So
di avere un’altra fanfic in corso, ma non ho saputo resistere
dal postare anche questa!
Sarà
perché mettere per iscritto i ricordi, mi aiuta a stare
meglio!
Vi
lascio alla lettura^^
Spero
che lascerete un commentino!
Kiss
kiss
**Miki**
Libertà
Delle
maledettissime nuvole stavano coprendo il cielo.
Chiariamo,
a me piace la pioggia. Ma quel giorno avevo una
stranissima sensazione.
Continuavo
a giocherellare con i miei capelli castani (quasi sul
nero) e a sospirare.
-Cosa
c’è, tesoro?-, mi chiese Noel, la mia migliore
amica, da me
affettuosamente ribattezzata a quel modo.
-Niente...
solo che... ecco...-, mi voltai ed incrociai lo sguardo
euforico del mio ragazzo, Francesco, che mi sorrideva.
Risposi
al sorriso e mi allontanai, trascinando la mia migliore
amica in un angolo della classe, lontano dal suo sguardo.
-É
solo che... non so, ultimamente, non è che mi senta molto a
mio
agio quando sono con Francesco... non riesco a capire cosa provo...-,
le
sussurrai, come se avessi paura che il diretto interessato potesse
sentirmi.
-Dai,
Fra, guarda che è normale, eh? Ci sono dei giorni, in cui
pure io manderei a quel paese Giuseppe... capita, ma poi passa!-.
-Dici?-,
le chiesi, poco convinta.
-Dico,
dico! Dai, tranquilla, che hai solo quindici anni! Mica te
lo devi sposare!-, rispose ironica.
Scoppiai
a ridere.
-Questo
è certo!-, risposi.
-Dai,
andiamo da lui... vuoi che resti con voi?-.
-Magari!
Solo per un po’-, la pregai.
-Va
bene...-, mi rispose incerta.
Sospirai
e mi diressi verso Francesco, lentamente.
Mi
voltai un secondo, percorrendo la classe con lo sguardo.
Erano
settimane che facevamo questa stupida autogestione, ed ero
certa che i professori ce l’avrebbero fatta pagare.
Fortuna
che quelli erano gli ultimi due giorni!
Comunque,
non che mi dispiacesse molto prendermi una pausa dallo
studio.
Però...
mi voltai verso gli ultimi banchi, e notai alcuni ragazzi
che giocavano a carte, come stavano facendo alcuni miei compagni di
classe.
Uno
di loro attirò la mia attenzione.
Mi
guardava, anzi studiava, dalla testa ai piedi.
L’avevo
intravisto qualche giorno prima, non era la prima volta
che lo beccavo a guardarmi.
Anche
se per lui, non credo facesse molta differenza, visto che
non accennava a distogliere lo sguardo.
Aveva
i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era abbastanza magro
e, anche se seduto, si poteva ben intuire che era abbastanza alto.
Santo
Cielo... qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere e mi
aveva inviato un Angelo?
No,
no, ma che diavolo stavo pensando?
Avevo
già il ragazzo, e lo amavo pure!
Cioè...
mi piaceva!
Certo,
fin da quando ero piccola, avevo sempre amato i ragazzi
biondi, con gli occhi azzurri... ma sono sogni... e bisogna imparare a
distinguere la realtà dai sogni... prima o poi...
-Ehi,
ragazze, di cosa parlavate?-, chiese Francesco, mettendomi
un braccio intorno alle spalle.
Mi
voltai verso Noel, lanciandole un’occhiata disperata.
-Problemi...
femminili-, rispose lei, guardandomi seria.
Tutte
e due stavamo pensando la stessa cosa, guardandoci negli
occhi.
“La
situazione è più grave di quanto
pensassi”.
Non
ci riuscivo. Anche ora, lì, abbracciata a lui... mi sentivo
male... soffocata... a disagio.
Sarei
voluta scappare via... non ce la facevo...
Noel
sospirò e mi prese per un braccio, trascinandomi via.
-Scusami,
Francesco, ma le dovrei parlare. Non ti dispiace se te
la rubo per altri cinque minuti, vero?-.
-No...
fate pure-, disse, baciandomi a sorpresa.
Riuscii
a resistere all’impulso di ritrarmi, ma mi irrigidii.
Noel
mi trascinò via, facendomi sedere su un banco vicino alla
porta.
-Ma
che ti prende? Sembri in preda all’esasperazione, Fra-, mi
disse.
Sospirai
e mi voltai verso Francesco.
Lo
guardai attentamente.
-No,
va tutto bene. É stato un momento così... ma mi
è già
passato! Davvero, va tutto bene-, cercai di sorriderle, con uno sforzo
enorme.
-Sicura,
tesoro?-.
-Sicurissima!
Davvero! Ma guarda, mi sa che anche oggi pioverà-,
dissi, voltandomi verso la finestra.
