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Autore: _Noodle    01/05/2018    0 recensioni
Ballet!AU.
“Grantaire si era dimenticato che cosa si celasse dietro tutto quello, oltre quell’invalicabile barricata che separava lui stesso dal suo futuro. […] Tuttavia, la forza di poche parole era stata in grado di fargli tornare la voglia di salire sul palco. La forza di chi le aveva pronunciate lo aveva trascinato verso il suo vecchio ed eterno sogno dopo due anni in cui si era smarrito, in cui l’ago della bussola aveva puntato sempre verso ovest, dove il sole tramonta.”
Storia di un amore che spacca le ossa, ma che non lascia nessuna ferita.
[Pairings: E/R, Courfeyrac/Jehan, Joly/Bossuet, Combeferre/Eponine, Marius/Cosette]
Dedicata alle mie fonti di ispirazione costanti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Grantaire, Jehan, Les Amis de l'ABC
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Variations.
 
 
 
 
 
 
<< Possiamo sederci qui? >>
La voce squillante e limpida di Cosette giunse alle orecchie di Grantaire apparentemente con alcuni secondi di ritardo. La ragazza e la sua amica, infatti, avevano prima preso posto al tavolo e solo in seguito la bionda si era premurata di chiedere se a lui facesse piacere la loro compagnia. Eponine si sedette di fronte a Cosette, salutando il ballerino con un sorriso radioso.
<< Sì certo >> rispose Taire, accennando con la mano sinistra alle sedie ormai occupate. Il loro sconvolgente brio e i loro sorrisi distesi rievocarono in Grantaire l’antico ricordo di un tempo in cui non temeva di affrontare nessuno, in cui la sua personalità priva di pregiudizi e di censure lo aveva portato a conoscere una miriade di persone e a stringere amicizie sincere e durature. Ricordava di essersi sentito bene nelle occasioni in cui aveva interagito con altri, ma la solitudine che aveva caratterizzato l’ultima parte della sua vita aveva permesso che questa abitudine alla socialità si raggrinzisse, trasformandolo in un ragazzo burbero e diffidente. Si disse che, se voleva sopravvivere, se davvero voleva credere fino in fondo a quello che diceva Jehan sulle loro possibilità di stare lì dentro, allora doveva far emergere un po’ di quel vecchio ed istrionico Grantaire, che amava discorrere e vomitare fiumi di parole sulla gente dispensando consigli e fendendo l’atmosfera con sagace ironia. Anche se lui non poteva vederlo, lanciò uno sguardo eloquente a Prouvaire, che nel frattempo stava indottrinando Courfeyrac su tutte le sue abitudini alimentari da vegetariano convinto.
<< Io sono Eponine, piacere >> si presentò la ragazza mora, tendendo una mano a Grantaire.
<< E io Cosette >> fece eco l’altra.
Nel frattempo, tutti i ragazzi seduti al tavolo del piccolo dehor non poterono fare a meno di notare che Enjolras, sempre coperto dalla testa ai piedi, come se avesse dovuto affrontare le intemperie siberiane, si era seduto in solitario al tavolo accanto al loro.
<< Enj! Perché non ti siedi con noi? >> esclamò Cosette, irritando evidentemente Enjolras. Questo si voltò, stringendosi nelle spalle e perlustrando il bar con lo sguardo.
<< Sto aspettando una persona >> balbettò, cercando di sorriderle. In realtà, la verità su Enjolras e Cosette era che, sebbene lui la ammirasse come ballerina più di chiunque altra all’interno della compagnia, il ragazzo ne era profondamente e visibilmente terrorizzato. Era spaventato dalla sua precisione, dalla sua bravura e dal suo talento. Se qualcuno gli avesse fatto notare che entrambi condividevano queste qualità, probabilmente avrebbe negato fino alla morte, rinnegando le sue stesse capacità. Cosette era un vulcano di parole, sapeva tutto di tutti e si rivolgeva alle altre persone con una tale gentilezza da risultare stucchevole alle orecchie degli animi più invidiosi. Era scaltra, intuitiva, tremendamente emotiva e profondamente attaccata a suo padre e ai suoi amici. Forse era per questo che Enjolras manteneva le distanze da lei, perché non era mai stato in grado di provare affetto per qualcuno in un modo così viscerale. Lui voleva bene ai suoi amici, rispettava chiunque condividesse i suoi pensieri e i suoi ideali, ma non era mai stato in grado di esternare i propri sentimenti in modo appropriato. L’unica passione che dichiarava senza alcun tipo di imbarazzo o titubanza era quella per la danza, per la quale lottava ogni giorno quasi fosse stato un paladino dell’arte.
