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Autore: Castiga Akirashi    30/04/2018    2 recensioni
Tre Pokémon Leggendari.
Una piccola Pichu.
Una banda di Pokémon scapestrati.
Un'avventura meravigliosa.
Sola al mondo, Pichu imparerà cosa vuol dire avere degli amici fedeli pronti a tutto per aiutarsi.
Abituati a vivere di prepotenze e violenza, Rayquaza, Raikou e Zapdos impareranno cosa vuol dire stare in mezzo alla gente e aiutare chi è in difficoltà... ma anche a soffrire, verbo che prima di conoscere la loro piccola amica non sapevano cosa volesse dire. O così credevano fosse.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Una scossa all'interno del corpo e un lampo nella mente la svegliarono. Si alzò dal giaciglio di paglia, rintontita. Se sentiva strana, stanca... Non riusciva a mettersi in piedi, camminava sulle quattro zampe tremanti. Un brivido la scosse. Il pelo giallo e nero si rizzò dal freddo. La luce della luna squarciava la notte, illuminando le rocce che si vedevano dall'apertura della sua grotta. Riuscì ad alzarsi su due zampe. Mise una giacchetta su misura e una bandana. Stava già meglio con quei vestiti addosso. La riparavano dal freddo e dagli sguardi indiscreti. Un buon consiglio che aveva carpito dagli umani.
Decise di fare due passi; l'aria fresca della notte l'avrebbe rinvigorita. O almeno, ci sperava. Non sapendo cosa avesse, non sapeva cosa avrebbe potuto guarirla. Uscì. Si sentiva stanca, come se avesse corso tutta la notte. D'improvviso, sentì una debole voce mormorare: “D-dove sono?”
Lei si bloccò, perplessa. Quelle montagne di regola erano disabitate; era stata già trovata? Voltò lo sguardo in guardia e vide una figura traslucida, enorme, che la sovrastava guardandosi intorno con aria perplessa. Con un ringhio agitato e impaurito, lei si mise sulle quattro zampe e cercò di allontanarsi usando l'Attacco Rapido. La sua velocità era la sua unica arma. Quando si fermò ansimante si voltò pensando di aver seminato il nemico ma sbiancò: il mostro era nuovamente a pochi metri da lei. Sembrava enorme, un serpente traslucido di sei o sette metri. Deglutì, come avrebbe fatto a sfuggire alle spire di quel mostro che sembrava non volerla lasciare in pace? Ma soprattutto, perché ce l'aveva così tanto con lei? Arretrò, sentendo le zampe posteriori tremare dalla paura di quell'essere abominevole. Gli artigli sulle corte zampe erano grandi quasi come la sua testa. Un incubo. In più non stava bene. La bestia continuava a guardarsi intorno, sembrava non essersi accorta dell'altra presenza. Poi però si guardò il lungo corpo. Seguì con lo sguardo le spire traslucide, tentò di toccarsi il corpo ma sembrava non riuscirci. Gli occhi seguirono la lunghezza della coda, fino a posarsi su un piccolo esemplare di Pichu, visibilmente terrorizzato. Era un Pokémon talmente piccolo e insignificante che nemmeno lo aveva notato. Ma una cosa l'aveva notata sì: la sua coda si restringeva e terminava in quel Pichu. Fece per parlare, per capire meglio che cosa fosse successo, ma un ruggito lo interruppe. Voltatosi verso destra, vide una tigre dai denti a sciabola scoprire i denti e rizzare il pelo ringhiando contro di lui. Pichu si ritrasse, abbassando le orecchie e la testa intimorita notando però che anche questa strana creatura era traslucida. Come un fantasma. Come il drago. Al coro si aggiunse uno strido che sembrava il rombo di un tuono. Un uccello trasparente con le ali a forma di fulmine interruppe il ruggito della tigre. Le due bestie si squadrarono poi si attaccarono con violenza. Nubi temporalesche si avvicinarono, attirati dalla potenza dei due mentre Pichu sentiva un dolore atroce alla zampa destra e sulla coda. Un male immenso che non aveva mai sentito e che la stava lacerando. Era come se su quei due punti avessero piantato una lama rovente e la stessero piantando sempre di più nella carne. Il drago serpentino la notò, vide il dolore che la stava spezzando, si mise in mezzo e gridò: “Basta!”
