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Autore: GrammarNazi95    18/04/2018    1 recensioni
[DOCTOR STRANGE - 2016]
[AMBIENTAZIONE: PREQUEL DI INFINITY WAR]
Strange si alzò, spegnendo le candela che illuminavano la stanza di un tiepido bagliore con la loro fioca e tremolante luce, e si diresse verso la grande finestra circolare dietro di lui, per osservare il mondo al suo esterno.
In quel groviglio di genti, di macchine, di esistenze, quello che presto sarebbe stato conosciuto come lo Stregone Supremo sentiva quasi una strana presenza, un silenzioso palpito che attraversava la loro realtà: forse era una suggestione nata dal sogno appena fatto, ma all’uomo sembrava quasi che tutto il creato fosse in attesa di qualcuno.
L’aria è elettrica, c’è qualcosa dentro essa… il sentore di una tempesta la smuove.
***
Sangue…
Sangue che imbrattava i suoi vestiti...
Sangue che si rapprendeva tra i suoi capelli e che si coagulava sulle sue tremanti mani…
Egli camminava in quel cimitero infinito, in quell'ammasso vermiglio che era diventato il pianeta che lui chiamava Terra… che loro chiamavano casa.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor Stephen Strange
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Questa piccola One-shot è nata grazie ad un promp tirato a caso su Facebook, una conversazione parecchio allucinata con una mia amica sui Pairing più strani presenti su AO3 e tre giorni in cui ho accumulato esattamente 16 ore di sonno.
Inizialmente volevo fosse una sorta di sequel di INFINITY WAR... ma in corso d'opera l'ho comletamente trasformata, altrimenti non sarei stata in grado di scrivere tutta la parte sulle "premonizioni" senza sembrare forzata.
AVVISO PRIMA DELLA LETTURA (che capirete solo mentre leggerete): quando mi riferisco alla "Creatura", sappiate che il maschile è generico: purtroppo in Italia non abbiamo pronomi neutri per il sesso; la mie idea era lasciare tutti liberi di immaginarla come più piace (maschio, femmina, entrambi, nessuno dei due, a forma di sgabello...) quindi sbizzarritevi XD.


PRIMA CHE VENGA LA TEMPESTA

 

Sangue…

Sangue che imbrattava i suoi vestiti...

Sangue che si rapprendeva tra i suoi capelli e che si coagulava sulle sue tremanti mani…

 

Sangue sparso ovunque intorno a lui…

Il sangue dei Vendicatori e di coloro che dovevano essere protetti oramai ricopriva ogni cosa, rendendo il loro mondo un inquietante quadro cremisi.

 

Egli camminava in quel cimitero infinito, in quell’ammasso vermiglio che era diventato il pianeta che lui chiamava Terra… che loro chiamavano casa.

 

Non sapeva dove fosse diretto, ma le sue gambe sembravano muoversi per proprio conto, senza che lui potesse in alcun modo interferire col loro rapido intercedere.

Sapeva solo che doveva trovare un modo per uscire dall'immondo carnaio che lo circondava, così avrebbe potuto capire qualcosa.

 

Non seppe per quanto a lungo camminò, ma improvvisamente il rosso intorno a sé svanì, lasciando spazio ad un vuoto infinito.

Tutto ciò che riusciva a vedere era il contorno di una piccola collinetta, illuminata da una sinistra luce che si irradiava dalla sua cima…

Aveva i colori dell’arcobaleno quel bagliore… eppure essi erano freddi, tristi, implacabili…

quasi fossero delle fiere che piano piano divoravano il mondo di ombre circostanti.

 

Sempre più potenti, sempre più inesorabili…

 

Solo quando fu più vicino, l’Occhio di Agamotto si aprì, spontaneamente, unendo il suo colore smeraldino agli altri.

 

Fu allora che vide l’orrore!

