Capitolo 29 ° Una cosa sola
MUSICAL:Tranquilla, ora lo scoprirai :) Io mi sono emozionata molto scrivendo questo capitolo, spero che riesca a toccare anche te :) poi fammi sapere
Super Sirod: 9 hai detto? Wow, complimenti ;) Grazie Doris, è piaciuto anche a me scriverlo, come questo... mi spiace che però stia finendo tutto :(
A proposito, ora che ci penso, stavo scrivendo una volta una storia, mi ricordo che ho chiamato un personaggio Doris, è un nome molto bello. Ora ti lascio in pace, buona lettura.
Buona lettura, Gobra.
< piccola bohémien dove vuoi
scappare? > ecco
ero diventata pazza, sentivo persino la
sua voce... o no?
Alzai la testa pronta
a una delusione, magari era stato un altro a parlare, in quel momento
uno che
aveva la sua voce, calda come la sua...
come se
esistesse
qualcuno come lui.
Gli occhi non
erano
tanto lucidi, ma credetti di vederlo, e anche bene, i suoi capelli
scompigliati
e neri, e gli occhi intensi e neri come la pece, che erano soliti
accelerare il
mio respiro, il suo sorriso...
Non poteva
essere un
miraggio... o ero davvero pazza, se ero pazza la gente forse si sarebbe
girata
vedendomi accarezzare l’aria, invece non mi fissava.
E sotto il mio
tocco
sentivo la pelle liscia che profumava di dopobarba.
Non ero pazza.
Ritirai la mano,
che
cosa avrebbe pensato Goten se appena lui mi chiamava mi mettevo ad
accarezzare
la pelle del suo viso?
Appena tolsi la
mano
lui riaprì gli occhi cercando di riprendere fiato... aveva
corso per
raggiungermi? “Perché ha il respiro accelerato
dopo che io ...ma un momento e
Valese?”
Restai a bocca
aperta
come una stupida per un bel po’ per poi balbettare: <
ma... Valese? Tu...
tu... >
Sperai con tutta
me
stessa che Goten dicesse qualcosa subito, e cancellasse
quell’imbarazzo che io
stessa avevo creata.
<
È una storia
lunga > cercò di scusarsi trattenendo con forza un
risata.
Perché
rideva?
< la
voglio sentire
ora > ribattei io come una bambina capricciosa con i pugni
chiusi fermi al
mio fianco.
Dovevo sapere,
avevo
passato le pene dell’inferno per colpa sua, per il suo
matrimonio, e poi eccolo
là davanti a me con il suo sorriso, che se ne usciva
dicendomi che era una storia lunga?
Non poteva
negarmelo,
ne avevo tutto il diritto.
E poi
perché era lì? Accanto
a me, perché non si faceva consolare da una donna
più bella e più esperta?
<
bhè, diciamo che
ci siamo entrambi, lasciati all’altare... nessuno dei due
amava l’altro... >
mi guardò dolcemente, mentre io lo continuavo a guardare
stravolta, non capendo
nulla.
<
davvero.. come
mai? > la mia voce uscì leggera con nonchalance, come
se gli avessi chiesto
che ore fossero.
Questo era il
bello di
stare con lui, tutto era più leggero, anche il dolore
più grande era facile da
accantonare -anche se devo ammettere che il sapere che Valese non
facesse parte
della sua vita mi aveva ridato allegria-.
< lei ama
qualcuno
che non sono io > come era difficile concentrarsi con quegli
occhi neri
puntati addosso.
Cercai di capire
cosa
stesse dicendo.
< e tu?
> lo
fissavo con una maschera inespressiva, mentre lui cercava di capire
cosa stessi
pensando.
Almeno
così mi
sembrava.
Che voleva da me?
Ero sicura che
se lui
non avesse smesso di guardarmi cercando quasi di penetrare nella mia
mente solo
con lo sguardo, sarei impazzita.
Si
avvicinò a me,
potevo sentire il suo alito pizzicare il mio naso.
Il mio stomaco
fece
una capriola per il contatto.
< per un
angelo
azzurro > chiusi gli occhi mentre il mio petto andava su e
giù, aprii gli
occhi per immagazzinare un po’ d’aria nei polmoni.
La nostra esigua
distanza andava lentamente perdendosi, e Goten era talmente vicino che
il mio
cervello smise di funzionare.
Prima di toccare
le
mie labbra le fissò con intensità. Le sue labbra
erano calde, e il suo tocco
era ancora di fuoco, ma non come nel sogno, né come nel
giorno del ballo, ma
qualcosa di più potente, qualcosa che sarebbe stato
scorretto anche solo pensare
di equipararlo ai sogni.
All’improvviso
sentii
una mano nella nuca, che mi invitava ad approfondire il bacio.
Non volevo
altro:
gettai le braccia nel suo collo stringendomi a lui, con la forza che
solo una
sajan possedeva.
Le sue labbra
sapevano
di fragola e miele, qualcosa a cui non potevo farne a meno.
La gente divenne
invisibile.
C’era
Goten, c’ero io,
e non c’era altro a parte noi.
Una cosa sola.