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Autore: The Distance    29/04/2018    0 recensioni
Quella carezza che mi hai lasciato sulla guancia non vuole andare via, continua a solleticarmi e ricordarmi che tu qui ci sei stato. Qui, lontano o vicino, ma qui.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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INCONTRO 
tra le onde del mare


 
Luce di una lampadina accesa.
 
"Se solo avessi potuto toccarti ancora una volta, magari non sarebbe stata l'ultima.
Mi sembra ancora di sentire il tuo corpo cospargersi sul mio, le tue labbra stamparsi tra i miei brividi,
le mie gambe ancorarsi ai tuoi polpacci, le nostre lingue strisciarci la pelle.
Vorrei sentirti ancora scorrere verso di me, come l'acqua che cerca quella bottiglia dalla quale farsi bere,
così da dissetarci e poi tornare a cercarci, prosciugati, appiccicati, uniti.
Quella carezza che mi hai lasciato sulla guancia non vuole andare via, continua a solleticarmi e ricordarmi che tu qui ci sei stato.
Qui, lontano o vicino, ma qui." 

 
Luce di una lampadina spenta.

 

A piedi nudi, riusciva a sentire chiaramente l'erba umida farle da appoggio, accompagnandola verso quel sentiero che si sarebbe rivelato il passaggio verso un nuovo inizio. Quanti passi avrebbe dovuto fare, prima di trovare un posto dove riposare? Neanche ricordava da quanto fosse in cammino, così si ritrovò tra milioni di alberi e fiori che sembravano passeggiare con lei, invadendo l'aria di odori e colori che i suoi sensi ancora non conoscevano. Un passo dopo l'altro, un corpo trascinato da gambe stanche ed un respiro affannato. Per un momento si fermò e sembrò accennare un sorriso, risistemandosi i capelli troppo lunghi che andavano a coprirle il volto e massaggiandosi delicatamente le ginocchia. Poi tre alberi, due alberi, un albero e si ritrovò davanti a tanto di quel mare che sembrava affogare persino la linea dell'orizzonte, affogando lei in una sensazione di sollievo che lavò via ogni segno di fatica. 
Fu lì che si mise a sedere, lasciandosi riempire gli occhi di quell'acqua che prendeva i colori dal cielo.

«È tanto che sei qui? 
Mi ero allontanato un momento per andare a prendere un nuovo amo per la lenza da pesca. Oh no, non guardarmi così, non riuscirei mai a mangiare tutto il pesce che abbocca, avrei bisogno di altre persone per consumarlo e qui non c'è nessuno. Sai, sembra che alcuni di loro, i pesci, sappiano già che non li mangerò, eppure si avvicinano rischiando di farsi male, rischiano, sì. Potrei dire che mi fanno compagnia mentre aspetto.
Un sospiro.
Stai guardando il mio cappellino? 
Non so perchè ma ultimamente adoro questo colore, se dovesse volarmi via mentre sono qui, andrebbe ad armonizzarsi con tutte le tonalità di questo posto.
Non trovi che sia bellissimo?»

Sembrò di vedere una donna fatta di vento chinata a soffiare sul pelo dell'acqua, andando a creare un movimento simile all'increspatura. Lui si alzò, si raddrizzò il cappellino scolorito e fece qualche saltello per sgranchirsi le braccia prima di lanciare la lenza.

«A volte mi viene da pensare che anche al mare venga la pelle d'oca.»

Piombò un silenzio che tolse il coraggio di dire, di fare. E rimasero lì, a trattenere pensieri e parole finchè un uccellino intraprendente non ruppe quel momento con un cinguettio poco melodico.

«Davvero vuoi che ti racconti ancora una volta tutta la storia?»

Inspirarono insieme riempiendosi i polmoni, per poi sgonfiarsi dietro uno scambio di sorrisi.