<< Non ti crede nessuno, Enjolras. Dovresti essere un po’ più amichevole il primo giorno di lezione. >>
Il biondo alzò lo sguardo, precedentemente disperso nel vuoto, intercettando quello di Courfeyrac. Quell’occhiata fugace bastò per far rizzare il ballerino in piedi, la bocca leggermente socchiusa e le sopracciglia alzate ad incorniciare due occhi azzurri decisamente stupiti.
<< C-Courf? Che ci fai qui? Voglio dire, non sapevo che avessi iniziato a lavorare in questo posto! Perché non me l’hai detto? >> Enjolras, si avvicinò all’amico, salutandolo calorosamente. Era la prima volta che i nuovi arrivati lo vedevano sorridere con così tanta spontaneità.
<< Volevo farti una sorpresa! >> ridacchiò Courfeyrac, facendo una smorfia soddisfatta.
<< Voi due vi conoscete? >> incalzò Cosette, curiosa come suo solito.
<< Io e Enj siamo amici d’infanzia! Abbiamo condiviso la culla e i pannolini! >>
Enjolras avvampò bruscamente roteando gli occhi, lasciandosi scappare un sospiro di disappunto; non sapeva più se essere felice o meno della presenza dell’amico sul suo posto di lavoro. L’affermazione di Courfeyrac, infatti, aveva suscitato l’ilarità dei presenti al tavolo, in particolare quella di Eponine.
<< E comunque, visto che non vi conosco ancora, io sono Courfeyrac! >> Tutti lo salutarono in coro.
<< Che cosa posso portarvi da mangiare? >> continuò, estraendo un taccuino dalla tasca dei pantaloni.
Cosette era felicissima che un ragazzo spiritoso e brillante come lui avesse sostituito i soliti camerieri ingessati e iper cortesi. Non le sembrava vero di aver conosciuto così tante persone cordiali e interessanti in così poco tempo.
<< Dai, ora siediti con loro, Enj, smettila di fare l’asociale >> continuò Courfeyrac. Il ballerino si arrese e prese posto di fianco a Eponine. Ripensandoci bene, la presenza di Courfeyrac all’Opéra avrebbe allietato decisamente le sue giornate, o se non altro, Enjolras era certo di poter contare su di lui e su uno dei suoi strepitosi caffé nel momento del bisogno. Non appena fosse rientrato a casa, avrebbe dovuto chiedere immediatamente a Combeferre, ultimo componente del terzetto, giornalista amico di entrambi, se fosse a conoscenza del nuovo lavoro di Courfeyrac. Loro tre erano inseparabili, parti di uno stesso cerchio di cui Enjolras era la circonferenza, Combeferre il raggio e Courfeyrac il centro.
Assorto dai suoi pensieri, la mano candida a tormentare una ciocca di capelli, non si era accorto che il ragazzo accanto a lui gli aveva rivolto la parola.
<< Io sono Grantaire. >>
L’artista aveva teso la mano verso Enjolras, allargando un sorriso che pareva un ombrello rotto. Era forse imbarazzo quello che gli stava piovendo addosso?
<< Lo so >> rispose fermamente il biondo, guardandolo negli occhi dopo essersi ripreso dall’intorpidimento iniziale. Il fatto che Enjolras si ricordasse di lui era perché si era concentrato sull’appello fatto da Madame Fantine e anche perché aveva un particolare talento nel ricordare i nomi.
