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Autore: themermaidwriter    19/04/2018    0 recensioni
Nathan Nichols è un uomo che ha sempre rincorso il successo e nelle vesti di leader di una band locale di musica anni '70 ci si è sempre trovato un po' stretto. Ha costruito per lui e per il suo pubblico una diva sfacciata che a lungo andare ha preteso sempre di più. Stephanie Savage invece, si trova a fare i conti con un divorzio improvviso; una vita che cambia e l'inizio di un nuovo amore che sconvolgerà la vita di entrambi. Una sfida, quella di innamorarsi sull'orlo della fama: Sarà Diana Jones a uscirne vincitrice?
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"Perché non si poteva amare Nathan, se non eri il suo pubblico, quando lui era Diana Jones."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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21.

Lo stanzone che si presentò davanti ai suoi occhi era immenso come il suo futuro. 
Camminarono insieme fino al cordone blu che disegnava il percorso verso i controlli di sicurezza, lo stesso che divideva la sala in due parti la cui una accessibile esclusivamente ai passeggeri in partenza. 
Era lì che si dovevano salutare. 
Nathan passò a rassegna i suoi quattro amici salutandoli con abbracci e pacche sulle spalle che ricevette come sostegno. Pensarono tutti quanti che se si fosse trattenuto un secondo di più sarebbero sgorgate fuori copiose lacrime da tutti i presenti. 
"Non vedo l'ora di venirti a trovare." bisbigliò Victor al suo orecchio nell'abbraccio più lungo di tutti. I chilometri che lo avrebbero separato dal suo migliore amico erano pronti a rimarcare la sua assenza in ogni momento divertente che avrebbe voluto condividere con lui e in tante altre cose che erano ormai divenute routine nella loro, più duratura, amicizia. L'amico ricambiò l'affermazione con una risata e ribadì ancora una volta - come se non l'avesse già ripetuto per tutto il percorso fino a lì - che erano i benvenuti tutti quanti e in qualsiasi momento. 
"E' già ora?" lo interruppe Chris che cercava il suo volo per Detroit sul monitor a sfondo nero segnato da qualche parte tra file e file di destinazioni in giallo che cambiavano così velocemente da far girare la testa. 
"Si, dovrebbe.." rispose voltandosi verso lo stesso. 
"Perché proprio Detroit?" chiese Hector con le braccia sui fianchi che guardava con un solo occhio mezzo aperto quell'infernale vortice di lettere cangianti. 
"E' lì che si tiene il festival." spiegò nuovamente agli affamati ascoltatori il perché della sua destinazione aggiungendo il fatto che avessero scelto proprio Detroit per il suo debutto in terra straniera, perchè anche luogo di nascita e formazione della omonima diva Diana Ross a cui il festival della disco music era dedicato. 
E si sa che è dove nasce una star che si trova concime per crescerne una nuova, sopratutto se questa è una Diana, sopratutto se questa è una Diana Jones. 
Beh, parlare di debutto forse era troppo avventato. Guy, il suo nuovo manager - il quale aveva sottolineato la parola 'ufficiale' più volte - aveva deciso di far partire la meravigliosa avventura del suo cliente facendo si che si confondesse tra le celebrità di un luogo in cui si sarebbe destreggiato al meglio. 
Era solo il primo passo per Diana Jones, prima di uscire allo scoperto con la sua nuova immagine. Per il momento, come aveva detto Guy, di lui bisognava solo far parlare. 
Un'entrata silenziosa in un mondo in cui si sarebbe trovato più a suo agio nello sbalordire sin da subito un pubblico nuovo e dal quale sarebbe uscito ritraendosi dalle scene lasciandoli tutti a bocca aperta. Questo ovviamente come assaggio di una più formale esibizione. Inoltre la sua presenza a Detroit coincideva con i piani di Guy, il quale aveva orchestrato delle iscrizioni a più di una masterclass con importanti geni del settore, che avrebbero preparato e spronato Nathan a diventare la diva che ci si aspettava diventasse. 
