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Autore: AlexisVictorie    22/04/2018    4 recensioni
l'Hanahaki Disease è una malattia mediamente diffusa fra la popolazione mondiale. Si manifesta (in maniera piuttosto casuale) fra persone che provano un sentimento d'amore non ricambiato. La malattia si manifesta con la nascita di radici nei polmoni e frequenti attacchi di tosse e vomito che portano il malato a rigettare fiori che in qualche modo rappresentano la persona amata.
L'unico modo per guarire è subire un intervento che sradichi le radici (ma così facendo il paziente perderebbe anche ogni sentimento nei confronti della persona amata) o riuscire a farsi ricambiare.
Genere: Angst, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Mila Babicheva, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Victor si piegò contro il water tossendo furiosamente, i polmoni in fiamme e la gola strozzata, mentre sentiva i fiori di aquilegia bloccargli le vie respiratorie, un avvertimento costante di ciò che lo aspettava se non avesse fatto qualcosa al più presto.

Vomitò pochi boccioli ancora non schiusi, le sfumature blu e bianche appena visibili.

Sorrise amaramente fra le lacrime di dolore, mentre scaricava e si ripuliva velocemente per coprire ogni traccia.

La malattia Hanahaki era meno rara di quanto non si pensasse ma in pochi ne morivano perchè la chirurgia risultava sempre la scelta più apprezzata.

I sintomi non erano particolarmente visibili ad un occhio estraneo: dei fiori iniziavano a fiorire nei polmoni del malato ostruendogli le vie respiratorie.

Iniziava con pochi petali, al punto che, inizialmente, quasi non era possibile individuare il fiore, e si arrivava al punto da sputare fiori interi completamente sbocciati negli ultimi stadi della malattia.

I sintomi in sé si manifestavano quando una persona iniziava a soffrire di un amore profondo ma non ricambiato e l'unico modo per guarire era riuscire a farsi amare in ritorno o subire un intervento per strappare le radici del fiore dai polmoni.

Ovviamente nel secondo caso, oltre ai fiori venivano strappati via anche i sentimenti per quella persona e non c'era possibilità di provare più quel sentimento tanto forte da risultare mortale.

Victor sapeva con assoluta precisione a chi fosse dovuta la sua malattia e non aveva la minima intenzione di perdere quei sentimenti, a costo di perdere la vita.

Per dieci anni, Victor Nikiforov aveva provato assoluta e sincera amicizia verso Yuuri Katsuki fino a quando all'età di diciassette anni, questi gli si era improvvisamente mostrato sotto nuove vesti.

Da ubriaco Yuuri si era rivelato una femme fatale e Victor era rimasto intrappolato nella sua rete di inconsapevole seduzione sotto gli occhi divertiti di un Chris anche lui mezzo ubriaco e di uno Yuri Plisetsky alquanto disgustato dalla scena di Yuuri appeso ad un palo di pole dance praticamente quasi nudo.

Victor si era improvvisamente reso conto di cosa nascondesse il suo migliore amico sotto maglioni fatti a mano e tute sportive ed era fiorita nella sua mente un'immagine deliziosa di Yuuri che univa quel fascino nascosto alla solita dolcezza del ragazzo e che lo aveva più appetibile del famoso katsudon che tanto gli piaceva.

Yuuri era parte fondamentale della sua vita e improvvisamente lo era anche per quanto riguardava l'amore.

La mattina dopo quella serata indimenticabile, Victor si era svegliato con petali bianco/azzurri sparsi sul cuscino e sulle lenzuola.

La realizzazione era arrivata dopo, quando per la prima volta nella sua vita di perfetto russo aveva sentito l'impulso di vomitare dopo una sbronza e si era ritrovato a sputare altri petali nel gabinetto.

Ovviamente aveva capito subito cosa gli stesse succedendo e la realizzazione lo aveva tenuto a letto in lacrime tutta la mattinata fino a che Yuuri non lo aveva chiamato per ricordargli che dovevano cenare con il gruppo.

A chiamata terminata Victor aveva reagito tossendo altri pochi petali.

I dottori con cui aveva parlato avevano proposto senza troppi problemi di operarlo ma come poteva Victor perdere non solo quel nuovo amore per Yuuri, ma anche il sentimento di amicizia che lo accompagnava da così tanti anni?

Si era perciò preparato psicologicamente all'evenienza di una futura morte, scrivendo lettere per tutte le sue persone più care e organizzando il proprio testamento così che la maggior parte dei suoi beni finisse ai cugini e a Yuuri stesso.

