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Autore: Laura_Cross    21/04/2018    1 recensioni
Il Sistema, quel maledettissimo Sistema; Nova avrebbe pagato oro pur di farlo sparire dalla faccia della terra. Era stato inventato nel lontano 2009, quando i social network stavano invadendo le vite di milioni e milioni di persone in tutto il mondo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tuo futuro, la tua famiglia, la tua vita. Il Sistema sei tu.

“Non posso assumerla, non ci posso fare niente.”

“Ma, mi scusi, ha visto che curriculum? Cosa c’è che non va? Ho lavorato nel migliore degli ospedali su Marte appena uscita dall’università, sono stati cinque anni dove ho dato tutta me stessa, nessuno si è mai lamentato!”

“Senta, capisco la situazione, ma ripeto che non posso assumerla. Il suo curriculum è perfetto, ma non essendo iscritta sul Sistema, non posso prendermi questa responsabilità.”

Il Sistema, quel maledettissimo Sistema; Nova avrebbe pagato oro pur di farlo sparire dalla faccia della terra. Era stato inventato nel lontano 2009, quando i social network stavano invadendo le vite di milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Dopo quasi un secolo, nell’anno 2107, si era insinuato così a fondo nella società che ormai non potevi muoverti da nessuna parte se non eri iscritto su di esso. Era diventato così indispensabile che veniva richiesto anche per ottenere il più semplice dei lavori: non potevi nemmeno portare un caffè. Nome, cognome, data di nascita, sesso, preferenze, tutto doveva essere scritto e condiviso nel web. Nova sapeva che era un grande rischio continuare la sua vita da sconnessa, ma le piaceva il senso di libertà che le garantiva la sua privacy: sua madre e suo padre erano stati degli sconnessi per tutta la loro vita e Nova non intendeva cambiare, a costo di non trovare lavoro.

L’uomo dietro la scrivania sospirò, fingendo della compassione. “Su Marte non le hanno mai chiesto di iscriversi al Sistema?”

Nova scosse la testa, stringendosi nervosamente le mani; guardò il suo curriculum sparire davanti ai suoi occhi, cancellato dal computer olografico dell’uomo. Maledizione! Tanti saluti al posto di lavoro. “No, non c’è nessuna regolamentazione al riguardo. Anzi, mi scusi se mi permetto,” si leccò le labbra, incapace di trattenersi, “non è un po’ illegale discriminare gli sconnessi?”

L’uomo inarcò le sopracciglia, per poi distogliere lo sguardo dalla ragazza a disagio; si portò una mano alla cravatta per allentarla. “Ragazza mia,” disse, alzandosi per andare verso la grande finestra dell’ufficio, “ormai tutti sono iscritti nel Sistema. Potrei assumerti, è vero, hai un bel curriculum, ma a che costo? Se mai avessi bisogno di te in reparto, cosa dovrei fare, mandarti un SMS? Tanto vale usare i piccioni viaggiatori.” Si era messo le mani in tasca e rise alla sua stessa battuta.

Nova si alzò dalla sedia, prendendo la sua borsa che aveva poggiato lì accanto; il pupazzetto a forma di ranocchia che suo padre le aveva regalato da bambina era lì tutto ingrigito che la guardava con pietà. Dispiace anche a me, sai? “Va bene, va bene,” mormorò, “grazie comunque della considerazione.” Avrebbe volentieri mandato l’uomo a quel paese, ma poi avrebbe avuto guai ben più grossi. Cercò di ignorare le guance che le stavano andando a fuoco per la vergogna e lo salutò con un breve saluto, senza nemmeno guardarlo un’ultima volta. Restare ancora sarebbe stato da stupidi.

Uscita dall’ufficio, tenne gli occhi fissi al pavimento dell’ospedale, scendendo le scale e uscendo dall’edificio sentendosi leggera leggera. La tensione stava andando via, lasciando spazio ad un’immensa delusione e ad un senso di sconfitta. Oh, se solo fosse rimasta su Marte! Lì aveva trovato un lavoro sicuro come infermiera in uno degli ospedali più grandi nella Stazione Koenig ma poi, cosa avrebbe fatto suo padre? Dalla morte della mamma non era stato più lo stesso, non poteva restare da solo. Non aveva nessun altro all’infuori di lei. Aveva pensato di far trasferire suo padre su Marte, ma un uomo della sua età avrebbe sofferto moltissimo ad abbandonare il suo Pianeta Natale; in fondo, la tomba della sua amata moglie era sulla Terra, non avrebbe potuto più visitarla ogni giorno. Così, Nova aveva deciso di tornare sulla Terra, confidando nel suo curriculum perfetto ed allettante, ma a quanto pare la fede nel Sistema era più forte.

Si sedette sul primo bus arrivato alla fermata della piazza davanti all’ospedale e tirò fuori il cellulare, segnando via anche quell’altro posto di lavoro. Aveva girato tutte le cliniche della città e dintorni, aveva mandato richieste a chiunque ma nessuno, proprio nessuno, voleva farla lavorare. Si iscriva sul Sistema e ne riparliamo, le aveva detto una direttrice arcigna in un’altra clinica, saremmo felici di averla con noi.

