SAKURA
Una delicata pioggerellina rosata di petali è quanto di più
affascinante possa esistere.
Sfiora dolcemente i cuori, come una candida e infantile carezza di
bambini, soffice come la pregiata seta dei kimono più belli, splendida, come
solo i petali dei teneri fiori possono essere, portatori di pace e dolcezza, di
calore dopo il lungo inverno, messi dell’arrivo della giovane Primavera, col suo
stuolo di delicate brezze profumate.
Sakura, i candidi ciliegi vengono così chiamati in Giappone,
simbolo di fragilità e di vita.
§§§
“Seiya-kun, ti sei sporcato il tomoeri(*) con la salsa dei
ramen(*)!” esclamò Shun con tono esasperato afferrando un fazzoletto, “Sta
fermo, cerco di pulirlo.” lo rimbeccò severo il ragazzo, vedendo il fratello più
giovane tentare la fuga e cercare di nascondersi dietro l’ampia schiena del
ragazzo accanto a lui, “Shiryu-niisan, bloccalo per favore.” sorrise il
ragazzino, sporgendosi in avanti e chinandosi sul colletto della veste del
bruno, “No, Shun,per favore!! Non sono un bambino, posso pulirlo da solo!” cercò
di divincolarsi lui, avvampato per l’imbarazzo della situazione, “E dai, sta
fermo e lascialo fare!” ridacchiò il Dragone, spingendolo in avanti, “Sarebbe un
peccato se il tuo kimono rimanesse macchiato dalla salsa,
no?”.
Pegasus sbuffò, imbronciando il viso in una smorfia buffissima; di
malavoglia, si sporse leggermente verso il compagno, mettendo a nudo il
colletto: “Uff, e va bene!” sospirò, mentre Shun, con aria felice, si prodigava
a pulire il pasticcio causato dal’ingordigia del fratellino, “Grazie Shiryu!”
esclamò lui, “Seiya-kun, hai fatto proprio un bel pasticcio, ma con un po’
d’acqua dovrebbe andare via!” lo rassicurò Andromeda, intingendo l’angolo del
fazzoletto nel suo bicchiere e passandolo con delicatezza sulla stoffa ruvida
della lunga veste.
La risata argentina di Hyoga seguì quelle parole fiduciose: “Sei
ancora un bambino, caro il mio Seiya! Shun, non dovresti ogni volta fargli da
balia!” affermò sibillino il russo, sorseggiando qualcosa da una delicata
ciotola di maiolica decorata con motivi rosati, rosa come la floreale pioggia
che danzava attorno a loro; i profondi occhi azzurri del biondo si persero
nell’ammirare il volteggiare delicato dei
petali.
“Ma, Hyoga-niisan!” lo rimbrottò con un sorriso, “Sai come è fatto
Seiya, no?” rise, “I ramen sono irresistibili per lui!”, disse, avvicinandosi a
lui, le pallide gambe leggermente scoperte per l’improvviso movimento, “Visto
che bello? Quest’anno sono fioriti in anticipo!” constatò lui, alzando le
braccia e gettandogliele al collo, la testolina ricciuta poggiata sul morbido
tessuto argenteo.
“Piccolo Shun, Hyoga-kun ha ragione, non dovresti fare sempre da
mamma a quel maldestro di tuo fratello, non dovrebbe essere in grado di
cavarsela da solo? Dopotutto, ha ormai 15 anni, anche se ne dimostra molti
meno.”.
Il tono ironico della voce immusonì il diretto interessato, che
voltò sdegnato il viso dall’altra parte: “Umpf, Aphrodite.. Proprio non capisco
perché anche tu sia venuto qui!” sbuffò, afferrando un onigiri(*) dal piatto
davanti a lui, lo esaminò attentamente per qualche istante prima di darne un
deciso morso alla punta; le labbra tutte sporche di riso lo facevano sembrare
più piccolo di quanto non fosse, guadagnandosi altre risate da parte dello
svedese, “Vedi? Avevo ragione io! Sei sempre il solito moccioso!” sentenziò il
biondo, incrociando le gambe, i gomiti sulle ginocchia, “Non cambierai mai,
vero, piccolo Seiya?” ridacchiò, passandogli un pezzo di carta per
pulirsi.
“E lascialo perdere, Aphro!” esclamò seccato un ragazzo accanto al
femmineo nordico, “Ancora mi chiedo se tu non ti diverta a eseguire alla lettera
gli ordini della Dea e a portarti dietro pure me! Avevo da fare al Sanctuary!”
sbuffò lui, passandosi una mano tra i capelli grigi sul capo, un serioso kimono
color sabbia addosso che faceva decisamente a pugni con i toni colorati dei suoi
compagni; uno schizzo d’acqua lo colpì in viso: “Non sono ORDINI della Dea, caro
Angelo, Athena-sama ci ha solo chiesto se avevamo voglia di accompagnare i
ragazzi ad assistere alla tradizionale fioritura della Sakura, mi sembrava una
buona idea passare un po’ di tempo assieme, no? Non ci vengono mai a trovare
loro!” rispose con aria quasi bambinesca, “E poi, ammettilo che ti fa piacere
stare qui, sicuramente meglio che giocare a carte con Aldebaran e
Aiolia!”.
“Ma io mi diverto!” proruppe Cancer
esasperato.
“Non so proprio chi tra voi sia più bambino.” decretò Ikki in quel
momento, poggiando sulla tovaglia a quadri la sua tazzina, “Seriamente, non vedo
molta differenza.” continuò, versando il liquore nel piccolo contenitore, i suoi
calmi occhi scuri puntati su tutti quanti.