<< Ciao a tutti! >>
Jehan era tornato al tavolo. Aveva salutato gli altri colleghi con timida cordialità e aveva preso posto a capotavola.
<< Allora, voi due siete in compagnia da…? >> chiese Grantaire a Cosette, accennando anche ad Enjolras. Nel frattempo, Courf aveva portato al tavolo un cestino con del pane caldo.
<< Io da due anni, lui invece è in compagnia dall’anno scorso. Vedrete che vi troverete molto bene qui. E poi la Fantine è fantastica, nutro un profondo rispetto per lei >> rispose la ragazza con gentilezza, addentando un pezzo di pane con ingordigia. Grantaire assunse un’espressione che suggeriva l’esclamazione “piccola, ma vorace!”
<< Sì, è davvero un’ottima insegnante >> aggiunse Enjolras, dando corda a Cosette, senza guardarla negli occhi.
<< Come stanno i tuoi quadricipiti, Enj? >> continuò lei, preoccupata.
<< Non ne voglio parlare >> bisbigliò il ragazzo, abbassando drasticamente il tono di voce.
<< Mi piace molto la tua maglia! Che cosa facevate voi due prima di essere ammessi? >>
Eponine si era rivolta a Jehan e a Grantaire interrompendo bruscamente la conversazione precedente.
<< Io ho studiato all’Ecole Supérieure de Danse di Cannes, e prima di tentare l’audizione qui, ho studiato all’Università di Lettere per un anno, più per passione che per altro >> rivelò Jehan, gesticolando come un forsennato. Faceva così, quando era in imbarazzo. Stava iniziando a sviscerare la sua passione irrefrenabile per Dante Alighieri, quando Grantaire lo interruppe, appoggiandogli scherzosamente una mano in faccia.
<< Hai risvegliato un mostro, Eponine. Io frequentavo l’Accademia delle Belle Arti >> confidò Grantaire.
<< Ma dai, sei un pittore? >> esclamò lei stupita, sorridendo emozionata.
<< Ci si prova. Amo particolarmente l’arte rinascimentale, il mio artista preferito è Michelangelo. Ma non disdegno nessun tipo di arte, sia chiaro. Tranne quella dell’alto medioevo, proprio non la sopporto >> aggiunse l’artista masticando un pezzo di pane. Jehan gli lanciò un’occhiata indispettita: avrebbe voluto anche lui rivelare i suoi gusti in materia, invece di essere interrotto!
<< E tu? Che facevi? >>
Eponine alzò le spalle.
<< Ho sempre studiato danza con molto impegno, ma non ho mai lavorato con altre compagnie prima d’ora. Ho avuto una fortuna sfacciata con l’Opéra. Oltre a questo aiutavo i miei genitori nel loro ristorante e studiavo da fonico. Spero di riuscire ancora a prendere qualche lezione, mentre lavoro con voi. >>
Cosette, a quell’informazione, s’illuminò. Gli altri la guardarono stupita.
<< Hai studiato da fonico? Sai per caso anche aiutare come macchinista teatrale? Sai, il nostro non è quel che si suol dire… un luminare del suo mestiere! Poverino, ne ha sempre una >> disse la bionda, ricordando le disavventure degli anni precedenti.
Bossuet, così si chiamava uno dei macchinisti dell’Opéra, l’anno prima era riuscito a dare fuoco al sipario con un riflettore e a ferire una ballerina trasportando una scenografia. Cosette lo trovava estremamente simpatico, ma non credeva che fosse in grado di competere con tutti gli altri professionisti che circolavano attorno a lui.
<< Ecco qui il pranzo, signorine! >> Courfeyrac era arrivato con le pietanze, ammiccando ad Enjolras pronunciando la parola “signorine”.
<< Oh, Enj! >> continuò << Quando faccio chiusura dovrebbe passare Marius. Se hai tempo di aspettarmi, dovrebbe riportarmi le chiavi della tua macchina! >>
Enjolras alzò le braccia al cielo.
