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Autore: blitzkingful    26/04/2018    1 recensioni
Dopo quanto accaduto ai Giochi del Drago, Raven Queen inizia sempre di più a temere di non potersi fidare veramente di nessuno a scuola. Le cose devono cambiare, ora più che mai, o tutta la comprensione di cui Raven è capace non basterà per andare avanti.
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple White, Nuovo personaggio, Raven Queen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oltre a svariati Principi Azzurri provenienti dagli innumerevoli clan Charming esistenti, la Ever After High annoverava fra i suoi studenti anche fate, streghe, cacciatori, ragazze-gatto in grado di sparire e teletrasportarsi, lupi cattivi e moltissimi altri personaggi in possesso di abilità leggendarie con le quali avrebbero potuto ottenere una facile vittoria in battaglia, specie contro persone comuni.
Ma gli alleati di Hiram, per quanto privi di poteri da favola, non erano da sottovalutare: si trattava di gente che si sporcava le mani e si spaccava la schiena da mane a sera, tutti abituati alla fatica sin dalla più tenera età. Stile di vita che ovviamente aveva rinforzato i loro corpi. Considerando anche che erano più numerosi  degli studenti, e che dalla parte di Hiram vi erano molti più adulti che dall’altra, le forze dei due schieramenti parevano perfettamente alla pari. Parevano.
Le ostilità iniziarono subito dopo la dichiarazione di Hiram. Daring aveva provato a gridare qualcosa tipo “Carica!”, ma i suoi compagni, che avevano già capito perfettamente come stavano le cose, lo avevano superato senza nemmeno dargli il tempo di mettersi in posa plastica. Nascondendo l’imbarazzo, il giovane paladino si era affrettato a raggiungere i suoi fratelli in testa al gruppo.
Una differenza sostanziale venne alla luce abbastanza alla svelta: i rivoltosi di Patchfield formavano un fronte unito, compatto e perfettamente sincronizzato. Mai nessuno di loro rimaneva completamente solo contro un avversario, e ogni mossa di quest’ultimo veniva neutralizzata con un impeccabile gioco di squadra; strategia molto utile soprattutto se il nemico da sconfiggere era uno dei tanti aspiranti Principi Azzurri. Di contro, l’esercito improvvisato della Ever After High non poteva vantare una simile intesa, a causa dei furiosi litigi che nei giorni scorsi avevano spaccato in due gli studenti. Vuoi per lo stress che dilagava, vuoi perché ci si ritrovava a fianco di qualcuno con cui non si andava più d’accordo, gli studenti erano scoordinati e poco concentrati. Hiram aveva sempre saputo che la fuga di Raven avrebbe turbato gli animi, ma la cosa si era rivelata più efficace e utile di quanto previsto! Il giovane mago vide con piacere i suoi alleati prendere il sopravvento su numerosi fronti.
Solo in pochi, fra gli studenti, riuscivano a mantenere una strenua resistenza: gente come Kitty Cheshire, che nello scomparire e riapparire da una parte all’altra dell’atrio, era effettivamente un problema: alla lunga avrebbe logorato e sfinito i poveretti che cercavano inutilmente di starle dietro; o come Cerise Hood, che inspiegabilmente ancora non si era fatta scoprire circa il suo segretuccio, malgrado facesse ben poco per tenerlo nascosto, oltretutto stava pure combattendo fianco a fianco con Ramona Badwolf, con la stessa foga animalesca. E nessuno che ancora fosse riuscito a fare due più due.
Hiram scosse la testa, portando la sua attenzione ai tre fratelli Charming che gli si erano parati davanti.

