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Autore: lmpaoli94    05/05/2018    0 recensioni
Vi siete mai chiesti come sono nati o vissuti i pokémon leggendari dalla prima generazione alla quarta generazione?
Bene, sarà mio compito raccontarlo in queste piccole serie di one – shot.
Buona lettura!
P. S. Ogni fatto e riferimento a qualsiasi cosa che scrivo, è puro frutto della mia immaginazione.
P. S. P. S.: Ho deciso di fermarmi alla quarta generazione per il semplice motivo che dalla quinta generazione in poi non conosco nemmeno i nomi dei pokémon XD
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Era l’alba dei tempi.
Il mondo aveva appena cominciato a fare il suo corso.
Come il mondo, anche il tempo aveva iniziato a scorrere senza mai fermarsi.
E tutto questo grazie all’avvento di un pokémon leggendario di nome Dialga.
Questo pokémon aveva la facoltà di controllare il tempo mediante i suoi battiti del cuore e i suoi pensieri.
Un pokémon leggendario definito dagli abitanti di Sinnoh come una divinità sacra.
Molti scoprirovine hanno cercato di trovare il nascondiglio della leggendaria Vetta Lancia, ma nessuno è mai riuscito nell’intento.
Ma questo nascondiglio aveva i giorni contati.
Chi sarebbe riuscito a risvegliare Dialga? Quali conseguenza poteva avere tutto ciò?
 
 
Nevicava fittamente sul Monte Corona.
A malapena si riusciva a vedere da un palmo dal naso.
«Midori, sei sicura che sia questo il passaggio che dobbiamo intraprendere?»
«Sì, Eisen. Sono sicura.»
Due giovani scalatori avevano deciso di intraprendere un’avventura al limite dell’indicibile: andare alla ricerca del padrone del tempo.
«Midori, fa un freddo cane. Non c’è un riparo nelle vicinanze?»
«Oh, smettila di fare il fifone» protestò la ragazza «Non è ancora scesa la notte che tu vuoi subito cercare un riparo.»
«E tu come fai a sapere se è giorno o notte? Non si riesce a vedere niente!»
«Si vede che non sei mai stato sulle montagne.»
Il vento continuava a soffiare incessantemente.
Mentre i due ragazzi stavano risalendo una parte ripida di quella immensa montagna, Eisen mise male un piede, scivolando malamente per terra.
«Eisen!»
Il ragazzo riusciva a malapena a rimanere in piedi.
«Accidenti! Che male.»
«Come ti senti?» fece la ragazza accorrendo verso di lui.
«Stavo meglio prima.»
«Grazie della risposta scontata» lo canzonò la ragazza.
«Come vuoi che stia, Midori? Mi fa un male cane!»
«Vieni, mettiamoci al riparo.»
Eisen fu scortato da Midori dietro una grotta nelle vicinanze.
«Fa un gran freddo anche se siamo al riparo» fece il ragazzo.
«Stai zitto e fammi vedere la ferita.»
Diffidente, Eisen fece quello che Midori gli ordinò.
«Per fortuna non è niente di grave, altrimenti ti avrei dovuto lasciare qui.»
«Cosa?!»
«Ahahah scherzo.»
«Non sei affatto divertente.»
«Però un pizzico di umorismo non ti farebbe affatto male, sai?»
«Sì, certo.»
Una volta accasciato a terra, Eisen stava per chiudere gli occhi.
«Sei molto stanco?»
«Sì. Secondo te quanto potrebbe mancare alla meta?»
«Non lo so, Eisen. Questa Vetta Lancia non è stata scoperta da nessuno in precedenza… Ma sono convinta che si trovi qui nelle vicinanze. Me lo sento.»
«E cosa te lo fa pensare?»
«Istinto femminile.»
«Certo, come no. Sempre la solita risposta.»
«Perché? Voi uomini non avete un istinto?»
«Certo che sì.»
«Allora dovreste seguirlo più spesso.»
«Che fai? Vuoi farmi la morale?»
«No, tranquillo… Visto che siamo al riparo, che ne dici di riposarci un po’?»
«Lo sai? È la migliore idea che tu abbia avuto da quando siamo partiti da Mineropoli.»
«Ah ah ah simpatico. Buonanotte.»
«Notte, Midori.»
«Ah, Eisen?»
«Dimmi. Cosa c’è?»
«Ma tu sei contento di partecipare a questa avventura?»
«Perché me lo chiedi?»
«Perché se ci pensi bene, potremmo essere i primi a scoprire quelle rovine dimenticate da tutti. Potremmo scoprire dove è nato lo scorrere del tempo… Ogni volta che ci penso, mi si accappona la pelle.»
«Vuoi la verità? Sì, sono contento.»
«Bene, mi fa davvero piacere. Adesso dormi. Domani ti voglio bello pimpante e al 100% delle forze, ok?»
«Cercherò di fare il possibile.»
«Bene. Notte notte.»
 
