano angst rivolto alla mia otp.
Grazie di esser passati a leggere!
Alex
   
 
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