“Credi davvero che otterrai un Lieto Fine da tutto questo?” gridò Darling.
Gli occhi di Hiram si illuminarono di verde, mentre sibilava furente: “Cos’è, pensi di potermi fare la predica? Di poter dire, che so, che sai cosa provo perchè anche tu hai dovuto lottare contro le convenzioni sociali? Seee, ripensaci.” La principessa inarcò un sopracciglio, notando come l’avversario avesse previsto esattamente cosa le passasse per la testa.
“La tua storiella in stile Girl Power è la cosa più banale che io abbia mai letto. Come ogni testa coronata qua dentro tu non hai mai avuto un vero problema, in tutta la tua vita. Anche quando hai voluto divenire un cavaliere anziché una classica principessa, hai avuto la strada pressoché spianata. Dico bene, Dexter?” sentendosi interpellato, il principe occhialuto sobbalzò, irrigidendo la presa sulla sua spada.
Hiram continuò, compiaciuto: “Tu lo sai, vero? Che è stata vostra madre a dare a tua sorella l’armatura e la spada, ovviamente di nascosto. Non bastava il papà che ha occhi solo per Daring, eh? A te cosa resta, Dex? Chi resta?”
“Manigoldo!” gridò Daring, lanciandosi contro Hiram, “Ho capito il tuo gioco! Non seminerai la discor…” prima di poter calare la sua lama sul nemico, il giovane principe venne bloccato dai serpentelli magici che ricoprivano il pavimento. I costrutti di Patchfield  avvolsero le braccia e le gambe di Daring, che non riuscì più a tenere in mano la spada. Hiram a quel punto, senza esitare, sparò un fulmine magico da un solo dito, scagliando il biondo principe dall’altro lato della stanza. “Daring!” esclamò Darling, scioccata. Senza riflettere, si scagliò anch’essa su Hiram, che però aveva già previsto tutto e fu pronto a lanciare un secondo fulmine sulla ragazza, che, con la guardia totalmente abbassata, lo prese in pieno raggiungendo il fratello. “Non riesco a credere che una volta vi ammiravo.” Commentò il giovane mago, per poi rivolgersi a Dexter “Tu invece mi stai simpatico. Non fossi di sangue blu, potremmo pure diventare amici. Ma tant’è…” prima che il principe castano potesse ribattere, i serpentelli lo avvolsero , impossibilitandolo a fare alcunché. Hiram si allontanò, deciso a occuparsi della gatta e dei lupi. Mentre cercava i suoi bersagli, però, un’irritante figura svolazzante gli ostruì la visuale.
“Ehilà! Sono Faybelle, Faybelle Thorn. Sono un’aspirante cattiva, e tu sembri davvero saperci fare, mi chiedevo se fossi interessato ad assum…” scocciato, Hiram non la fece neppure finire, scaraventandola via con una palla di fuoco verdastro.
“Cattivi autorizzati.” Ringhiò, “l’ennesima colpa di cui dovranno rendere conto.” Individuata la figlia della Stregatta, Hiram fece per scatenare i suoi poteri su di lei, per poi venire paralizzato dalla magia di qualcun altro.
Magia dai riflessi dorati.

“Devo davvero decidermi a usare le maniere forti, con voialtri!” sbottò Patchfield, seccato, rivolto ai suoi ex-mentori. Fra i Charming e Thorn, non si era accorto di quando quei due fossero rinvenuti e sopraggiunti sul campo di battaglia.
“Non è ancora avvenuto nulla di irreparabile!” Fece uno dei due anziani, “Sei ancora in tempo per farla finita cavandotela con poco!” concluse l’altro. Hiram li fissò con odio: “Rinunciare ora sarebbe il peggiore affronto che potrei infliggere ai miei alleati, e ne hanno già dovuto sopportarne troppe.”
“E invece è anche per loro che devi fermarti!”
“Tu credi di star facendo il loro bene, ma in realtà li stai solo condannando a…”
“Bla. Bla. Bla.” Fu l’ostile, ringhiante interruzione del ragazzo. “Sempre le stesse frasi.” La magia dell’odio si espanse dal corpo di Hiram “Ogni volta.”  L’alone dorato dei decani di Avalon, che teneva bloccato il loro pupillo degenere, andava via via contaminandosi di verde. “Se non volete capire…” Hiram era ormai interamente avvolto dalla sua energia magica. Mosse appena un braccio, e i due anziani riconobbero il loro fallimento. “Allora tacete!!!” fu lo stentoreo grido del giovane, accompagnato da un’onda d’urto che travolse i maghi e spezzò definitivamente il loro incantesimo paralizzante. 
Nuovamente a piede libero, Hiram si apprestò a localizzare nuovamente Kitty, o anche le due sorelle lupo, ma ancora una volta, quasi fosse diventato un vizio, qualcuno gli ostacolò il cammino e la visuale.
Vedendo il candido volto di Apple White in persona, Hiram fu a un passo dall’impazzire e commettere l’irreparabile, ma qualcosa, nel tono con cui la principessa pronunciò quell’unica parola…”Aspetta!”… gli fece provare, per la prima volta da quando aveva intrapreso il suo vendicativo cammino, esitazione.
Un tremante “Cosa vuoi…?” fu l’unica frase che riuscì a dare in risposta.

