My heart will go on
Love can touch
us one time
And last for a lifetime
And never let go till we're gone
Love was when I
loved you
One true time I hold you
In my life we'll always go on
You’re here
there’s nothing I fear
And I know that
my heart will go on
We’ll stay
forever this way
You are safe in
my heart and my heart will go on and on…
(“My heart will
go on” – Celine Dion)
Non c’erano state novità da parte di
Madame Angéle ma, in compenso, pareva ci fosse qualcosa di molto speciale che
Aurora voleva annunciare al fratello. Quella sera aveva invitato a cena un
ragazzo che voleva presentargli, un giovane pittore di nome Paul.
Tristan, sulle prime, era sembrato
piuttosto seccato da quell’intrusione.
“E questo Paul chi sarebbe, di grazia?”
domandò alla sorella, mentre Elijah lo guardava intenerito ma anche, allo
stesso tempo, ingelosito. Lo innervosiva sempre vedere quanto il Conte fosse
legato ad Aurora e questo era tanto più assurdo quanto più si pensava che lo
stesso Elijah era il primo a mettere la propria famiglia davanti ad ogni altra
cosa… ma non tollerava che fosse Tristan a farlo.
Tristan doveva appartenere solo a lui,
anima e corpo. Era la sua creatura e non doveva avere altri affetti e pensieri
al di fuori del suo Sire.
“Non preoccuparti, Paul è un vampiro
come noi” rispose Aurora, che quella sera appariva più radiosa del solito. “L’ho
conosciuto sulla spiaggia due settimane fa, era seduto sulla sabbia e ammirava
il mare. Aveva con sé una tela e dei colori e così ho capito che è un pittore…
“Saggia deduzione” la interruppe
Tristan, sarcastico. “Piuttosto, cosa ci faceva nella nostra spiaggia? Gli avrai spiegato che si tratta di una proprietà
privata, spero.”
Aurora sospirò, esasperata.
“Certo che gliel’ho detto, ma lui ha
risposto che non voleva fare nulla di male, che aveva scelto quel posto perché
era sicuro che nessuno lo avrebbe disturbato” replicò, con aria sognante. “Di
solito vive a Parigi e fa ritratti lungo la Rive Gauche, ma…”
“Ed è venuto fin qui da Parigi per fare
un ritratto al mare?”
“No, Tristan, ma dovresti lasciarmi
parlare se vuoi sapere di più su di lui” ribatté la Contessa, mentre Elijah si
divertiva ad assistere al battibecco. “Mi ha spiegato che voleva imprimersi
nella mente le mille sfumature d’azzurro del mare per poter rendere al meglio
il colore di certi occhi nei suoi ritratti. Ci siamo messi a parlare e Paul mi
ha detto di aver scelto proprio la nostra spiaggia perché aveva sentito parlare
della villa acquistata dal Conte e la Contessa De Martel, aveva sentito parlare
di noi, di te soprattutto, e sperava di incontrarci.”
Aurora spiegò al fratello che il giovane
Paul era stato trasformato una ventina di anni prima da un vampiro sconosciuto
che poi non aveva mai più visto ma, dalla descrizione che le aveva fatto, lei
aveva capito che si trattava di Klaus. Le aveva raccontato come aveva
incontrato il suo Creatore e come si era ritrovato abbandonato da lui, smarrito
e in preda ad una fame insaziabile; quanto avesse sofferto, all’inizio, per poi
imparare ad apprezzare i vantaggi della sua nuova condizione: poter vivere solo
della sua arte senza preoccuparsi di nient’altro.* La ragazza era rimasta
affascinata dalle parole del bel pittore dai riccioli biondi e l’aria gentile e
avevano continuato ad incontrarsi ogni mattina sulla spiaggia…
Mentre Aurora continuava a parlare di
Paul al fratello, Elijah aveva smesso di ascoltare. La sua mente aveva
registrato, di sfuggita, il fatto che era stato Klaus a trasformare il ragazzo,
ma non se ne era preoccupato più di tanto. Ciò che lo aveva colpito erano state
le parole che il pittore aveva detto ad Aurora, quell’accenno alle mille sfumature
d’azzurro del mare che gli servivano per dipingere il colore di certi occhi.
