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Autore: cin75    19/04/2018    5 recensioni
Tutto nasce da qui:
“ So che sei da qualche parte là fuori
Da qualche parte lontano…...
……..Di notte quando la luce delle
stelle illumina la mia stanza
mi siedo da solo
Parlando alla luna
Cercando di arrivare a te
Nella speranza che tu sia dall'altro lato
a parlare di me alla luna..”
Bruno Mars: https://www.youtube.com/watch?v=x94m407UJSI
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Jensen ha 30 anni. E' un ingegnere con un'ottima fama professionale. È realizzato. Sta bene con sè stesso e con la vita che conduce. Ha amici che lo amano, una famiglia che lo adora. E soprattutto ha qualcuno che lo aspetta a casa.

Damien,

Appena meno biondo di lui. Gli occhi verdi come i suoi, più vispi dei suoi.

Il sorriso solare. La risata cristallina.

La cosa più bella che gli sia potuta capitare in vita sua.

Damien.

Suo figlio.

 

Sì, perchè nonostante la sua dichiarata predilezione per i maschietti, Jensen ha un figlio.

Damien è alto per la sua età – 10 anni. Sveglio, fin troppo. Decisamente a suo agio con le preferenze sessuali di suo padre. Anche perchè quando aveva 5 anni e chiese a Jensen perchè con loro non c'era una mamma, Jensen gli rispose semplicemente: Perchè quando ti ho preso in braccio appena nato e lei ci ha visto insieme , capì immediatamente che noi ce la saremmo cavata benissimo da soli.

 

E che altro poteva dire ad un bimbo di 5 anni? Di certo non quello che gli disse davvero la ragazza.

 

Era stata la cosa di una notte. Si erano ubriacati quando Jensen festeggiò i suoi 21 anni. E poi più niente, anche perchè Jensen aveva fatto il suo bel coming-out a 16 anni. Ma si sa! L'alcool in quantità giuste, è capace di farti fare di tutto.

E quando poi, circa un mese dopo, la ragazza si era presentata da lui con tanto di certificato medico, gli disse anche che non avrebbe tenuto il bambino e che aveva già preso appuntamento per un aborto.

"Madre? A 20 anni, Jensen? Sei impazzito!! Voglio laurearmi e non ho intenzione di far finire la mia laurea attaccata ad una parete. Ho dei progetti io, e avere un bambino adesso che mandi tutto all'aria non fa parte di quei progetti. E poi andiamo!! rimanere incinta. Di te? Che cosa puoi darmi tu? Nemmeno ti piacciono le donne!!"

E Jensen, non ricorda nemmeno dove trovò il coraggio di dirle quello che le disse.

"Tieni il bambino. Fallo nascere. Pagherò io tutte le spese e ogni visita o cosa che ti serva. Ma fa' nascere questo bambino, dopo di che non vedrai più nè lui nè me. È mio figlio, lo terrò con me. Ti chiedo solo questo."

 

E così, Jensen, a 21 anni, si ritrova ad essere padre e a promettere a quel fagottino che tiene stretto tra le braccia mentre varca le porte del suo appartamento, proprio sopra a quello che sarà il suo ufficio non appena sarà laureto; quel bimbo che non dovrà preoccuparsi mai di niente, che lui gli starà sempre accanto. Che si prenderà cura di lui fin quando ne avrà le forze e anche quando quelle forze saranno poche.

Gli promette che sarà felice e amato e circondato di colori e suoni bellissimi, di persone bellissime.

Ed è così che Damien cresce. Amato. Infinitamente.

E Damien non può far altro che crescere e amare ogni giorno di più quel padre che sta cercando in tutti i modi di dargli il mondo.

E anche quando un giorno, Jensen decide di “confessarsi” con suo figlio, rivelandogli ciò che è, perché a scuola hanno spiegato le differenze sessuali e Damien , non è un bambino a cui sfugge qualcosa, Damien lo rassicura semplicemente con un: “Tranquillo papà. Mi amerai di meno se un giorno dovessi trovare la persona di cui ti innamorerai e che si innamorerà di te?”

