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Autore: Eleonoir Bastet    02/05/2018    4 recensioni
AVVERTENZA!
E' una storia [Luka x Marinette], pregherei quindi coloro a cui non piace la ship di non insultare e non leggere.
E' principalmente un ipotetico seguito dell'episodio 12, Captain Hardrock. 
Inoltre i protagonisti nella storia hanno sui 16/18 anni :3
Estratto dal secondo capitolo:
Non risposi, mi godetti solo la calma che il suo abbraccio e il suo tono sommesso mi trasmettevano, ed era qualcosa di veramente strano e confortante al tempo stesso.
Strano perché ci conoscevamo davvero da poco, pochissimo tempo eppure non mi dava fastidio sfogarmi in quel modo in sua presenza e anche lui sembrava essere assolutamente a suo agio. Dovevamo aver instaurato una specie di empatia e io non avevo idea di come gestirla.
« Non dare il tuo cuore in mano a persone che vogliono solo calpestarlo, Marinette. »
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Juleka, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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GREEDY


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« Oggi sei così silenziosa, tesoro. Sicura di stare bene? » 

Adoravo mia madre, sul serio.

Ma quando si preoccupava in quel modo diventava davvero esasperante. 

Mi misi a ridere per rassicurarla. « Mamma, sul serio sto bene! Sono solo un po' stanca. » 

« Sicura? » insistette mentre sparecchiava il bancone. 

No, non lo ero.

« Non ho chiesto nulla quando sei andata a dormire dalla tua compagna di classe ma... è successo qualcosa? »

Mi agitai sul divano, fingendo di cambiare posizione, gli occhi fissi sullo schermo della tele.

« No, non è successo niente. » risposi mentre il senso di colpa mi divorava. 

Tra il suo lavoro, lo studio e i doveri da Ladybug i momenti in cui ero riuscita a stare con lei erano diventati veramente ridotti e il fatto di essere così distratta adesso mi infastidiva. 

Per non contare poi tutte le altre cose che le stavo nascondendo... odiavo mentire ma in quel momento ero veramente troppo stanca per parlarne. Forse gliene avrei parlato più tardi.

« A proposito, lei ha un fratello giusto? C'era anche lui? » chiese in modo totalmente casuale, iniziando a lavare i piatti, causandomi un sospiro.

Me l'ero cavata per una settimana scarsa evitando l'argomento.

« Sì, c'era anche lui. » risposi cauta, non sapendo bene dove volesse arrivare.

La vidi sorridere in un modo che non mi piacque per niente. « È stato carino con te? »

Sollevai il busto, facendo leva con i gomiti, per poterla guardare di sbieco. « Mamma, per favore. »

Lei incassò le spalle con l'aria di una che era appena stata beccata con le mani nella marmellata.

« Sono tua madre, tesoro. Dovresti aspettartele certe domande. » si giustificò.

Sprofondai nel divano, improvvisamente a disagio, ma all'ennesimo telegiornale che parlava della "brillante e meravigliosa" Ladybug spensi la televisione, stiracchiandomi.

« Piuttosto tu e papà che programmi avete per stasera? » cambiai argomento, agguantando un biscotto dalla scatola dei dolci e dandogli un morso. 

Lei scrollò le spalle. « Andiamo fuori a cena e poi voleva portarmi da qualche parte... non mi ha detto dove, è una sorpresa. » rispose con finta noncuranza mentre finivo di mangiare.

« Sembrerebbe un appuntamento molto romantico. » la punzecchiai con un sorriso contento sulle labbra.

Vedere il rapporto tra i miei genitori era sempre stato qualcosa di stupendo, sembrava che il loro amore non sarebbe appassito mai, rimanendo forte e incondizionato come il primo giorno.

Adesso capivo perché oggi aveva passato in rassegna tutto l'armadio, chiedendomi di scegliere quale fosse l'abito più carino.

Lei arrossì, incredibile ma vero. « Comunque alcuni miei vestiti potresti indossarli tu questa sera, li ho sempre trovati troppo da ragazzina per me. »

Arricciai il naso. « Mamma, vado solo a mangiare fuori con i miei compagni di classe per la fine dell'anno. Non ho un appuntamento romantico, io. »

« Nemmeno io. » ridacchiò, prendendomi in giro.

Non le feci la linguaccia solo perché suonarono il campanello. E con suonare intendo proprio attaccarsi al bottone senza pietà. 

« Arrivo! » urlai scendendo dal divano e appena aprii la porta mi ritrovai letteralmente addosso Alya.

« Allora sei pronta? Ma che ci fai ancora in tuta? Corri a vestirti! » non riuscii nemmeno ad afferrare del tutto cosa stesse dicendo che già mi ritrovai sulle scale, trascinata da lei.