<< Grazie a Dio se n’è ricordato! >>
<< L’altra sera è fuggito via dal Cafè dove lavoro di sera con le chiavi della macchina di Enjolras nella tracolla. Enj è dovuto tornare a casa a piedi >> aggiunse bonariamente Courfeyrac, servendo a Cosette e a Jehan un’omelette e delle verdure, e a Grantaire, Enjolras e Eponine un piatto di carne con patate al forno.
<< Bhe, poco male >> commentò Grantaire, divorato dalla fame.
<< Ci ho impiegato un’ora e mezza! Abito dalla parte opposta al locale dove lavora Courf e non avevo monete per comprare un biglietto della metro >> sbraitò il biondo, togliendosi la felpa di pile rossa. << E a proposito, ti conviene tornare al bancone se non vuoi che quelle due muoiano di fame >>  disse Enjolras a Courfeyrac, indicando due clienti. Il barista fuggì schivando le sedie e i tavoli.
<< Pronti per le audizioni? >> domandò Eponine, la gamba destra che rimbalzava freneticamente. I ragazzi non sarebbero stati in grado di dire se fosse più preoccupata o impaziente. Forse era entrambe le cose.
<< Assolutamente sì! >> trillò Cosette, incapace di rimanere calma.
<< Cosette, tu riceverai sicuramente il ruolo della protagonista, è scritto nelle stelle >> profetizzò il poeta, sorridendole dolcemente.
<< Che dolce che sei, Jehan! >> squittì lei sospirando, appoggiando le mani candide al petto << Lo spero tanto, anche se, sinceramente, se qualcun’altra prendesse il mio posto non me ne rammaricherei. Il livello è davvero altissimo quest’anno >> rivelò, mettendo una mano sulla spalla di Eponine. Cosette era rimasta davvero colpita da lei, durante la lezione aveva dimostrato di avere un enorme talento.
<< Io sarò felice di fare qualsiasi parte, m’importa poco quale ruolo mi verrà assegnato. Va bene anche far parte del controscena >> biascicò Grantaire, ancora una volta vittima della sua poca fiducia in se stesso e nel mondo. Trangugiò un’abbondante sorsata di birra. 
<< Allora perché sei qui? Hai qualche vaga ambizione? >> Enjolras aveva scalfito l’aria di tenera cordialità con poche parole dure e taglienti. Gli occhi azzurri dell’uno, freddi e severi, avevano incontrato quelli blu cobalto dell’altro, profondi e mutevoli.
<< Dico solo che, essendo arrivato adesso, non penso di meritarmi chissà quale ruolo. Ma volendo, so che impegnandomi potrei anche ottenere una parte più importante >> ribatté Grantaire, accogliendo la sfida lanciatagli da Enjolras. Jehan assisteva compiaciuto alla scena: era felice che qualcuno stesse facendo ragionare Grantaire.
<< Se le tua massima aspirazione è ricevere la parte del cartonato, non credo che tu abbia le capacità per ricoprire un ruolo principale >> sibilò Enjolras, irritato dal suo pressappochismo.
<< Io invece so di poterci riuscire, se solo volessi. >>
<< Ho i miei dubbi. >>
<< Vedrai. >>
Cosette si stava chiedendo perché mai Enjolras dovesse prendersela ogni volta con chi dimostrava di non avere tanto carisma quanto ne aveva lui. Chi non credeva in sé stesso o chi non credeva di poter realizzare qualcosa irritava a tal punto Enjolras da renderlo una fredda statua di marmo, animata da un fuoco d’indescrivibile vigore. Era una reazione che non era in grado di contenere, lasciava fluire lo sdegno e la rabbia da tutti i pori diventando estremamente severo, quasi non riuscisse a concepire che nel mondo non tutti potevano ritenersi fortunati, capaci o sensazionali.
<< Io invece >> continuò Grantaire dopo aver finito il suo piatto di arrosto << credo che tu otterrai il ruolo di Solor. Credo che tu sia un ballerino strepitoso. >> Lo pensava davvero.