Mai, Damien. Non potrebbe mai accadere una cosa del genere!”

Ok! Allora perché non inizi ad uscire e capire dove questo “principe” si nasconde?!”

 

Jensen ci prova a dar retta a suo figlio. Ci prova a cercare quel suo “lui”. Ci prova davvero, anche perché è davvero da tanto tempo che non sta con qualcuno. Qualche incontro di tanto in tanto quando è fuori per delle conferenze, cose da poco, mai niente di serio. Mai niente che sia all’altezza di essere “presentato” a Damien. Oramai, Jensen, crede che sarà fidanzato a vita con la sua doccia. Lei lo accoglie in quei momenti, lo accarezza con la sua acqua dolce e calda, gli scivola addosso come l’amorevole carezza di un’amante premuroso e lo spinge a lasciarsi andare, a cadere in un breve oblio fatto di un solo respiro strozzato, per poi cercare sollievo a quel calore, accarezzato dal fresco delle mattonelle.

Capitano un paio di appuntamenti degni di essere menzionati nei tentativi seri che Jensen prova a fare.

Prima c’è Jeffrey. Alto, bruno, maturo, con una barba che lo rende ancora più affascinante , che gli dà un’aria misteriosa. Jeffrey, che si scusa quando va a prendersi qualcosa di più forte da bere al bar del ristorante in cui stanno cenando, non appena Jensen nomina Damien e pronuncia la parola figlio. Jeffrey che, per un motivo che sembra inspiegabile sembra essersi dissolto nel tragitto che va dal loro tavolo al bar in questione. E così Jensen, si ritrova a dover pagare il conto di una mezza cena.

Ty, il cameriere , e suo amico, gli sorride appena. “Non ti sei perso niente, amico. Non era nemmeno un gran che!!” cerca di consolarlo e Jensen, annuisce appena e va via. Ancora da solo.

Poi, è la volta di Matt. E Matt è davvero bello, intelligente, di ottima compagnia, simpatico e lo fa ridere e forse….forse, Matt è quello giusto. Ma anche Matt, per un caso che potrebbe essere benissimamente inserito in uno degli episodio de “Ai confini della realtà”, sparisce quando entra in bagno dove è andato non appena il discorso Damien fa capolino nella loro conversazione.

Anche questa volta, Ty, furioso , si avvicina al tavolo dell’amico.

“Bar o bagno?!” chiede.

“Bagno!” risponde ad occhi bassi Jensen.

“Amico, senti...”

“No, Ty. Tranquillo. Va’ bene così. E’ tutto ok. Portami il conto. Voglio solo andare a casa!” è la risposta pacata ma comunque triste che il cameriere riceve.

 

Dopo quell’ennesima serata, Jensen, entra in casa sua. Congeda Charlie, la baby sitter - che si ostina a chiamare anche se Damien ha 11 anni e gli ripete che non è così piccolo da non poter stare da solo per un paio d’ore - e va a dare la buonanotte a Damien a cui basta capire come sia andata la serata del padre, guardandolo solo in viso.

“Ricorda, papà: I tesori sono sempre nascosti. Forse devi scavare un altro po’!”

Jensen sorride a quella metafora tanto innocente quanto veritiera e augura di nuovo la buonanotte.

In camera sua, con il morale decisamente a terra, accende lo stereo, lo tiene a volume basso, il giusto perché gli faccia da sottofondo mentre si costringe a sistemare qualsiasi cosa gli sembri fuori posto.

Gli sarebbe piaciuto ascoltare qualcosa , di certo non di allegro – Despacito, non lo avrebbe aiutato – ma al massimo una bella canzone di un rock classico struggente, con bell’assolo di chitarra e batteria, e con qualche arco in sottofondo e invece…

E invece, dalla sua playlist spunta un romantico Bruno Mars e la sua voce melodicamente disperata che sembra stia cantando solo per lui:

So che sei da qualche parte là fuori

Da qualche parte lontano…...
……..Di notte quando la luce delle
stelle illumina la mia stanza
mi siedo da solo
Parlando alla luna
Cercando di arrivare a te
Nella speranza che tu sia dall'altro lato
a parlare di me alla luna..”
 