Con le sue spire afferrò il corpo della tigre, mentre con le zampe corte ma efficaci agguantò il volatile. Pichu sentì un gran mal di testa quando la tigre morse il drago ma poi il dolore fu talmente forte da farla svenire. Quando si risvegliò dolorante aveva l'impressione che qualcuno l'avesse malmenata con dei ferri roventi. Stava malissimo e nemmeno ne conosceva la ragione. Appena aprì gli occhi, vide davanti a lei il muso del drago. Dannazione, pensò, quel mostro era rimasto a tormentarla? Quello che la stupì fu la domanda che le venne rivolta: “Come ti senti?”
«Male...» fu l'unica risposta che si sentì di dire. Ed era vero. Stava malissimo. Tentò di mettersi in piedi ma fu tutto inutile.
“Non sforzarti, potresti perdere di nuovo conoscenza.” mormorò la voce del drago. Pichu notò il tono. Sembrava davvero preoccupato per lei.
“Non sta nemmeno in piedi. Non poteva capitarmi un ospite peggiore di questo fallimento di Pokémon.” brontolò una voce con un tono fortemente irritato. Pichu si sentì morire a quelle parole. Ecco, un'altra creatura la reputava uno scarto di Pokémon, un essere inutile, buono a nulla, indegno di vivere...
“Smettila, Raikou. È colpa tua se è svenuta!” rispose una voce, in uno strido acuto. L'uccello elettrico fece per colpirlo con l'ala ma il drago intervenne e sbottò: “È colpa di entrambi. Razza di teste calde, smettetela di litigare! Siete peggio di Groudon e Kyogre!”
Pichu si sentì un po' meglio e si mise seduta. La prima cosa che vide fu il muso del drago avvicinarsi preoccupato a lei. Lei arretrò spaventata ma lui disse: “Calmati, piccola Pichu. Non vogliamo farti del male.”
«E allora perché mi tormentate?! Io ho provato a scappare ma...» strillò lei con il cuore a mille per la paura di quei mostri che sembravano pronti ad attaccare all'improvviso.
“Noi... non possiamo separarci da te.” dichiarò il drago. Allo sguardo stupito della Pokémon, le indicò la sua coda. Pichu seguì con lo sguardo la forma traslucida del corpo del drago e vide che la coda si faceva sempre più stretta, fino a terminare sulla sua testa. Pichu si toccò la testa, perplessa, ma il Pokémon prese la parola e disse: “Io mi chiamo Rayquaza. Vivevo nel buco dell'ozono, lassù nel cielo. Non so cosa sia successo, non so per quale motivo ma ho realizzato che sono stato intrappolato nel tuo corpo. Per questo anche se hai tentato di scappare da me non ce l'hai fatta. Dove ci sei tu, ci sono anch'io.”
Pichu realizzò lentamente quella frase. Il Pokémon Leggendario Rayquaza, di cui aveva tanto sentito parlare, era intrappolato dentro di lei? Guardò anche gli altri due, rimasti in disparte seduti. Guardò le zampe della tigre. Come dei fili, delle scie traslucide collegavano le grandi e forti zampe della tigre alla sua zampina posteriore destra, piccola e fragile. La sua coda invece, era collegata allo stesso modo a quella dell'uccello. Tornando a guardare Rayquaza, che la osservava cercando di capire cosa provasse, mormorò: «Anche... loro?»
“Sì.” rispose il drago per poi fissare i due compagni di prigionia: “Anche loro sono intrappolati dentro di te. Prima sei svenuta perché il loro litigio ha rotto l'equilibrio nel tuo corpo. Siamo quattro menti insieme, il corpo è uno solo. Se non andiamo d'accordo, rischiamo di lacerarlo e di ucciderti dall'interno.”