Erano bastate quelle parole per
riempirgli la mente dell’azzurro particolare degli occhi del suo piccolo Conte,
l’unico mare in cui era destinato ad affondare per sempre. Sembrava un
paradossale contrappasso: lui aveva cercato di liberarsi di Tristan e della sua
ossessione per lui annegandolo in eterno negli abissi marini, ma adesso era
Tristan colui al quale bastava uno sguardo per travolgerlo nella profondità
delle sue iridi azzurre.
Elijah si rendeva sempre più conto
dell’immensità di ciò che lo legava a Tristan, eppure tanto più ne era
consapevole quanto più si sentiva straziare per il rimorso di ciò che gli aveva
fatto, di tutto quello che gli aveva negato e che mai avrebbe potuto
restituirgli, nemmeno in altri mille anni.
La voce di Tristan che lo interpellava
lo riscosse da questi pensieri insieme appassionati e dolorosi.
“Comunque Aurora avrebbe dovuto parlarne
con noi prima di invitare a cena
questo sconosciuto, non credi, Elijah? Elijah, sei ancora tra noi?”
Il vampiro Originale si riscosse.
“Sì, vi ho ascoltati entrambi” rispose,
mentendo. “Beh, non credo che questo ragazzo rappresenti una minaccia,
nonostante sia una creatura di Klaus… o meglio, una sua vittima, a quanto pare. In ogni caso è meglio conoscerlo
personalmente per poterci fare un’idea precisa su di lui, non credi?”
Tristan si strinse nelle spalle.
Continuava a non essere molto convinto, ma a quel punto era la sua opinione
contro quella di Aurora e di Elijah, era costretto a fare buon viso a cattivo
gioco e ad accettare la presenza di un ospite non proprio graditissimo alla sua
tavola quella sera.
Paul arrivò alla villa puntualissimo,
alle otto, vestito in modo semplice ma con gusto e con i riccioli biondi
pettinati all’indietro. Aveva portato ad Aurora un mazzo di rose e anche un
altro regalo che lo qualificava, senza ombra di dubbio, come un inguaribile
romantico: il DVD del film “Titanic”.
“Oh, so che si tratta di una bellissima
e tragica storia d’amore, ma non ho mai visto il film” esclamò Aurora, piena di
entusiasmo. Chissà, forse l’aveva anche visto, ma nella sua nuova vita non
poteva rammentarlo… “Che splendido regalo! Possiamo vederlo insieme questa
sera, dopo cena, vero, Tristan?”
Lo sguardo del Conte De Martel era più
eloquente di mille parole. Per lui la scelta di un film inverosimile e
strappalacrime faceva perdere come minimo cento punti al povero Paul, tanto per
cominciare… ma Aurora sembrava così felice e Elijah così divertito dalla scena
che represse il brivido di disgusto che gli era venuto spontaneo e abbozzò un
sorrisetto di circostanza.
“Se ti fa piacere, cara sorella, ma… non
preferireste, che so, vederlo da soli in un altro momento? Paul è qui per
conoscere la tua famiglia e penso che sarebbe meglio trascorrere la serata
parlando, piuttosto che guardando un film” disse, sperando che Elijah
intervenisse in suo soccorso.
Ma Elijah evitò di intromettersi, limitandosi
ad assistere alla scena con un sorriso beffardo.
“Potremo parlare durante la cena, in
fondo Paul non deve mica subire un interrogatorio di terzo grado” obiettò la
Contessa. “Penso che sarà bello poter condividere l’emozione di questo film
tutti insieme. Tu lo hai mai visto, Tristan?”
“No” rispose il Conte De Martel in tono
secco, evitando di specificare che era uscito dal cinema dopo poco più di
mezz’ora quando, anni prima, aveva provato a vedere il kolossal pluripremiato agli Oscar.