Il giorno dopo, nel suo ufficio, entra quello che è sempre stato e sarà sempre il suo migliore amico. Misha.

Si conoscono dai tempi dell’università. Misha è qualche anno più grande di lui e si è preso un po’ di tempo sabbatico a suo dire. “Il mondo va esplorato prima, Jensen. Poi lo si può cambiare!” era la scusante del moro a quei suoi due anni di puro vagabondare, anche se poi si era rivelato essere un vero nerd e in poco recuperare esami e tempo perso in quel suo viaggio alla “7 anni in Tibet”, ma senza Tibet o meditazioni del caso!!

Misha non lo ha mai lasciato solo, anche e soprattutto dopo aver saputo di Damien e di quello che l’amorevole madre voleva fare. Gli è sempre stato accanto e lo rassicurava quando , insieme con lui, portavano il piccolo dal pediatra perché Jensen non riusciva a capire perché piangesse o perché avesse la febbre.

E rideva di cuore ogni volta che qualcuno li scambiava per una coppia. Ed era in quelle situazioni che l’amico tirava fuori il meglio di sé. Si stringeva a Jensen e poi con fare ammiccante esclamava: “Sì, ma io sono quello che sta sopra!” dopo di che, ridevano entrambi alla faccia imbarazzata del causale interlocutore.

 

“Mi prendi a pugni se ti chiedo di ieri sera?!” chiede con dispiacere.

“No. Non è mica colpa tua, amico. Sembra che io riesca ad uscire solo con tipi che sono allergici ai figli. Credo che al prossimo appuntamento, dirò: Ciao, mi chiamo Jensen. Tu sei interessante e bellissimo e io ho un figlio di dieci anni!, così se devono scappare lo faranno prima di lasciarmi a pagare l’ennesimo conto.”

“Bagno o bar?!” e Jensen si ritrova a sorridere perché è quello che gli ha detto anche Ty.

“Bagno!”

“ Che bastardo!” lo rincuora Misha. “Ok! Ci siamo depressi abbastanza. Che fai venerdì sera?!”

“Niente di che. Forse guarderò lo sport con Damien. Perchè?!”

“Senti, lo so che non è da te, ma che ne diresti di un appuntamento al buio!?”

“Scordatelo!”

“No, ascolta. Lui….”

“Misha? Ricordi quel pugno? Sto per dartelo!!” lo minaccia bonariamente.

“No, davvero. Jared è….”

“Misha, no. Basta, scordatelo!” rinsalda mentre esce dal suo stesso ufficio, diretto al piccolo angolo caffetteria dell’ufficio.

“Senti. Jared è in gamba. È il maestro di West. Adora i bambini, quindi...”

“Adorare i bambini, fare il maestro non comporta volere figli, o cercarsi qualcuno che ne abbia già uno bello e fatto!”

“No, di certo no, ma ...sicuramente non lo farebbe scappare come gli altri stronzo fobici di bambini che hai pescato nel mucchio!”

“Stronz...che??” chiede perplesso da quell’appellativo decisamente poco carino ma comunque azzeccato.

“Ascoltami, per favore. Jared è diverso. Anzi, voglio azzardare e dire che potrebbe perfino essere quello giusto.”

“Ma per favore!!”

“Provaci, Jens. Un’ultima volta. E se anche con lui dovesse andare male, giuro che non mi permetterò mai più di suggerirti una cosa del genere.”

Jensen, sospira. E il suo è quasi un respiro frustrato e di sconfitta.

“Ok!ok! Ma se anche questa volta va male, mi pagherai l’iscrizione in palestra. Ho messo su tre chili da quando ho iniziato questa caccia al tesoro!” facendo sua la metafora del figlio.

“Sììììì!!” esclama vittorioso, Misha.

“Ti odio!” è invece la risposta dell’ingegnere.

“No, non mi odi. Tu non vivi senza di me!” e Jensen vorrebbe replicare ironico, ma lo sa molto bene che l’amico ha ragione. In molte occasioni non se la sarebbe cavata senza di Misha.