Aveva anche predisposto il suo funerale in modo che le spese non gravassero sui suoi familiari ma in tutta onestà Victor non voleva arrendersi alla morte tanto facilmente.

Le precauzioni prese non stavano ad indicare che stava cedendo, era semplice prassi.

Ciò nonostante erano ormai passati quattro mesi e aveva ormai iniziato a vomitare boccioli di aquilegia flabellata.

Aveva googlato il fiore appena era riuscito ad individuarlo e aveva quasi riso per il clichè: l'aquilegia flabellata rappresentava l'amore nascosto ed era originaria del Giappone, proprio come il suo Yuuri.

Victor uscì dal bagno asciugandosi la bocca col dorso della mano e sorrise amaramente in direzione di Makkachin che lo fissava dalla sua cesta, vicina al divano.

"Oh, Makka...vorrei l'amore non facesse così male."

A poco a poco, inevitabilmente, i suoi amici avevano iniziato ad accorgersi della sua condizione.

Il primo fu Chris, durante uno dei tanti pomeriggi spesi sul divano a fare maratone su Netflix.

Stavano rivedendo la quarta stagione di Supernatural e discutevano come loro solito su chi shippare: Chris, spudorato come sempre, aveva un'ossessione per la Wincest mentre Victor adorava i Destiel.

Avevano iniziato una molto matura lotta coi cuscini, e Chris si era gettato sull'amico senza nemmeno badarci troppo.

Quando Victor si era ritrovato il petto schiacciato dal peso non indifferente dell'altro, aveva iniziato immediatamente a tossire.

Aveva gettato di lato Chris tentando di correre verso il bagno ma si era ritrovato a carponi a tossire sul tappeto in lana davanti il caminetto.

L'amico gli era stato accanto immediatamente, cercando di reggerlo in qualche modo, tenendogli il ciuffo lontano dagli occhi.

Quando Victor, passati i conati, aveva avuto il coraggio di guardare in faccia il suo amico, aveva sentito il cuore stringersi per la sofferenza.

Chris aveva gli occhi lucidi di lacrime e le mani, che ancora lo stringevano, stavano tremando.

"Da quanto tempo stai così?" aveva chiesto trattenendo i singhiozzi.

"Circa due mesi" aveva sussurrato Victor, lo sguardo basso pur di non dover sostenere il tradimento negli occhi dell'altro.

"Non avevi intenzione di dirmelo, vero? Hai passato due mesi a soffrire senza dirlo a nessuno, nemmeno a Yuuri nonostante sai benissimo che...Yuuri. Oh Dio, è Yuuri, vero?" Lo svizzero sembrava così devastato dalla realizzazione che Victor non provò a nemmeno a mentire; sapeva che la verità gli si leggeva in faccia.

"Chris non puoi dirlo a nessuno. E soprattutto non puoi dirlo a Yuuri, si incolperebbe senza sosta, quando non è in nessun modo colpa sua, non poso permettere che si senta responsabile della mia malattia."

"Ma perchè non hai ancora subito l'intervento? Non fanno aspettare così tanto di solito"

"Spero tu stia scherzando, Chris." rispose immediatamente Victor "Non posso continuare a vivere senza i miei sentimenti per Yuuri. Perderei anche dieci anni di amicizia oltre che due mesi d'amore, non è una cosa che sono disposto ad accettare."

"Ma ti senti mentre parli? Stai mettendo a rischio la tua vita, Victor!"

"Non puoi chiedermi di cancellare ciò che provo, Chrs" singhiozzò Victor aggrappandosi alla maglia dell'amico.

"No, non posso. Ma tu mi stai chiedendo di guardarti morire, Vitya, te ne rendi conto?"

"Andrà bene, te lo prometto"

 

 

Victor avrebbe preferito tenere Yuri all'oscuro della faccenda: il biondo, per quanto quasi coetanei, probabilmente non avrebbe capito la sua scelta.

Il cugino sedicenne era fidanzato con Otabek Altin da due anni ormai e quella che a tutti sembrava una relazione iniziata molto casualmente si era dimostrata una storia più seria di quanto probabilmente lo stesso Yuri si aspettasse.

Restava il fatto che Otabek aveva corteggiato da subito il cugino ed era stato il primo e l'unico per Yuri, i due erano praticamente già sposati a dispetto del carattere sgarbato del biondo e dell'apparente riservatezza del maggiore dei due.

