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Autore: Mikarchangel74    04/05/2018    1 recensioni
-Si guardò intorno, riconosceva quel posto era uno dei sotterranei dell’Hydra, perfetto! Stava riversando il suo incubo nella testa di Sam e di colpò vacillò, non era più sicuro di ciò che andava fatto e il panico lo assalì. Si prese la testa tra le mani e respirò a fondo per calmarsi ed infine ci riuscì, almeno quel poco per riscuotersi e procedere con la sua missione. Lo doveva a Sam.
Il tempo scorreva.-
Bucky Barnes finalmente ha trovato l'amore, ma gli orrori vissuti in passato semineranno zizzania e problemi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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~~Autore: Mik Mik
Titolo opera: Senso di colpa
Fandom: Crossover Supernatural X Marvel
Ship: Sam/Bucky
Partecipo alla #26promptschallenge 1/26
Parole: 3097


“Hey Buc, che cos’hai?” Chiese il più giovane dei fratelli Wichester per l’ennesima volta guardando preoccupato il suo compagno che ultimamente si comportava in modo strano.
“Niente, sono solo sovrappensiero” Rispose Bucky Barnes in modo evasivo come sempre, ma Sam non era convinto, c’era molto di più dietro a quella frase. Bucky gli stava nascondendo qualcosa e si ostinava a tenerlo segreto, nonostante Sam si fosse reso disponibile anche solo ad ascoltare senza intervenire, se questo sarebbe servito a farlo parlare ovviamente, ma così non era.
E’ vero, non si conoscevano che da poco più di paio di mesi, ma tra loro c’era stata subito una forte intesa che era sfociata in un’incontenibile passione, anche se Bucky all’inizio aveva cercato di opporsi ed aveva le sue ragioni.
Bucky stava molto sulle sue e non si sfogava mai, ma Sam a piccoli passi era riuscito a farlo aprire un po’, sembrava però ci fosse qualcosa di cui Bucky non voleva assolutamente parlare, quasi nemmeno ricordare.
Il cacciatore dal canto suo era paziente e sapeva che col tempo e guadagnandosi la fiducia dell’uomo, la loro relazione si sarebbe consolidata e Bucky si sarebbe aperto sempre di più.

In verità i due si erano già incontrati una ventina di anni prima, quando Sam era poco più di un ragazzino e si spostava continuamente con suo padre e suo fratello Dean durante i loro inseguimenti che chiamavano caccia, di creature che l’uomo nemmeno ne immagina l’esistenza.
Era capitato all’aeroporto di Lipsia-Halle in Germania, durante un conflitto tra due fazioni di Avengers, ad un certo punto una di loro col suo potere, si era messa a tirar giù le auto parcheggiate all’ultimo piano dell’aeroporto lanciandole contro un altro che indossava un’armatura rossa; Sam stava seguendo tutto chiuso nell’Impala del padre e l’auto sarebbe stata scaraventata fuori con il bambino dentro, se Bucky Barnes trovandosi nei paraggi, non lo avesse sentito gridare, ed avesse trattenuto l’auto.
Se Sam era ancora vivo, lo doveva proprio all’uomo che adesso amava.

