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Autore: renault    03/07/2009    6 recensioni
Pensieri e riflessioni di un assassino alla scoperta di se stesso e di chi gli sta attorno. Analisi dei comportamenti umani da parte di chi di umano non ha più nulla...
Genere: Malinconico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Facce

Se hai paura di ciò che potresti provare guardandomi, allora non guardarmi, scemo!
Era un mercante, incastrato nella sua bancarella, e con tanta gente attorno. Mi aveva fissato, aveva trovato il coraggio di guardarmi negli occhi, aveva avuto il coraggio di cercare i miei occhi sotto questo cappuccio! Ma fiutavo la sua paura, fiutavo il suo senso di colpa, il perdono che mi chiedeva anche da lontano per cosa aveva fatto e cosa avrebbe fatto ancora, aveva abbassato la testa complice ignorando i suoi clienti e poi riprendendo la vendita non appena mi ero allontanato da quella zona.

Codardia.

Codardi, a volte penso che le persone che mi camminino attorno sono davvero dei codardi.
Insomma…… o sono parecchio fifoni di ciò che sono, di ciò che si muove nell’ombra accanto a loro, oppure sono davvero più ciechi di una talpa!
Chili di armi sulle spalle, una spada nel fodero che mi tamburella contro la gamba e poi quei vestiti sempre puliti, sempre bianchi, bianchissimi, che “spiccano” tra il sudiciume degli stracci che indossano…
Sono una colomba bianca che si muove in uno stormo di piccioni… Camminando tra la folla, capisco. E faccio di questa mia prima piccola missione una lezione bella e buona per conoscere prima me stesso, e poi anche chi mi gira attorno. E attorno c’era la gente che riesco ad intimorire con un solo sguardo, con una sola occhiata più prolungata, e, con insistenza, giungo alla conclusione che mi temono a tal punto che preferiscono tacere nel silenzio piuttosto che fare dell’altro…
Quindi la loro è codardia, non cecità…

Paura.

Sanno chi sono, ma hanno paura di guardami, paura di riconoscermi, paura di puntarmi con un dito, paura di gridare il mio nome!!! Hanno paura!!!! PAURA!!! LORO??? Ma ce l’avessero le guardie che mi pedinano venti quattro ore su ventiquattro, e non i “quattro” gatti che popolano questa orrenda città! Se la facessero sotto quei soldati che mica mollano tanto facilmente quando sanno chi sono e cosa ho fatto… ecco, ce l’avessero loro quella paura, quel timore di me che ogni tanto avvolge le persone normali! A loro servirebbe davvero un po’ di paura di me, dovrebbero imparare a temermi, ad abbassare la testa quando mi vedono passare, e forse i miei incarichi sarebbero più gradevoli e meno… difficoltosi! Quello che chiedo non è poi tanto, quello che desidero non è fonte di egoismo, è solo un forte bisogno di fuggire…
Ogni tanto dovrei forse avere io paura di loro? Della gente che può giudicarmi, della gente che può guardarmi, della gente che sa come guardarmi… sì… forse… io…
Sono una colomba che porta tutt’altro che pace, una colomba con il sangue sulle piume piuttosto che un ramo d’ulivo nel becco…

Coraggio.

Quindi ora capisco cosa si prova…
Capisco cosa sentono quelle persone quando mi vedono.
Il mercante che intimorii con la mia gelida occhiata, lui provò… sconforto nel guardarmi, assaporò quella paura e quel timore di cui necessitava perché tornasse vivo a casa dai suoi figli…
Sentivo scorrere in me quello stesso sentimento, e riuscii a disprezzarmi per cosa avevo solamente pensato… E invece, la guardia che mi stava fissando accanto al portone che dovevo varcare per arrivare alla mia meta, ecco… quella guardia cosa stava provando? Analizzai il suo volto, colsi il disordine e la sfattezza in ogni suo gesto, anche in quello di poggiare la mano sull’elsa della spada.
È un atto di sfida il suo, ed io, l’accetto.
Dopotutto non potevo sperare di passare quel muro, di varcare quell’ingresso senza sporcarmi già le mani.
Il coraggio di estrarre un’arma e fare un passo avanti. Il coraggio di fare la prima mossa.