Nel pieno della furiosa mischia, per la principessa e il rivoltoso il tempo sembrava essersi fermato.
Apple trattenne l’impulso di fuggire a gambe levate, facendo un paio di passi verso Hiram, che non accennava a smorzare l’odio nel suo sguardo. La principessa deglutì, decisa ad andare fino in fondo. Era un tentativo disperato, ma era suo dovere cercare di trovare una soluzione pacifica, prima che… “Qualunque cosa tu voglia dirmi, White, è troppo tar…”
“Scusa.”
Hiram rimase interdetto: “…prego?”
“Ti chiedo scusa. Per tutto ciò che hai dovuto passare. Per tutte le ingiustizie che hanno portato sofferenza al popolo. Per non essermene resa conto prima, malgrado l’intelligenza di cui vado tanto fiera.” “Cos’è, uno scherzo?” ribattè il ragazzo, “Credi che bastino delle semplici scuse?! Sei davvero così arrogante da pensare che bastino queste parole vuote per fermarmi?!”
Apple sussultò, ma non cedette. “Non sono solo parole. Ti prometto che farò tutto quello che è in mio potere per poter migliorare la situazione, la tua e quella di chiunque ne abbia sofferto.” Nemmeno Hiram sembrava disposto a demordere: “Avevi promesso qualcosa di simile a Raven, se non ricordo male… beninteso, prima di liberare la Regina Cattiva.” La principessa si sentì come se le avessero dato un pugno nella pancia, a quelle parole, ma di nuovo fece appello a tutta la sua volontà e continuò a sostenere lo sguardo del suo interlocutore: “So benissimo quali e quanti errori ho commesso nella mia ignoranza.  E a differenza di mia madre, sappi che non ho intenzione di negarli o di nasconderli. Intendo risolverli, dovessi impiegarci tutta la vita. Ma tu, ora, devi fermare questa follia, o ce ne pentiremo tutti quanti, anche tu. Ti imploro, fidati.”
Hiram Patchfield sembrava essere rimasto colpito dalla dichiarazione di Apple White. L’esitazione, che già aveva lievemente provato un attimo prima, si era ripresentata, molto più prepotente.
Si guardò attorno, osservando i vari scontri che ancora imperversavano nell’atrio, per poi abbassare la testa, rimuginando sulle parole di Apple.
D’un tratto, però, alzò di nuovo lo sguardo: E a differenza di mia madre… continuava a risuonare nella testa del giovane, i suoi occhi nuovamente ostili, e illuminati di verde.
“No.” Ringhiò a denti stretti, alzando lo sguardo verso un punto alle spalle di Apple. Un vortice di magia verde lo avvolse in un battito di ciglia e Apple, riconosciuto l’incantesimo di teletrasporto, fece appena in tempo ad afferrare il polso di Hiram prima di sparire chissà dove.

“Non promette bene.” Commentò Courtly, assistendo alla scomparsa di Hiram e Apple. “E dire che per un attimo ho davvero sperato che si sarebbe risolto tutto così!”
“E invece no!” sbottò una voce imperiosa alle sue spalle. La jolly sbuffò, volgendo lo sguardo verso Lizzie Hearts, che proseguì: “E stai certa che nemmeno tu te la caverai a buon mercato! Maddie mi ha detto che i Narratori le hanno detto che parte hai avuto nei piani del nostro invasore! Come se non avessi già abb…”
“Avrai tutto il tempo di urlarmi contro quando e se usciremo vive da tutto questo caos, che, voglio precisare, ho provato a impedire! Peccato che Mr. Pellegrigia non sia così tonto da tralasciare un piano B!” “Anche per litigare ci sarà tempo dopo!” le apostrofò Alistair Wonderland, poco lontano, sfuggendo a un paio di contadini inferociti. I tre cercarono di allontanarsi dalla mischia, ma un orso polare spuntò fuori senza preavviso e sbarrò loro la strada.
“Avresti fatto meglio a rispettare i patti!” fece l’animale a Courtly, che riconobbe la voce di Jackie Frost. “Peggio per te, meglio per me!” Prima che Jackie potesse saltare addosso ai tre meravigliesi, Kitty apparve dal nulla e nel nulla, portandosi dietro i suoi amici, scomparve un istante dopo. I quattro riapparvero appena fuori dal portone della scuola, dove li attendeva Maddie, stranamente entusiasta: “Ragazzi, forse forse, le cose si possono ancora raddrizzare!”

N.N.: Hm, Maddie sembra di nuovo allegra, e la cosa mi fa ben sperare!...
B.P.: Bè, di qualunque cosa stia parlando, lo vedremo dopo. Ho scoperto dov’è finita Biancaneve, e, bè…

“Quindi devo solo tirarla contro lo specchio?” chiese Biancaneve, rigirandosi la mela magica fra le mani. Per tutta risposta, dalla sua prigione, la Regina Cattiva sorrise perfidamente.
La Più Bella del Reame cercò di trattenere una smorfia. Aveva già lasciato a piede libero la sua nemesi una volta e non si era rivelata una buona idea. Ma quel pazzoide dalla pelle grigia, saltato fuori chissà da dove, in nemmeno un giorno aveva scavalcato ogni possibile difesa e pareva intenzionato a cancellare la scuola entro fine giornata. I presidi, come al solito, erano degli incapaci, e quindi stava a lei, Biancaneve, prendere provvedimenti. E in mancanza di rinforzi, l’unica soluzione contro un incantatore fuori di testa sembrava essere un’incantatrice altrettanto fuori di testa. Oltre che sicuramente più potente.
Un bell’azzardo, in ogni caso. Ma la monarca dai capelli d’ebano decise di rischiare, ripromettendosi di tenersi pronta per quando, finito lo scontro, la Regina Cattiva sarebbe stata abbastanza vulnerabile da poter essere re-imprigionata.
Ehi, magari avrebbero avuto fortuna e quei due si sarebbero neutralizzati a vicenda.
Flettendo all’indietro la mano che stringeva la mela, Biancaneve si preparò al lancio.
 