Enjolras rimase in silenzio. Si scoprì turbato da quell’improvvisa reazione, inconcepibile per lui, dal momento che non si era risparmiato nel commentare le mancate aspirazioni di Grantaire. Perché non aveva continuato ad affrontarlo? Perché non aveva tentato di difendersi? La sincerità apparente e disarmante di Grantaire l’aveva fatto piombare in un fastidioso stato di confusione.
Concluse di mangiare senza più aprire bocca, lasciando che gli altri parlassero al posto suo e che quella frase continuasse a ronzargli in testa per tutto il pomeriggio.
 
<< Il prossimo! >>
Eponine trasse un profondo respiro, sperando che tutta la positività e l’energia che aveva accumulato in quei mesi di duro lavoro fluissero nel suo corpo come linfa vitale. Aveva fatto degli enormi passi avanti e, considerato il fatto che non aveva mai fatto parte di una compagnia di quel calibro prima d’ora, non riusciva nemmeno ad immaginarsi come sarebbe potuta andare. Sapeva solo che avrebbe dovuto esibirsi con tutta l’adrenalina che aveva in corpo e, forse, la parte di Nikiya sarebbe stata sua, a discapito di Cosette. Era subito entrata in confidenza con l’altra ragazza e aveva capito quanto il suo cuore potesse essere buono e leale. Era convinta che la parte sarebbe andata a Cosette, ma Eponine era una combattente e non smetteva mai di lottare per quello che amava. La variazione della morte di Nikiya del secondo atto della Bayadère era sempre stato il suo cavallo di battaglia, non avrebbe sbagliato. E se qualcosa fosse andato storto, avrebbe rimediato con la sua impeccabile interpretazione, degna di Sveltana Zakharova.
<< Eponine Thénardier, giusto? >> le chiese Madame Fantine per avere conferma del candidato.
<< Sì, Madame. >>
<< Bene, anche tu per il ruolo di Nikiya. Variazione del secondo atto, dico bene? >>
La ragazza annuì energicamente, posizionandosi nell’angolo in fondo a destra dell’aula. Il maestro incominciò a suonare ed Eponine iniziò la lunghissima variazione con qualche tentennamento, colta dall’emozione e dalla presa di coscienza che ciò che stava accadendo era reale. A mano a mano che danzava, però, acquisiva sempre maggiore sicurezza e i passi che certe volte le avevano causato dei problemi, sorprendentemente risultavano più facili da eseguire, perché erano quelli ai quali aveva dedicato maggiori attenzioni. Ancora qualche grand jeté e avrebbe finito. Tra le sequenze e le mille emozioni che quella straordinaria coreografia poteva comunicare, Eponine stava anche cercando di capire quale impressione potesse star facendo sul Maître de Ballet. Le sue sinapsi erano a mille.
Quando ebbe finito salutò cordialmente la Fantine con un impercettibile inchino e uno squillante “grazie”, immediatamente soffocato dal fiatone.
Eponine uscì dall’aula di corsa, lasciando spazio ai successivi candidati. Presa dall’euforia, dalla frenesia e dal panico che nulla fosse andato per il verso giusto, non riuscì a sentire Madame Fantine sussurrare poche e decisive parole.
<< Ho trovato Gamzatti >> aveva detto.
 
Erano ormai le sei. Il pomeriggio di audizioni era stato interminabile. La luce di agosto bagnava le pareti dell’Opéra come se fosse stata ambra colante, e i ballerini, a mano a mano che concludevano le loro performance, aspettavano i propri amici e compagni nei rispettivi spogliatoi. Grantaire, che si era esibito intorno alle quattro e mezza, aveva aspettato Jehan per più di un’ora, ingannando il tempo scarabocchiando su un foglio di carta. Non sapeva come poter definire la sua performance; come al solito, non era in grado di esprimere un parere oggettivo su qualsiasi cosa lo riguardasse. Ciò che sperava, per lo meno, era che l’audizione di Prouvaire fosse andata bene, dal momento che lo vedeva molto più infervorato di lui nell’ottenere una parte.