« Aspetta... aspetta un secondo Alya, ma sono solo le tre! L'incontro è stasera! » protestai quando ormai ci trovavamo in camera mia.

« Sì, ecco... » iniziò con una risatina nervosa « ... è una storia buffa, ti piacerà. Diciamo che Adrien ha ottenuto miracolosamente il permesso dal padre per uscire e beh... per farsi perdonare di tutte le volte che è stato assente, ha proposto di vederci prima. »

« E tu hai accettato. » risposi con una calma che decisamente non avevo in quel momento.

Fece un passo indietro con aria preoccupata. « Sì. »

« Anche al posto mio. »

« Già. »

Inalai lentamente, trattenendomi dal sbottare... e dal strozzarla.

« Alya... » iniziai con tono assolutamente diplomatico, ma lei mise subito le mani davanti iniziando a parlare a raffica.

« Mi dispiace! È solo che ho pensato che se non ti fossi presentata magari lui avrebbe sospettato qualcosa, soprattutto dopo che te ne sei andata in quel modo e l'hai evitato come la peste per una settimana! » disse, fermandosi solo perché era rimasta a corto d'aria.

Nessuna delle due disse nient'altro per un intero minuto, poi lei sembrò non sopportare più il mio silenzio. 

« Sei... sei arrabbiata? » indagò in un sussurro.

Sospirai, scuotendo lentamente la testa. Sapevo che l'aveva fatto per aiutarmi e comunque non potevo evitarlo per sempre, dovevo uscirne prima o poi.

« Aiutami a cercare qualcosa da mettermi, dai. » borbottai, aprendo l'armadio. 

Mi sorrise, contenta d'essere stata perdonata, e si guardò intorno. « Ci vorrebbe qualcosa che potrebbe andare bene sia per stasera che per adesso, ad esempio... oh cavolo questo è bellissimo! » 

Diedi un'occhiata da sopra la spalla per capire di cosa stesse parlando e la vidi girare intorno al manichino che usavo per sistemare i vestiti che confezionavo.

Era un abito con alla base un body che aiutava a coprire le trasparenze del tessuto rosa chiaro, ricamato con intricate filigrane di fiori rossi che, col senno di poi, formava il vestito vero e proprio. 

« Ma quello è solo qualcosa che ho fatto per noia, non ho mai pensato di indossarlo veramente e poi il giro vita è venuto... »
« Aspetta, ferma un secondo. » mi fermò lei, alzando una mano. 
« Mi stai dicendo che questo l'hai fatto tu?! » 

Annuii con riluttanza, timorosa della sua reazione e la sua mascella praticamente toccò terra. 

« Ma stai scherzando?! È stupendo, devi assolutamente metterlo. » farfugliò appena si fu ripresa. 

Cercai di protestare ma lei non sembrò voler sentire ragioni.

Certo, perché se magari avevo cucito male qualcosa quella che sarebbe andata in giro con mezzo vestito strappato sarei stata io, no?

Sospirai quando la vidi cercare di sfilare il vestito dal manichino. Avrei fatto meglio ad accontentarla se non volevo sentire un altro dei suoi sproloqui.


☽ ❂ ☾


Alla fine mi ritrovai seduta su una panchina, al parco in cui i ragazzi avevano detto ci avrebbero raggiunte, con Alya che mi stava parlando della Akuma che avevamo sconfitto io e Chat Noir questa mattina. Ovviamente non stavo prestando nemmeno un briciolo di attenzione, ma fingevo comunque interesse con brevi cenni della testa. Solo il continuo giocherellare delle dita con il cordoncino di pelle tradiva la mia agitazione. 

Lo avevo trovato all'ultimo minuto, utilizzandolo come cinturino che fortunatamente riuscì a sistemare il piccolo difetto che il vestito mi faceva sui fianchi, e ci avevo abbinato dei sandali dello stesso colore. Per lo meno così sarei stata più presentabile.

Ma quello che mi mandava più in ansia era il fatto che non avevo assolutamente idea di come avrei reagito davanti a quel ragazzo dai magnifici occhi verdi, che da ormai più di un anno era riuscito a rubarmi il cuore, dopo quella sua chiara presa di posizione.

Dubitavo che sarei riuscita a risultare amichevole ma almeno ero piuttosto sicura che non sarei scoppiata a piangere, il che già era in parte una rassicurazione.

Fu proprio la sua voce a distogliermi da quello stato di paranoia. 

« Hey ragazze! » 

Il mio corpo si irrigidì di riflesso e Alya sembrò notarlo perché fu lei a rispondere con un sorriso nervoso. « Hey, Adrien... » 

Nino era poco dietro di lui e anche lui sembrava talmente teso che nemmeno aprì bocca. Come la sua ragazza, ci osservava preoccupato, aspettando soprattutto la mia reazione.