Il battibecco continuò per qualche battuta ancora poi, così come
era iniziato, si quietò, e le conversazioni ripresero più tranquillamente,
accompagnate dal buon cibo; la musica di qualche stereo acceso nelle vicinanze
cullava le chiacchiere e sembrava guidare il volteggiare dei petali, una
malinconica enka(*) cantata dalla voce di una ragazzina: “secondo la leggenda il
loro colore così intenso sarebbe dovuto al fatto che abbiano assorbito il sangue
dei guerrieri morti in battaglia e seppelliti con onore sotto le loro
fronde.(*)”disse improvvisamente Shiryu, accogliendo tra le braccia Seiya, “Si,
l’ho sentita anche io questa storia,” confermò Hyoga, rabbuiandosi, lo sguardo
colmo di tristezza, “secondo Saori, i ciliegi rappresentano la vita dei samurai
e dei guerrieri, splendida ma breve, troppo breve, come quella dei fiori rosa.”
spiegò agli amici, accarezzando con dolcezza la testolina ramata che non si era
più staccata dalla sua spalla, in un moto improvviso di
affetto.
L’atmosfera si era inaspettatamente incupita, come se un’ombra
oscura di malinconia e dolore fosse scesa su di loro.
Certi ricordi, ancora troppo vividi nella memoria, erano tornati
nuovamente a bussare ai loro cuori, ma nessuno aveva la minima intenzione di
dare ascolto a quella voce sommessa, chiusa nel fondo dell’animo, quella voce
che avevano tentato di soffocare.
Per una volta, tutto pareva andare bene, tutto era come doveva
essere.
Ma quella vecchia leggenda aveva come riaperto una ferita nelle
anime dei sette guerrieri, fragili ancora, proprio come quelle bellezze che
stavano ammirando.
Celati dai ricchi kimono, le cicatrici e le ferite ancora fresche
segnavano la pelle, quelle ferite da cui era fuggito in gran quantità il sangue
cremisi.
Quello stesso sangue guerriero che aveva nutrito i ciliegi
d’oltretomba, fratelli degli ignari arbusti attorno a loro, simbolo stesso di
ciò che erano veramente.
Ma nessuno, in quel momento, voleva
pensarci.
Istintivamente, Hyoga afferrò per le spalle il fratellino,
portandoselo sulle ginocchia e stringendolo forte a sé, Seiya si ritrovò avvolto
dal soffocante abbraccio del Dragone.
Certe ferite erano ancora troppo fresche in
effetti.
“EHI! COSA SONO QUESTI MUSI LUNGHI, MOCCIOSETTI!? Siamo qui per
divertirci, no?? Moccioso numero uno!” esclamò di scatto Death Mask,
rivolgendosi a Shun, “Dove l’hai messo il sakè?” sogghignò lui, mostrandogli la
tazza vuota, “Angelo!” lo sgridò Aphrodite, sistemandosi meglio in vita l’obi
(*) riccamente ricamato, “Non è il modo di
rapportarsi!”.
Sul tenero visetto del guerriero comparve un sorriso, Shun si
buttò a capofitto tra le varie borse abbandonate contro il tronco dietro di sé,
frugando alla ricerca di qualcosa tra le proteste di Pisces. Il sakè riprese a
scorrere, riportando l’allegria nel piccolo gruppo di
amici.
Si, forse anche il loro sangue dolorosamente perduto era andato a
nutrire la terra e gli arbusti.
Ma quello spettacolo ripagava completamente di tutti i sacrifici
fatti.
NOTE:
(*): Il tomoeri è il colletto esterno del
kimono.
(*):Il ramen è un tipico piatto
giapponese a base di pasta nel formato di tagliatelle o spaghetti conditi con
brodo di carne pesce o verdure.
(*):Gli onigiri sono polpette di riso con un cuore di salmone o altro e vari condimenti possibili come
l'umeboshi, il sesamo. Di solito l'onigiri ha una forma
triangolare, con una striscia di alga nori su un lato per poter
essere afferrato comodamente.
(*):Il
termine enka si riferisce a un tipo di musica popolare giapponese più
melodrammatica, simile al nostro blues. Spesso si può ascoltare nei locali
gastronomici più vecchi. Ne è un esempio, l’okonomiakya di un vecchio manga e anime (chi non si ricorda LOVE ME KNIGHT,
meglio noto come KISS ME LICIA?) in cui venivano trasmesse queste melodie a ogni
ora del giorno.
(*): Una vecchia
leggenda tradizionale, famosa per essere stata utilizzata anche in un manga di
successo come Tokyo Babylon, dello STUDIO CLAMP. Anche in X il tema del ciliegio
è molto sentito.
(*): L’Obi è la
cintura, sempre ricamata, che stringe in vita il kimono, sia maschile che
femminile.
Buonasera.
Dopo mesi e mesi, ritorno
a scrivere su questa sezione.
E ritorno con una fic
importante, dedicata a una mia carissima amica, Heather, uno dei miei miti che
oggi ho finalmente incontrato di persona.
Grazie a te, ho deciso di
tornare a scrivere, grazie mille!
E ti dedico questa mia
insulsa operetta, che doveva già arrivarti per il tuo compleanno, purtroppo sono
come sempre in ritardo mostruoso!!! ^^
GRAZIE DI CUORE ANCHE A
SHIKA PER LA COMPAGNIA E LA BETATURA!!
UN
BACIONE
SHUN