Ancora fra le dita di Biancaneve, la mela si dissolse in uno sbuffo verdastro.
Confusa, la donna guardò in direzione della Regina Cattiva, che, altrettanto sorpresa, stava fissando un punto preciso alle spalle di Biancaneve. Quest’ultima, girandosi, vide con orrore nientemeno che Hiram Patchfield, avvolto da una fiammeggiante aura verde, mentre si divincolava violentemente dalla stretta di Apple, la quale alla fine perse anche l’equilibrio. Il ragazzo avanzò ferocemente verso Biancaneve: “Posso ancora guardare attraverso gli specchi, genio! Tu… Stavi per liberare quel mostro!!!” ruggì, indicando lo specchio.
La Regina Cattiva, passato lo stupore iniziale, non pareva tanto impressionata. “Questo ragazzino sarebbe il fenomeno che vi ha dato così tante noie?” ridacchiò infatti “Ah, siete caduti proprio in basso!” Hiram, udendo il tono canzonatorio di colei che gli aveva portato via la sua famiglia, perse del tutto il controllo. L’aura magica, in risposta all’accrescersi della sua furia, divampò ulteriormente, illuminando completamente l’angusta stanzetta e facendola tremare. La magia, tossica, sgorgava perfino dagli occhi, e la sua voce aveva assunto un inquietante riverbero: “Pensi che sia tutto un gioco, vero?! Bè, vediamo se trovi QUESTO divertente!”
Biancaneve, nel panico più totale, frugò febbrilmente nelle tasche della sua gonna, sperando di trovare in tempo il…
“Cercavi questo?” chiese beffardo Hiram, mostrandole il nuovo Vetro Acchiappatutto che Bianacaneve si era fatta costruire dopo la distruzione del precedente.
“C-come…?!”
“Posso leggere la storia di chiunque, solo guardandolo. E se in essa appare un qualche artefatto magico, posso chiamarlo a me. La magia dell’odio è davvero versatile… ah, quasi mi scordavo: acquisire Biancaneve.” Concluse Hiram, osservando compiaciuto il fascio di luce che, partito dallo specchio portatile, colpì subito dopo la regina dai capelli d’ebano.
Apple vide con orrore sua madre riapparire dentro lo specchio-prigione, proprio a fianco della Regina Cattiva. Quest’ultima, già molto più nervosa di prima, osservò Hiram riprendere la parola: “Ora, dicevamo… ecco qualcosa di davvero divertente. Per me.”
Recitando un incantesimo, reso inquietante dal riverbero sovrannaturale della sua voce, il ragazzo scagliò un lampo verde che colpì in pieno la piatta e cristallina superficie. All’interno del mondo degli specchi, la Regina e Biancaneve notarono che tutto intorno a loro, tremando, stava lentamente scomparendo.
“Che stai facendo?!” gridò Apple, disperata. “Oh, nulla di che” rispose Hiram, su di giri “Sto solo prosciugando questa prigione di cristallo di ogni traccia di magia. In pratica, la sto facendo diventare un normalissimo specchio. Tutto… e tutti… al suo interno spariranno, come se non fossero mai esistiti…!” Apple sgranò gli occhi, scioccata. Le due donne imprigionate tentavano invano di allontanarsi dal nulla che avanzava. La bionda principessa, disperata, si lanciò sul giovane mago e tentò, strattonandolo, di interrompere il suo operato: “Fermati!” era tutto quel che riusciva a urlare. “Piantala!” rispose Hiram, spingendola via “E’ quello che si meritano!”
“Non così, Hiram.” Fece una nuova voce, familiare però sia a Hiram che ad Apple.
Voltandosi, i due videro qualcuno che mai avrebbero immaginato di rivedere da quelle parti.
“Raven!” esclamarono entrambi.
 