Quello non era un piccolo monte, ma un ammasso di cadaveri... le salma degli Avenger, sopra le quali si stagliava, come un lupo sulle prede ormai squarciate, una terrificante creatura, che sicuramente non poteva appartenere al loro mondo.

La luce proveniva dal suo guanto… o meglio, dalle gemme incastonate in esso.

 

Dormammu lo aveva fatto tremare, quando avevano lottato nel suo regno… eppure poteva giurare che colui che si trovava davanti in quel momento fosse persino più potente (e spaventoso).

 

La strana creatura abbassò lo sguardo sulla sua figura e alzo la mano gemmata per indicarlo, proferendo, con la voce profonda di chi sa di avere le vittoria in mano: “Tu hai qualcosa che mi appartiene”.

 

Doveva andarsene! Doveva scappare da quel luogo subito!

La sua mente corse alla reliquia che gli posava sulle spalle, chiedendole di spiccare il volo, di portarlo via di lì… cosa che non avvenne.

Fu allora che se ne rese conto: il mantello sulle sue spalle era squarciato… non vi era modo di fuggire da quel luogo di morte!

 

Un urlo nacque nelle profondità della sua gola, ma non riuscì mai a vedere la luce, perché quella possente mano dorata si era artigliata al suo collo, privandolo per sempre del respiro.

 

 

Con un urlo, Strange si svegliò di soprassalto, facendo uno scatto così repentino da assicurarsi un viaggio di sola andata verso il pavimento della sua camera da letto.

L’uomo si portò la mano al collo e inspirò con tutta la sua forza, sentendosi scioccamente (e immensamente) sollevato quando l’aria attraversò la sua gola per giungere ai polmoni, riempiendoli di ossigeno; si guardò intorno leggermente spaesato, riconoscendo gli arredi del santuario nelle sagome che pian piano emergevano dal buio, mentre i suoi occhi si abituavano all’oscurità circostante.

 

Niente sangue… nessun cadavere… tutto era come doveva essere, tutto andava bene.

 

Tranquillizzatosi, Strange si passò stancamente una mano sulla faccia: era stato solo un sogno.

 

L’ultimo di una lunga serie, in effetti: da quando era diventato il Maestro del Santuario di New York, i ricordi della sua battaglia con Dormammu venivano a fargli visita spesso di notte, quando la luce del sole si ritirava, facendo emergere i suoi mostri.

 

Ancora e ancora… quante volte sono morto? In quanti modi diversi?

Dolore… DOLORE… SOLO DOLORE!

 

L’uomo si mise finalmente in piedi, ascoltando lo scorrere del tempo intorno a lui (da quando era diventato il guardiano dell’Occhio di Agamotto, non aveva più avuto bisogno di alcun orologio per sapere le ore… lui ed il tempo erano come diventati una cosa sola): erano circa le tre di notte.

Sbuffando, lasciò la stanza da letto per dirigersi verso il cuore del palazzo, ben consapevole che l’ansia lo avrebbe tenuto sveglio per parecchio tempo: tanto valeva cercare di rilassarsi sfogliando quel vecchio libro di incantesimi in aramaico antico che aveva trovato per caso rovistando nel seminterrato.

 

…………………………………………………………………………………………………….....................................................................................................

 

Strange richiuse il pesante volume, decisamente contrariato; per quanto ci avesse provato, non vi era stato verso di riuscire a concentrarsi: i rimasugli del sogno continuavano a ripresentarsi nella sua mente, pretendendo uno spazio che lui non aveva alcuna intenzione di concedere loro.

 

Strange non era solito dare peso alle proprie paranoie, aveva imparato sulla sua pelle cosa volesse dire essere ossessionato dai propri demoni… eppure non vi era modo di scappare da quelle immagini, da quel rosso.

 

Sangue che colava dai corpi privati della vita, che tingeva il cielo, la terra ed il mare di vermiglio.