“Io sono Zapdos. Ti chiedo scusa per averti ferito. Ma questo qui mi ha provocato.”
“Questo qui ha un nome ed è nettamente più forte di te, uccellino!” ringhiò la tigre dai denti a sciabola, non ben propenso a farsi insultare: “Io sono Raikou. E non vedo l'ora di tornare libero, fuori da un Pokémon inutile.”
Pichu incassò il colpo a fatica. La voleva smettere di offendere? Rayquaza percepì la sua tristezza perché ringhiò: “Smettila Raikou!”
“Smettila tu di fare il paparino, serpentone! Non voglio restare in un Pichu!” ringhiò la tigre, pronto ad aggredire a parole se con le zampe non poteva. Quando Pichu era svenuta si erano dovuti fermare e attendere pazientemente la sua ripresa prima di potersi spostare. Lui, un grande e potente Pokémon Leggendario vincolato a un Pichu. Umiliante.
Pichu li guardò uno a uno, tra il perplesso e lo spaventato. Presa da un timore, mormorò: «Che cosa volete farmi?»
I tre la fissarono perplessi; stavano pensando a come liberarsi ma qualcuno di loro aveva pensato al tentativo di possessione del Pokémon ospite.
“No, sentite.” disse secco Rayquaza, con il tono di voce più deciso di prima: “Siamo in tre, la possessione è esclusa. Anche perché l'unica che ci andrebbe di mezzo è lei che nulla c'entra con tutto questo.”
“E allora cosa pensi di fare, cervellone?” lo rimbeccò Raikou: “Lo ripeto, non voglio passare la mia esistenza dentro un Pichu.”
«Io non voglio passare la vita ad aver paura che uno di voi mi sottometta, guarda un po' tu.» ribatté secca lei, vedendo come nessuno badasse al suo parere. Aveva capito che non potevano ucciderla se volevano sopravvivere quindi poteva permettersi di mettere da parte la paura e affrontarli dicendo la sua. Anche perché sembrava che il drago chiamaro Rayquaza fosse dalla sua parte.
“Ehi, che caratterino.” buttò lì Zapdos, sorridendole intrigato da quella Pokémon Baby: “Io credo potremmo andare d'accordo signori. Alla fine siamo tutti nella stessa barca. O in questo caso, corpo.”
“Dobbiamo andare d'accordo.” rimarcò Rayquaza: “Nessuno di noi dovrà prendere possesso del corpo. La coscienza principale dovrà essere Pichu. Intesi?”
Gli altri tre, Pichu compresa, annuirono. Poi si incamminarono verso la tana di quest'ultima, per riposare e capire cosa fare. La Pokémon camminava, sentendo i tre leggendari discutere animatamente sul perché e sul come erano finiti in quella situazione. Sorrise tra sé. Era divertente sentire delle voci che non fossero l'ululato del vento o il battito della pioggia.
“Che razza di dimora è? Un buco?” esclamò Raikou quando arrivarono con un tono indignato che non fece altro che irritare la piccola Pokémon la quale piccata rispose: «Io ci sto dentro quindi a me va benissimo.»
“Io sono un Pokémon Leggendario, non starò dentro un buco!”
“Ah davvero? E quindi dove vorresti andare?” chiese Rayquaza sfidandolo quasi a fare qualcosa.
“Via da qui.” rispose Raikou prendendo possesso del corpo e della mente di Pichu. La zampa destra di Pichu si illuminò e la piccola Pokémon si sentì cadere in un sonno profondo che non poteva impedire e null'altro. Rayquaza intervenne, spalleggiato da Zapdos, strappando lo spirito della tigre dalla mente di Pichu. Lei si risvegliò di colpo, trovandosi a qualche metro dalla sua grotta, e la prima cosa che vide fu Rayquaza avvinghiato a Raikou, come se lo stesse trattenendo, mentre la tigre ringhiava. Zapdos, ansimante, era davanti a Pichu, pronto a bloccarlo se si fosse liberato. Nel suo animo sentiva mischiati furia, rabbia, indignazione, rimprovero, agitazione... tutte le emozioni dei tre Pokémon insieme. Perplessa, scosse la testa per riprendersi e mormorò: «Ma cosa...?»