«Ci incontrammo tra le onde del mare. 
Te ne stavi in piedi su uno scoglio con le braccia aperte, cercando di non perdere l'equilibrio. Credo ti sia distratta o forse avevi intenzione di saltare, così sei scivolata, rotolando giù dallo scoglio. Ho allungato una mano verso di te, che ti sei subito aggrappata alle mie braccia, agitata, dicendo di aver messo il piede su un riccio. Pensai che al posto delle mani tu avessi delle spugne! Non smettevi di ripetermi "Morirò? morirò?", continuando a muoverti e riempiendomi di calci. Abbiamo raggiunto la riva e controllato il piede, poi hai cominciato a raccontarmi di quando eri bambina e credevi che i gabbiani ti considerassero una di loro. 
Ecco, sì, ti mettevi proprio così, con le braccia aperte, il collo tirato verso l'alto e gli occhi persi tra le nuvole! Da lì iniziavi a fare quel verso che fanno i gabbiani e lo facevi così bene che mi convinsi di aver incontrato la donna gabbiano. Quindi iniziai a chiamarti Gabbianella, anche perchè non sapevo il tuo nome e a te non è che dispiacesse. 
Una risata.
Mi piacerebbe davvero tanto poter riascoltare quei versi e sentire le tue mani di spugna aggrapparsi a me.
Un sospiro.
Non vorrei vederti piangere ogni volta, asciugati le lacrime, per favore.
Non c'è molto tempo, prima che tu...»


Un soffio di vento più forte andò ad agitare il mare, che arrivò a bagnare le caviglie della ragazza, dando una sensazione piacevole ai piedi ancora indolenziti e sporchi. Se ne stavano seduti su una lunga scogliera, non troppo vicini, con lo sguardo rivolto verso quell'acqua che sembrava volesse giocare con le loro gambe. 

«Poi ti sei alzata e hai iniziato a saltellare, dicendomi di esserti fatta solo un graffio e di non preoccuparmi. Mi hai raccontato di quando eri bambina, di quando andavi sugli scogli con i tuoi cugini e, mentre loro si tuffavano, tu te ne stavi lì a fare il gabbiano, perchè ti faceva sentire libera, dicevi.
E adesso, come ti senti?
Un sospiro.
Mi avevi anche detto che ogni volta scivolavi giù dallo scoglio riempiendoti di graffi e così, per non farti piagnucolare, ti compravano un bel gelato, uno gigante al pistacchio! Non te lo dissi quel giorno, ma ammetto che pensai scivolassi di proposito, sì beh, per tornare a casa con il tuo gelato. Così sono andato a comprarti un gelato! Tre gusti con panna montata! Non che tu avessi tanta voglia di gelato quel giorno, ma con quel gesto credo di aver conquistato una parte della tua esistenza. Ti guardavo gustare il gelato, mentre i tuoi occhietti castani e lucidi si perdevano a tratti nel vuoto e mi confidavi di essere in un periodo della tua vita un po' caotico.
Un sospiro.
Ehi, se vuoi mi fermo qui... 
Una risata.
Anche quando ti dicevo che un giorno sarei partito mettevi le mani sulle orecchie e scuotevi la testa, l'ho sempre trovato tenero. E va bene, te lo racconterò, ma prima...guarda.»

Un sole dal colore caldo stava andando a rintanarsi sotto l'orizzonte, sfumando il cielo col suo arancione, lasciandosi dietro dei raggi che riscaldavano delle nuvole colorate e dense. Dei gabbiani si posavano lungo la scogliera, come per ammirare quel momento, prima di tornare in volo su quel mare tremolante e quasi rabbuiato, forse a causa di quello scenario magnetico che rapiva e sollevava gli sguardi di quelle due figure ferme e distanti perse in quel momento senza tempo.

«Anche quel pomeriggio, il tramonto per un attimo ha fermato le nostre parole per farsi guardare, prima di sparire e lasciarci sotto un cielo che ci tenne compagnia per tutto il tempo. Chi l'avrebbe mai detto, vai a farti una nuotata e ti ritrovi a condividere pezzi di vita con una tipa che cerca di essere un gabbiano. Sì, parlo di te, non guardarmi così!
Una risata.
E adesso non posso neanche sentire la tua voce...
Un sospiro.
Erano già apparse le prime stelle, quando ci siamo resi conto di essere rimasti in quel posto a raccontarci per ore, su quella spiaggia ormai spopolata al crepuscolo. Non sapevo come dirtelo che avrei voluto incontrarti ancora, ma anche quella volta ci hai pensato tu, mi hai anticipato.
Ci saremmo rivisti.»

Un velo pesante di umidità coprì quel momento e cadde il buio.

«Sta arrivando amore, sta arrivando, 
lasciami il tuo sorriso, io sarò qui ad aspettare.»

 
Una luce.











 
  
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