 

Che fossero stato un sogno premonitore? Una sorta di avvertimento per il futuro, quasi che il multiverso volesse metterlo in guardia sul destino che di lì a poco lui avrebbe dovuto evitare?

 

L’uomo si alzò, spegnendo le candela che illuminavano la stanza di un tiepido bagliore con la loro fioca e tremolante luce, e si diresse verso la grande finestra circolare dietro di lui, per osservare il mondo al suo esterno: la strada di quel piccolo quartiere di periferia era completamente vuota, nemmeno una macchina la attraversava, mentre in lontananza si riuscivano a vedere nel buio i grattacieli e i palazzi del centro di New York… troppo vicini per essere ignorati, troppo distanti per far intravedere la vita frenetica che, anche a quell’ora, si stava consumando fra le sue vie.

 

Una mente più ristretta avrebbe definito quello scenario come tranquillo e pacifico, ideale per perdersi in malinconici pensieri su bei tempi andati… ma Strange sapeva benissimo che quella non era altro che una calma apparente: in quel preciso istante, non molto distante da lui, un uomo moriva nella corsia di un ospedale perché inoperabile, mentre a poche camere di distanza, un altro si affacciava alla vita, annunciando con potenti grida la sua nascita.

 

Tutto nasce, tutto muore… equilibrio… eternità…

 

In quel groviglio di genti, di macchine, di esistenze, quello che presto sarebbe stato conosciuto come lo Stregone Supremo sentiva quasi una strana presenza, un silenzioso palpito che attraversava la loro realtà: forse era una suggestione nata dal sogno appena fatto, ma all’uomo sembrava quasi che tutto il creato fosse in attesa di qualcuno.

 

L’aria è elettrica, c’è qualcosa dentro essa… il sentore di una tempesta la smuove.

 

“La mancanza di sonno non vi gioverà, padrone, né placherà le vostre paure”.

Strange sospirò, non voltando la propria testa verso il suono: nel riflesso della finestra, a tratti, riuscì comunque a scorgere la sagoma della creatura che aveva parlato; i suoi inconfondibili capelli carminio lo fecero sussultare leggermente, ricordandogli il sangue che poco fa aveva terrorizzato la sua notte.

 

Morte e distruzione… che io non ho potuto evitare.

 

“Dovresti smetterla di venire a trovarmi durante le mie notti insonni, ormai sto cominciando a convincermi che tu non sia altro che un’allucinazione” disse l’uomo stanco, quasi con l’obbiettivo di provocarlo.

L’entità, però, scosse solo leggermente la testa e, per nulla turbato, replicò: “Semmai sta succedendo il contrario: sono convinto che, solo da poco, vi stiate abituando all’idea che io non sia frutto della vostra mente”.

Strange non trovò le parole per contraddirlo (e la cosa gli diede parecchio fastidio)… del resto, non voleva nemmeno ammettere davanti all’altro (e a sé stesso) che nemmeno ricordava il momento esatto in cui quella creatura aveva iniziato a palesarsi a lui, per tenergli compagnia e alleviare le sue sofferenze con parole sin troppo oneste (e per uno che aveva ottenuto master e dottorato insieme, non rammentare una simile inerzia doveva proprio sfiorare il ridicolo).

 

Forse sto realmente impazzendo.

 

“Scegli sempre quella parte della parete, sei monotono… una volta tanto potresti provare ad avvicinarti di più… o a permettermi di girarmi per guardarti direttamente e non da una vetrata, così sarei sicuro di non stare impazzendo del tutto” gli disse.

Il viso della creatura riflessa sulla vetrata si fece più cupo, eppure i suoi occhi, impossibilmente dorati e luminosi, non persero nemmeno per un attimo la loro intensità… e, riacquistato il solito, purissimo sorriso, lo sentì replicare: “Mi dispiace padrone, voi non sapete quanto mi piacerebbe fare tutto questo, ma io sono molto più simile al trucco di un prestigiatore che a una vera e propria arte magica; se voi mi osservaste troppo da vicino, la meraviglia scomparirebbe e il segreto verrebbe svelato, perdendo bellezza.