27 anni dopo i due si erano ritrovati in un bar, Sam era chino sul suo tablet a studiare un caso di una possessione demoniaca avvenuta ad Omaha quando Bucky era entrato nel bar chiedendo un gyn tonic e sedendosi al bancone in solitaria.
Ad un certo punto Sam si era alzato per prendere una birra ed avvicinandosi all’uomo voltato di spalle, aveva intravisto una parte del braccio bionico, ricordandosi immediatamente di colui che lo aveva salvato in quell’aeroporto, così si erano messi a parlare e nemmeno un’ora dopo erano finiti stretti in un amplesso passionale e frenetico.
Adesso si amavano e Bucky spesso passava le notti al Bunker dove risiedevano i Winchester o Sam andava nel piccolo appartamento di Bucky, ma già da qualche giorno Bucky aveva iniziato a comportarsi in maniera strana, sembrava cercasse con ogni mezzo di non chiudere gli occhi o dormire e Sam non riusciva proprio a capire quale fosse il problema. Purtroppo ne sapeva ancora poco del suo compagno. Non sapeva quanto era stata difficile e tormentata la vita di Bucky, contro quali fantasmi tutt’ora cercava di combattere.
Ed erano proprio i ricordi del periodo passato con l’Hydra che adesso lo angustiavano, l’unica cosa che aveva sempre cercato di dimenticare in tutti questi anni. Tutte le torture subite, ciò che era stato costretto a fare … tutte le persone innocenti che aveva ucciso tornavano ogni sacrosanta volta che chiudeva gli occhi e questo non riusciva più a sopportarlo e come unica soluzione aveva trovato la privazione del sonno, non pensando assolutamente alle conseguenze.
Dopo circa due settimane era diventato nervoso e non riusciva a concentrarsi su niente. Sam aveva tentato più volte di parlarci inutilmente, ma adesso si limitava ad osservarlo torvo e preoccupato, avrebbe dato qualsiasi cosa per esser nella sua testa e vedere cosa stava accadendo, cosa lo spingeva a comportarsi così. Di sicuro doveva essere qualcosa di grosso, gli rammentava molto il periodo che aveva passato lui quando Lucifero aveva trovato diletto nel torturarlo tenendolo sveglio con ogni mezzo ed era finito in manicomio.

Sam non si arrendeva e continuava a chiedere e chiedere, sperando che magari Bucky, preso dalla disperazione, cedesse.
“Bucky per favore parlami” Gli disse un giorno prendendolo per le braccia e costringendolo a guardarlo.
“Ti prego, posso aiutarti se mi parli o se almeno ci provi.”
Ma l’uomo dai capelli corvini e gli occhi color del cielo, adesso arrossati e bordati da profonde occhiaie, si limitò a fissarlo con aria stanca e triste.
Sam alla fine perse la pazienza, cosa che non capitava spesso; Lo scosse energicamente, era stanco di quel comportamento infantile.
“Adesso basta! Se non vuoi parlarmi tanto vale rompere!! Io mi sono sempre confidato con te!! Ti amo, siamo una coppia!” Gli gridò sul viso
Bucky ruotò le braccia in aria con fare stizzoso per liberarsi e restituì un’occhiata furiosa a Sam.
“Non puoi aiutarmi! Nessuno può! Lasciami in pace! Ti dissi che ero contrario a questa relazione! La mia vita… Io sono un gran casino! Abbiamo voluto provare, bene! Ma adesso è finita ok? Io non potrò mai stare con nessuno! Addio!” Sbraitò l’uomo dal braccio di metallo. Prese il suo giubbino leggero, le chiavi della sua auto ed uscì dal Bunker.
Sam strinse i pugni ed inspirò profondamente scuotendo tristemente la testa. Non poteva lasciarlo andare via così e non in quelle condizioni. Infine la situazione era esplosa.
Prese il giubbotto a sua volta e gli corse dietro, raggiungendolo proprio mentre accendeva il motore dell’auto. Aprì lo sportello del passeggero e si sedette
“Non sei in condizioni di guidare”
“Cosa ci fai tu qui?!”
“Bucky ti prego torna in casa”
“Chi sei mia madre?” Rispose ironico. E lo scambio di battute proseguì animatamente, solo che Bucky era come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere
“Bucky spegni il motore.”
“No”
“Allora lascia guidare me”
Ma di tutta risposta Bucky premette il piede sull’acceleratore, le gomme stridettero sull’asfalto e l’auto schizzò in avanti.
“Dannazione!” Imprecò Sam allacciandosi la cintura di sicurezza e lasciandolo fare anche se la paura stava rapidamente prendendo il sopravvento.
Bucky guidava come un pazzo, facendo zig zag tra le auto, e passando anche con il semaforo rosso.
Pur di non dormire ultimamente era ricorso persino a medicinali e droghe, quindi era nervoso, esausto e completamente fuori controllo, altrimenti non avrebbe mai messo a repentaglio la loro vita, soprattutto la vita di colui che amava e che lo aveva considerato, accettato ed amato per ciò che era, di colui che l’aveva fatto sentire importante veramente.
Sam si era chiuso in un silenzio cupo e sempre più preoccupato. Stava aggrappato alla maniglia di sicurezza, stringendo la mano a tal punto che le nocche erano diventate bianche.
Quando si accorse che un ragazzo con un monopattino si accingeva ad attraversare la strada, gridò “Attento!!”  afferrò lo sterzo girandolo bruscamente, ma questo causò il tamponamento laterale da parte di un furgoncino. Bucky cercò di riprendere in mano la situazione, ma perse definitivamente il controllo dell’auto; Andarono contro il guardrail sfondandolo. Ai bordi della strada il terreno era molto in pendenza e terminava qualche metro in basso in una piantagione di platani.
A causa della pendenza l’auto si cappottò e rotolò più volte su se stessa, sballottando i due occupanti come dadi lanciati sul tavolo da gioco. Il parabrezza e due dei quattro finestrini si schiantarono e la macchina si fermò infine contro uno degli alberi della piantagione, le lamiere del vano motore si accartocciarono spezzando ed intrappolando la gamba destra di Bucky. Un ramo grosso quanto un avambraccio s’infilò dove avrebbe dovuto esserci il parabrezza e trafisse da parte a parte la spalla sinistra di Sam, bloccandolo contro il sedile, l’uomo lanciò un urlo straziante per il dolore e perse immediatamente i sensi.
Entrambi avevano varie escoriazioni e tagli su tutto il corpo, Sam aveva battuto la testa che ora era reclinata in avanti sul petto, i lunghi capelli castani gli circondavano il volto e del sangue colava giù dalla tempia destra, macchiando la camicia di jeans che indossava, mentre Bucky era in stato confusionale e di shock, continuava a perdere e riacquistare conoscenza, lamentandosi debolmente e tra tutte le frasi sconclusionate sussurrate debolmente, chiese anche perdono a Sam in un momento di lucidità.
Per fortuna l’auto, nonostante la perdita di benzina non s’incendiò, ma passò più di un’ora prima che i due venissero soccorsi ed estratti dalle lamiere.
Furono entrambi immobilizzati e trasportati in ospedale con l’elicottero.