Cliccò sopra l’icona dell’extranet, l’evoluzione del vecchio internet che ti permetteva di chattare anche con Marte con solo trenta secondi di differenza, e cercò nel motore di ricerca Sistema. Come primo risultato, le uscì fuori la pagina ufficiale del social network: era una semplice pagina azzurrina con un disegno stilizzato di un globo circolare e la lettera S nel centro. Ti invitava ad iscriverti subito per iniziare ad essere finalmente connesso con il mondo, come un diavolo tentatore nel mare della libertà. Unisciti a miliardi di persone, connetti adesso! Ricordava come i suoi compagni di classe si scambiavano i compiti sul Sistema o spettegolavano nel loro gruppo segreto: ciò nonostante non si era mai sentita tagliata fuori perché poi i fatti veri i propri avvenivano nella classe. Se c’era da chiedere aiuto a qualcuno, Nova telefonava alla sua compagna di banco di turno e finiva lì; ora però sembrava che non potesse più rimandare l’iscrizione.

Sulla schermata del telefono apparve la facciona buona di suo padre: come minimo la stava chiamando per sapere come stesse andando la ricerca del lavoro. Nova prese un grande respiro e poi rispose, “pronto, papà?”

“Nova! Tutto okay? Ancora non hai finito oggi?” Il tono di voce di suo padre era più stanco del solito; sicuro aveva lavorato ai suoi aggeggi di legno in cantina. Era un hobby molto bello che lo teneva occupato buona parte della giornata, ma lo stancava forse un po’ troppo. Nova era sicura che se anche l’avesse legato al letto, suo padre avrebbe trovato un modo per liberarsi dai legacci: era una forza della natura.

“Tutto bene, papi,” rispose Nova cercando di sembrare tranquilla, “ho quasi finito, mi mancano un paio di cliniche in periferia e ho fatto, in fondo non ce ne sono tante!”

Suo padre non rispose subito; tossì un paio di volte, il respiro pesante e affaticato, “va bene, va bene,” riuscì a dire, “allora ti aspetto per mangiare, ci sei a pranzo?”  

“Guarda, tornerò per l’una e mezza o giù di lì, dipende dal bus che prendo… Mangia se vuoi, eh!” Nova sentì il bip bip bip del forno in sottofondo.

“No, no, no, ti aspetto! Ho mangiato da solo per troppo tempo,” mormorò suo padre, facendola sprofondare nel sedile, mangiata dai sensi di colpa; lui sospirò e riprese a parlare, “ho appena messo due cosine in forno, tanto fa tutto da solo! A dopo allora, eh, che mi racconti tutto!”

“Sì, ciao papi, a dopo,” strisciò il dito sul bottone rosso terminando la chiamata e fissò il sedile davanti a sé: cosa gli avrebbe dovuto raccontare? Dei continui rifiuti e porte in faccia? Del fatto che avrebbe potuto lavorare se solo si fosse abbassata a fare quello che facevano tutti? Due erano le soluzioni possibili: iscriversi al Sistema rinunciando alla sua libertà, oppure ripartire per Marte rischiando la salute fisica e mentale di suo padre. Guardò fuori dalla finestra, dove le macchine formavano una lunga fila fino alla piazza principale; in lontananza, un megaschermo mostrava la pubblicità del Sistema dove un ragazzo e una ragazza si abbracciavano dolcemente. Il tuo futuro, la tua famiglia, la tua vita. Il Sistema sei tu.

Si mise in tasca il cellulare e si asciugò due lacrime dal viso, cercando di controllarsi: era in pubblico, non c’era bisogno di fare scenate. La ranocchia pendeva dalla borsa, rassegnata della sua vita malconcia.

Il Sistema sei tu.
***

La settimana seguente il padre di Nova non poteva essere più felice: finalmente la sua bambina aveva trovato un impiego, presso una clinica privata per giunta! C’era da festeggiare. Certo, Nova gli era sembrata più pallida e stanca del solito, ma le cose sarebbero migliorate. Lui le aveva detto di non preoccuparsi e di restare su Marte, ma quando si metteva un’idea in testa era difficile togliergliela!

“Pronta ad iniziare allora?”

“Non vedo l’ora,” rispose Nova con un mezzo sorriso; si mise su un cappotto e prese la borsa in spalla, fermandosi davanti alla porta di casa per guardare suo padre. Sì, Nova aveva proprio due brutte occhiaie, che gran peccato. “Ci vediamo questa sera a cena, stacco alle sei di sera, poi ti faccio sapere semmai…”

“Va bene, Nova. Buona giornata,” le disse abbracciandola e aprendole la porta; lei gli fece un timido gesto di saluto con la mano e si dileguò giù per le scale.

L’uomo sospirò e quando si chiuse la porta dietro le spalle, notò una piccola ranocchia malandata poggiata sul tavolo, come se fosse stata abbandonata.
   
 
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