Ma del resto, che io sia o meno reale, che differenza fa? Non è sufficiente il fatto che io vi voglia aiutare a stare meglio?”.

 

Strange non gli rispose, puntando il proprio sguardo sui palazzi in lontananza: “Se sei davvero così saggio, perché non provi a rassicurarmi? Del resto, conoscerai già il motivo del mio risveglio frettoloso!”.

La creatura piegò leggermente la testa di lato, quasi incuriosita: “Ora mi state davvero sopravvalutando troppo… non nego che voi non abbiate più molti segreti per me; del resto, siamo in totale sintonia e ho avuto modo di conoscere una parte dei meandri della vostra anima in questi mesi, come voi della mia.

Eppure, benché io possa leggere la forma dei vostri pensieri, non avrò mai la capacità di sapere a priori le motivazioni che vi spingono a formularli, le cose a cui permettete di turbarvi.

Posso percepire parte della vostra mente, ma non ho il potere di scrutare il vostro cuore, a meno che voi non scegliate di aprirlo”.

 

Strange chiuse per qualche secondo gli occhi, prima di iniziare a raccontare l’inferno rosso che erano i suoi pensieri in quel momento; la creatura non parlò, si limitò ad ascoltare in silenzio ciò che l’altro aveva da dire, con un’espressione che si faceva via via sempre più seria… ma non spaventata.

 

“Il dono della profezia non è qualcosa di comune, eppure capitava che anche il precedente Stregone Supremo avesse delle visioni del futuro… senza contare che il vostro potere è intrinsecamente legato allo scorrere del tempo, quindi non vedo così improponibile che voi siate in grado di affacciarvi sulle ombre ignote del avvenire e riuscire a scorgere in esse i contorni di ciò che un giorno potrà essere” commentò alla fine, con voce grave.

 

Strange fu abbastanza sorpreso da quella risposta: si aspettava che l’entità si limitasse a sminuire l'accaduto, per cercare in qualche modo di calmarlo… invece aveva gettato in lui il seme di un dubbio: forse svalutare le proprie sensazioni non era la migliore delle idee.

“Quindi pensi che quello che ho visto nel mio sogno sia destinato ad accadere? Moriremo tutti senza che io abbia potuto fare nulla per evitarlo? Non ti facevo così disfattista” replicò pronto Strange, sicuro che quella affermazione avrebbe innervosito l’altro.

 

Difatti.

“Non volevo dire questo” disse la creatura, storcendo il naso con irritazione (rivolta verso sé stessa per non essere riuscita a farsi capire); “Le premonizioni sono sempre qualcosa di malleabile ed oscuro, spesso condite dalle paure di chi riesce ad averle… le cose non sono mai quelle che appaiono, possono esserci sfumature di significati che noi non possiamo cogliere.

Del resto, sapete meglio di me quanto nulla di quello che accade sia del tutto inevitabile: vi sono infinite possibilità, infiniti futuri realizzabili, infinite realtà in cui le cose sono semplicemente andate in modo diverso… nulla è già scelto dal principio.

Dobbiamo vedere le visioni solo come degli avvertimenti, come una messa in guardia: se non ci piacciono, sta a noi il dovere di cercare di cambiarle”.

 

Ci fu un attimo di silenzio, dove ogni cosa parve bloccarsi: l’unico rumore presente nella stanza era il placido respiro dello Stregone Supremo, che si perdeva nell’oscurità della notte.

“Voi temete di fallire” disse infine la creatura, facendo, per la prima volta in tutta la serata, un piccolo passo avanti verso Strange, quasi per permettergli di vederla meglio nel riflesso della spessa finestra; “La cosa che più vi turba non è la vostra morte, ma la consapevolezza di non essere stato in grado di fare nulla per evitare quella di chi vi sta intorno… accettate il dolore, purché lo si faccia a voi e non a chi amate.