“Lasciami andare Rayquaza!”
“Non ci penso nemmeno!”
Zapdos voltò il penetrante sguardo verso Pichu e rispose alla sua domanda, dicendo: “Raikou ha tentato di possederti. A quanto pare, abbiamo dei poteri tra di noi. Possiamo bloccarci. E Rayquaza è molto più forte di Raikou.”
«Non avevamo detto niente colpi di testa? Andiamo bene se è così che mantenete la parola.» sbottò lei sentendosi delusa. Avevano fatto un patto che era stato rotto in cinque minuti secchi. Giù di corda, tornò alla grotta, ignorando il combattimento in corso, anche se la testa e la zampa bruciavano da morire; arrivata, sedette sul suo giaciglio molto triste. Per un piccolo, misero momento pensava di aver trovato degli amici...
I tre Pokémon sentirono le sue emozioni, smettendo di lottare. Erano tutti in un corpo, non poteva essere altrimenti. Raikou abbassò il muso colpito. La profonda tristezza e solitudine che percepiva erano le stesse che aveva sentito lui. Di essere soli, abbandonati, senza nessuno. Rayquaza sentì che si era calmato e lo lasciò andare. Le bruciature sul corpo di Pichu smisero di farle male. Il drago, insieme a Zapdos, fissò lo spirito della tigre mentre si avvicinava a Pichu, accoccolata nel suo giaciglio voltata verso il muro.
“Pichu, io...” tentò di dire, ma si bloccò. Le lacrime che vide sulle guance di una semplice Pichu lo spezzarono dentro. L'aveva fatta piangere, pensando come sempre solo a se stesso. Vide del sangue dalla zampa, la stessa che le faceva male quando lui faceva di testa sua. Sanguinava perché l'aveva fatta soffrire troppo. Sentì il cuore pesante come un macigno; non gli era mai successo. Decise di cambiare rotta, di migliorare, di non far soffrire più quel Pokémon innocente. Chinò il capo e mormorò: “Pichu, io ti chiedo scusa. Possiamo andare d'accordo. Avete ragione.”
Pichu non rispose asciugandosi le lacrime ma sentirono la tristezza atteuarsi. Sorridendo i tre Pokémon si accordarono e questa volta, tutti convinti.
Il giorno dopo, Pichu si svegliò appena il sole scaldò l'ambiente. Infreddolita, arrancò al sole per sentirsi meglio. Comparve Raikou che salutò: “Buongiorno. Certo che fa freddo qui. Non possiamo spostarci?”
“È una cosa che mi chiedevo anche io.” commentò Rayquaza, comparendo a sua volta e dando corda alla tigre per sondare l'umore della Pokémon ospite.
Zapdos si aggiunse per ascoltare la risposta che fu: «Io sono un Pichu.»
I leggendari non capirono perché lei si voltò a guardarli e aggiunse: «Qui fa freddo e non c'è cibo se non qualche bacca più in basso. Faccio le scorte tutte le settimane. Non c'è nessuno qui. Nessuno può attaccarmi.»
Cominciando a tremare, Pichu tornò nella grotta, prese tutta la paglia che aveva raccolto in quelle settimane e ci si seppellì sotto. Sperò di scaldarsi solo quel pochino per uscire a prendere cibo. L'inverno era alle porte e si sentiva. Non sapeva se ne avrebbe retto un altro; a quelle altitudini era davvero troppo rigido. I Leggendari comparvero fuori dal mucchio di paglia non sapendo cosa fare. Non sembrava volersi confidare con loro. Si era chiusa a riccio, forse per paura di ciò che era successo il giorno prima. Restarono in silenzio guardandosi, lasciandola in pace. Ma erano molto tristi, contagiati anche da suo umore. Dopo qualche ora la sentirono muoversi nuovamente. Comparvero per vedere come stesse ma videro che semplicemente aveva preso due bacche per mangiare qualcosa. Raikou stufo non sopportando quel comportamento esplose: “Allora Pichu, vuoi parlare o cosa?! Che problemi hai?!”