B.P.: Non ci posso credere! E’ tornata!
N.N.: Scommetto che era per questo che Maddie era così contenta!
B.P.: Lo penso anch’io, ma vediamo di recuperare un po’ di passaggi…

Raven aveva preso la sua decisione: sarebbe tornata.
Avvisato velocemente suo padre, tramite il loro orco-maggiordomo Ooglot, la ragazza si era diretta verso il pozzo dal quale era arrivata al villaggio di Cuoca. Il resto della sua roba se la sarebbe fatta recapitare dal personale di Castel Queen, come già era avvenuto quando era scappata, con la differenza che, stavolta, Maipiù invece sarebbe tornata assieme a lei.
Certo, sapeva che le cose non sarebbero tornate alla normalità né facilmente né presto, ma la cosa non la intimoriva. Non si era mai sentita così sicura di sé prima di allora.
Tale sicurezza però non le impedì, una volta attraversato il pozzo, di rimanere spiazzata nell’udire i rumori della battaglia all’interno della Ever After High. Indubbiamente era successo qualcosa durante la sua assenza! Raven si maledì per non essersi tenuta informata sul mondo esterno durante le settimane passate al villaggio: la paura di venire scoperta l’aveva decisamente confusa!
Lasciando da parte i propri rimpianti, Raven con Maipiù si era avvicinata al portone della scuola e proprio in quel momento era apparsa Maddie, teletrasportata lì da Kitty, sparita subito dopo. Dopo un breve ma intenso abbraccio fra le due amiche, Maddie aveva raccontato in fretta e furia tutto quello che era avvenuto.
Raven, per quanto priva di un piano preciso, sapeva di dover fare qualcosa: sul punto di correre dentro la scuola e unirsi alle danze, però, la giovane Queen aveva avvertito delle vibrazioni magiche inquietanti, provenienti, si accorse, da  dove si trovava lo specchio-prigione.
Temendo il peggio, Raven non aveva esitato a teletrasportarsi nella torre.

“Sei cambiato un po’ da quando ci siamo incontrati sul ponte.” Mormorò Raven, cercando di non fare movimenti bruschi.
Hiram però non sembrava sul punto di esplodere come un attimo prima: più che altro era esterrefatto. “Cosa ci fai qui?!” sibilò. “Diciamo che fuggire dai problemi non fa per me.” Rispose Raven, risoluta. “Di che cosa stai blaterando?! Credevo che avessi capito, dopo la nostra chiacchierata...!” Hiram era completamente nel pallone. La magia verde attorno a lui si era affievolita, la voce non rimbombava più e l’incantesimo che stava lanciando sullo specchio si era interrotto. La Regina Cattiva e Biancaneve, intrappolate, osservavano sgomente gli sviluppi. 
Raven fece un passo in avanti: “Allora la mia fuga ha davvero a che fare con il marasma qui sotto.” Hiram stava visibilmente tremando: “V-volevo che te ne andassi da tutto questo. So riconoscere quando qualcuno si sente oppresso.” “Ti ringrazio.” Raven abbozzò un sorriso, avvicinandosi ancora al ragazzo, “E anche se le cose non sono andate esattamente come speravi, la nostra conversazione mi ha comunque fatto riflettere. Questo alce non lascerà gli animaletti alla mercè dei cacciatori, ma non significa che gli permetterà ancora di occupare il suo palco di corna.” Apple, la Regina Cattiva e Biancaneve guardarono Raven basite. Solo Patchfield diede l’impressione di aver capito, ma non per questo apparve più sereno: “Lo sai che stai dando loro un’altra opportunità di ferirti, vero? Vuoi davvero perdonarli ancora?! Perché devi sempre sentirti così in colpa per le tue scelte? Cosa mai pensi di dovere a questa gente?!” concluse, lanciando un’occhiata ostile alle due prigioniere nello specchio e a Apple.
Raven scosse la testa, oramai a pochi centimetri dal mago: “Non è qualcosa che devo agli altri, ma a me.”
Hiram ridacchiò, amaro: “Cos’è, stai per dirmi qualcosa tipo se le uccidi diventerai come loro?”
“Non  lo dico io. E’ così.” Ribattè la giovane Ribelle, dura.
Hiram interdetto, si vide porgere una lettera. “Questa è da parte di mia madre.” Disse Raven, ignorando la Regina Cattiva, che, nel vedere la missiva, si era alterata e stava intimando la figlia di fermarsi. “Mi ha aiutato a metter insieme gli ultimi pezzi del puzzle. Chissà che non possa tornare utile anche a te.”
Mia carissima Raven,
Se stai leggendo queste righe, allora hai finalmente accettato il tuo retaggio. 
Per anni, l'incantesimo di questa prigione a specchio mi ha impedito di dire la verità. 
Tuttavia, ora potrai finalmente conoscere la mia versione della storia.
Quando frequentavo la Ever After High, tutti seguivano l'intera assurdità del "Segui-il-tuo-destino". 
Com’è che dicono sempre? "Non esistono nè piccole parti né brutti personaggi” 
Pecato che, quando sei un cattivo, la gente ti odi e ti tema. 
Ecco perchè ho rubato il Libro dei Destini - l'artefatto che ci lega magicamente alle storie dei nostri antenati-  e l'ho sostituito con una replica magica. 
Mai avrei accettato di vivere il resto dei miei giorni sola e ostracizzata.
Ma poi è successo qualcosa di inaspettato. Mi sono innamorata del Re Buono, e, alla fine tu, la mia bambina, sei entrata nella mia vita. 
Quando ti ho guardato negli occhi, era quasi come se stessi guardando nel mio stesso cuore. 
Non avevo bisogno di uno specchio magico per sapere che eri tu la più bella del reame. 
Tuttavia, non tutti la pensavano così. La gente fuggiva in preda al terrore, spaventata da cosa saresti potuta divenire. 
E io non avrei mai permesso che tu fossi vittima della loro ignoranza. 
Quindi ho giurato di provvedere. Avrei riplasmato l’intero mondo della fiabe a mia immagine ... a nostra immagine. 
Non avrebbero avuto altra scelta che amarmi amarci.
Ecco perché ti ho sempre spinta ad essere cattiva. E ormai manca poco. 
Continua lungo il sentiero, fidati dei tuoi istinti oscuri e alla fine domineremo questo mondo come madre e figlia. 
Sappi che ti amo con tutto il mio perfido cuore,
Tua madre,
La Regina Cattiva

