Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: rocchi68    22/04/2018    2 recensioni
Erano già passati almeno una decina di giorni da quando aveva abbozzato alla sua famiglia la possibilità di sposarsi con la sua ragazza.
A capo tavola si era accomodato suo padre.
Normalmente avrebbe dato il suo beneplacito, accogliendo la richiesta del figlio, ma quella sera gli uomini di casa erano sotto scacco.
(Sequel annunciato di "Moments". Per capire la trama sarebbe preferibile, ma non per forza necessario, leggere la serie precedente).
P.S. Scusate per le poche righe d'introduzione, ma non saprei che altro dire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella serata pallosa era giunta al termine.
Quando Lightning aveva esagerato con il cibo e aveva avvertito i primi sintomi di una bella indigestione, solo allora avevano deciso di andare ognuno per la propria strada.
Brick si era offerto di accompagnare lo sfigato del gruppo, mentre Duncan avrebbe scroccato un passaggio dalla carriola di Mike.
Alla fine era sempre Scott quello che doveva tornarsene indietro in solitaria.
Stranamente, però, iniziava ad avere timore di quello che aveva detto Lightning.
Da quando aveva iniziato il suo corso di filosofia e si era innamorato di alcuni autori depressi tedeschi e francesi, ecco che se ne usciva con le sue idee esistenzialistiche.
Poteva sbagliarsi, ma se aveva consegnato quell’esame con i massimi voti un motivo doveva pur esserci.
Forse le scariche elettriche ricevute durante il reality di Chris avevano migliorato la funzionalità dei suoi neuroni, risvegliandoli e restituendo una persona più matura e pronta ad affrontare la vita.
Prendendo per valide le considerazioni di Lightning, ma calcolando comunque altre vie minori su cui poteva scivolare, lui quale tratto stava percorrendo?
Non gli pareva di essere sulla prima. Se fosse stato così, avrebbe rivisto allo specchio lo stesso sguardo che Duncan aveva assunto una volta metabolizzata la sconfitta contro Gwen.
Lo ricordava bene quello sguardo aggressivo e fiero che poco si conciliava con il riflesso che scorgeva verso le sei di mattina.
Per diventare così doveva ancora cancellare dalla sua testa Dawn e doveva pure dimenticarsi il suo nome e il suo aspetto, ma questo non era ancora successo.
Viceversa non era nemmeno sullo strapiombo del sacrificio.
Non stava esistendo e mai si sarebbe sognato di farlo.
Forse era sulla via migliore, anche se dubitava che vi fosse una scelta giusta e una sbagliata.
A vedere Lightning si poteva discutere per delle ore se la sua terza strada era effettivamente quella senza rischi, ma alla fine una sola cosa sarebbe stata giusta: dipendeva dalle persone.
Stanco di quella riflessione che lo aveva accompagnato per l’intero tragitto verso casa, si ritrovò verso mezzanotte nel suo letto con gli occhi ancora spalancati e con una notifica che l’avvertiva di una nuova rottura.
Nell’afferrare il cellulare, si rese conto che non era una così brutta notizia, anche se sua sorella poteva scegliere un momento migliore per festeggiare il suo compleanno.
Con tutto quello che aveva passato in quelle settimane, aveva quasi dimenticato tutto.
Solo quello stupido messaggino lo avvertiva che sabato prossimo era invitato nel ristorante preferito della sua famiglia e che avrebbe, quindi, dovuto recuperare il regalo che aveva nascosto dentro il suo armadio.
 