«Affari miei.» rispose lei. Era già stata presa in giro per dove viveva, non voleva essere derisa ancora. Non da uno spirito che era intrappolato dentro di lei. Non per una cosa così umiliante.
“Gli affari tuoi sono anche nostri.” ribatté lui irritato: “Siamo intrappolati dentro di te. Se hai un problema tu, vale per tutti!”
Lei lo fissò con un occhio di fuoco deglutendo. Si alzò, tremava ma non poteva più tacere. Tolse la bandana, la gettò a terra e aprì la giacchetta che le avevano visto portare sempre. Il segno di un'artigliata violenta le segnava tutto il torace e lo stesso segno di artigli le aveva inciso la testa e l'orecchio destro. I leggendari la fissarono sconvolti, erano delle cicatrici profonde e non recenti. Rivestendosi per il freddo e tornando sotto la paglia, Pichu borbottò, imbarazzata, ferita nell'orgoglio e nell'anima: «Questo succede se un Pichu si azzarda a vagare per un bosco qualunque a cercare del cibo. Non è stata la prima volta ma è stata di certo l'ultima. Almeno so che qui di Fearow e Skarmory non ne girano.»
“Ma non potevi...” cercò di dire Zapdos, cercando di trovare un qualcosa da dire per lenire quello che provava ma Pichu lo interruppe e sbottò: «No. Non riesco a controllare l'elettricità e comunque i miei volt fanno schifo. Sono bravissima a scappare usando l'Attacco Rapido ma quella volta mi è andata male. E mi è bastato. Non so davvero come ho fatto a sopravvivere...»
“Dobbiamo trovare una soluzione. Non puoi vivere qui. Fa freddo.” mormorò impensierito Rayquaza preoccupato più per lei che per loro stessi. Quella Pichu era una creatura quasi inerme che era stata costretta a isolarsi per sopravvivere. Lo faceva stare male il solo pensiero. A lui non era mai capitata una coda del genere ma nemmeno gli era mai capitato di immedesimarsi in un Pokémon così piccolo. Guardò Raikou e Zapdos. Anche loro erano colpiti da ciò che avevano visto. Mai in tutta la loro vita avevano reputato la sopravvivenza una cosa così importante. A loro era sempre bastato un ruggito o un fulmine per non avere ostacoli. Ma videro che Pichu non ascoltava più. Sembrava totalmente rassegnata al suo destino e dovevano confessare di capirla. In quelle condizioni...
“Sentite, io ho una proposta. Se facessimo un tentativo di possessione parziale?” propose attirando l'attenzione di tutti, Pichu compresa.
«Cosa vuoi dire?»
“È semplice. Come potremmo sostituirci a te, forse possiamo condividere i nostri poteri con te. Pensa se avessi i fulmini di Zapdos. O la velocità di Raikou. Potresti difenderti.”
Zapdos guardò Rayquaza e fece per parlare ma lui gli fece cenno di aspettare. Lei li fissò e mormorò: «Non penso funzionerà.»
“Non avere paura. Io non voglio farti del male e farei tutto ciò che è in mio potere per difenderti. Credimi. Dammi una possibilità, fammi provare. Se fallisce, ti prometto che non mi intrometterò più nella tua vita. Starò zitto e buono nel tuo cuore, senza più uscire a disturbarti.”
Pichu lo guardò negli occhi. Poi sorrise e commentò: «Non essere drastico, Rayquaza...»
Lui ridacchiò guardandola uscire dal suo rifugio di paglia. Pichu sentì un brivido. Odiava stare in quel posto. Al freddo, tutti i giorni, tutte le notti, mangiando poco e dormendo ancora meno. Se doveva morire in un esperimento folle, non aveva niente da perdere. Meglio che morire di stenti o dilaniata da lotte interne. Uscì dalla grotta e guardò il sole alto nel cielo. Forse sarebbe stata l'ultima volta... Rayquaza si mise accanto a lei e mormorò: “Rilassati. Fai cadere tutte le tue barriere mentali. Lasciami entrare.”