-Già...
be’, siamo a novembre... anche se già ad ottobre
ha
cominciato-.
-Già...
oggi è il 6 novembre... wow... passa velocemente il
tempo-, sussurrai.
-Ma
tu... dici che si può fumare?-, mi chiese Noel, tirando
fuori
dai jeans un pacchetto di lucki strike e l’accendino.
-Non
so, ma che ti frega? Tanto, stanno facendo tutti quello che
gli pare-, risposi con noncuranza, facendo spallucce.
-Ma
guarda chi abbiamo qui davanti-, mi sussurrò
all’orecchio,
facendomi cenno con il capo.
Marcella.
Una delle amiche più care di Francesco... e mie? No!
Era
voltata di spalle, Pinky Pig (soprannome che le avevo dato
dopo averla vista con indosso la sua tutina rosa!), e, per sbaglio,
Noel centrò
i suoi capelli con la fiamma dell’accendino.
Subito
ci sbrigammo a spegnerli. Fortuna che non si era accorta di
niente.
L’odore
di bruciato cominciava a sentirsi, però.
Io
e Noel non riuscivamo a trattenere le risate.
Marcella,
ignara di tutto ciò che le era appena successo, se ne
andò.
Fu
in quel momento, che un ragazzo (e non uno qualunque,
nossignore), si avvicinò a me e Noel.
Doveva
aver visto la scena. Solo lui, per fortuna.
-Ma
che cosa...? Poverina, dai, ma perché lo avete fatto?-, ci
chiese.
-É
stato un incidente-, risposi io, alzando lo sguardo.
Ne
rimasi abbagliata.
Mi
persi nei suoi splendidi occhi azzurri.
No,
era il ragazzo di prima... quello che mi fissava!
Rimasi
a fissarlo come un ebete.
-La
conosci?-, gli chiese Noel, che non si era accorta del mio
cambiamento.
-Direi,
ci sto in classe insieme-, rispose sorridente.
Che
sorriso abbagliante.
Poi,
si voltò verso di me.
-Federico,
piacere-, si presentò.
-Noelia-,
rispose Noel.
Tutte
e due si voltarono verso di me. Sicuramente, si stavano
aspettando la mia presentazione.
Deglutii
e finalmente riuscii a parlare.
-Francesca...
piacere!-.
-Allora,
mi spiegate perché lo avete fatto?-, ci chiese,
riferendosi a Marcella e ai suoi orrendi capelli.
Secondo
me, le avevamo solo fatto un piacere.
-Incidente-,
ripetei.
-Sarà...
ma lasciatela in pace, dai! Lo so che è stupida... ma
almeno io non la prendo in giro-, disse.
Rimanemmo
a parlare per altri dieci minuti, in cui, pur sentendomi
tranquilla, avvertivo di nuovo quella strana sensazione di qualche ora
prima.
-Allora-,
disse infine Federico, voltandosi verso di me, -perché
non mi lasci il tuo numero? Così, organizziamo qualche
uscita... che ne so, il
sabato sera-, mi disse.
-Va
bene-, risposi automaticamente. –Che gestore hai?-.
-Vodafone-.
-Bene,
io ho sia
Poi
tornò a giocare a carte.
Tornai
accanto a Francesco e lo abbracciai.
Mi
voltai e notai che Federico mi stava osservando, anzi ci stava
osservando... aveva uno sguardo strano.
Gli
sorrisi e lui fece lo stesso.
Io
e Noel ci sedemmo nuovamente sul banco accanto alla porta
dell’aula.
-Senti-,
cominciai, un po’ tesa, -ma secondo te... è
possibile che
Si
voltò con uno scatto automatico verso di me e
sgranò gli occhi.
-Credo
di si... chi è quest’altro? Lo conosco?-.
-Ehm...
be’... in realtà, nemmeno io lo conosco
più di tanto...
è... ehm... Federico-, sussurrai.
-Be’,
carino è carino. E, da quanto ne so, tu hai sempre avuto un
debole per i biondi, vero?-.
-Vero...
e ultimamente... con Francesco... lo prenderei a schiaffi
ogni volta che tenta di sfiorarmi-, esclamai, rabbrividendo.
-Tesoro...
ma che vuoi dire? Che non provi più niente?-.
-Non
lo so... ma ho bisogno di riflettere! Da sola! Senza che mi
torturi di messaggi dalla mattina alla sera-, dissi, abbassando lo
sguardo.
-Francesco
è a conoscenza dei tuoi dubbi?-.
-No,
non sospetta niente. Sa che sono fredda e quindi mi crede
come al solito-.
-Forse...
dovresti prenderti una pausa. Non lasciarlo... ma un
periodo di riflessione. Per pensare-.
-Forse...-,
sussurrai voltandomi verso la finestra.
