PROLOGO
Arrivai sul set sorseggiando il mio caffè bollente. Quel giorno ero in ritardo, uno di quei ritardi da far infuriare persino il più calmo fra tutti i registi, che non ebbi nemmeno il tempo di fermarmi a gustarlo: lo bevvi mentre correvo a più non posso verso il set. Ero troppo impegnata a stare attenta che il caffè non uscisse da non prestare attenzione a dove correvo, perciò non mi accorsi di una figura nera che improvvisamente ritrovai davanti a me. Mi scontrai con tale figura e caddi a terra.
-ahi!- esclamai, battendo il fondoschiena sull’asfalto e rovesciandomi mezzo bicchiere di caffè addosso.
-ti sei fatta male?- chiese una voce familiare. Solo allora alzai gli occhi e vidi Chad, piegato verso di me, che mi osservava.
-no- risposi seccamente, allontanandomi la maglietta dalla pelle. –cazzo!- imprecai, osservando la mia maglietta bianca con un’enorme chiazza marrone.
-non sarebbe successo se fossi stata attenta…- mi rimproverò, rimanendo accucciato a guardarmi.
-Chad, non ho bisogno di rimproveri. Non pensi che il caffè bollente basti come punizione?- commentai con acidità. L’ultima cosa che desideravo ricevere era un rimprovero da Chad Michael Murray.
-A cosa devo tutta questa simpatia?-
-Al caffè bollente che per colpa tua mi è finito addosso.-
-Io non ho fatto niente, Hil!- protestò. –Se tu fossi un po’ più attenta a dove metti i piedi!-
Sbuffai, scocciata. Perché mi rimproverava? Non era lui quello con una chiazza di caffè sulla maglietta, e in ritardo marcio! Calò il silenzio. Io ero troppo infuriata per rispondere con gentilezza, e lui era troppo irritato per aggiungere altro.
-Vuoi una mano?- chiese, sforzandosi di assumere un tono più gentile.
-No.- risposi, tirandomi su da terra. Una volta in piedi, mi accucciai per raccogliere la borsa e i vari oggetti fuoriusciti da essa. Chad provò ad aiutarmi ma fui più veloce di lui, e in un minuto mi ritrovai in piedi. Rimisi gli oggetti dentro la borsa, e mi infilai gli occhiali da sole. Controllai l’ora: avrei potuto fingere di stare male oppure di avere una zia in fin di vita, così da poter giustificare il mio ritardo. Per tutto questo tempo finsi di non avere vicino a me Chad, verso il quale, per qualche strano capriccio infantile, provavo una forte irritazione.
-Hil,- iniziò a dire, con voce moderata.
-Chad, non ho tempo.- lo interruppi bruscamente, girandomi di spalle e dirigendomi verso la sala trucco.