« Marinette, tutto a posto? È da un po' che non ci incrociamo. » lo sentii chiedere con un tono vagamente preoccupato, probabilmente il fatto che avevo gli occhi fissi sulla panchina non aiutava.

Coraggio Marinette, puoi farcela.

Presi un bel respiro e il mio sguardo finalmente incrociò il suo, dopo giorni e giorni passati ad evitarlo.

Sentii Alya di fianco a me irrigidirsi un po' e trattenere il respiro, come se già non bastasse il fatto che ero tesa come una corda di violino.

Ma sorprendentemente feci una cosa che nessuno di noi si aspettava.

Esatto, me compresa.

I miei muscoli si rilassarono, il respiro tornò normale e i pensieri paranoici sparirono. Mi alzai con un sorriso tranquillo sulle labbra e gli baciai amichevolmente le guance per salutarlo. 

« Tutto a posto, grazie. È fantastico che tuo padre ti abbia lasciato andare per un po'! » risposi giocosamente.

Nemmeno l'ombra di un balbettio, né rossore. Niente rabbia, niente disagio...

Niente di niente.

Lui mi fece un sorriso sorpreso, forse non si aspettava tutta questa confidenza quando ero sempre stata timida nei suoi confronti.

Beh, onestamente nemmeno io me l'aspettavo. Che Luka mi avesse davvero aiutata a lasciarlo andare? 

« Non è stato facile ma alla fine ce l'ho fatta. Ma è successo qualcosa di bello? Mi sembri più... serena. » 

Scoppiai a ridere stringendo i bordi del abito. « No, per niente. »

Okay, forse la rabbia un po' era rimasta.

Aggrottò la fronte con aria confusa ma intervenne Nino, temendo che la cosa potesse degenerare.

« Allora... vi va di metterci sul prato? » chiese schiarendosi la voce. 

Anche Alya si alzò dalla panchina intrecciando poi le dita a quelle del suo ragazzo. « Vorrei evitare di sporcarmi di verde il vestito. Sai vorrei farmelo durare fino a stasera. » protestò, alzando gli occhi al cielo.

Sorrisi di riflesso a vedere lo sguardo pieno di adorazione negli occhi ambrati del ragazzo. 

Soprattutto perché ero praticamente stata io a metterli insieme, certo... chiudendoli in una gabbia, ma sembrava che l'esperienza gli fosse servita per smuovere le acque.

« Abbiamo portato un telo. » intervenne Adrien tirandolo fuori dallo zaino che Nino si portava in spalla. Erano vestiti come al solito e, distrattamente, mi chiesi se avevano intenzione di cambiarsi per stasera.

 Il pomeriggio comunque trascorse tranquillamente, ci fu solo un momento di imbarazzo dove, disgraziatamente, Alya fece notare ai ragazzi che il vestito che indossavo lo avevo fatto io. Ma a parte questo non potei fare a meno di notare che la ragazza aveva rinunciato a stare accanto a Nino per tenermi d'occhio e non sapevo bene se essere intenerita o infastidita da quella premura.

Poi i ragazzi proposero di andare a prenderci un gelato e mi lasciarono sola con lei.

Il che poteva solo significare che un vagone pieno di domande era in arrivo.

« Tu sembri fin troppo tranquilla per una che è stata appena rifiutata. » sentenziò infatti, guardandomi di sottecchi.

Mi sistemai meglio sul telo, di fianco a lei, scrollando le spalle.

« Non sono una che si lascia andare facilmente al pessimismo, lo sai. » 

Soprattutto non quando c'erano giornate come quelle, dove il cielo era terso, l'aria profumava di fiori e la gente che passeggiava tranquilla per le strade.

« Sì, ma... cosa hai intenzione di fare adesso? » chiese mentre tiravo indietro la testa, ad occhi chiusi, per godermi appieno la calda luce del sole sulla pelle. 

« C'è poco da fare, dopo quella batosta ho capito che è inutile rincorrere qualcosa che non vuole essere rincorsa. Finirò solo col farmi ancora più male. » mormorai allungando le gambe per stare più comoda, l'erba che solleticava leggermente la pelle nuda.

« Ah ahn, e immagino che Mr. "Mi Fai Impazzire La Bussola" non c'entri niente in tutto questo. » disse, imitando le virgolette con le dita.

Quasi mi strozzai con la saliva.

« Mr. "Mi Fai Impazzire La Bussola". » ripetei lentamente per poi scoppiare a ridere « Ma ti senti? »

Si imbronciò, raccogliendosi i capelli con le mani con gesti bruschi. « È che non mi hai per niente parlato di come è andata a casa sua ed ogni volta che ho chiesto, cambiavi argomento! » 

« Ma Adrien e Nino si sono persi per strada? » borbottai, scrutando in direzione della gelateria.

Avevo troppo bisogno di qualcosa di dolce in quel momento.