-Senti,
fra due giorni dobbiamo andare al cinema, io, te,
Francesco e Giuseppe. Se vuoi, io e Giuseppe rimaniamo nelle
vicinanze...
mentre tu glielo dici...-.
-No,
non voglio mettervi in mezzo-.
-Ma
io non voglio lasciarti da sola... dai, starete male tutti e
due-.
-Dovresti
consolare lui, non me-, risposi seria.
-Ma
lui non è il mio migliore amico-, rispose abbracciandomi.
-E
sia. Due giorni-, risposi.
Ce
l’avrei fatta. Dovevo solo sopportare in silenzio.
-Ragazze,
queste cose non si fanno!-, intervenne una voce,
interrompendo l’abbraccio.
Gli
feci una linguaccia. Federico!
-Piuttosto,
Fra, ma quello è il tuo ragazzo?-, mi chiese,
indicandomi Francesco.
-Ehm...
si-, risposi in un sussurro.
-Ah,
ho capito-, rispose, per poi voltarsi.
-Perché?-,
gli chiesi.
-Be’,
niente, è che non mi sembravi molto... coinvolta, ecco! Dai,
lascia stare! Ci vediamo!-, e mi salutò con un cenno della
mano.
-Non
ci siamo proprio, amica mia-, disse Noel, prendendomi la
mano.
-Lo
so. Accidenti a chi ha inventato i ragazzi! Vivevo molto
meglio senza, sai?-.
-Ci
credo-, rispose scoppiando a ridere.
La
campanella dell’ultima ora stava quasi per suonare.
Francesco
era accanto a me e Noel.
-Due
giorni-, disse, con quel tono che mi faceva tanto irritare.
Mi
voltai verso Noel.
-No,
non ce la faccio ad aspettare!-, le sussurrai.
-Ci
vediamo verso le due?-, continuò lui, imperterrito.
Io
e Noel annuimmo con un cenno del capo.
Aveva
quasi le lacrime agli occhi.
Mi
abbracciò e per poco non scoppiò a piangere.
-Ehi,
scema, dovrei essere io a piangere, non il contrario!-, le
dissi con gli occhi lucidi, cercando di trattenermi.
Francesco
si avvicinò, preoccupato.
-Lo
so perché sta così-, disse.
-No,
no, non lo sai-, gli risposi con la voce incrinata.
-Giuseppe!
Che ti ha detto stavolta?-, chiese.
-Non
è per Giuseppe-, rispose e cercò di risistemarsi.
-Ah,
e allora perché avete quelle facce?-.
Presi
un respiro profondo e mi voltai verso di lui.
-Senti,
all’uscita, potrei parlarti? Una cosa di cinque minuti...
se non di meno-, esclamai seria... e fredda. No, dovevo essere dolce.
Ci dovevo
provare almeno.
-Va
bene... è qualcosa di brutto?-.
-Dipende...
dai punti di vista-, risposi.
-Tesoro,
io cominciò ad andare... poi, ti chiamo fra un
po’, va
bene?-, mi disse Noel, schioccandomi un bacio sulla guancia.
-Si,
grazie!-, le risposi.
-Ciao
Fra...-, disse a lui, e poi corse via.
-Allora,
di che devi parlarmi?-.
-Francesco,
io... non sto molto bene ultimamente. Non sei tu... ma
sono io. E, credo... sia meglio non continuare la nostra storia-, dissi
tesa,
cercando di guardarlo negli occhi.
Lui
abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
-Ti
prego... scusami-, sussurrai.
-Si,
certo-, rispose acido e se ne andò.
Non
piansi.
Anzi,
mi sentii improvvisamente risollevata.
Libera.
-Fra,
che fai ancora qui?-, mi chiese Davide, un mio compagno di
classe.
-Ehm,
niente... dovevo parlare con Francesco! E tu?-.
-Niente,
mi ero dimenticato un libro... e non ricordavo in quale
classe-, sospirò.
Scoppiai
a ridere.
-Sei
un caso disperato!-, dissi.
-Lo
so!-.
-Come
mai sei uscita per ultima?-, mi chiese mio fratello, che era
venuto a prendermi.
Sospirai
e guardai dritta di fronte a me.
-Ho
lasciato Francesco-, dissi.
Si
voltò e sgranò gli occhi.
-Perché?-.
-Fatti
miei-, risposi guardando fuori dal finestrino.
Ma
guarda, alla fine aveva sul serio cominciato a piovere.
-Fai
come vuoi. Spero solo che non te ne penta. E, tranquilla, a
papà non dico niente! Fallo con calma, quando ne avrai
voglia-, disse e mise in
moto la macchina.
-Si-,
risposi e chiusi gli occhi.
Niente.
Nemmeno una lacrima.
Ma
mi facevo talmente schifo.
Davvero,
mi importava così poco di Francesco? Da non versare
nemmeno una lacrima?
“