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Autore: An13Uta    28/04/2018    2 recensioni
-Ciao!-.
Un brivido percorre a balzi la schiena di mcCree.
Il vetro riflettente li divide, ma dannazione, questo non lo rende meno inquietante.
Seduto tranquillamente su una seggiolina, c'è un agente di diciassette anni.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel 'Reaper' Reyes, Genji Shimada, Jesse Mccree, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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S.I.F.
 




È... terrificante.

Veramente terrificante.

L'ostaggio non ha ancora ripreso conoscenza, e già Jesse si sente terribilmente a disagio.

Si morde il labbro inferiore, nel vano tentativo di distendere un po' i nervi (non può fumare. È un luogo chiuso, e quindi non può fumare. Cazzo, se ha bisogno di fumare).

Genji non sembra turbato più di tanto, com'è naturale. Il dolore non è nulla di nuovo per lui; neanche lo è questa sensazione tremenda che riempie la stanza, una specie di angoscia da anticipazione.

Lancia uno sguardo a Moira, tanto per provare. Ovviamente, non un muscolo del suo viso aguzzo si è mosso una frazione di millimetro più del solito nella vaga intenzione di esprimere un sentimento. Lo guarda sottecchi, e ghigna. Sa alla perfezione come si senta.

Ecco, l'ostaggio si sveglia. Finalmente, sembra mormorare infastidito Reyes. Hanno altro lavoro da fare.

E con il risveglio...


-Ciao!-.


Un brivido percorre a balzi la schiena di mcCree.

Il vetro riflettente li divide, ma dannazione, questo non lo rende meno inquietante.

Seduto tranquillamente su una seggiolina, davanti al prigioniero confuso e in attesa di venire interrogato, c'è un agente di diciassette anni.


-Come va?- chiede, inclinando la testa con fare infantile.


La Cosa installata sulla sua schiena segue appena la traiettoria del collo col suo scintillio metallico.

L'uomo arpionato alla propria sedia ringhia qualcosa su come non dirà nulla a nessuno mentre tenta di liberarsi dai lacci che lo imprigionano. Apostrofa la figura davanti a sé, sprezzante: -Cosa credi di farmi? Paura?-.


-Sai che la pressione esercitata per mangiare una carota è abbastanza da staccare un dito a morsi?-.


Eccolo.

Eccolo.

Basta.

È l'inizio della fine.

Jesse prega, più per sé stesso che per il criminale, che capisca l'antifona e sputi il rospo.


-Ah, davvero? È un nuovo tipo di minaccia che stai provando con me? Perché allora-


-Oh, no, ho già staccato delle falangi.-.


Silenzio.


-Di', sai che gli squali ci vedono male e per questo attaccano gli uomini? Perché in realtà la carne umana ha un sapore terribile.- stira le magre braccia verso l'altro curvando l'intero corpo fasciato dall'uniforme della divisione Blackwatch con esse, -Neanche a me piace. Però un paio di dita ogni tanto non sono male.-.


Parla, parla, PARLA, figlio di buona donna, aprì quella maledetta bocca e canta.

Il desiderio di mcCree cade in un cesso, e quello, dopo un altro minuto di torpore, riprende a ringhiare.

Stavolta minaccia. Dice che potrebbe liberarsi ad ogni attimo, chiede quale sia il suo piano nel caso un assassino professionista pianti un coltello nella sua gola.

L'agente seguita a stirarsi al modo dei felini, la testolina rossiccia che ruota, si abbassa, si alza, si piega a destra, si appoggia al tavolo.

E intanto parla.


-Scommetto che non hai mai sentito parlare di Terrare. Era un tipo francese che mangiava come un pazzo. Aveva una bocca gigante da cui si vedeva tutto fino allo stomaco e riusciva a tenere una dozzina d'uova nelle sue guance.-.


Oddio, non QUELLA storia.


-Si ingozzava della spazzatura peggiore ed ebbe un solo blocco intestinale in tutta la sua vita. Una volta si mangiò un'anguilla cruda, tutta intera. E un'altra spaccò un gatto a metà, bevve il sangue e poi lo buttò giù tutto d'un colpo! Sputò le ossa e il pelo come un gufo! Fico, vero?-.


L'interrogato sbianca a vista d'occhio, ma continua a non dire quello che vogliono sentire.

La dottoressa alza gli occhi al cielo e sospira: -Potrebbe ampliare il suo repertorio.-.

-Con altri interessanti racconti del genere? Anche no, grazie.- le soffia contro il cowboy.

Moira ridacchia.

Gabe li zittisce.


-Per un sacco della sua vita è rimasto in un ospedale. Scappava sempre per andare a rubare i rifiuti della macelleria vicina, si azzuffava pure coi cani... Poi beveva tutto il sangue di pazienti a cui facevano i salassi, e mangiava i cadaveri dell'obitorio... In realtà non ne sono sicuro, forse lo fermavano. Oh, e un giorno aveva così tanta fame che si mangiò un bambino di quattordici mesi!-.


