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Autore: Red Saintia    07/05/2018    9 recensioni
Due anime affini, legate dal filo sottile di mille battaglie, che vogliono sentirsi qualcosa di più l'uno per l'altra. Cercarsi per una notte e perdersi nell'incertezza del domani.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Garuda Aiacos, Violate
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua, dove si apprestava a fare un bagno ristoratore dopo una giornata sui campi di battaglia, doveva essere della giusta temperatura. Ne troppo calda, ne troppo fredda. Le ancelle lo sapevano bene, sapevano quanto fosse esigente su alcuni particolari e prestavano la massima attenzione. Coperte di tutto punto con delle lunghe tuniche nere, che lasciavano scoperti solo gli occhi, si occupavano della loro padrona, con la massima cura.
Violate restava seduta sul bordo dell’ampia vasca, i lunghi capelli scuri dai riflessi violacei e ribelli le ricadevano lungo il corpo nudo e muscoloso, risultato di duri allenamenti e molteplici battaglie affrontate. Così come quelle cicatrici che si portava addosso come marchio indelebile della vita che aveva scelto. Ma lei di quella vita non rimpiangeva nulla, aveva strisciato nella polvere, aveva patito lo scherno e l’indifferenza, adesso però ricopriva un ruolo importante accanto ad uno dei tre giudici degli Inferi, e questo era un traguardo che aveva raggiunto con le proprie forze.

 Le donne al suo servizio la aiutarono a rilassarsi e lenirono le sue ferite. Battaglia non c’era stata quel giorno, il suo signore -Hades- era ritornato al castello incolume, dopo la sua incursione al Santuario di Athena, e il suo scontro con il cavaliere del Toro era stato poco più di una schermaglia. D’un tratto nella stanza si udirono dei passi, lei non ebbe bisogno di voltarsi per vedere chi fosse, conosceva bene quel cosmo oscuro e brillante, le sue ancelle invece, si inginocchiarono abbassando il capo in segno di rispetto.

 “Lasciateci adesso, i vostri servigi non sono più richiesti per quest’oggi” disse lo specter. Così le donne uscirono silenziosamente lasciando da sola la loro padrona. Violate si alzò, era ancora nuda, così prese un telo poggiato su uno degli scranni in pietra e lo avvolse intorno al suo corpo.

 Non era pudore femminile il suo, lei era una specter prima che donna, certe frivolezze non lambivano nemmeno i suoi pensieri. Piuttosto, ciò che cercava di coprire erano le sue cicatrici che considerava qualcosa di talmente intimo da non volere che altri le vedessero.

 “Mio signore cosa vi porta nelle mie stanze a quest’ora tarda?” chiese. Lui la guardò, aveva ancora i capelli bagnati e il corpo umido, fiera e audace anche senza la sua surplice, non temeva nessuno.

“Domani attaccheremo la nave volante di Athena con la nostra, l’esercito è già stato avvertito e tu sarai al mio fianco” le disse avvicinandosi alla donna.

 “Come sempre mio signore, di questo non dovete dubitare, li schiacceremo come insetti” il suo sguardo riluceva al solo pensiero della battaglia. L’uomo le era molto vicino adesso, indossava una leggera tunica nera con degli intarsi blu all’interno che metteva in risalto il suo fisico statuario, quasi sempre coperto dalla pesante surplice.
 Le sfiorò i capelli guardandola negli occhi, lei non si ritrasse ne abbassò lo sguardo, non era sua abitudine indietreggiare, mai.

“Perché ti sei coperta Violate, hai forse pudore di me?”le chiese

“No mio signore, non è pudore, solo rispetto” rispose la donna

“So che tu mi rispetti, anche adesso che siamo da soli non riesci a chiamarmi per nome. Come se tra noi volessi mettere sempre una certa distanza.” Non rispose Violate, si era ripromessa di non esternare mai i suoi sentimenti, per lei erano solo delle complicazioni che potevano compromettere l’esito delle battaglie.
 Eppure la sua vicinanza, il suo sguardo sul suo corpo risvegliavano in lei quel desiderio di donna che troppo a lungo aveva represso.

“Sarà una dura battaglia quella di domani…ci saranno perdite da entrambi le parti, ma stasera vorrei che tu scordassi tutto. Voglio che dimentichi che sono un tuo superiore, che mi chiami per nome e voglio che tu sia mia!!! Perché solo tra le tua braccia si può placare il mio tormento.”

 I suoi occhi erano brillanti e carichi di desiderio, con un gesto rapido e improvviso le tolse il telo che la copriva gettandolo a terra e guardandola in tutto il suo femmineo splendore. Lei rimase immobile, gli occhi in quelli di lui come se volesse perdersi in quello sguardo, solo un breve sussulto quando l’uomo le sfiorò il collo attirandola sempre di più vicina al suo corpo.

