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Autore: Jackthesmoker7    02/05/2018    2 recensioni
Epilogo numero 1 della storia Teen Tyrans
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Slade, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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<< Allora, come ci si sente qui? Spero proprio che tu stia comodo. >> disse il capocarceriere Lyle Bolton al nuovo arrivato, rinchiuso all’interno di una delle migliori celle del braccio più profondo del nuovo super-penitenziario orbitale internazionale, il Labirinto, quello dedicato ai criminali pericolosi. Lo avevano scelto come direttore del carcere in quanto era l’uomo più inflessibile che la commissione abbia mai conosciuto. Gli piaceva pensare di essere come il poliziotto del futuro di quei fumetti che leggeva da ragazzo, quello che non toglieva mai il casco interpretato poi da Stallone in quel pessimo film.

<< Mi hanno detto che hanno dovuto aspettare che tu potessi tornare a camminare prima di sistemarti quassù, ma per me avrebbero potuto scaricarti direttamente qui, come la spazzatura che sei. Sappi che non uscirai mai di qui, e che sarai fortunato a beccarti appena sei ergastoli. >>

Il prigioniero non disse niente. Era vestito come Hannibal Lecter in Red Dragon, ma con la camicia di forza appesa alle sbarre sulsoffitto ed al posto della mascherina teneva delle fasce di pelle che tenevano la sua maschera arancio-nera appiccicata al viso.Quando l’avevano sistemato su quella barella dopo averlo recuperato dal combattimento con Batman, sebbene avesse i polsi legati, aveva cercato di uccidere uno dei paramedici a testate, ma l’avevano fermato in tempo. Non gliele avevano più tolte da allora, ed avevano lasciato la maschera dove stava, nutrendolo tramite flebo, e lui non aveva più emesso un fiato.

Dopo aver passato il tempo necessario in ospedale per far sì che le ossa si riformassero, l’avevano sbattuto in una cella ai confini dello spazio conosciuto ed erano pronti a buttare via la chiave.

Bolton gettò uno sguardo all’orologio: << Oh, scusami tanto, ma rischio di arrivare in ritardo alla riunione che deciderà le sorti della tua insulsa vita. Nel frattempo, perché non fai qualcosa di costruttivo? Tipo riflettere sui tuoi errori, oppure potresti pensare ad un bel discorsetto per commuovere la corte e convincerli della tua infermità mentale. Ma sono convinto che pensino che ci siano abbastanza clown matti in giro per il mondo.

Aspetta, mi si sta palesando un’idea. Perché non ti mordi la lingua e ti suicidi? Ah, no. Non puoi neppure aprire la bocca abbastanza con tutto quel cuoio che ti avvolge come un regalo di natale hardcore.

Addio, perdente. >>

Detto questo rivolse un gesto alle guardie fuori dalla cella, e si fece scortare fuori, sull’ascensore e poi su, lontano da Slado.Come le porte si chiusero, tutta la luce che illuminava il livello si spense. Il buio si sparse come lucido da scarpe versato su un fazzoletto.

L’ex mercenario rimase quindi da solo, dato che le celle accanto alle sue non erano ancora state riempite; solo se non con i suoi pensieri. Era stato addestrato alla solitudine ed alle situazioni di alienazione: presto avrebbe scovato una via di fuga ed avrebbe distrutto definitivamente la Justice League ed i Teen Titans. Presto ed efficacemente.

Questo pensava, quando all’improvviso udì sfregare un fiammifero.

Alzò la testa, gli occhi che saettavano come schegge da una parte all’altra del suo campo visivo, quando finalmente individuò la fonte del rumore. Una fiammella levitava appena al di fuori del vetro della sua cella, spargendo una zaffata di zolfo bruciato che lo raggiungeva attraverso i piccoli buchi per l’aria.

Slado seguì la fiamma muoversi nell’aria stantia, fino a posarsi sullo stoppino di una candela, ed allora la luce si diffuse più forte.

Dall’oscurità emerse una nuova figura, decorata con un mantello lacerato ed una maschera bianca raffigurante un teschio sfigurato da un segno rosso che gli attraversava una pupilla.

Il nuovo arrivato posò la candela a terra, e quindi cominciò a parlare: << Bene, bene. Che bell’insaccato umano abbiamo qui. >>

Slado non si stupì più di tanto: << Ah, sei tu. Sei sopravvissuto. >>

Red X scoppiò in una breve risata che non aveva nulla di allegro, per poi tornare improvvisamente serio: << non succede poi raramente, eh? Immagino che tu sappia perché sono qui. >>

<< Oh, ma certo che lo so. >> rispose Slado, << Ti ho seguito per un po’ X, credendoti un buon candidato, ma mi sono arreso quando ho capito che eri troppo una testa calda, e troppo vicino ai Titans. Direi che sei qui per uccidermi, torturarmi o minacciarmi affinché non possa più fare del male a nessuno, o mi penta delle mie azioni. Libero di provarci. Tanto, io non posso muovermi. Fai del tuo peggio. >>

Sotto la maschera X fece un ampio sorriso: << Sì, quasi ci sei. >> Si avvicinò al vetro, tirò fuori un laser da una tasca della cintura e praticò un buco sulla parete trasparente abbastanza grande perché fosse in grado di passarci piegando la schiena: << Su alcune cose hai ragione, come ad esempio che solo uno di noi uscirà da qui vivo stasera, e che sono un po’ una testa calda, ma per il resto hai cannato di brutto. >>

Solo quando fu più vicino a lui notò che il ragazzo teneva in mano una tanica piena all’orlo di benzina.

<< Sono qui per punirti. >> disse, cominciando a spargere il liquido infiammabile sulla camicia di forza.

<< Aspetta cosa stai… >>

<< Per aver tentato di uccidermi, per aver fatto del male a troppe persone, e perché avevi il paradiso a portata di mano, e l’hai rifiutato. >>

Nella sua mano si materializzò un accendino modello zippo. X girò la rotella, accendendo la fiamma che si alzò danzando come una ballerina.

<< Un attimo… Possiamo parlarne. >> una nuova paura si diffuse dentro l’animo del mercenario: la paura di morire carbonizzato.

<< Ti prego… Questo no. Tutto ma non questo. >>

<< Ma prima… >> si interruppe X alzando un dito come nel time-out di una partita: << Prima devi guardarmi. >>

Lentamente, assaporando il momento, la sua mano si allungò verso la maschera, le dita si serrarono sui bordi, e lentamente la staccarono dal volto.

Slado rimase senza fiato.

<< Sei… sei tu. >> mormorò lui.

Il volto era martoriato, segnato da innumerevoli segni e malformazioni. In alcuni punti le ossa erano visibili, ed una profonda cicatrice risplendeva rosea dove sulla maschera c’era la X 

<< Già, io. E come tu mi hai dato una vita che non volevo, io, con estrema misericordia, ti tolgo una vita che non volevi. Addio. >>

Gettò l’accendino ancora acceso, e nel nuovo carcere di massima sicurezza soprannominato “Il Labirinto”, il primo ed unico prigioniero venne divorato dalle fiamme, mentre l’unico spettatore sulla scena si rimise la maschera sul volto devastato, e come era apparso, scomparve, nel buio.

   
 
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