C'era molta strada da fare prima che il suo nome passasse sulla bocca di tutti e a detta delle persone che lo conoscevano non ci sarebbe voluto molto. 
Bastava soffermarsi sulla naturalezza con cui aveva spiegato uno per uno i suoi step per raggiungere la fama, per notarlo. Partì dal festival, nominò un paio di collaborazioni promesse e atterrò su quel tour mondiale come se fosse cosa già fatta; invece che sogni irrealizzabili sembrava descrivesse il programma di un'allegra scampagnata. 
Eh si, non c'era nulla come indossare i panni della diva famosa che gli calzasse meglio. 
Finitò il suo monologo degno di qualche Grammy, Nathan regalò ancora un giro di abbracci fortemente richiesto, coronato da incoraggiamenti scontati ma al momento inevitabili. Salutò Morgan con un leggero bacio a stampo sulle labbra dopo il quale entrambi si misero a sorridere. Fu proprio dopo essersi ritratto dal viso dell'uomo che scorse alle sue spalle una figura familiare. Quei capelli lunghi raccolti in una coda e il suo immancabile giubbotto di pelle volevano dire una cosa sola: doveva essere lei. 
Gli amici notarono benissimo la sua curiosità, gliela si leggeva negli occhi. Ma a parte Morgan, che era il più vicino, non era ben chiaro se anche gli altri lo avessero sentito sussurrare il nome della donna di cui Nathan voleva fortemente la presenza. 
In un attimo la sua mente venne pervasa da domande che non aveva potuto fare a meno di porsi per tutto il tragitto verso l'aeroporto e sulle quali era consapevole di trovarsi comunque impreparato. Attese che la figura intenta a controllare il tabbellone si voltasse verso di lui e lo guardasse senza dire niente, parlando solamente con gli occhi. Nella sua testa quell'incontro l'aveva programmato così. 
Immaginate la delusione nello scoprire che quella donna non era la sua Stephanie. 
Tornò alla realtà sotto lo sguardo indecifrabile dei presenti, scuotendo la testa risvegliandosi da un'allucinazione. 
Nathan varcò poco dopo il nastro blu con le sue due valige al seguito. Si era ripromesso di non guardarsi indietro, non perchè pensasse di cambiare idea, no, ma sarebbe stato più efficace cancellare via dalla testa l'immagine di Stephanie che lo veniva a cercare. Tanto quella vita non esisteva più. C'erano solo Nathan e Diana a passare i controlli e metter piede oltre al gate, così come sarebbe stato una volta arrivato negli Stati Uniti. 
"E' troppo tardi?" Victor sentì una pressione sul braccio che lo fece immediatamente voltare. Scrutò con sorpresa la figura ansimante di Stephanie, la quale posò le braccia su entrambe le ginocchia con l'intento di riprendersi. Uno sguardo a quel pannello vetrato dietro al quale vide Nathan scomparire e capì di essersi risposta da sola. 
La corsa che aveva fatto, le persone tra cui si era districata e le cinque entrate verso la sicurezza che aveva incontrato sperando di trovarlo, si erano rivelate solo tempo sprecato. Con lentezza, ma stava iniziando a realizzarlo. 
"Stephanie?" sussurrò il ragazzo più vicino a lei. La sua espressione perplessa si trasformò presto in delusione per averlo mancato per un pelo, ma la risposta della donna fu abbastanza pacata e rilassata. Involontariamente decise di non destare altri sospetti, nonostante non fosse sicura che quel segreto valesse ancora. "Meglio così." e ci aggiunse un sorriso malinconico. 
"Che cosa ci fai qui?" La pulce nell'orecchio di Morgan si palesò evidente con tono inquisitore. Non avrebbe dimenticato facilmente quello che aveva sentito dire da Nathan e la strana coincidenza di trovarla poco dopo lì non aiutò affatto a far tacere le sue ingarbugliate teorie a riguardo che da tempo avevano messo piede dentro di lui. Ci pensò ancora un attimo e quando la donna non sembrò dargli corda, preferendo bisbigliare qualcosa di incomprensibile con Victor, decise di astenersi dal fare una scenata fuori luogo. 