Rabbia.

Ecco un un'altra faccia umana…
La parola parla da sé, pensai, perché dev’esserci qualcosa di sensato ad innescare una simile reazione, e nell’uomo che ho davanti, nell’uomo che sta gridando quelle dieci lettere che nessuno delle persone normali ha il coraggio di pronunciare… io vidi la rabbia in quell’uomo.
Ed io… io ho mai provato rabbia?
Rabbia verso che cosa? Cosa è stato ad innescare in me la rabbia se mai mi è successo? Forse il giorno in cui ho scoperto di essere solo al mondo, di non aver mai avuto una famiglia…
E invece, l’uomo che ho davanti una famiglia ce l’ha e lotta tutti i giorni per difenderla.

Pietà.

Stremato, l’uomo fece due passi indietro e si appoggiò al muro del palazzo. Lo afferrai per la veste e avvicinai il suo viso al mio.
Io, già pronto con la mia lama, e lui, già pronto ad andarsene…
Fu un frammento di secondo, il tempo necessario perché alzassi il mento e mi guardasse in faccia come pochi avevano osato. Sussurrò due parole: non uccidermi.
Le mie dita attorno alla sua uniforme lasciarono la presa improvvisamente, e il debole corpo della guardia si schiantò al suolo.
Qualcuno direbbe che la pietà è un sentimento inutile nel mio mestiere, qualcuno lo dice e ne è completamente cosciente. Altri, come me, lo venerano. Senza che qualcuno compiesse un atto di pietà, tanti anni fa, è probabile che ora non sarei qui, perciò devo a questa faccia dell’uomo la mia vita, e ricambierò per sempre con la stessa moneta.
E dopo aver guardato quel soldato allontanarsi in una corsa scomposta e sparire tra la folla spaventata dal nostro duello, ho analizzato pezzo per pezzo cosa si era mosso in me.
Nulla.

E in fine, Calma.

Il silenzio che sento adesso cos’è?
È piacevole, femo com'è. Avverto il mio corpo immobilizzarsi, il mio cuore rallentare i battiti. È stato all’improvviso, avvertendo ogni fibra del mio essere rappacificarsi con l’esterno. Ed io, rannicchiato sull’alto balcone di questo palazzo, mi riempio i polmoni dell’aria fresca, del vento che soffia tra i lembi della mia veste. Il cielo si staglia infinito all’orizzonte, i tetti delle piccole case da quassù sembrano tasselli di mosaico, e la gente che va per le strade.
Ho compiuto ciò che era da compiersi, e ancora una volta nel silenzio delle mie gesta posso godermi a pieno quello stacco, quei secondi di immobilità, quando sembra che la terra la smetta di girare, quando sembra che tutto si arresti, compreso il tempo.
Sì, effettivamente si tratta di pochi secondi, di un lasso di tempo che non mi basta mai… ed è triste dover tornare a muoversi quando quassù è così bello…
La calma è bellezza del mio essere, ed è ciò per cui continuerò a combattere con paura, coraggio, rabbia e pietà.
Per sempre.




Vi prego perdonate questo sclero assurdo! Ma non sapevo che altro inventarmi, e come scrittrice faccio schifo, perciò nel commento ditelo che è stato orrendo!!! T_T Erano delle settimane, anzi dei mesi quasi che ci lavoravo ma non avevo mai tempo per finirlo, e di fatti la fine, l'ultimo paragrafo improvvisato in questi giorni, l'ho fatto un po' di fretta! Questa schifezza non è nulla in confronto alle vostre fan fiction stupende e, anche se non le sto seguendo tutte, spero un giorno di poterle leggere anche da concluse! Ok, ora a voi la parola °^°
Renault
  
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