“Mia madre” spiegò Raven, dopo che Hiram ebbe finito di leggere “ha dato inizio alla sua conquista per amore. Aveva le migliori intenzioni, non ho dubbi.” 
Lo sguardo della ragazza incrociò quello della madre, attonita. “Ma più si abituava a essere una furia vendicativa, più si dimenticava delle sue motivazioni. 
Se così non fosse, allora mi avrebbe spiegato tutto di persona mesi fa, quando era a piede libero.” 
Hiram rimase in silenzio, aspettando che Raven riprendesse; “E sta succedendo anche a te. L’odio alimenta letteralmente i tuoi poteri, ma più glielo permetti, più ti allontani da te stesso. 
Alla fine ti ridurrai a un guscio vuoto, che semina distruzione perché non gli resta altro. Lo so, ho studiato questo tipo di magia. 
Però… tu odi mia madre, ma non me solo perché sono sua figlia. Non è una cosa da poco: se riesci a ancora a fare queste distinzioni, sei ancora in tempo per fermarti.” 
Hiram era visibilmente combattuto: Raven Queen era molto più convincente di Apple White o dei decani di Avalon, e questo perché le loro sofferenze avevano radici molto vicine. 
Patchfield non aveva dubbi, Raven era una dei pochi a poterlo comprendere.
Ma guardandosi alle spalle, verso lo specchio-prigione, sentì l’odio divampare nuovamente dentro di sé. 
“Hai tutto il diritto di essere arrabbiato.” Fece Raven, scandendo per bene le parole, “Ma se adesso vai fino in fondo, sarà come se avessero vinto i tuoi nemici.” 
Dopo quell’ultima frase, il silenzio calò nella stanza.
Passarono pochi secondi, ma ai presenti parvero secoli. 
Apple White si rese conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo solo quando, nel vedere Hiram abbassare il capo in segno di resa, tirò un enorme sospiro di sollievo. 
Raven invece sorrise, osservando come la magia verde stava praticamente evaporando via dal corpo di Hiram, che da quell’orribile tono grigiastro stava tornando al colorito naturale.
Quanto seguì avvenne così rapidamente da far chiedere a molti se non fosse stato tutto un sogno.
Per prima cosa, Hiram, tramite Vetro Acchiappatutto, liberò Biancaneve dalla prigionia forzata. Tornato al piano terra assieme a Raven e Apple, richiamò l’attenzione dei suoi accoliti, annunciando la ritirata. Di fronte allo stupore generale (perfino il fronte nemico si fermò, scioccato dalla notizia), Hiram affermò mesto di aver sbagliato tutto e che era necessario ricominciare da capo. Contrariamente a quanto temeva, il suo seguito non obiettò più di tanto; forse giusto Jackie Frost avrebbe voluto protestare, ma desistette notando che nessun’altro aveva più intenti bellicosi.
Hiram si avvicinò poi ai suoi due ex-mentori, deciso a chiedere perdono, ma ai due anziani bastò un cenno con la testa per dire molto più di quanto avrebbero potuto con le mere parole.
Milton Grimm e Biancaneve, giunta poco prima dalla torre, provarono a opporsi al lasciar andare gli invasori come se niente fosse, ma Apple fu lesta nel dichiarare che, per quella volta, andava bene così. Non esattamente i termini tecnici ufficiali, certo, ma la solennità con cui parlò tolse ogni dubbio a chiunque.
Constatato di avere il via libera, Patchfield segnalò ai suoi di andare. Passando vicino a Apple e Raven, si fermò.
“Ci rivedremo. E farò il possibile perché non sia come nemici.” Disse, rivolto Apple, la quale annuì. Il ragazzo si voltò poi verso Raven: “Non dimenticare mai quanto sei stata forte oggi.” “Non intendo farlo. Fidati.” Rispose la giovane strega. Soddisfatto, Hiram Patchfield si apprestò a raggiungere i suoi alleati, ormai fuori dalla scuola.