Buttò le braccia al cielo, sbuffando irritata. « Visto?! »

Okay, ammettevo che quella volta l'avevo fatto apposta, tanto che alla fine mi scappò una risatina.

« C'è poco da ridere, insomma non penso che ci hai dormito insieme o altro... » ridacchiò nervosamente.

La risata mi morì in gola, chiusi la bocca e abbassai lo sguardo iniziando a giocherellare con i fili d'erba, le guance ormai rosse come fragole mature.

Non avevo voglia di mentire anche a lei né di parlarne, ma comunque la mia parve essere una risposta più che sufficiente.

« Oddio... » gracchiò coprendosi la mano con la bocca, gli occhi sgranati « Aspetta, non dirmi che avete anche... »

« No! » sbottai, forse un po' troppo forte perché tutti nel raggio di cinque metri si voltarono a guardarci.

Abbassai lo sguardo, imbarazzata, e ripetei la stessa risposta a un volume più accettabile.

« Okay... ma deve essere successo qualcosa per farti reagire in questo modo. » constatò perentoria e io non potei far altro che mordicchiarmi nervosamente il labbro inferiore.

Il problema era che... il ricordo del momento in cui mi ero svegliata era impresso a fuoco nella mia memoria, così come il rilassante dondolio del respiro e il battito costante del suo cuore. 

Ci avevo messo un po' per diventare totalmente cosciente del fatto che non ero più sdraiata sul letto, ma quasi completamente sopra a Luka.

E ricordavo dolorosamente bene la sensazione del suo corpo premuto sul mio, il sangue che lentamente diventava fuoco nelle vene quando mi ero accorta che la mia mano era finita sotto la maglia e riposava sul suo addome lavorato, la sua pelle calda e liscia sotto le dita.

E la situazione era peggiorata ancora di più quando mi ero resa conto che lui era sveglio e mi stava passando dolcemente le dita fra i capelli, facendoli scivolare tra le dita, l'altro braccio che mi cingeva la vita per evitare di farmi scivolare.

Dio, eravamo stretti sotto il lenzuolo come se fossimo...

Deglutii quando ricordai anche come ero andata nel panico perché non avevo la più pallida idea di come avrei potuto fare per togliere la mano da lì e alla fine avevo pure pensato che forse ero ancora in tempo a farlo evitandomi troppo imbarazzo, in fondo lui mi credeva ancora addormentata.

Povera illusa... fu decisamente lo sbaglio più eccitante che avessi mai potuto fare.

Perché mi ero accorta troppo tardi che per farlo avrei dovuto far scivolare la mano più giù di quello che già era e fu quando le mie dita raggiunsero il bordo del pantalone che sentii Luka trattenere il respiro, le dita che mi stavano accarezzando i capelli si erano fermati e di riflesso mi immobilizzai anche io, il sangue che pompava furiosamente nelle vene. Era passato qualche secondo di troppo quando finalmente mi decisi a toglierle, spalancando le palpebre, accarezzando la pelle del suo collo con le ciglia, annunciandogli definitivamente il fatto che ero sveglia. 

« Marinette? Ci sei? » la voce di Alya mi riportò bruscamente al presente. Stava lanciando occhiate nervose verso i ragazzi, che si stavano finalmente avvicinando con i gelati, ansiosa di sapere di più.

« Non è successo nulla. » tagliai corto con un tono più risoluto possibile, ma il rossore che aleggiava sulle mie guance mi tradiva.

E o io come attrice facevo pena oppure lei mi conosceva fin troppo bene perché mi guardò con un'aria per niente convinta, poi lentamente un sorriso sornione si formò sulle labbra carnose. « È successo qualcosa, invece. Eccome se è successo. »


ANGOLO AUTRICE


Buonsalve mie piccole coccinelle~ 🐞

Vi ripeto che ero una ragazza purissima, altissima e levissima una volta ma poi FrancescaAbeni ha creato l'hashtag #TiLeccoLaChitarra ed è andato tutto a putroccole 
:3 

Fate tutti un bel applauso a Francesca per quella cosa SIN-tendente che mi è uscita alla fine😂😂

Tornando seri... okay, devo ammettere che mi sono fatta attendere un po' più del solito ma... è un mio tipico difetto avere idee che non posso scrivere in un singolo capitolo e accorgermene troppo tardi😅

But spero che anche questo vi sia piaciuto e grazie veramente di cuore a tutti per i vostri dolcissimi commenti e le letture 💙

Inoltre mi stavo chiedendo se preferiste che avessi un giorno fisso in cui aggiornare, tipo boh... ogni lunedì (?) o cose così.

Onestamente non sono costante e a volte può passare una settimana come due giorni tra un capitolo e l'altro magari questo potrebbe dare fastidio😣

Va beh... Chitarra🎸 a tutti e ci rivediamo nel prossimo capitoloh~
   
 
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