“Dimmi che mi desideri Violate, dimmi che in me vedi qualcosa di più del tuo signore e padrone, perditi con me questa notte, perché a noi specter non è concesso amare, eppure io sento di appartenerti e voglio sentire il mio nome uscire dalle tue labbra…”

 La giovane non sapeva se quelle parole erano un ordine, una richiesta o solo il desiderio di un uomo, ma in quel momento non era importante, ecco perché si concesse di toccarlo come non aveva mai osato.

 “Aiacos…il mio corpo ti appartiene in battaglia cosi come adesso, ma sappi che non mi concedo a te solo perché sei tu a chiederlo, ma anche perché sono io a volerlo.” Spostò le mani dal viso di lui e gli slacciò i cordoni della tunica, scoprendo lentamente il suo corpo.

Lui le afferrò la lunga chioma e la baciò, non c’era delicatezza ne dolcezza nei suoi modi, solo forza, possesso e desiderio. Quello non era l’amore di un uomo qualsiasi ma di un Giudice Infernale e lei, che alla dolcezza non era certo avvezza non fu da meno.
 Lo spogliò completamente delle sue vesti toccando con avidità ogni centimetro del corpo scolpito di lui, lo sentiva fremere e godere ad ogni sua carezza, e un sorriso beffardo le comparve sul volto. Aiacos si scostò per un attimo dalle sue labbra e la guardò.

“Sei bellissima Violate, ogni centimetro del tuo corpo mi fa impazzire…” le disse baciandole una cicatrice lungo il basso ventre. Poi la sollevò da terra e fece poggiare la schiena di lei lungo una delle colonne della stanza.

Erano nudi entrambi adesso e Violate teneva le sue lunghe gambe avvinghiate alla schiena di lui come una stretta letale. Le mani e la bocca di Aiacos le lambivano i seni con insaziabile voracità, la desiderava con tutto se stesso e questo era il modo per dimostrarglielo.

Quando ebbri di piacere i loro sguardi si incrociarono di nuovo, non ci fu più bisogno di altre parole, lui la possedette con tutta la forza e l’ardore che provava. La specter sospirò di piacere tenendolo stretto a se, avevano bisogno l’uno dell’altro, volevano sentirsi di più di semplici macchine da guerra, volevano sentirsi vivi. Aiacos la guardava estasiato, mentre lei si perdeva nel piacere che lui le provocava.

 Poi d’un tratto la mise giù baciandola con passione lungo il collo, e con un gesto la fece voltare di schiena, lei assecondò ogni suo gesto lasciando che il suo corpo soddisfacesse tutti i suoi desideri. Così lui le spostò i capelli lungo la spalla e fu di nuovo dentro di lei.
I loro corpi si muovevano in perfetta sincronia, Violate sentiva tutta la passione del suo uomo e questo faceva crescere il lei il desiderio di compiacerlo.

“Stanotte sei mia Violate di Behemoth, e tutto ciò che conseguirà non ha importanza” disse lui.

“Sono tua Aiacos, stanotte tra le tue braccia, e domani in battaglia fino alla morte” rispose lei tra un gemito acuto che precedette il culmine del piacere per entrambi. Uscì lentamente dal suo corpo, la voltò per guardarla in viso e con la mano le spostò una ciocca di capelli che le coprivano gli occhi.

La strinse a se in un abbraccio affondando il viso tra i capelli di lei, e quando i loro respiri si furono regolarizzati l’unica dolcezza che l’uomo si concesse fu quella di baciarla sulla fronte. Raccolse la sua tunica rivestendosi in silenzio, e anche lei si copri con il suo telo.

Non si aspettava dei saluti ne parole dolci, queste non erano abitudini da specter, eppure Aiacos, dopo essersi ricomposto, si avvicinò a lei.

“Sei una donna straordinaria Violate, e chissà magari se non ci fosse la guerra di mezzo le cose tra noi sarebbero potute essere diverse. Promettimi una cosa però…” le disse prendendola per i fianchi.

 “Ditemi mio signore…” lui sorrise per quella nuova distanza messa da lei.

“Domani in battaglia sarai le mie ali e guiderai l’esercito in mio nome, rendimi fiero di te.”

“Non ti deluderò Aiacos a costo della vita la vittoria sarà tua.” Lui la osservò, come quando si vede qualcosa di misterioso e indefinito, lei era un miscuglio di passione, violenza, dolcezza e forza.

Quanto ancora avrebbe voluto scoprire di lei se solo gli fosse stata concessa un opportunità, ma la guerra tutto travolge e niente concede. Così lui la salutò lasciando le sue stanze, prima di richiudersi la porta alle spalle respirò a fondo l’aria al suo interno, ancora piena del profumo di lei. Violate non si mosse finchè il Giudice non scomparve dalla sua vista, poi si tolse il telo che la ricopriva tuffandosi nell’ampia vasca annegando i suoi pensieri nel dolce tepore di quell’acqua.
   
 
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