Di conseguenza Yuri nemmeno sapeva cosa fosse un rifiuto, un amore non corrisposto.

Erano alla pista di pattinaggio quando successe.

Il freddo del ghiaccio, lo sforzo fisico per rincorrere il cugino e la pesantezza che lo aveva accompagnato fin dalla mattina avevamo giocato ruoli fondamentali nell'attacco di tosse che l'aveva costretto a correre agli spogliatoi.

Yurio l'aveva trovato ad asciugarsi il sangue dalle labbra, boccioli sparsi a terra e nel water.

"Quando pensavi di dirmi che hai contratto l'Hanahaki Disease?" aveva chiesto con tono fin troppo calmo.

"Speravo di guarire prima di parlarne" era stata la risposta vacua di Victor.

"Non mi sembra tu abbia fatto passi avanti con Katsudon quindi mi spieghi come esattamente contavi di guarire se non riesci a farlo innamorare di te? Sul serio, quella cotoletta non vede ad un palmo dal suo naso e tu vorresti che si accorgesse della tua cotta per lui? Fai prima a morire, letteralmente parlando."

Victor non si era mai sentito tanto colpito dalla lingua biforcuta di Yuri prima di allora.

Il cugino, a dispetto delle aspettative, sembrava averlo capito quasi più di Chris e anzi, si era offerto di aiutarlo, un gesto inaspettato dal ragazzo.

"Ascoltami vecchio, fosse stato qualcun'altro non mi sarei fatto scrupoli a dirti di subire quel maledetto intervento e dimenticare anche il nome del coglione di cui ti eri innamorato. Ma qui è di Yuuri Katsuki che stiamo parlando: sono dieci anni che quel poveretto è innamorato di te mentre tu andavi in giro ad impollinare fiori non impollinabili, chi vuole intendere, intenda. L'ho visto star male ad ogni tuo singolo fidanzato, ad ogni stronzo che hai preferito alla sua compagnia e tutto questo senza mai dirti niente, facendosi bastare la tua amicizia. Mi viene quasi da dire che quello cieco dopottutto sei tu visto che è chiaro come il sole che Katsudon bacia la terra dove cammini quindi, sul serio, cosa aspetti a conquistarlo?"

"Non voglio dirgli della malattia. Si sentirebbe forzato a dire di amarmi così da farla passare. Voglio che si innamori spontaneamente."

"Allora sbrigati. Non intendo essere complice della tua morte, sono stato chiaro?"

Detto questo, Yuri Plisetsky si sbattè la porta alle spalle con tutta la rabbia che aveva probabilmente trattenuto fino a quel momento.

 

 

 

Non c’era niente che Victor odiasse più di essere compatito se non forse sentirsi dire cosa dovesse o non dovesse fare.

Perciò quando Mila tentò di convincerlo a farsi l’intervento per l’Hanahaki disease la sua reazione non fu decisamente delle migliori.

Anche stavolta, la scoperta della sua amica fu totalmente casuale e Victor temeva che a lungo andare qualcuno avrebbe rivelato tutto a Yuuri o che il ragazzo avrebbe iniziato a sospettare qualcosa.

Victor era appena tornato dall’appuntamento mensile col suo dottore, l’ansia a causa dell’eccessivo sviluppo della malattia che sembrava progredire troppo velocemente.

Forse anche a causa della preoccupazione, la mente occupata da mille pensieri, non si rese nemmeno conto della direzione presa finchè non andò a sbattere nella rossa amica.

Nell’impatto la sua cartella medica era caduta, rovesciando la radiografia appena fatta alla cassa toracica.

Mila aveva iniziato a scusarsi, cercando di aiutarlo con i fogli e non era esattamente complicato rendersi conto delle radici che affondavano nei polmoni dell’amico, visto lo stadio intermedio della malattia.

Inoltre la sorella maggiore di Mila era morta a causa del suo rifiuto di subire l’intervento e la ragazza aveva affrontato ogni stadio della patologia con lei, cercando di farle cambiare idea in qualunque modo possibile.

Purtroppo la giovane Irina era morta, consumata da un male che ella stessa aveva deciso di subire ma che l’aveva lasciata fino all’ultimo come lo spettro della ragazza un tempo così allegra e piena di vita che era stata.

Mila aveva visto fin troppe radiografie della sorella per non riconoscere i fiori nelle vie respiratorie di Victor.

Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre l’amico raccoglieva velocemente i suoi documenti e li rigettava in borsa.

-Mila, sono davvero spiacente- fece Victor continuando ad armeggiare con la cinghia del suo borsone, senza alzare lo sguardo -Non ti avevo minimamente vista, ero un po’ distratto e…Mila stai piangendo. Ti ho fatto male?-

-La vera domanda è perché tu stia facendo del male a te stesso, Victor- fu la risposta della rossa, i singhiozzi che le scuotevano il corpo.

-Vieni, siediti un attimo- prese in mano la situazione l’altro, conducendola negli spogliatoi femminili.

Mila si accasciò su una delle panche, cercando di riprendere fiato, la gola stretta in un nodo che impediva all’aria di passare.

-Perché, Victor? Tu sai cosa ha fatto Irina, tu sai come sono stata quando la malattia ha avuto il sopravvento, hai visto il dolore intaccare ogni cosa nella mia vita e nella mia famiglia al punto che ancora oggi mia madre non riesce a sentirla nominare senza scoppiare a piangere disperata. Non hai il minimo riguardo per le persone che dovranno vivere senza di te?-

-Come fai a dire già che non subirò l’intervento?-

-Victor, quasi ogni intervento viene eseguito entro i primi tre mesi di malattia, a meno che la persona è inizialmente contraria. Se poi il paziente decide che non riesce a sopportare un simile dolore durante gli stadi più avanzati, allora lo si opera subito per evitare che gli accada qualcosa. Gli stati più sviluppati tengono molto affinchè la popolazione sopravviva a questo tipo di malattie, perché muore già abbastanza gente ogni giorno senza dover aggiungere persone che avrebbero potuto salvarsi tranquillamente alla lista. Quella radiografia è troppo avanti perché tu voglia fare l’intervento, ne so fin troppo a riguardo.-

-Hai ragione. Non voglio subire l’operazione. Non posso perdere questi sentimenti, Mila non puoi chiedermi di farlo.- protestò Victor, aggrappandosi alla stretta delle loro mani.

-Allora tu non chiedermi di guardarti morire, Victor. Perché non sarai tu a stare male, non sarai tu a dover andare avanti dopo aver perso qualcuno di importante. Per te dopo non c’è niente. Noi, invece, dovremo  sopportare la tua presenza in ogni cosa che ci circonda, soffrendo ogni giorno la tua perdita. Il dolore si affievolirà, certo, ma non svanirà mai Victor, mai. Sono passati tre anni dalla morte di Irina e sembra come ieri quando la stringevo sul suo letto di ospedale cercando di confortarla e lei piangeva e mi pregava di non avercela col ragazzo che amava e che l’aveva rifiutata e ignorata nonostante sapesse cosa le avessero diagnosticato. Le sue ultime parole sono state per lui, e quello stronzo era a spassarsela con i suoi amici mentre mia sorella moriva, Victor. A cosa ha portato la sua ostinazione? Assolutamente niente, solo dolore. Non chiedermi di guardarti morire, Victor, non potrei sopportare tutto questo una seconda volta. Non ce la farei di nuovo, non posso.-

-Mila mi dispiace. Ma nemmeno tu puoi chiedermi di rinunciare a dei sentimenti che mi fanno stare bene.-

-Non ti fanno stare bene, Victor! Stai morendo!- gridò Mila, i pugni stretti e il viso affondato nella spalla dell’amico.

Quel giorno nessuno dei due fece il dovuto allenamento sul ghiaccio, rimasero stretti e Mila pianse tutte le lacrime di cui fu capace, fino ad avere gli occhi gonfi e rossi.

 

 

 

L’esperienza con Mila aveva colpito molto Victor nonostante non avesse voluto ammetterlo: non aveva di certo cambiato idea ma del resto riusciva a capire cosa intendesse l’amica perché era un’esperienza che aveva vissuto anche lui sebbene non così in prima persona.

Suo cugino Georgi si era rifiutato di subire l’intervento, esattamente come Victor, ed aveva affrontato la morte con orgoglio, fiero di quell’amore che l’aveva spazzato via.

Georgi aveva contratto la malattia quando Anya, la sua fidanzata aveva deciso di lasciarlo e dopo poco aveva iniziato a frequentare un altro, dimostrando di non aver mai davvero tenuto al ragazzo.