Bucky alla fine dormì per ben due giorni. Quando aprì gli occhi era sdraiato in un letto di ospedale con la gamba in trazione sollevata. Dopo il primo momento di confusione, si tirò di colpò su col busto, non facendo nemmeno caso alla fitta di dolore alla gamba. Voltò la testa a destra e sinistra cercando Sam, col cuore che gli martellava nel petto per l’ansia, la preoccupazione ed il dolore per la consapevolezza di ciò che era successo per causa sua.
“Sam?! Dov’è Sam?! Dov’è Sam?!” iniziò ad urlare ed urlò finché le infermiere non si precipitarono nella stanza. Volevano dargli dei tranquillanti ma l’uomo si rifiutò
“Voglio solo sapere dov’è la persona che era nell’auto insieme a me!”
Finalmente arrivò il dottore responsabile di quel reparto e che si era occupato di operare i due. Guardò Bucky con aria grave.
“Mi dispiace, la persona che era con lei in auto è in coma, deve aver battuto la testa molto forte, è in terapia intensiva in questo momento, non appena la sposteremo in reparto, e lei sarà in condizioni di alzarsi, potrà andare a vederla”
A quelle parole Bucky impallidì ed il cuore perse un battito. Sam era in coma. E la colpa era soltanto sua e della sua stupidità. Aveva distrutto l’unica persona che, dopo Steve, lo aveva capito, accettato e voluto bene; Colui che gli stava facendo provare di nuovo qualcosa per cui valesse la pena vivere. E l’ultima cosa che gli aveva detto era stata un freddo addio.
Sprofondò nel letto con il cuore straziato e pianse, pianse finché non crollò e non ebbe più nemmeno lacrime da versare.
La mattina dopo all’alba spostarono Sam in reparto, nella stanza accanto a quella di Bucky che, non appena lo seppe, si alzò nonostante le proteste delle infermiere ed il corpo dolorante. Zoppicò appoggiandosi alle stampelle fino al capezzale di Sam e lo guardò scioccato.
Sam giaceva immobile nel letto, salvo per il ritmico sollevarsi ed abbassarsi del petto per la respirazione controllata e imposta dal macchinario. Un monitor di lato scandiva con dei bip anche il battito del suo cuore, ma niente più, il colorito era pallido e pieno di lividi violacei. Aveva la fronte, la spalla ed il braccio sinistro bendati, il collare rigido attorno al collo e oltre ad un ago infilato nel braccio per la flebo, un tubo che usciva dalla bocca.
“Oh mio Dio Sam… Che cosa ti ho fatto… Avrei dovuto esserci io al tuo posto, ma tu non ti meritavi questo” Disse con un filo di voce mentre le lacrime iniziavano di nuovo a rigargli il volto.