Voi avete un grande cuore, che cercate in tutti i modi di tenere nascosto… l’ho capito fin dal primo momento in cui vi siete palesato davanti alla mia teca di cristallo ormai molto tempo fa.

Per questo sono venuto da voi… e per questo so che, qualunque cosa ci riserverà il futuro, la affronterete a testa alta, lottando per fare in modo che le ombre che ora vedete non si realizzino mai.

Ricordate, però, che non siete solo in questa sfida, altri accorreranno al vostro richiamo, se lo desidererete… e io sarò sempre con voi, per proteggervi”.

 

Suo malgrado, Strange si sentì tranquillizzato, rivedendo nelle parole della creatura quelle del suo Maestro.

“Mi stai dicendo che, qualunque cosa accadrà, tu mi seguirai e rimarrai al mio fianco?” gli chiese, ben sapendo quale fosse la risposta.

La creatura annuì: “Certamente… io vi appartengo, in fondo”.

“Quindi lo fai solo per un dovere superiore verso di me?”.

Il sorriso sul suo volto non scomparve: “Sapete benissimo che non è così”.

 

Era vero.

Non era il dovere che spingeva quella creatura a servirlo ciecamente, ma un sentimento di cui lo Stregone non riusciva ancora a comprendere del tutto le sfaccettature.

Egli sapeva che quella creatura lo amava, in un suo specialissimo modo.

Strange aveva sperimentato molti tipi di amore nella sua vita, da quelli più infantili e giocosi, tipici della giovinezza, a quelli più seri e disincantati dell’età adulta, dove aveva dovuto comprendere quanto i sentimenti umani siano in realtà un altro modo per esprimere il proprio egoismo.

Nessuno di essi però, poteva in qualche modo assomigliare a quello che ora gli veniva donato.

Persino il suo amore per Christine, segnato da quella sequela infinita di alti e bassi, frasi non dette e sentimenti stretti nel profondo del cuore (che si era rivelato essere il più profondo della sua vita) era qualcosa di totalmente diverso da quello purissimo e totalmente disinteressato che la creatura si ostinava a mostrargli.

 

Quell’essere magico non gli avrebbe mai chiesto nulla in cambio, che non fosse la possibilità di seguirlo e servirlo fedelmente, per sempre nell’ombra.

Nemmeno l’essere ricambiato sembrava avere una qualunque importanza per colui che gli stava alle spalle… il suo era un Amore che tutto dà e niente chiede, se non la possibilità di continuare ad amare e a proteggere colui a cui si è legati.

 

“C’eri anche tu nel mio sogno” cambiò discorso Strange, riportandolo nella direzione iniziale; “Eri stato strappato”.

“Temete la mia morte dunque?” gli chiese, incrociando le braccia e mostrando la sua pelle decorata con aggraziati ghirigori contenenti decine di sfumature rosse ed oro; “Ebbene, sappiate che io non posso morire… sia che io venga distrutto per qualche motivo, sia che io riesca a giungere sino alla fine del tempo con ancora tutti i miei fili attaccati, quando verrà il mio momento non farò altro che ricongiungermi alla magia che mi ha partorito, fondendomi per sempre con essa… insieme a tutti i grandi maghi del passato, all’Antico… e, quando il momento verrà, a voi”.

 

“Mi spiace rovinarti la festa, ma essere distrutto conta lo stesso come ‘morire’” disse Strange.

“Avete ragione” replicò la creatura; “Eppure non riesco ancora a temere l’idea di non esistere più in questa realtà; il terrore che l’esistenza terrena possa cessare da un momento all’altro è una cosa da umani dopotutto, non da reliquie.

Non credete che, se tenessi in modo particolare alla mia incolumità, non vi avrei mai accompagnato nella dimensione oscura per essere distrutto per tutta l’eternità da Dormammu?