Lo shock e il dolore erano stati quasi più difficili da digerire della malattia stessa, che Georgi aveva affrontato con una calma e una serenità assolutamente in contrasto con il tipico carattere estroso ed eccessivo del ragazzo.

Aveva impiegato gli ultimi mesi della sua vita al meglio e aveva composto di suo pugno una melodia per la sua amata che l’aveva reso famoso e ricco, ironica come cosa vista l’imminenza, all’epoca, della sua morte.

Aveva donato buona parte dei guadagni in beneficienza e il resto era andato alla famiglia, ma niente era stato lasciato ad Anya e in molte interviste gli era stato chiesto il perché visto che provava per lei un amore tanto forte da ucciderlo.

Georgi aveva risposto che aveva donato alla sua adorata tutto ciò che aveva e si era sentito deriso e schernito. Per quanto amasse Anya con tutto se stesso ciò non significava che ella meritasse ancora qualcosa da lui. Quei soldi dovevano andare a coloro che gli erano rimasti affianco e avevano cercato di donargli conforto per quel poco che gli restava da vivere.

Del resto Anya non si era degnata nemmeno di contattarlo nonostante le sue accorate richieste a volte anche in diretta televisiva.

Era morto nella sua casa d’infanzia, circondato dai parenti e dagli amici, da tutti coloro che l’avevano amato e quando Anya aveva cercato di accusare la famiglia di diffamazione a causa delle parole che Georgi le aveva rivolto nelle interviste, uno scandalo era scoppiato immediatamente mentre tutto il mondo si levava in protesta per Georgi e per la sua triste morte a causa di una persona che a conti fatti non meritava affatto un simile incondizionato amore.

Anya era stata costretta a ritirare tutte le accuse quando si era ritrovata senza sponsor e fan a supportare la sua carriera di pattinatrice, ma nessuno aveva dimenticato il terribile tentativo di spillare loro i soldi che Georgi aveva deciso di non lasciarle.

Victor si chinò per poggiare un mazzo di aquilegie sulla tomba e poggiò le dita bianche e allungate sulla foto del cugino.

-Non so cosa fare, Georgi. Mia madre non fa che piangere tutto il giorno a causa della mia decisione e tutta la famiglia è di nuovo a pezzi. Sentono di star vivendo in un loop, ogni volta perdono qualcun altro e non so come faranno nel caso io non ce la facessi. La malattia sta progredendo troppo velocemente e non so se riusciròa farmi ricambiare da Yuuri prima che sia troppo tardi. Lui non è per niente come Anya, cugino. È la persona più dolce e adorabile di questo mondo e al tempo stesso ha una sensualità e una passione che riuscirò a fare uscire in qualche modo, deve solo imparare a credere di più in se stesso. Sono preoccupato che se morirò, qualcuno gli dirà la verità e lui dovrà vivere con quel peso per il resto della sua vita. Non è Anya, Georgi, lui si sentirà responsabile della mia possibile morte e non voglio, Georgi, non è colpa sua.-

La foto del cugino, sorridente, gli occhi blu classici della famiglia, non gli rispose ovviamente ma Victor si sentì comunque rincuorato.

-Non amerò mai nessuno come amo Yuuri e mi manchi perché sei l’unico che avrebbe capito. Quando amavi davi tutto te stesso e in questo siamo così simili, Georgi, che non ho dubbi che un giorno anche io pagherò a caro prezzo questo mio carattere. Vorrei solo che nessuno stesse male per me; è una decisione che ho preso consapevolmente e le conseguenze non dovrebbero colpire così tante persone. So cos’ho provato alla tua morte, Georgi, ed è una ferita ancora troppo fresca per infliggerne un’altra di uguale intensità ai nostri parenti. Devo solo cercare di resistere quanto più a lungo possibile ma sembra che a questo ritmo non mi restino che pochi mesi, se non meno. Non so cosa fare, vorrei solo che nessuno dovesse stare male per me, non l’ho mai voluto.-

Il silenzio riempiva il cimitero, mentre poche persone andavano e venivano tra le fila di tombe, portando fiori ai loro cari, alcuni pregando, altri piangendo.

Victor rimase ore seduto affianco alla tomba del cugino, lacrime di dolore e di nostalgia che scorrevano lungo le sue guance scavate, scie salate che chiedevano di essere asciugate da una sola persona.

