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Autore: Yume No Akuma    03/05/2018    1 recensioni
[ one-shot / sad / Kaworu×Shinji / boys love - niente di esplicito / ambientata dopo "The Rebuild Of Evangelion" ]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il panico attaccava spesso Shinji, e sempre nei momenti meno opportuni; quando era per strada, in metro, oppure quando si trovava a lavoro - un impiego part-time che si era trovato, probabilmente mediocre quanto lui.
Erano passati cinque anni dall'ultimo scontro che aveva fatto all'interno di un Eva, e finalmente era potuto fuggire.
Tutti, o quasi, erano tornati alla normalità della vita, gli esseri umani avevano ritrovato una speranza.
Asuka aveva percorso una strada di certo più luminosa di quella del ragazzo, era da un po' di tempo che non la sentiva, in effetti; Rei invece era scomparsa nel nulla e Shinji l'aveva lasciata andare e non l'aveva mai cercata.

Mentre era a casa, nel proprio appartamento e per fortuna da solo, il ragazzo ebbe un altro attacco di panico, improvviso e fulminante. Cercò di controllarsi, ma senza successo - ormai solo tranquillanti e gli antidepressivi facevano qualcosa. Shinji si andò a stendere sul proprio piccolo e scomodo divano, alla ricerca di un punto per riposarsi e calmarsi. Il petto si alzava e abbassava ad una velocità fin troppo alta, ma la cosa non durò per troppo tempo. Una mezz'ora buona dopo, Shinji stava meglio, eppure era già in ritardo per il lavoro; non aveva intenzione di correre e rischiare di stare ancora male, per questo si mise leggermente più comodo e socchiuse gli occhi, cercando un po' di calma.
Tutti in rumori esterni erano piacevolmente ovattati dalle pareti dell'appartamento, mentre dentro esso regnava il silenzio più assoluto; fu grazie a questa atmosfera che Shinji potè addormentarsi, anche se il Sole era ancora alto nel cielo.

Il ragazzo si svegliò insieme al buio e al fresco di quella sera primaverile, sentendosi stordito e ancora più stanco di prima - doveva immaginarselo. Non avrebbe dovuto dormire nelle ore pomeridiane, dannazione.
Decise velocemente il cosa fare successivamente: sarebbe andato appena fuori città a guardare le stelle, in una zona dov'erano almeno un poco visibili.
Dovette camminare, nonostante le gambe ancora addormentate ed doloranti, anche se prendere un po' d'aria fresca non fu affatto spiacevole.

Arrivò, e si stese sull'erba. Era morbida, fresca, profumata e a tratti facevano capolino alcuni fiorellini notturni; alzò lo sguardo verso il cielo blu oltremare. Molte delle stelle erano soffocate dalla luce dei palazzi e dei negozi poco distanti, che le superavano ormai in quanto intensità. Solo le più luminose e coraggiose riuscivano a comparire qua e là, avendo deciso di far visita agli uomini sulla Terra.

Ad un tratto, però, alcune luci si spensero, sparirono; erano quelle della città, colpita da un blackout. Shinji accennò una risatina, soddisfatto: ora erano molte le stelle che comparivano mano a mano nel cielo, riempiendolo di polvere bianca e fine. La città era scomparsa del tutto, il caos e il rumore avevano lasciato spazio alla calma e al silenzio; il moro volle rilassarsi ancora un po', solo un po', ma fu interrotto dal rumore di erba schiacciata dietro di sè.
Si alzò di scatto e si voltò, in modo che i suoi occhi incontrassero una figura che si reggeva in piedi dietro di lui.

Shinji trattenne un sussulto quando vide che la figura in questione era un ragazzo, e quel ragazzo era Kaworu; era cambiato poco rispetto a come se lo ricordava l'altro. Il cuore del seduto iniziò a battere, ma non a causa di un attacco di panico.
L'albino sussurrò appena, «Buonasera, Shinji» disse mentre si sedeva al fianco del moro, ancora paralizzato.

Shinji lo guardò per degli attimi interminabili, incapace di dire qualsiasi cosa. I due erano accompagnati solo dai rumori della sera, Kaworu stava guardando le stelle e tutto ciò ricordava all'altro dei momenti trascorsi molto tempo prima.
Aveva sempre desiderato di rincontrarlo, e ora lui era lì.
Shinji si lasciò andare e poggiò la testa sulla spalla di Kaworu, sorridendo serenamente per la prima volta dopo tanto tempo. Socchiuse gli occhi. Sentì una mano accarezzargli i capelli, ma si sforzò di non spostarsi da lì.
Per la prima volta dopo tanto tempo pregò, pregò che quello che non fosse un sogno o un'illusione, ma la concreta realtà.
Sussurrò un lieve «ti amo», che avrebbe voluto dire da molto tempo, sebbene le sue stesse parole gli apparvero molto ofuscate e lontane.
Si sentiva felice.

E poi, il panico.

  
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