Comunque, la mia morte non sarà un evento del prossimo futuro: se noi due siamo insieme, nessuno sarà in grado di sconfiggerci… ho totale fiducia in voi, dopotutto”.

 

Per la prima volta durante tutta la conversazione, fu il turno di Strange di sorridere: “Come fai a essere sempre così convinto di quello che dici? Sembri quasi un anziano che dà consigli ad un giovane inesperto, e che se la ride sotto i baffi perché quest’ultimo crede che le sue sciocchezze da adolescente siano dubbi esistenziali!”.

Inaspettatamente, per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, la creatura rise… fu una risata sottile, cristallina, lunga come un sospiro, eppure piena di vita e di dolcezza, che era tutta dedicata allo Stregone che gli stava davanti.

“Per quanto a lungo pensate che io abbia vissuto? Non fatevi trarre in inganno dall’aspetto giovanile del mio corpo, sono di gran lunga più vecchio di quanto voi possiate nemmeno lontanamente immaginare… e so che, proprio come io mi fido di voi, voi avete fiducia nelle mie parole”.

 

Strange si sentì investito da una strana dolcezza; “Perché mi dici tutte queste cose? Perché credi così tanto in me? Cosa ti permette di capirmi così bene?” gli domando, veramente interessato.

 

Al sentire quella domanda, gli occhi della creatura… quei meravigliosi, intensi, impossibili occhi color dell’oro brillarono più che mai, quasi di luce propria e, prima di congedarsi (dato che nella stanza si stava andando a raccogliere un notevole potenziale magico, che indicava l’imminente apertura di un passaggio inter-dimensionale) disse semplicemente: “Perché io vi appartengo, padrone… ma, in qualche modo, anche voi siete mio… non scordatelo mai”.

 

Il rumore metallico di un varco inter-dimensionale che si spalancava nella stanza accompagnò le ultime parole della creatura.

“Maestro Strange” una voce trafelata giunse subito alle sue orecchie; “Stai bene?”.

Strange finalmente si girò, non vedendo altro che un Wong parecchio trafelato e, in un piccolo angolo della stanza, la Cappa della Levitazione, che pigramente oscillava nell’aria.

“Dottor Strange, quante volte lo dovrò ripetere, a te e agli apprendisti?” disse l’uomo; “Cosa ti ha portato qui nel cuore della notte, comunque?”.

“Lo stesso motivo per cui tu sei sveglio desumo” rispose Wong: “Ho sentito una grande quantità di energia mistica sprigionarsi da questo luogo… ho provato a contattarti per vedere se c’erano dei problemi al santuario ma non hai risposto, quindi ho preferito venire a controllare”.

 

“Non ti preoccupare, allora, non è accaduto nulla di grave; ti sei mosso un po’ lentamente, Wong, ormai saranno trascorse ore da quando l’energia si è sprigionata… la Terra avrebbe fatto in tempo ad esplodere come minimo dieci volte se fosse accaduto qualcosa” disse ridacchiando, prendendosi gioco dell’amico.

Wong parve sorpreso: “Ho avvertito la scarica di energia non più di cinque minuti fa!”.

 

Strange aggrottò la fronte, rendendosi conto di aver inconsciamente utilizzato un po’ del potere dell’Occhio per rallentare il tempo in quella stanza… quasi sapesse che qualcuno sarebbe presto venuto a cercarlo e avrebbe interrotto quel momento di riflessione… di confronto con una creatura a cui si stava scoprendo sempre più legato.

 

“Strange, hai usato l’occhio? È successo qualcosa che dovrei sapere?” chiese di nuovo Wong.

Strange scosse leggermente la testa, puntando il suo sguardo oltre l’uomo, per andare a posarlo sullo scranno carminio vicino alla parete, che iniziò ad agitarsi appena si sentì osservato.