Era sempre stata una bella rottura quella di doversi preparare per una cena con i suoi genitori e con sua sorella.
Pretendevano troppo e, di sicuro, avrebbero rivangato di nuovo il passato.
Rivedere Alberta e rinnovarle la sua scelta per diverse volte non era stato del tutto sufficiente: sua madre avrebbe continuato a cullarsi in un’illusione che non si sarebbe mai realizzata e suo padre avrebbe brontolato sui sacrifici che erano stati fatti per quell’appartamento in cui stava vivendo.
E avrebbe dovuto ascoltare quella minestra anche quella sera.
Non erano bastate le sue minacce per starsene tranquillo.
Doveva proprio avvelenarsi per una questione che ormai era fin troppo lontana dal suo cuore.
In quella giornata aveva solamente, e scusate se è poco, incontrato un cliente insoddisfatto del progetto e che pretendeva per la decima volta in una settimana di apportare alcune modifiche alla struttura.
E una volta voleva la cucina e il salotto uniti in un unico open-space, poi cambiava idea e pretendeva una netta divisione.
Lo spazio vuoto comunicante con il corridoio principale era nato per essere uno studio, poi si era trasformato in un bagno, si era quindi evoluto in una camera per gli ospiti e infine si era adeguato a una semplice stanza per le sessioni di yoga.
Quella rottura non era proprio capace di accontentarsi.
Lui voleva che la sua casa brillasse, che fosse la migliore nell’arco di una decina di miglia, ma l’unica cosa che riusciva a fare era incasinare i documenti, far girare le scatole al signor Burns e inimicarsi un’intera ditta di costruzioni.
E ne aveva cambiati di galoppini quello sconsiderato.
Uno dei fedelissimi del signor Burns era arrivato anche all’esaurimento nervoso e si era dovuto assentare per qualche settimana, onde evitare una discussione in piena regola e una perdita di guadagno assai sostanziosa.
Quel fascicolo colmo di annotazioni, misure, cancellature, aggiunte era stato girato su almeno 5-6 scrivanie diverse e una mattina Scott si era ritrovato quel malloppo sul suo tavolo, con tanto di post-it che gli chiedeva di portare a termine quell’impresa titanica.
Si era incontrato con quel mostro che doveva avere ormai 50 anni suonati e non aveva cavato un ragno dal buco.
Il collega precedente, Scott lo poteva considerare un pignolo di prima categoria, era uscito pazzo pur di accontentarlo e doveva aver perso anche il sonno.
Quel piccolo ometto, fastidioso, petulante, vestito come un consigliere comunale era fatto della medesima pasta.
Era altezzoso, spavaldo, freddo come il ghiaccio e non si preoccupava di telefonare a ogni ora del giorno per nuove idee illuminanti. Guardando il tipo e consumandoci un pranzo insieme, Scott aveva intuito che era meglio staccarsi un po’ da lui.
Non doveva svolgere la figura materna di quello sfigato, né doveva farsi mettere i piedi in testa e rispondere sull’attenti non appena sparava qualche cavolata.
Scriveva, annuiva come un’ipocrita, ma non perdeva la ragione.
Voleva una casa dalle pareti azzurrine come il cielo? Sarebbe stato accontentato.
Voleva un bagno con gli accessori in oro zecchino? Non avrebbe menzionato delle eventuali rotture di scatole, qualora vi fossero state delle riparazioni future.
Desiderava un terrazzo magnifico in cui esporre le sue piante tropicali? Avrebbe sacrificato una parte della cucina pur di accontentarlo.
E se non gli andava bene, cosa di cui era praticamente certo, avrebbe scrollato le spalle e avrebbe ripreso in mano il progetto iniziale, ritrasformandolo in una versione aggiornata di quelle rilasciate dai suoi sventurati colleghi precedenti.
 
E ora che il lavoro era lontano, era disteso sul divano del suo salotto e stava riflettendo.
Conosceva a memoria i pericoli che avrebbe corso qualora si presentasse puntuale, ma altrettanto conosceva i rischi di un ritardo immotivato.
Volendo poteva presentarsi solo per il dolce, inscenando un impegno improvviso che avrebbe fatto scattare la sorella.
Da una parte si era inimicato sua madre, ma dall’altra rischiava di beccarsi un cazzotto anche da Alberta e forse anche da suo padre.
Scrollando le spalle e sbuffando infastidito, era scivolato fino in bagno, dove si concesse una veloce rinfrescata.
Uscito e avvoltosi nel suo accappatoio, si asciugò velocemente e si avviò verso la sua stanza, dove iniziò a visionare cosa mettersi per quella serata.
Scelti con cura tutti i vestiti, si girò verso la sveglia e iniziò a prepararsi con lentezza.
L’appuntamento era prefissato solo per le 19, ma nel parlare con sua sorella era molto meglio se si fosse fatto trovare nella loro vecchia abitazione con almeno una mezzoretta di vantaggio.
Doveva raggiungere la baracca, lasciare l’auto in strada, salire sul bolide che il padre avrebbe prestato ad Alberta e osservare il panorama che cambiava senza sosta e che si sarebbe arrestato per qualche secondo vicino alla metropolitana.
Tempo di notare Alberta sbracciarsi come una forsennata e sarebbero stati raggiunti dai genitori e da Lucas, appena scesi dal loro treno per una qualche commissione in periferia.
Di per sé non gli pesava stare in auto con la sua famiglia, anche se la guida di sua sorella non era proprio irreprensibile.
C’era sempre una qualche critica da rivolgerle e suo padre, almeno in questi frangenti, se la tirava molto.
Poteva rimproverarla sulla mancata precedenza, sul non aver fatto attraversare i pedoni o sul non essersi fermata per tempo al semaforo.
E come di consueto sua sorella scrollava le spalle, lo minacciava di farlo scendere e proseguiva con la sua guida spericolata.
Giunto con altri 10 minuti di anticipo sul tempo limite che aveva stabilito con Alberta, suonò al citofono e restò in attesa.
Sperava che sua sorella fosse pronta, che il treno fosse puntuale e che nessuno se ne saltasse fuori con strani discorsi.
Non era in vena di sbraitare e di andarsene molto prima del solito solo perché sua madre lo fissava con sguardo indemoniato.
Temendo quella possibilità, si sarebbe scelto il posto più lontano e avrebbe prestato la sua completa attenzione al piatto che avrebbe ordinato.
O era questo quello che aveva pronosticato, prima che la sorella aprisse la porta e frantumasse il suo innocente sogno.




Angolo autore:

Di solito non pubblico mai di domenica, ma questo è l'unico giorno libero che ho trovato per aggiornare.
Scusate se dopo 10 giorni, me ne esco con un capitolo così striminzito, ma avevamo poche idee e ben confuse.

Ryuk: L'ultima parte non sappiamo ancora quando uscirà, ma prima o poi troveremo le energie per finire anche questa serie.

Detto questo vi salutiamo e vi auguriamo una buona settimana.
Alla prossima!
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68