N.D.: Tutto è bene quel che finisce bene! Adesso dovreste essere soddisfatti!
B.P.: Mamma, papà! Dove vi eravate cacciati?
N.U.: Tenevamo compagnia a Maddie: ne aveva bisogno, poverina. Secondo voi come faceva a sapere tutto quello che ha raccontato a Lizzie e a Raven?
N.N.: Non è tipo contro le regole?
N.D.: Importa ancora a qualcuno, ormai?
N.U.: Non avete avuto alcun problema a raccontare questa storia, ci sentivamo un po’ inutili. Dovevamo pur tenerci impegnati!
N.N.: Comunque non è che sia finita-finita. Fermarci qui sarebbe fin troppo brusco.
B.P.: Giusto! Questo capitolo è il gran finale, più o meno, ci sta che sia un po’ più lungo! Continuiamo!

Mentre i feriti venivano medicati e gli incantatori liberati dal ghiaccio magico, una sensazione di completo disorientamento avvolse tutta la Ever After High.
Nel bel mezzo della confusione, Raven Queen constatò di essersi persa parecchio. Lanciò uno sguardo verso Apple White, allontanatasi per controllare i danni, chiedendosi cosa dovesse fare o dire. Sentendosi picchiettare una spalla, Raven si girò trovandosi davanti Courtly Jester. “Per quello che vale” mormorò la giullare, insicura “Biancaneve voleva convincere Apple ad aiutarla a rintracciarti, ma lei si è rifiutata.” La giovane Queen dilatò le pupille per la sorpresa, tornando a guardare la bionda. Era un gesto nobile, che doveva esserle costato parecchio, conoscendo Apple… e sua madre.
Scuotendo la testa e ringraziando Courtly, Raven si diresse decisa verso la principessa. Fece in tempo a chiamarla per nome prima di venire interrotta da una voce irritantemente familiare.

“Signorina Queen!” Il preside Milton Grimm, col solito fare pomposo, si piazzò proprio davanti a lei, visibilmente alterato. “Da quando si è ribellata al proprio Destino lei è stata un continuo problema. E oggi, ha oltrepassato il limite: la sua fuga ci ha gettati nell’agitazione e lasciati impreparati a…”
“Non osi.” Raven praticamente ringhiò per interrompere l’uomo “Se Hiram è riuscito a convincere così tanta gente ad andarvi contro, non sono certo io a dovermi fare un esame di coscienza. Se vuole punirmi per essere scappata dalla scuola, mi sta bene. Ma non ho più intenzione di farmi carico di ogni cosa che va storta da queste parti.” Il preside tremava per la rabbia, ma intanto non sembrava sapere come ribattere.
Biancaneve pensò bene di sostituirlo: “E chi ci dice che tu non abbia avuto una parte nei piani di quel pazzoide? Com’è stato per la giullare? Chi ci dice che questa tregua non sia solamente un altro…”
“Mamma, basta.” Fu Apple, stavolta, a interrompere ringhiando. “Raven è scappata e i civili sono insorti per colpa nostra. Perché è così difficile ammetterlo?” concluse, chiedendolo anche a se stessa.
Sotto l’attonito sguardo della folla tutta intorno, Milton Grimm e Biancaneve fissarono scandalizzati Raven Queen e Apple White, che ricambiarono stoicamente lo sguardo. Rimasero così per alcuni minuti, finchè…
“Scusate il disturbo.” Tuonò una voce sconosciuta a tutti, tranne Milton e Bianca. Il preside sbiancò e la regina sbarrò gli occhi terrorizzata.
Tutti si voltarono verso la voce e videro un omone dalle spalle e dal petto larghi, i candidi capelli pettinati all’indietro, un folto pizzetto altrettanto candido e un naso aquilino. Indossava una giacca rosso vivo, molto simile a quella dei fratelli Grimm, e il suo sguardo pareva tutt’altro che amichevole.
Milton, ancora nel panico, trovò la forza di parlare, anche se con voce strozzata: “S… so …sovrintendente Perrault!”
Quel cognome fece trasalire tutti.