Strange non sapeva se anche altre reliquie avessero la capacità di palesarsi davanti ai propri maestri nel modo in cui lo faceva il proprio mantello, ma a Kamar-Taj nessuno aveva mai accennato a qualcosa di simile, né aveva mai letto testi magici che parlassero di questa possibilità… forse solo l’Antico, poco prima di morire, aveva tentato di sussurrargli un indizio sull’unicità del suo oggetto magico.

 

La cappa della levitazione… è venuta da te!” disse Mordo indicandolo, parecchio sorpreso.

Impresa non facile” aveva continuato l’Antico, per poi affermare con un sorriso un misteriosissimo: “E’ mutevole”.

Frase che Strange, sinceramente, non aveva capito… ma di cui non si era interessato poi molto.

 

Una parte di lui avrebbe voluto chiedere a Wong delle spiegazioni, sapere se ciò che stava succedendo non fosse davvero il segno che stava impazzendo… eppure qualcosa gli aveva sempre impedito di porre qualunque domanda sull’argomento; quasi sentisse che quello era un segreto che non doveva in nessun modo essere condiviso, un dono che non poteva essere mostrato a nessun altro.

 

Strange si girò di nuovo verso la finestra, sentendo la Cappa della Levitazione posarsi con leggerezza sulle sue spalle; fuori, scure nuvole si erano addensate sopra la città, promettendo una forte pioggia.

“La scarica di energia che abbiamo avvertito era un presagio… è in arrivo una tempesta, qualcosa di così grande che forse non saremo nemmeno in grado di gestire; so che, quando arriverà il momento, potrò contare sul tuo aiuto… faremo tutto ciò che è in nostro potere per evitare che essa distrugga qualunque cosa” disse, vedendo le prime gocce di pioggia infrangersi sulla vetrata.

 

Wong annuì convinto, proferendo un deciso: “Certamente”… e Strange non si prese mai la briga di spiegargli che quelle parole non erano per lui.

 

Sangue…

Sangue che sporcava ogni cosa...

Sangue che sarebbe venuto dal cielo come la pioggia e avrebbe ricoperto tutti loro.

 

Eppure, la speranza non sarebbe mai morta… perché, finché il respiro sarebbe stato nei suoi polmoni, lui avrebbe lottato per impedire quel futuro…

 

E l’unica cosa rossa che avrebbe ricordato di quell’esperienza, sarebbero stati dei capelli color carminio, tanto simili alla stoffa che ora poggiava sulle sue spalle.






 

NdA: (Mette dodici mani avanti) ai veterani arrivati sin quì, come sempre, dico solo grazie; immagino sia un po' straniante leggere una cosa del genere... specie se non te lo aspetti XD
E' l'impazienza di vedere INFINITY WAR che mi fa quasti scherzi e fa produrre alla mia mente fanfiction del genere... SOLO SETTE GIORNI CAZZAROLA (*Ovviamente ha già comprato i biglietti per il primissimo spettacolo e si è accaparrata i posti migliori ma non delle file VIP perchè è un po' squattrinata ) E POI LI VEDRO' TUTTI SULLO SCHERMO (e probabilmente imploderò dopo nemmeno dieci minuti).
Magari a film visto, potrei fare un sequel di questa fanfiction? Sì? NO?
Vedremo dall'ispirazione del momento... se vi piacerebbe fatemelo sapere, se volete!
Mi sembra superfluo dire che questo è un Pairing/Non-pairing, nel senso che il sentimento che lega i nostri due protagonisti è al 1000% platonico... l'unico desiderio del nostro mantello ultra affettuoso è quello di proteggere il suo padrone, sia fisicamente che... psicologicamente, per così dire XD 
Il suo ruolo è di conforto, affinchè il nostro protagonista possa superare i suoi dolori (e dici poco?).
Non penso di avere altro da aggiungere... se avete qualche domanda, critica, consiglio, non esitate a farla!
Grazie ancora per avere letto <3
 

  
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