“Appunto, allora vedi che è una
bellissima idea guardarlo tutti insieme?”
“Che ne direste di andare a tavola?”
intervenne finalmente Elijah, togliendo Tristan da una situazione che si stava
facendo piuttosto imbarazzante.
Nonostante le catastrofiche previsioni
del giovane Conte, la cena con Aurora e il suo nuovo ragazzo si rivelò
piacevole. Paul era un giovane squattrinato, ma amava immensamente l’arte e
sapeva apprezzare la bellezza. Tristan si ritrovò a parlare con lui dei pittori
Impressionisti, delle mostre che entrambi avevano visitato, delle opere che
preferivano e, alla fine, dovette ammettere che, per una volta, Aurora aveva
avuto buon gusto nello scegliersi un compagno… anche se si trattava di una
creatura di Klaus Mikaelson!
In realtà Tristan si sentiva turbato, ma
per ragioni ben diverse. Per secoli aveva allontanato qualsiasi uomo dalla
sorella, ritenendo che nessuno potesse essere degno di lei; aveva considerato
ogni possibile compagno di Aurora come un nemico personale e, spesso, si era
anche comportato di conseguenza, mostrandosi iperprotettivo fino
all’ossessione. Quella sera, invece, nonostante l’iniziale ostilità, aveva
finito per trovarsi bene con Paul e per considerarlo un giovane a posto.
Quel cambiamento così radicale poteva
forse ascriversi al fatto che Paul era un artista e un amante del bello? Forse…
Poteva essere che lui si sentisse più
tranquillo perché questa nuova Aurora era una ragazza serena ed equilibrata e
lui non doveva più preoccuparsi troppo per lei? Sì, però…
No, era inutile che raccontasse storie a
se stesso, la verità era ben diversa.
Tristan era maggiormente disposto ad
accettare un compagno nella vita di sua sorella perché… perché era lui ad
essere finalmente sereno e appagato. Aveva Elijah al suo fianco, il suo Sire,
l’uomo che aveva sempre amato con passione e disperazione. La presenza di
Elijah accanto a lui gli riscaldava il cuore, leniva le sue ferite, lo riempiva
e lo completava e questo lo portava ad accettare, anzi, perfino a desiderare
che anche Aurora potesse essere altrettanto felice e innamorata.
Certo, se poi Paul avesse fatto soffrire
sua sorella, lui gli avrebbe strappato il cuore senza pensarci due volte, ma
quella era un’altra faccenda…
Così, dopo una piacevole e deliziosa
cena, tutti e quattro si accomodarono sul grande divano davanti a un televisore
enorme di ultima generazione per guardare la tragica vicenda di Jack e Rose.
Fedele a se stesso, Tristan ebbe
l’impulso di alzarsi di nuovo e lasciare il salotto dopo mezz’ora, esasperato
dall’inverosimiglianza della storia e dall’eccessiva dose di melensaggine
regalata dal film; si trattenne soltanto per non rovinare la serata ad Aurora e
non mettere a disagio Paul, che aveva creduto di fare una gran cosa regalando
quel DVD alla sua innamorata.
Elijah, interessato più alle reazioni
del suo giovane amante che alle immagini che scorrevano sullo schermo, represse
più volte una risatina nel notare quanto Tristan si sforzasse di trattenere i
commenti caustici che gli salivano spontanei alle labbra. A volte, quando
proprio non ce la faceva più, il Conte de Martel fingeva di doversi sistemare
la cravatta o un polsino che, naturalmente, erano perfettamente a posto.
Le cose cambiarono drasticamente, però,
quando il film virò verso la tragedia: Tristan non riuscì più a restare impassibile
di fronte alle immagini della gente di terza classe imprigionata nelle viscere
del transatlantico e condannata ad una morte atroce e ingiusta; Elijah lo sentì
tremare, accanto a sé, durante le scene in cui Jack veniva ammanettato in una
cabina mentre la nave affondava. Gli passò un braccio attorno alle spalle e lo
attirò a sé mentre guardavano la parte finale del film, le persone inghiottite
dalle gelide acque dell’oceano, gli sforzi disperati di coloro che tentavano
inutilmente di salvarsi…
Questo è ciò che io ho
fatto a Tristan, pensava Elijah in preda ad un’angoscia infinita, è questa la fine a cui volevo condannarlo per l’eternità.