Gavin Perrault era una figura evanescente, alla Ever After High, una sorta di leggenda orale passata da una generazione di studenti all’altra. Testimoni oculari raccontavano che, nei rari casi in cui si era presentato di persona, non era mai stato per dare buone notizie, e che una sua parola era sufficiente per decretare non solo il destino dell’intero personale della scuola, ma anche quello di qualunque sovrano del regno di Ever After…
 
 “… q-quale sorpresa!” balbettò Milton, osservando Perrault avanzare pericolosamente verso di lui “N-non eravamo stati informati d-del suo arrivo…”
“Strano.” Fu il severo commento del sovrintendente “Perchè sono sicuro che vi abbiano inviato una circolare a riguardo.” In disparte, Giles Grimm si battè una mano in fronte, ricordandosi di quando, nell’ufficio, stava strappando dei fogli di carta in preda alla frustrazione.
Gavin riprese la parola: “Sia come sia, l’Archivio ha perso la pazienza. Questi ultimi due anni sono stati un continuo disastro, malgrado le sue numerose rassicurazioni sul potersi occupare di tutto. Gli avvenimenti dell’ultimo periodo sono stati l’ultima goccia, anche se personalmente avrei voluto intervenire già quando la Regina Cattiva venne… perdonata.” Nel pronunciare l’ultima parola, il suo torvo sguardo si spostò da Milton a Biancaneve, che trasalì. “In ogni caso” riprese il sovrintendente, allontanandosi un poco, con grande sollievo di preside e regina, “La notizia della fuga di uno studente, con tutti i precedenti, è stata troppo per restare ancora a guardare. Sarei arrivato anche prima, se non fosse stato per numerose attività sospette segnalatemi in tutto il regno. In più, proprio mentre mi dirigevo qui, mi hanno linkato questo.” Perrault tirò fuori il suo Mirrorpad, aperto sul canale di Blondie Lockes, su cui aveva trasmesso in streaming la battaglia. Né Milton né Biancaneve ebbero il coraggio di aprire bocca. Giles scosse la testa, rassegnato ma per nulla stupito dalla svolta di eventi. Raven avrebbe voluto far presente che era tornata, ma sospettava che non avrebbe aiutato molto in quel preciso momento.
Perrault tornò a parlare, stavolta rivolgendosi a tutti i presenti: “Alla luce degli ultimi avvenimenti, è chiaro che vi sono gravi problematiche che necessitano una risoluzione. Pertanto affiancherò il personale della Ever After High nel condurre indagini volte a tale fine. Fino ad allora, mi rammarica avvisarvi che l’anno scolastico attualmente in corso verrà prolungato. Ancora. E’ tutto.”
Qualcuno mormorò amareggiato. Perrault richiamò presidi e insegnanti per una prima assemblea generale.
Mentre si dirigevano nell’ufficio, il sovrintendente si accorse di Giles e si ricordò di un piccolo dettaglio: “Lei non era scomparso?”

A tarda sera, finalmente pace e silenzio si posarono sulla Ever After High.
Non sarebbe durata molto, certo: sicuramente le indagini di Perrault sarebbero iniziate già la mattina seguente. Per il momento, comunque, dopo  oltre due settimane di tensione, il clima era nuovamente rilassato.
Due principesse a noi ben note erano decise, appoggiate a un balcone della scuola, a godersi questo serafico interludio. Non prima però di aver chiarito come stavano le cose tra di loro.
“Mi dispiace.” Dissero all’unisono Apple e Raven.
“Avrei dovuto dire no a mia madre già quando mi aveva richiamato.” Ammise Apple.
“Bè, io quello stesso giorno sarei dovuta rimanere e parlare, come dicevi tu.” Rispose Raven. 
Entrambe sospirarono.
“Bè, possiamo parlare ora. So benissimo che le cose tra noi non si sistemeranno in un colpo di bacchetta, ma non voglio più fare finta di niente.” Dichiarò la bionda, prendendo la strega per le spalle. “Niente filtri, niente segreti. Ci raccontiamo tutto, dubbi, paure, sospetti, motivazioni, tutto. Ci stai?”
Raven sorrise, prendendo le mani di Apple fra le sue. “Ci sto.” Rispose, determinata.
Non importava quanto tempo ci sarebbe voluto, erano entrambe sicure che avrebbero risolto.
Con tutte le incomprensioni che c’erano e ci sarebbero state, la loro amicizia era qualcosa che non volevano perdere.
 

Ed è finita, gente! Almeno per ora. Spero che abbiate apprezzato, è stato più difficile del previsto scrivere questa fic, soprattutto perchè mi sono intestardito fin da subito nel concluderla nel giro di 4 capitoli, il tutto per imitare le miniserie di EAH su Netflix. Vabbè.
Nei prossimi giorni dovrei pubblicare un breve epilogo a corredo del tutto, ma anche senza, questa storia si può definire conclusa. 
Grazie per l'attenzione,

-blitzkingful
   
  
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