 

Il venerdì sera arriva e arrivano le sette, ora in cui Jensen dovrebbe essere nel solito ristorante, sotto il solito sguardo attento di Ty che gli mostra il tavolo già occupato.

“E’ già qui?!” e l’amico cameriere annuisce.

“Circa cinque minuti!”

“Ok! Facciamo anche questa!” sussurra Jensen mentre si avvia verso il tavolo.

“Jared?!” lo richiama e il giovane al tavolo si gira e gli punta addosso due occhi di un colore indefinitamente spettacolare.

Jensen deglutisce.

Mai visto niente del genere, pensa, mentre Jared si alza per porgergli la mano in segno di saluto.

“Jensen?!”

“Sì, scusa... sono un po’ in ritardo, ma ho avuto un piccolo problema a casa!”

“Spero che sia tutto a posto, ora!?” chiede gentilmente.

“Sono qui!” asserisce sedendosi al lato opposto del tavolo.

“Per mia fortuna , sì. Sei qui!” e questa risposta proprio non se l’aspetta, il biondo.

Jared è decisamente bello, alto, due spalle che farebbero invidia a Thor. Ma la cosa che lo ha colpito subito è lo sguardo. Sì, perché lo sguardo di Jared è dolce e deciso al tempo stesso. Il suo sorriso è appena accennato ma comunque contagioso. E se come dicono, gli occhi sono lo specchio dell’anima, beh!, l’anima di Jared deve essere meravigliosa.

 

No, no, no….si ritrova a pensare un attimo dopo, Jensen.

Non può pensare certe cose su un uomo che molto probabilmente sparirà dalla sua vista non appena gli parlerà di Damien, perché Jensen sa benissimo che Misha non glielo ha detto, perché lo conosce e sa che vuole essere lui a dirlo. No, no, no…

Questa cosa non va.

Quindi per stasera, Damien sarà il primo argomento. Prima che Jared gli piaccia di più.

“Ehi!?” lo richiama amichevolmente , Jared.

“Sì?!” risponde stranito, il biondo.

“Mi sembri distratto. In pensiero ancora per quello che è successo a casa?!” si informa premuroso.

“No. Ma sai...io...ho lasciato Damien a casa e...”

“Damien?!” gli fa eco Jared, mentre Ty, con noncuranza si avvicina al tavolo.

“Sì...” e fa un respiro profondo. “Mio figlio. Damien. 10 anni. Quasi 11 per la verità!”

per un attimo silenzio e in quel silenzio, inconsapevolmente sia Jensen che Ty guardano la fila al bagno e quella al bar.

“Un figlio??” ripete Jared e prima che Jensen possa confermarlo… “Ma che meraviglia!”

 

“Cazzo!!”

Ma Jensen lo pensa, Ty lo dice.

 

I due al tavolo lo fissano interdetti e per uscire da quell’impasse, il cameriere si riprende e dice: “Vi porto subito l’aperitivo della casa!” e va via, anche se di tanto in tanto si volta a guardarli.

“Quando Misha mi ha convinto a questo appuntamento non mi aveva detto che avevi un figlio!”

“Sì, lo so. Perché sa che sono io a volerlo dire. Sai com’è? Non voglio perdermi la faccia prima della fuga!” si ritrova a confessare.

“Fuga? In che senso?!”

“Ok! Lo ammetto. Sono colpevole!” esclama Jensen mettendosi una mano al petto in modo teatrale e sorridendo al sorriso spaesato di Jared. “Non sei il primo appuntamento. Ho avuto un certo numero di primi appuntamenti in quest’ultimo anno e sistematicamente all’argomento Damien, i miei accompagnatori sparivano inghiottiti dalla fila del bagno o da quella del bar.”

“Mi stai prendendo in giro!?” chiese ironico Jared. Quasi allibito.

“Credimi, vorrei tanto. Ma non sai quante volte mi sono ritrovato a questo tavolo, solo, a metà cena , conto da pagare e ritorno a casa in solitaria.” ma lo dice senza tristezza.

Anzi, c’è quasi divertimento nella sua voce.