Pichu chiuse gli occhi. Aveva paura, memore ancora dell'attacco di Raikou, ma si impegnò per rilassarsi. Rayquaza vide l'accesso libero e il suo spirito si sovrappose a quello di Pichu. Sotto la bandana, la fronte cominciò a brillare. Pichu si guardò il braccio; vide intorno al suo la zampa traslucida di Rayquaza. Molto più grande ma se lei chiudeva le dita gli artigli facevano lo stesso. Vide dietro di lei la lunghissima coda sinuosa che si muoveva con la sua. E sentì la voce del Pokémon rimbombare nella sua testa, come amplificata, che disse: “Facciamo un test? Guarda quel macigno.”
“Di certo, io da sola non riuscirei a scalfirlo.” commentò di risposta lei, fissando quella specie di montagna.
Si mise a quattro zampe e cominciò a correre. Rayquaza seguiva i suoi movimenti, respirava persino con lei. Davanti al masso Pichu spiccò un salto, ruotò su se stessa e colpì la roccia con il suo Codacciaio. La coda traslucida di Rayquaza fece lo stesso. Il masso andò in frantumi, restò addirittura un segno sul terreno per la troppa potenza. Pichu atterrò stupita da quanto era appena successo. Il Codacciaio l'aveva usato lei, aveva deciso lei tempi e tutto. Ma la forza era stata quella del leggendario Pokémon Stratosfera. D'improvviso, si sentì più leggera. Rayquaza si era separato da lei e ora la fissava sorridendo furbo alla sua espressione. Con un grido di gioia, invece, Raikou esclamò: “Per Arceus eccezionale! Penso non si sia mai visto un Pichu fare certi danni! Alla grande, Pii-chan, voglio provare anche io!”
«Come mi hai chiamata?» replicò lei, fissando lo spirito della tigre saltellarle intorno.
“Pii-chan! Dai dobbiamo diventare amici, sciogliti un po' e corriamo come solo io so fare!”
“Domani.” lo interruppe Rayquaza. Raikou si voltò a guardarlo perplesso ma il Pokémon disse: “Domani. Mentre Pichu dorme, ti spiego cosa devi fare. Ma oggi si è già affaticata abbastanza, lasciamola riposare. Magari lei non lo sente, ma il suo corpo non è abituato al nostro potere.”
La giornata andò tranquilla, i Leggendari e Pichu parlarono molto per conoscersi e capirsi meglio. Scoprirono così che lei era sola al mondo. Nata sola, cresciuta sola, vissuta sola. Non aveva mai avuto contatti amichevoli con altri Pokémon e anzi, dopo qualche lezione particolarmente violenta, aveva cominciato lei stessa a schivare gli altri. Venne sera e Pichu si mise a dormire, augurando la buonanotte a tutti e tre, molto più serena della sera prima. Nel buio della notte, mentre lei dormiva, Zapdos a Rayquaza disse: “Hai capito, vero?”
“Sì. Tu volevi dirmi che secondo te è troppo rischioso ed è per questo che ho fermato Raikou. Sentite, anzitutto, questa cosa funziona se sia Pichu che quello di noi che si presta è d'accordo. Non può decidere del tutto lei come usare i nostri poteri se noi non glieli prestiamo. Detto questo, dobbiamo limitarci. Pichu diventerà un Pokémon potente, ma non dobbiamo nuocere a nessuno. Siamo d'accordo?”
