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Autore: Gobra1095    02/07/2009    2 recensioni
Goten e Bra si conscono da anni, e sono entrambi innamorati, ma gli ostacoli di un amore non sono pochi, sopratutto se vi levate 10 anni e hai un padre che si chiama Vegeta. Ma ci sono anche altri ostacoli, li volete sapere? bene allora leggete e mi raccomando recensite!
E come è degno che finiscano tutte le favole: e vissero felici e contenti. 
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bra, Goten, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 29 ° Una cosa sola

Questo dovrebbe essere il penultimo capitolo, dopo di esso ci dovrebbe essere l'epilogo, ma non so se fare anche un altro chappy, magari con Goten pov... non so. Se volete esprimete la vostra opinione tramite rece.
MUSICAL:Tranquilla, ora lo scoprirai :) Io mi sono emozionata molto scrivendo questo capitolo, spero che riesca a toccare anche te :) poi fammi sapere
 Super Sirod: 9 hai detto? Wow, complimenti ;) Grazie Doris, è piaciuto anche a me scriverlo, come questo... mi spiace che però stia finendo tutto :(
A proposito, ora che ci penso, stavo scrivendo una volta una storia, mi ricordo che ho chiamato un personaggio Doris, è un nome molto bello. Ora ti lascio in pace, buona lettura.
Buona lettura, Gobra.

< piccola bohémien dove vuoi scappare? >  ecco ero diventata pazza, sentivo persino la sua voce... o no?
Alzai la testa pronta a una delusione, magari era stato un altro a parlare, in quel momento uno che aveva la sua voce, calda come la sua...
come se esistesse qualcuno come lui.
Gli occhi non erano tanto lucidi, ma credetti di vederlo, e anche bene, i suoi capelli scompigliati e neri, e gli occhi intensi e neri come la pece, che erano soliti accelerare il mio respiro, il suo sorriso...
Non poteva essere un miraggio... o ero davvero pazza, se ero pazza la gente forse si sarebbe girata vedendomi accarezzare l’aria, invece non mi fissava.
E sotto il mio tocco sentivo la pelle liscia che profumava di dopobarba.
Non ero pazza.
Ritirai la mano, che cosa avrebbe pensato Goten se appena lui mi chiamava mi mettevo ad accarezzare la pelle del suo viso?
Appena tolsi la mano lui riaprì gli occhi cercando di riprendere fiato... aveva corso per raggiungermi? “Perché ha il respiro accelerato dopo che io ...ma un momento e Valese?”
Restai a bocca aperta come una stupida per un bel po’ per poi balbettare: < ma... Valese? Tu... tu... >
Sperai con tutta me stessa che Goten dicesse qualcosa subito, e cancellasse quell’imbarazzo che io stessa avevo creata.
< È una storia lunga > cercò di scusarsi trattenendo con forza un risata.
Perché rideva?
< la voglio sentire ora > ribattei io come una bambina capricciosa con i pugni chiusi fermi al mio fianco.
Dovevo sapere, avevo passato le pene dell’inferno per colpa sua, per il suo matrimonio, e poi eccolo là davanti a me con il suo sorriso, che se ne usciva dicendomi che era una storia lunga?
Non poteva negarmelo, ne avevo tutto il diritto.
E poi perché era lì? Accanto a me, perché non si faceva consolare da una donna più bella e più esperta?
< bhè, diciamo che ci siamo entrambi, lasciati all’altare... nessuno dei due amava l’altro... > mi guardò dolcemente, mentre io lo continuavo a guardare stravolta, non capendo nulla.
< davvero.. come mai? > la mia voce uscì leggera con nonchalance, come se gli avessi chiesto che ore fossero.
Questo era il bello di stare con lui, tutto era più leggero, anche il dolore più grande era facile da accantonare -anche se devo ammettere che il sapere che Valese non facesse parte della sua vita mi aveva ridato allegria-.
< lei ama qualcuno che non sono io > come era difficile concentrarsi con quegli occhi neri puntati addosso.
Cercai di capire cosa stesse dicendo.
< e tu? > lo fissavo con una maschera inespressiva, mentre lui cercava di capire cosa stessi pensando.
Almeno così mi sembrava.
Che voleva da me?
Ero sicura che se lui non avesse smesso di guardarmi cercando quasi di penetrare nella mia mente solo con lo sguardo, sarei impazzita.
Si avvicinò a me, potevo sentire il suo alito pizzicare il mio naso.
Il mio stomaco fece una capriola per il contatto.
< per un angelo azzurro > chiusi gli occhi mentre il mio petto andava su e giù, aprii gli occhi per immagazzinare un po’ d’aria nei polmoni.
La nostra esigua distanza andava lentamente perdendosi, e Goten era talmente vicino che il mio cervello smise di funzionare.
Prima di toccare le mie labbra le fissò con intensità. Le sue labbra erano calde, e il suo tocco era ancora di fuoco, ma non come nel sogno, né come nel giorno del ballo, ma qualcosa di più potente, qualcosa che sarebbe stato scorretto anche solo pensare di equipararlo ai sogni.
All’improvviso sentii una mano nella nuca, che mi invitava ad approfondire il bacio.
Non volevo altro: gettai le braccia nel suo collo stringendomi a lui, con la forza che solo una sajan possedeva.
Le sue labbra sapevano di fragola e miele, qualcosa a cui non potevo farne a meno.
La gente divenne invisibile.
C’era Goten, c’ero io, e non c’era altro a parte  noi.
Una cosa sola.

   
 
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