Yuri lo trovò così, e con l’aiuto di Chris lo riportò di peso al suo appartamento, rispondendo allo stesso tempo alle chiamate incessanti di uno Yuuri preoccupato a morte, bloccato in Giappone da una tempesta che aveva rimandato il suo aereo per il ritorno in Russia previsto appunto per quel giorno.

-Credi che sopravvivrà?- chiese Chris mentre infilavano Victor a letto.

-Se c’è una cosa su cui non ho dubbi è l’amore che Katsudon prova per questo stupido da anni. Se Victor non riuscisse a dichiararsi, sono disposto a dire la verità a Yuuri purchè non muoia.-

 

 

 

 

Victor non poteva essere più felice di riavere Yuuri con sè nel loro appartamento.

Nonostante fosse mancato solo una settimana, per il matrimonio della sorella, a Victor era sembrata un’eternità, sebbene fosse stato più facile ripulire le tracce della malattia che purtroppo con Yuuri in casa era sempre difficile nascondere. Temeva il momento in cui si sarebbe ritrovato a vomitare fiori di aquilegia sul tappeto di fronte al suo amato.

Finora era riuscito a nascondere il tutto un po’ per l’abitudine di Yuuri ad avere sempre le cuffiette nelle orecchie, un po’ alla vita impegnativa che entrambi conducevano e decisamente grazie al virus che aveva detto di aver contratto e che “continuava a ripresentarsi”.

Purtroppo Victor sembrava aver dimenticato che i nodi vengono sempre al pettine e si ritrovò impreparato quando rientrando dal campo di pattinaggio dovette fare i conti con uno Yuuri in lacrime.

-Oh mio Dio, Yuuri, che ti è successo?-

-Quando pensavi di dirmelo, Victor? Da quando mi nascondi la tua condizione con scuse assurde e senza senso? Perché ho dovuto scoprirlo dal tuo medico che eri malato quando lui voleva semplicemente ricordarti l’appuntamento di oggi? Sai che con me avresti potuto parlarne, Victor, non avrei mai giudicato in nessuna maneira. Non posso dire di approvare la tua scelta, ma tanto una volta morto non è come se ti interesserà ciò che soffriremo noi a causa della tua assenza.-

Yuuri aveva iniziato a singhiozzare con ancora più forza, disperato, aggrappandosi alla camicia di Victor che non potè non stringerlo a sé, mentre i fiori gli stringevano i polmoni, accusandolo di star facendo soffrire il loro amore.

-Yuuri, ehi, non è colpa tua, avrei dovuto parlartene ma non volevo gettare sulle tue spalle un simile peso, non è una malattia con cui è facile avere a che fare. Ho avuto le più svariate reazioni da amici che l’hanno scoperto per caso, quindi capirai che avevo paura a parlartene. Non volevo che tu soffrissi, sei la persona pi importante della mia vita.-

-No, Victor. Credo proprio di non essere io, vista la tua malattia. E io ho bisogno di dirtelo perché mi hanno insegnato che molto spesso devi dire ciò che provi alle persone prima che sia troppo tardi. Io ti amo, Victor. Lo faccio da sette anni, non ho mai smesso. E se devi morire perché qualcuno non ti ama, voglio che almeno tu sappia che qualcuno che ti ha amato c’è stato. Se non riuscirai a farti ricambiare, sappi che ti ricorderò per sempre. Porterò nel cuore il tuo ricordo perché sei la persona più importante della mia vita da dieci anni. Ti prego, ricordati che non sei mai stato solo, Victor, mai. Hai così tante persone che ti amano, vorrei che il loro amore potesse bastare a farti guarire-

-Forse l’amore dei nostri amici non basterà. Ma il tuo sì, Yuuri. Sei tu la causa della mia malattia. E ora ne sei anche la cura. Perché ti amo anch’io.-

 

 

 

Angolo Autrice: Okay da quando ho scoperto le Hanahaki Disease!Au ho sempre desiderato scriverne una. Non considero quest’opera un capolavoro, molte cose non mi convincono ma onestamente sono dell’idea che a volte sforzarsi troppo per ottenere la perfezione non fa che peggiorare tutto. Questa storia l’ho scritta per mio diletto personale e la pubblico per richiesta di una mia amica che desiderava davvero tanto leggerla. Ringrazio chiunque recensirà o leggerà anche solamente.

Devo dire, ho pianto nella scena con Mila, e in un certo senso ciò mi ha un po’ frenata dal rileggere il tutto quindi perdonate qualunque errore possiate trovare.

Grazie mille

Alexis Victorie

   
 
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