E questo a Jared piace perché capisce che Jensen non è uno che si piange addosso. E adesso più che mai vuole saperne di più. Vuole conoscerlo di più. Perché deve ammetterlo, Jensen è davvero uno spettacolo. Ha due occhi verdi e brillanti che sembrano un bosco magico tirato fuori da una bellissima favola. Un fisico asciutto. È intelligente e se ha tirato su un figlio e lo fa ancora, deve essere anche una persona fantastica.

Quindi, sì. Vuole assolutamente conoscerlo.

“Ok! Non ti offendere ma , scusami se mi permetto, credo che i tuoi primi appuntamenti siano stati con degli emeriti idioti.”

“No, non mi offendo. Idioti è uno dei termini gentili con cui li avrei descritti anche io!” conviene il biondo.

“Posso chiederti come...insomma Damien...dato che tu...”

“Niente di biblico con arpe, arcangeli, luci e musiche celestiali….” lo rassicura Jensen. “Vent’anni. Una festa. Troppo alcool. Nemmeno mi ricordo come siamo finiti a letto insieme. Un mese dopo mi dice che era incinta. Lei non lo voleva. Io, sì. Fine della storia. Io e Damien siamo stati sempre insieme. Non riuscirei a vedere la mia vita senza di lui.”

“Dio!! che meraviglia.”esclama immediatamente dopo quel racconto sbrigativo ma essenziale, Jared, per poi aggiungere un sincero: “Molti, etero o meno, sarebbero scappati a gambe levate al solo sentire la parola figlio!Ti ammiro molto.”

 

“Doppio cazzo combinato!!” è la colorita esclamazione che i due ragazzi sentono provenire dalla voce sbalordita del loro cameriere.

 

Jensen chiede al suo accompagnatore di ignorarlo e sebbene imbarazzato, sorride mentre afferra il menù e si concentra sull’ordinazione.

La cena procede magnificamente.

I due ridono di cuore agli aneddoti lavorativi che si raccontano. Jared sui suoi ragazzi a scuola, Jensen sulle richieste assurde che a volte si ritrova a dover accontentare per quei clienti un po’ troppo modaioli.

E Jensen parla anche di Damien perché Jared gli ha chiesto di parlargli di lui.

E poi ci sono quei piccoli silenzi, quei sorrisi accennati, le mani poggiate sul tavolo che a volte riescono a sfiorarsi solo con la punta delle dita. Gli sguardi che si incrociano per poi distogliersi timidamente impacciati.

E Ty se la gode - anche se è ancora sull’allerta - Ty se la gode, perché Jensen si merita di essere felice.

 

E poi succede. Jared guarda dritto negli occhi Jensen.

“Me lo offri un caffè?” dice tutto di un fiato, perché ha comunque paura di essere inappropriato.

“Certo!” e fa per richiamare Ty.

“A casa tua!” precisa Jared prima che il cameriere li raggiunga.

Jensen abbassa immediatamente la mano e lo fissa stranito, ma non di certo offeso.

“Sei...sei sicuro?”

“Se non è troppo e troppo presto, mi piacerebbe conoscere Damien. Mi piacerebbe davvero conoscere Damien!” ripete per sembrare ancora più sincero.

 

“Triplo cazzo con avvitamento carpiato!” esclama interdetto , Ty, appena giunto al tavolo e quindi ha sentito tutto.

 

Jared lo fissa quasi spaurito. Jensen si passa una mano sul viso.

“Devo preoccuparmi?!” chiede Jared indicando il cameriere, anche se sta sorridendo.

“No, no..tranquillo. È che Ty, ha visto tutte le puntate della mia telenovelas!!” e a quel punto è proprio Jared che invita il cameriere ad avvicinarsi di più.

“Cosa vi porto?!”

Jared fa un movimento veloce della mano e porgendo la carta di credito, dice: “Il conto!”

Jensen e Ty lo fissano e Ty ne tira fuori un’altra delle sue.

“Paghi...tu?!”

“Sì!” risponde deciso Jared. “E’ un problema?!”

Ma Ty non risponde, afferra la carta e fila via verso la cassa con un sorriso a 32 denti. Per stasera niente ritorno in solitaria per Jensen!

   
 
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