Gli altri due annuirono. Con pazienza, dalla mattina dopo, cominciarono gli allenamenti anche per gli altri due. Il grande autocontrollo di Rayquaza e la fiducia instauratasi da subito tra lui e Pichu aveva contribuito al successo di quell'esperimento. Con Zapdos ma soprattutto con Raikou fu più dura. La tigre pretese di essere il secondo a imparare ma dopo un paio di volte che esagerò mandando Pichu in catalessi e sostituendosi a lei, Rayquaza decise che doveva aspettare, lasciando il posto a Zapdos. L'inizio non fu buono: il Pokémon Leggendario riusciva a scatenare davvero troppa elettricità per un Pokémon Baby come lei che puntualmente veniva fulminata dalla sua stessa scarica. Dopo il terzo svenimento da cui si riprese, Pichu mormorò: «Non ce la faremo mai... non riesco a controllarla.»
“Mi ero scordato che i Pichu spesso si fulminano da soli. Mi dicevano che era per le sacche sulle guance troppo piccole... accidenti.” brontolò Zapdos, volendo aiutare quella piccola Pokémon ma non sapendo come risolvere quel problema.
«Perché controlli il voltaggio Zapdos, deve essere lui che controlla il corpo e la mente, vero?» chiese lei, cercando bene di capire le dinamiche di quella bizzarra situazione che era la loro. Rayquaza annuì e dopo aver riflettuto, sbottò: “Sentite, non ha senso fossilizzarci su questo problema. Intanto allora cerchiamo di farvi correre: avremo dalla nostra velocità e forza fisica per difenderci. Poi penseremo ai volt.”
Pichu sorrise tristemente all'uccello elettrico e mormorò: «Mi spiace Zapdos...»
“Non ti preoccupare.” ricambiò lui sorridendole sincero: “Non ha senso mettere in pericolo la tua vita. Vedrai, scopriremo come scatenarci insieme.”
Il primo test con Raikou la spaventò. Aveva ancora impresse nella mente tutte le volte che la tigre esagerava e la trascinava nell'incoscienza. Lui sentì il suo timore e borbottò: “Tranquilla, Pichu. Questa volta andrà bene.”
Lei non era convinta e questo incise sul loro tentativo. Le barriere mentali erano forti, invece di fermarsi e convincerla che non c'era pericolo, Raikou le forzò, agitandola, mettendole paura e scatenando la reazione opposta.
“Basta, Raikou!” la voce possente di Rayquaza interruppe quella che ormai era una violenza mentale. La zampa bruciava da morire, aveva ripreso a sanguinare sotto la fasciatura, e Raikou si bloccò come gelato. L'aveva fatto di nuovo. Aveva tentato ancora di imporsi con la forza. Perché non riusciva a essere come Rayquaza e Zapdos? Cosa c'era di sbagliato in lui? Vide Pichu fissarlo con gli occhi pieni di terrore e si rattristò. Non era un Pokémon, era un mostro. Sparì all'improvviso, nasondendosi nell'anima della sua ospite. Lì, e solo lì, poteva stare solo. E solo lui poteva decidere se uscire o meno. Pichu, Zapdos e Rayquaza si fecero tristi. Ma non lo chiamarono. Era probabilmente scioccato anche lui.
Venne sera e con essa anche i primi fiocchi di neve. Pichu li guardava come se fossero la materializzazione della sua tomba. Non avrebbe superato un altro inverno. Rayquaza sentì il suo stato d'animo e concordò: era una paura lecita. Dovevano andarsene e basta.
“Non temere.” le disse per cercare di calmarla: “Per ora posso aiutarti solo io ma ti proteggeremo tutti. Dobbiamo andarcene Pichu, lo sai meglio di me.”
Lei annuì andando nella sua grotta. Sarebbe stato il suo ultimo giorno in quel gelo? “Ci spero vivamente.” mormorò, accoccolandosi per dormire. Aperto un occhio, vide lo spirito di Rayquaza tutto intorno e Zapdos appollaiato sulle spire del drago. Non sapeva perché, ma si sentiva al sicuro. E al caldo. Il caldo dell'anima. Ma era sotto sotto un po' triste. Raikou non si faceva vedere da tutto il giorno e lei era preoccupata. Doveva ammettere che, nonostante tutto, quella tigre orgogliosa le mancava.

  
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