Non restò che notare che tutti stavano seguendo con lo sguardo uno dei nastri trasportatori che si intravedevano infondo alla loro destra. 
Spiccava alla fine di esso la figura di Nathan che s'allontanava con i suoi bagagli rimettendosi gli occhiali da soli sul naso. 
I suoi amici non potettero fare a meno di pensare quanto fosse dannatamente egoista portarsi dietro solo la sua star lasciando indietro i presenti che a poco a poco l'avevano costruita e lanciata allo sbaraglio. 
Non ci sarebbe stato nessun contratto se non fosse stato per gli Ages Of Divas, la band sapeva di essere stata importante, mentre per Nathan non sembrava così scontato guardandolo dirigersi verso una nuova vita. 
D'altra parte lo sapevano benissimo che fosse sempre stato la colonna portante del loro successo circoscritto. Qualcosa glielo diceva, qualcosa come I fan che gli facevano i complimenti, che si mettevano in fila per fare una foto, alcuni di loro nemmeno conoscevano il nome della band e venivano identificati semplicemente Diana Jones. 
Non c'era storia, egoista che fosse, il successo attendeva solo lui. 
Stephanie a quel punto pregò che non notasse la sua presenza. Quel che fatto era fatto: il destino aveva deciso al posto loro e uno sguardo scambiato all'ultimo secondo avrebbe solo rimarcato l'imbarazzo e la malinconia del risaputo momento. 
Nathan sparì completamente lasciando a Stephanie la possibilità di tirare un sospiro che sotto sotto sapeva di sollievo. Amareggiata ma allo stesso tempo rassegnata, quello che aveva sperato combatteva contro la risaputa nomea della diva che non si sarebbe mai separata dal successo, tutto questo mentre mandava in frantumi, senza ritegno, il suo scenario immaginario; anch'esso aveva predetto qualcosa di diverso che non aveva avuto modo di avverarsi. 
Tenne lo sguardo fisso sul corridoio intriso di gente nel quale l'aveva visto scomparire, poi, senza dar conto al gruppo intorno a lei, girò i tacchi e con lo sguardo verso il basso si diresse lentamente verso l'uscita senza preoccuparsi di quanto tempo c'avrebbe messo per trovarla in quel labirinto. 
Perdersi non era una sensazione estranea. 
Aprì la bocca cercando di catturare il respiro che aveva perso, sperando che non si incastrasse per via di quel macigno che aveva nella gola. Portandosi una mano sotto l'umido occhio sinistro, ancora una volta nella sua testa risuonarono le stesse parole che l'avevano avvertita il giorno in cui scoprì che il suo inspiegabile interesse verso di lui era ricambiato. Si incolpò per non essere stata più furba di quell'Alice tormentata dalla folle ricerca del bianconiglio. Che stupida che era stata, lo sapeva, lo sapeva benissimo: non si poteva amare Nathan, se non eri il suo pubblico, quando lui era Diana Jones. 

the mermaid's notesbentrovati lettori e lettrici. Mi scuso per aver tardato ad aggiornare ma un po' è colpa degli impegni e un po' e colpa dei feels per le nuove serie tv che escono tutte senza sosta e a me, da buona fangirl, fanno perdere la testa. Ci siamo! Siamo arrivati *rullo di tamburi* questo è ufficialmente l'ultimo capitolo di questa storia (verrà seguito solamente dall'epilogo la settimana prossima), ma per quanto riguarda questa avventura chiude i battenti almeno per il momento. Vi ringrazio brevemente adesso e come sempre per letture e le recensioni.
Vi do l'ultimo appuntamento a mercoledì prossimo. Non mancate.
   
 
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