Il tempo iniziò a passare, i lividi e le escoriazioni di Bucky guarirono ed arrivò il giorno delle sue dimissioni, anche se avrebbe dovuto portare il gesso alla gamba ancora per un po’.
Ogni giorno andava a trovare Sam in ospedale e sperava nella sua ripresa, ma col passare del tempo si rese conto che tutto era invariato e che c’era la possibilità che il suo compagno non si risvegliasse mai più.
Bucky viveva col senso di colpa ogni istante. Gli bruciava nel petto come se una morsa piena di punte acuminate gli straziasse il cuore masticandolo.
Non gli importava nemmeno più se gli incubi erano ripresi… Ma stavolta erano diversi, erano peggiori, stavolta c’era Sam al suo posto e finiva sempre per morire.
Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Così un giorno contattò una psicocinetica chiedendole di poterla incontrare e quando fu’ in sua presenza, le spiegò tutto l’accaduto, parlandole come avrebbe dovuto fare con Sam fin dall’inizio.
“… Quindi vorrei che mi addormentasse e che riuscisse a farmi entrare in contatto con Sam. Non so cos’altro fare, se non andare a prenderlo dov’è intrappolato o .. dove si è rifugiato.” Concluse infine, tremando all’idea di addormentarsi di nuovo e di rimanere intrappolato in un incubo per sempre, ma se questo sarebbe servito a risvegliare Sam, allora ne valeva la pena.
Venne quindi preparato tutto l’occorrente, varie fialette con del liquido colorato, un bruciatore d’incenso ed una piccola campanella.
Bucky accostò una poltroncina vicino al letto di Sam, e la donna spiegò a lui tutto il procedimento e quel che poteva accadere.
“Ciò che mi chiedi è un processo molto delicato, dovrò fare da ponte per mettervi in contatto, raramente sono riuscita in questa impresa, ma se per te è così importante allora ci proveremo. Hai mezz’ora di tempo, non sono mai riuscita a mantenere il contatto più a lungo. Sappi che potresti perderti nella sua mente, o proiettare a lui ciò che ti tormenta e peggiorare la sua situazione o se non sei abbastanza felice e non hai abbastanza autostima, potresti non voler tornare indietro. Ricordati che la mente è la parte più potente dell’essere umano. Allo scadere della mezz’ora suonerò questa campanella e tu dovrai risvegliarti.” Lo guardò cercando di vedere qualche segno di indecisione, ma Bucky si sedette sulla poltroncina prendendo la mano del compagno nella sua e rispondendo sereno
“Non importa quello che succederà a me, l’importante è che riporti indietro lui” Quindi si rilassò contro lo schienale e chiuse gli occhi, lasciando che la donna iniziasse il rituale.