Quando Jehan giunse in spogliatoio, la sua espressione tradì un sentimento che probabilmente non avrebbe voluto che trasparisse, soprattutto davanti a Grantaire.
<< Com’è andata? >>
Jehan arricciò il naso e alzò le spalle.
<< Diciamo che poteva andare meglio. Sicuramente non otterrò la parte di Solor, ma per come ho ballato, non otterrò nemmeno quella dell’amico del principe. Insomma, non so cosa ne sarà di me. >> Prouvaire si sedette sulla sedia di fianco a Grantaire, e cercò di lasciarsi andare ad un sorriso rilassato. Il risultato fu un’espressione che assomigliava ad un conato di vomito.
<< Abbi fiducia in te stesso, Jehan. Sarai andato benissimo. Poi Madame Fantine e gli assistenti lo sanno che la tensione gioca brutti scherzi in quei momenti. Non ci pensare! >>
Grantaire gli diede una leggera pacca sulla spalla e lasciò scivolare le  sue dita  ruvide sulla schiena morbida di Prouvaire.
<< Dimmi, piuttosto, come stai. In quel senso, ecco… >>
Jehan, sguardo basso e spalle contratte, a quella celata richiesta di Grantaire di parlare alzò lentamente gli occhi verso di lui, l’unico amico e confidente che avesse in quel momento.
<< Sto decisamente meglio. E’ un pensiero costante, ma si è trasformato. Ora è un’ossessione positiva >> sorrise Prouvaire, parlando a bassa voce per far sì che gli altri ballerini che si stavano cambiando accanto a loro potessero capire poco o niente.
<< Sono felice. Se ce l’hai fatta a superare quello schifo, riuscirai ad ottenere la parte, parola di R. >>
Jehan distese ancora di più il sorriso precedentemente accennato. Si sentiva arricchito e rinvigorito da una nuova e bruciante forza. Stare con Grantaire lo aiutava a sentirsi bene e ad amarsi.
<< Sei l’unica persona che conosco che è in grado di credere in molti e mai in se stesso >> commentò infine, alzandosi in piedi, riponendo i vestiti nel borsone, lentamente.
<< Oh, ma io non credo a niente e a nessuno, lo sai bene. Dico soltanto quello che penso. >>
<< Beh, mi è sembrato che oggi tu abbia detto esplicitamente di credere nel talento di Enj… >>
Nello stesso istante in cui Jehan aveva pronunciato quelle parole, Enjolras era entrato in spogliatoio. Possibile che fosse ancora lì? Aveva fatto l’audizione tra i primi, che si fosse rifugiato in qualche aula ad esercitarsi? Con passo sicuro e sguardo disteso, aveva raggiunto il suo armadietto e aveva salutato con cortesia gli altri ballerini. Qualcuno gli aveva chiesto come fosse andata l’audizione e lui, con fermezza e imparzialità, aveva cercato di commentare il meglio che potesse. Enjolras sorrideva, forse finalmente rasserenato dall’aver superato quella prima e decisiva fatica.
<< Sono contento che sia andata bene! >> aveva commentato Grantaire, infilandosi la t-shirt.
<< E a te? Com’è andata? >> Enjolras non aveva saputo come commentare quell’osservazione, la voce gli era uscita un po’ strozzata. Non voleva rapportarsi in modo nuovamente brusco con Grantaire, almeno non senza un motivo.
<< Non mi lamento. Diciamo che poteva andare peggio, ma poteva anche andare meglio >> rispose Taire, lanciando un’occhiata misteriosa al biondo, che nel frattempo si era spogliato velocemente della maglietta e altrettanto rapidamente si era diretto verso il bagno con un asciugamano sotto braccio. Grantaire non poté fare a meno di ammirare per la prima volta la sua schiena anatomicamente perfetta. Nessun nervo o muscolo fuori posto, nessuna mollezza: solo una spina dorsale a cui potersi aggrappare senza rischio di rottura. Lanciò un’occhiata a Jehan, il quale, troppo preoccupato a controllare di aver messo tutto nella sua borsa, non colse il desiderio di confronto di Grantaire.