 
I due ragazzi stavano dormendo sommessamente.
Non volava una mosca in quella grotta nascosta tra le montagne.
Fino a quando un forte boato non svegliò di soprassalto Eisen.
«Ma che diavolo…»
Recuperato le sue forze, Eisen si alzò d’impeto gettandosi verso Midori.
«Midori, svegliati!»
Ma la ragazza era talmente stanca che non riusciva ad aprire gli occhi.
I boati continuarono a susseguirsi regolarmente per un paio di minuti.
«Midori! Ti decidi a svegliarti?!»
«Cosa… Che succede?»
«Hai sentito quelle grida?»
«Quali grida?»
«Più che grida, direi boati…»
«Eisen, sei sicuro che non ti sei sognato?»
«Avevi ragione tu. Siamo vicini a scoprire Dialga… Forza, andiamo a cercarlo.»
«Ma Eisen, cosa stai…»
«Non c’è un minuto da perdere. Sono abbastanza sicuro che fossero sue quelle grida.»
Quando Eisen provò ad uscire dal rifugio, una folata di vento lo gettò a terra.
«Accidenti. Questo vento è interminabile.»
«Ma cosa credi di fare?»
«Te l’ho appena detto.»
«Il vento è troppo forte per uscire questa notte. Dobbiamo aspettare domattina.»
«Ma…»
«Lo vuoi capire che è troppo pericoloso?»
Alla fine, Eisen si convinse.
Gettò lo zaino per terra e si rimise sotto il sacco a pelo.
«Avrei voluto davvero sentirle queste grida…»
«Mi credi forse un bugiardo?»
«Certo che no, Eisen. È solo che mi sembra tutto strano.»
«Fidati. In questa montagna, niente sembra normale.»
«Come se tu la sapessi lunga…»
 
 
Eisen non riusciva a dormire.
Ripensava a quel boato che gli era entrato nelle orecchie.
Sapeva che era vicino.
Sapeva che era solo questione di tempo.
Con la speranza che il vento si fosse calmato, Eisen uscì allo scoperto.
La neve aveva smesso di cadere e il vento si era definitivamente placato.
Coraggiosamente e con un pizzico di pazzia in corpo, Eisen si avventurò fuori dal rifugio.
Anche se il maltempo si era placato, le basse temperature erano quasi al limite dell’estremo.
Ma al giovane scalatore non gli importava.
Avrebbe voluto vederlo ad ogni costo pur di fare felice la sua compagna.
Vagava senza una meta e andando dove gli diceva l’istinto.
Ad un certo punto, arrivò nel punto più alto della montagna.
E quando la nebbia notturna si dissipò, lo sguardo sorpreso si dipinse sul suo volto.
Lui era lì con gli occhi aperti intento a fissare l’essere umano.
Dialga era gigantesco.
Eisen non aveva mai visto niente di simile.
La sua magnificenza sovrastava l’intera catena del Monte Corona.
Interdetto, Eisen prese la sua macchina fotografica.
Ma il movimento del gigantesco pokémon gli fecero perdere l’equilibrio gettandolo ad un metro di altezza.
Fortunosamente, riuscì a rialzarsi senza essersi fatto minimamente male.
Una volta tornato nel punto dove l’aveva visto, Dialga non c’era più.
“E’ scomparso…”
Eisen era riuscito a vederlo solo per pochi secondi.
Mentre ripensava alla sua avventura, una figura incappucciata gli andò incontro.
«Eisen, ma sei impazzito ad uscire di notte qui?!> gli gridò incontro la ragazza.
«L’ho visto, Midori…»
«Che cosa hai visto?»
«Dialga, il padrone del tempo…»
«Non è possibile…»
«Si trovava proprio su questa altura. Ma adesso è scomparso chissà dove.»
Mentre Eisen stava spiegando l’accaduto, un nuovo forte boato riecheggiò in tutta la montagna.
«Hai sentito? Questo era lui.»
«Incredibile…»
Ma a causa del forte boato, Dialga provocò involontariamente una valanga che andò a causare numerosi danni sulla cima della montagna.
Fortunatamente, i due ragazzi riuscirono a salvarsi in tempo rifugiandosi all’interno delle cavità che costituivano il Monte Corona.
«Stupefacente… Allora Dialga esiste davvero…»
«Magari potremmo continuare a cercarlo…»
«Non ce né bisogno… Mi basta sapere che esiste» disse la ragazza prima di addormentarsi dalla stanchezza.
   
 
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