Qualche minuto dopo Bucky si risvegliò in un posto buio e freddo. Rabbrividì. Non era più nell’ospedale quindi probabilmente il rituale aveva funzionato, doveva trovare Sam.
Si guardò intorno, riconosceva quel posto era uno dei sotterranei dell’Hydra, perfetto! Stava riversando il suo incubo nella testa di Sam e di colpò vacillò, non era più sicuro di ciò che andava fatto e il panico lo assalì. Si prese la testa tra le mani e respirò a fondo per calmarsi ed infine ci riuscì, almeno quel poco per riscuotersi e procedere con la sua missione. Lo doveva a Sam.
Il tempo scorreva.
Gonfiò il petto e mandò le spalle indietro
“Sam?” Chiamò più volte e alla fine ricevette risposta.
Bucky corse nella direzione da cui proveniva la voce ed infine lo trovò; Era bloccato sulla sedia del macchinario che i sovietici avevano usato per fargli il lavaggio del cervello e farlo diventare una perfetta macchina da guerra.
“Cosa ci fai qui? Cos’è questo posto?” Gli chiese Sam con voce afona e senza emozioni
Bucky si inginocchiò davanti a lui con le lacrime agli occhi
“E’ colpa mia. E’ soltanto colpa mia… Tutto quanto. Ma tu non dovresti essere qui, ci dovrei essere io. … Ti prego perdonami. Adesso ti libero .. ti prego torna indietro, svegliati”
“Ma tu hai detto che era finita…. Che senso ha tornare a vivere?” Disse Sam, stavolta con voce malinconica e triste.
“Solo adesso l’ho capito … Io non posso vivere senza di te.”
Gli parlò col cuore in mano e la voce rotta dall’emozione. E poco dopo si mise a rompere i blocchi di metallo che tenevano Sam inchiodato su quel maledetto arnese.
Ma una volta libero Sam non si mosse e si limitava a guardarlo.
“Andiamo Sam, non ti sei mai arreso davanti a niente, non farlo proprio adesso”
“Non voglio una relazione basata su segreti e menzogne”
Bucky trattenne un po’ il fiato e poi lo rilasciò abbassando leggermente le spalle e guardando a terra, poco dopo allargò le braccia guardandosi intorno e mostrandogli il suo incubo.
“Lo vedi questo posto? Questo è l’incubo da cui cercavo di fuggire. Qui mi hanno torturato, hanno cancellato ogni mio ricordo, annientato ogni mia volontà. Mi hanno riprogrammato come un computer, facendomi diventare una spietata macchina da guerra. Ho ucciso innocenti e non me ne importava niente! Ed ogni sacrosanta notte quest’incubo mi assale. E mi dispiace di averlo portato anche qui da te.” Si confidò finalmente Bucky disperato. Guardò l’orologio, mancavano una decina di minuti. Poi si sentì afferrare la mano dolcemente e quando sollevò il viso, Sam lo guardava con un leggero e dolce sorriso comprensivo.
Bucky lo fissò negli occhi mentre il cuore accelerava i battiti provando un amore incredibile per quell’uomo.
“Ti amo” E premette le labbra contro le sue in un bacio sofferente, pieno di tutti quei sentimenti che adesso riempivano il suo cuore. Sentimenti così forti che sembravano voler squarciare il cuore.
“Non c’è più tempo Sam, se non ci svegliamo adesso…”
Ma Sam di colpo era sparito. Cos’era successo? Si era svegliato? O tutto quanto era stato inutile e si era immaginato tutto?
Ma lì, quel luogo silenzioso adesso era quasi rilassante, invitante… Niente più incubi, niente più ricordi dolorosi e rimorsi… Niente più dolore.
Era quasi tentato di rimanere lì. Magari Sam era già sveglio e lui aveva completato la missione… La sua ultima missione ed era stato un successo. Sam si sarebbe innamorato di nuovo di qualcun altro, qualcuno più giusto, meno incasinato, che gli avrebbe concesso tutto l’amore che si meritava.
Guardò di nuovo l’orologio, ormai restavano tre minuti. Sorrise e si sedette a terra, ma la voce di Sam gli arrivò lontana come le ultime note di un’eco
“Nemmeno io posso vivere senza di te e qualsiasi cosa tu abbia, la risolveremo insieme se solo ti lascerai andare e ti fiderai di me”
 E di colpo Bucky si riscosse. Sam gli stava stringendo le braccia con mani decise, come lo era sguardo che era fisso nel suo e colmo di preoccupazione e caparbietà.
“Ti senti bene? Per un momento ho creduto che tu svenissi” Chiese crucciato il cacciatore
Cos’era stato? Un’allucinazione? Un sogno? O una visione? Tutto era sembrato così reale. Rimase in silenzio pensando velocemente a ciò che aveva appena vissuto, cercando di trovare una spiegazione logica.
“Adesso basta! Se non vuoi parlarmi tanto vale rompere!! Io mi sono sempre confidato con te!! Ti amo, siamo una coppia!” Gli gridò sul viso Sam stizzito da quel suo comportamento assurdo.
Bucky spalancò gli occhi afferrò il viso di Sam tra le mani e stampò un bacio sulle sue labbra e mentre il cacciatore lo guardava stupito, Bucky prese due sedie le mise di fronte e si sedettero; Quindi con calma e serenità iniziò a raccontargli la sua vita ed il macigno nel suo petto iniziò a sgretolarsi.


The end

   
 
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