Serie TV > JAG
Segui la storia  |       
Autore: piccina    26/04/2018    0 recensioni
Volendole bene, era contento di vederla felice insieme ad Harm, ma ogni volta che si incontravano, non poteva impedirsi di provare una punta di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere fra di loro e non era stato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Clayton Webb, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Casa Webb
 
Lo aveva aspettato. Era in ritardo già di 10 giorni, ma Clay era a Parigi, per lavoro.
Sabato mattina presto. Il bambino si era fermato a dormire dalla nonna.
M: “Dai Clay, svegliati! Forza, alzati”
W: “Gesù Mac, abbi pietà. Non mi sono ancora ripreso dal fuso orario. Ieri mattina ero ancora in Francia.”
M: “Non ce la faccio più, mi scappa la pipì” e mentre lo diceva ridacchiò. Chi avesse sentito questo dialogo li avrebbe presi per matti.
W: “Di fronte al richiamo imperioso della natura, non posso oppormi” disse alzandosi e prendendola sotto braccio.
Passarono i successivi 3 minuti in bagno, a fissare ipnotizzati la finestrella di un’asticella bianca.
Due righe. Blu. Nitide, definite.
Un altro piccolo Webb era in viaggio.
 
Miramar
 
Il  progetto  procedeva  bene. La  prima  fase  di sperimentazione sul campo era quasi
finita.
Sarebbe seguito un nuovo periodo di progettazione per le modifiche necessarie emerse.
Jennifer sarebbe ripartita, di li a poco, per Washington.
Lo sapevano entrambi. Nessuno dei due ne parlava.
Vivevano sostanzialmente insieme da mesi, stavano bene, ma non avevano mai seriamente parlato di convivenza.
Harm era gentile, affettuoso, appassionato. Avrebbe giurato che l’amasse, ma non si concedeva del tutto.
Una parte di lui le era negata, forse quella che gli impediva di fare progetti.
Lei non voleva forzarlo. Mai indurre un uomo ad assumersi impegni per i quali non è pronto, aveva già fatto quest’ errore nel passato e non ne era venuto nulla di buono.
Si chiedeva, però, cosa ne sarebbe stato di loro, con la sua partenza.
Si chiuse nel suo ufficio, abbassò le tendine. Diede ordine di non disturbarlo. Per nessun motivo.
La mano appoggiata sulla cornetta da minuti, immobile.
Si alzò, rifece per la ventesima volta il giro dell’ufficio.
“Al diavolo” disse, si sedette e senza darsi il tempo di pensare, compose il numero.
M: “MacKenzie”
H: “.....Ciao Sarah”
M: “Harm?! Sei tu, Harm?”
H: “Sono io...”
M: “Incredibile, sei ancora vivo allora?”
Il minimo che potesse aspettarsi.
H: “Volevo solo sapere come stai?”
M: “Potrei essere morta da anni... diamine Harm, sparisci per tre anni e poi mi chiami come se niente fosse per sapere come sto? ” La sentirono urlare in tutto il Bullpen.
H: “Hai ragione. Hai tutte le ragioni del mondo per avercela con me, lo capisco se non vuoi più sentirmi.
Non ho avuto scelta, Sarah. Un giorno forse saprò e potrò spiegarti, ma ti prego di
credermi, non ho potuto che agire così. Mi sei mancata...”
C’era dolore composto nelle parole di Harm. Chissà cosa era successo nella vita del suo amico.
Qualcosa di grave che, per la prima volta, non aveva potuto affrontare e condividere con lei.
Non era mai riuscita a restare adirata a lungo con lui. Questo non era cambiato.
M:  “Ti credo” disse piano e dolcemente. “Come stai?”
Parlarono a lungo. Qualcosa si sciolse dentro Harm.
Quando mise giù la cornetta, sapeva cosa doveva fare.
 
Washington
 
Erano appena rientrati dall’ecografia. Una femmina.
Mac stava preparando la cena. George stava guardando un cartone animato in sala.
Si fece dietro alla moglie e le accarezzò piano il ventre, ormai prominente.
Girò il viso: “Tutto bene, Clay?”
W: “Benissimo, stavo pensando quanto sei bella e quanto sono fortunato”
Non stava pensando proprio quello, ma non poteva dirglielo.
Stava pensando ad Harm. Con gratitudine.
Quando erano rimasti incinti di George, era felice, ma infondo al cuore sentiva come se stesse rubando quel figlio e quella vita a Rabb. La dolorosa e generosa decisione di Harm, di andarsene, di farsi da parte gli aveva regalato prima sua moglie e adesso la gioia di questa piccola creatura, che stava crescendo dentro Mac, desiderata e cercata, questa volta consapevolmente, senza togliere niente a nessuno.
“Grazie Rabb”, disse a mezza voce, senza farsi sentire e si mise ad apparecchiare
 
Miramar
 
Quando Jennifer rientrò a casa lo trovò seduto sul divano, in penombra.
 H: “Ti stavo aspettando. Vieni qui” con la mano batté sul cuscino vicino a lui. Lei si
sedette.
“Ti devo parlare...” disse, mentre l’abbracciava.
Le raccontò tutto. Di quella donna tanto amata e persa.
Le raccontò di quella che era stata sua moglie e che adesso era la mamma felice di figli avuti da un altro.
Di quella donna che non si ricordava più di averlo amato e di esserne stata amata.
Le parlò di Mac.
Jennifer lo ascoltò senza interromperlo, poi lo strinse forte.
Quella notte fu amore dolce. Senza ombre.
Tre giorni dopo Jennifer partì per tornare a Washington.
Rimasero intesi che, dopo due settimane, Harm l’avrebbe raggiunta per il week-end.
Non glielo disse, ma prese il volo del giovedì sera.
Aveva qualcosa da fare a Washington, prima di andare da lei.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > JAG / Vai alla pagina dell'autore: piccina