Ride, e forte anche, tirando indietro la testa. Il dorso flessuoso si piega meravigliosamente, mostrando agli agenti fuori dalla sala un viso color cannella spruzzato di lentiggini quasi invisibili.

Dalla bocca semi aperta si scorgono canini leggermente sovra-sviluppati.


Si ricompone con un movimento fluido: -Dopo di quello l'hanno gettato in strada ed è morto di tubercolosi.-.


L'improvviso cambio di tono deve aver destabilizzato il criminale, ormai ridotto a un fantasma di sé.

L'interrogatore salta sul tavolo.

Oh no.

Sebbene non sia volto verso il vetro, Jesse sa che sul suo visetto da bambino c'è un sorriso grande ed innocente, ma in qualche modo spaventoso.


-La vuoi sapere una cosa? La vuoi sapere? Dai, dimmelo. Dimmelo, la vuoi sapere?-.


Il tono è quello di un cucciolo giocoso.

L'altro sembra ingoiare a vuoto.


-Ho fame.-.


-Buon per te.-.


Non fare il brillante, cretino. Canta e basta.

Un'altra preghiera che vola a farsi fottere.


-In realtà è una tortura se non ho cibo a portata di mano. Però adesso non è un problema. Sai perché? Dai. Scommetto che questo lo sai.-.


Non risponde, non dice niente, l'imbecille, non gli passa neppure per l'anticamera del cervello che forse, tradire i suoi complici è meglio che l'implicazione di quella voce così allegra ed infantile.


-Non ti piace la carne umana.- pezzo d'idiota.


-Quando la fame è tanta il sapore non conta.-.


Avrà notato i denti? Deve: volta la testa, senza alcun colore in viso. L'incubo in nero insegue il suo sguardo, amichevole, si sdraia sul tavolo, allunga una mano verso di lui. L'altro si ritira con un sussulto; l'agente ride e scivola a terra, simile ad una lucertola.


-Non puoi farlo.- la voce comincia a tremargli, -Se mi torci un solo capello, i tuoi superiori là fuori ti riprenderanno.-.


-Là fuori? Chi ti dice che c'è qualcuno là fuori?-.


Il seme del dubbio pianta velocemente radici. La guancia soffice del diciassettenne si accosta a quella del prigioniero, spingendolo a fissare negli occhi Gabriel.

Ma tutto quello che può vedere è il suo riflesso.


-Dici che se li chiamo risponderanno?-.


Ingoia saliva senza dire nulla.


-Hm. Non saprei neanche io.-.


Uno strappo secco, e la mano dell'interrogato si libera.

Tenta di scappare, ma l'artefice della sua fuga la tiene stretta; un sorriso famelico le si avvicina.


Urla.





-Flaveola!-.


Occhi giallo zafferano si incontrano sullo vetro riflettente.


-Fuori. Ora.- Reyes ordina.

Un inchino e un sorriso furbo firmano la sua uscita.

Fa la sua apparizione poco dopo davanti ai suoi colleghi, le mani compostamente dietro la schiena, aspettando il responso del giudice.

Il comandante gli schianta una pacca sulla scapola che tenta di guizzare via da pelle e vesti.

-Bel lavoro, dannato demone.- più di così, Gabriel non lo complimenterà mai. -Moira, va' a mettere a posto quel hijo de puta, se non ti spiace.-.

Genji porge al diavolo basso un sacchetto tenuto per due dita, giustamente disgustato.

Quello lo prende, riconoscente; il suo sguardo si sposta su mcCree, e l'aspirante cowboy si sente sbiancare, temendo il peggio.

Sicalis sorride. Un dito penzola dalla stretta dei denti.

-Sei disgustoso, Imp.-.

Lo scherzo della natura ride con l'innocenza serafica di un bimbo, facendo cadere nella busta anche una manciata di falangi e sangue che gli sporca il mento.


Terrificante.


Sicalis Imp Flaveola è fottutamente terrificante.























CHI SI RICORDA QUESTO FIGLIO DI PUPAZZA VINCE UN SAN CRISPINO CINESE
Per chi invece non l'ha mai sentito nominare, una breve introduzione.

Sicalis Imp Flaveola, o semplicemente Imp (diavoletto, piccolo demone), è un mio OC caratterizzato da tre cose: essere in possesso della Cosa, ovvero un aggeggio impiantato sulla sua schiena con tre paia di braccia metalliche comandate telepaticamente; essere nato e cresciuto in una maledetta foresta, che è anche forse la causa della sua iperattività; e avere fame tremenda e quasi costante che lo forza a consumare un sacco di cibo.

Questa fic è ambientata in un AU dove lui è stato trovato e praticamente adottato da Overwatch e poi integrato come tank nella divisione Blackwatch; nel corso di eventi canon in realtà lui non ha la minima idea di che cacchio sia Overwatch.

Ultima curiosità: sicalis flaveola è il nome scientifico per il fringuello zafferano o botton d'oro. L'ho scelto come parte del nome completo di Imp perché i suoi occhi sono giallo zafferano e spesso lo associo al fiore botton d'oro, che è molto bello carino e piccino ma anche terribilmente velenoso.
An13Uta

   
 
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