<< Che risposte criptiche! >> rispose il biondo una volta tornato vicino al suo armadietto sottostante allo specchio, adiacente a quello di Taire. Frugò rapidamente nella borsa e si coprì alla velocità della luce. Grantaire non riusciva a capire se avesse questo complesso dei vestiti perché fosse freddoloso e soggetto a reumatismi, o perché fosse estremamente pudico.
<< Quando comunicheranno le parti, saprò quale destino mi attende >> concluse infine l’artista, infilandosi distrattamente le scarpe, le iridi azzurre che non smettevano di ricercare con spasmodico interesse quelle del biondo. Enjolras aveva uno strano effetto su di lui. Si conoscevano da meno di dodici ore, eppure quella sua grandiosa presenza era stata in grado di attirarlo come nessun altro aveva mai fatto prima d’ora. Forse perché non aveva mai conosciuto qualcuno di così diverso da lui, di così contrastante con il suo modo di essere. Era attratto dal suo opposto come era naturale che fosse.
<< Io sono pronto, Taire. Andiamo? >> Jehan, rivolgendosi all’amico, aveva sollevato il borsone dal ripiano sopra l’armadietto e si era passato una mano tra i capelli. L’altro l’aveva seguito a ruota, afferrando da terra il suo e salutando gli altri ballerini ancora intenti a riordinare i loro effetti personali. Enjolras li aveva salutati a bassa voce.
Percorrendo la strada di casa, verso Rue du Mont Cenis, Grantaire si era soffermato a pensare alla giornata appena trascorsa. Il primo giorno di lavoro era andato. Lui e Jehan ce l’avevano fatta, lui ce l’aveva fatta. Non sapeva che cosa sarebbe capitato da qui all’avvenire, ma in qualche modo si sentiva soddisfatto di aver parlato con persone della sua stessa età e che condividevano il suo stesso interesse, ed era anche stato contento di tentare l’audizione per il balletto che sarebbe diventato il suo unico e costante pensiero fino a dicembre. Non si sarebbe crogiolato in strane e meravigliose aspettative, ma avrebbe, per lo meno, respirato in modo meno affannoso recandosi all’Opéra Garnier.
Dopo aver riordinato un po’ i pensieri, frugò nella tasca laterale del borsone, in cerca delle chiavi di casa. Non trovandole, appoggiò la borsa per terra e aprì lo scomparto centrale, sperando di averle cacciate dentro senza averci fatto attenzione. “E se le avessi perse? E se me le avessero rubate?” pensò.
Nel momento in cui l’ultimo dente della cerniera venne aperto, una risata spontanea e trascinata sortì dalla bocca di Grantaire. Il borsone che si era portato a casa, non era il suo. A giudicare dal quantitativo di felpe e di altri indumenti, e a giudicare dagli scaldapiedi grigi, dalle chiavi di casa diverse dalle sue e dal portafoglio dai documenti sbagliati, quella doveva inequivocabilmente essere la borsa di Enjolras.
 
 
 
 
 
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Ciao a tutti, amici! <3 Spero stiate bene!
Scusate per il ritardo nella pubblicazione, ma questo weekend non sono stata nella mia città e non ho avuto modo di pubblicare il capitolo da altri computer, perdonatemi!
Spero che questo terzo capitolo vi sia piaciuto. Non è stato semplice da scrivere, soprattutto per quanto riguarda le prime interazioni tra Enj e Taire, perché ho voluto inserire espliciti riferimenti al libro. Spero di averli resi nel modo giusto! Abbiamo iniziato a conoscere meglio i nostri ballerini e se non vedete l’ora di scoprire quali parti avranno ottenuto, non vi resta che aspettare il capitolo che uscirà la prossima settimana! <3 Sono in super hype per questa cosa, perché da lì si delineeranno i tratti fondamentali di alcuni rapporti.
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie a chiunque stia leggendo e commentando, fatemi sapere la vostra opinione, ci terrei tanto! (: Un abbraccio a tutti!
_Noodle 
  
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