Tristan tremava nel rivivere l’agonia
del container, ma anche Elijah si straziava l’anima nel vedersi davanti agli
occhi quello che il suo piccolo Conte doveva aver vissuto in quegli istanti
terribili ed eterni. Perlomeno coloro che erano morti nel naufragio del Titanic
avevano sofferto quelle pene una volta sola… ma per Tristan quel supplizio era
stato continuo, ripetuto, senza via di scampo.
E’ stata soltanto
colpa mia se Tristan ha sofferto così tanto. Io volevo sentirmi nel giusto,
volevo allontanare ogni dubbio e tentazione, volevo crearmi una vita normale
con Hayley… ma a che prezzo? Come ho potuto non pensare a ciò che avrebbe subìto
Tristan?
Per fortuna Aurora e Paul erano talmente
coinvolti dalla storia d’amore e dalla loro reciproca attrazione da non notare
il turbamento di Elijah e il panico di Tristan. Quando, finalmente, il film
terminò, erano stretti l’uno all’altra e furono ben felici di dare una
frettolosa buonanotte al Conte e al vampiro Originale che si ritiravano nella
loro camera.
Elijah non lasciò quasi alla porta della
stanza il tempo di chiudersi: afferrò Tristan e lo strinse a sé convulsamente,
come se dovesse, ancora una volta, strapparlo all’orrore degli abissi marini.
Lo tenne abbracciato, baciandolo profondamente per inebriarsi di lui e sentire
che era davvero lì, che non lo avrebbe perduto mai più. Lo depose sul letto,
spogliandolo e liberandosi dei propri abiti, ansioso di aderire al suo corpo e
di perdersi dentro di lui, dimenticando se stesso e ogni altra cosa nel sapore e
nel calore di Tristan. Lo prese ancora e ancora, con passione, con pazienza,
con dolcezza, con avidità e poi di nuovo con tenerezza, senza mai fermarsi, per
molto, molto tempo.
Infine, quando le ore furono trascorse
fin troppo veloci e Tristan si addormentò, stremato e disfatto, con la testa
sul suo petto, le guance arrossate e i capelli scompigliati, Elijah restò
sveglio a contemplarlo e ad accarezzargli il volto.
Un terribile pensiero gli attraversò la
mente, stringendogli il cuore in una dolorosa e atroce morsa gelida.
Quando si trovava nel container,
smarrito e perduto nell’atrocità del supplizio, Tristan aveva forse sperato in lui? Aveva sperato che
cambiasse idea, che tornasse e lo liberasse?
Forse aveva trascorso i primi giorni, le
prime orribili settimane, illudendosi che fosse soltanto una punizione, che
Elijah lo stesse mettendo alla prova, che poi sarebbe andato a prenderlo?
E magari, con il passare del tempo,
quella vana speranza si era tramutata in un’assoluta, cieca e spaventosa
disperazione?
Poteva essere andata così?
Elijah strinse tra le braccia il suo
piccolo Conte addormentato, avvolgendolo, come a volerlo proteggere dal male
che lui stesso gli aveva provocato… ma quel dubbio atroce non abbandonò la sua
mente.
Quella notte, il vampiro Originale non
riuscì a prendere sonno e rimase a lottare contro i suoi personali demoni per
lunghe ed estenuanti ore.
FINE
* Il
personaggio di Paul e la sua storia non sono di mia invenzione, ho trovato
entrambi in una bellissima storia di Aliseia, “Sad Beautiful Tragic”. Paul mi è
piaciuto molto e ho deciso di “usarlo” anch’io per regalare un compagno ad
Aurora. J