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Autore: Doux_Ange    07/05/2018    0 recensioni
Anna e Marco.
Il Capitano e il PM. Tanta paura d'amare, ma altrettanto bisogno l'uno dell'altra.
Quando tutto sembra ormai perduto, può un miracolo venire il loro soccorso?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Christmas Time'
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I miracoli esistono


 

Stupida, stupida, stupida.
 

Sono solo una stupida.

 

L'uomo che amo sta insieme a mia sorella, e tutto per colpa mia, perché l'ho respinto invece di gettarmi tra le sue braccia quando ne ho avuto l'occasione.

 

Visto? Stupida.

 

Il fatto è che... ho avuto paura. Avevo appena iniziato ad accettare l'idea che Giovanni ormai mi avesse definitivamente lasciata per entrare in seminario, e quel bacio con Marco è arrivato in maniera così inattesa che mi sono fatta prendere dal panico.

Non che non avessi già iniziato a pensare a lui più del dovuto, intendo.

È vero, quando l'ho conosciuto l'unica cosa che avrei voluto fare era insultarlo e dirgliene di tutti i colori - cosa che in parte ho fatto, in realtà. Voglio dire, sei un Pubblico Ministero, non puoi presentarti a lavoro in jeans, maglietta e giubbotto di pelle, no? Manco una camicia? E non solo per quello, ma principalmente perché a quanto pare si divertiva molto a sfottermi. Poi abbiamo smesso di comportarci come bambini di cinque anni e ci siamo resi conto di riuscire ad andare d'accordo. Molto d'accordo, anche. E ho imparato a vedere oltre quella barriera di sarcasmo che si è costruito davanti.

 

Ho scoperto un uomo sensibile e premuroso, irriverente ma di certo attento al benessere di chi gli sta intorno. So che ha sofferto molto, e la sua è una ferita difficile da far rimarginare: trovare la tua futura sposa a letto col tuo migliore amico il giorno prima delle nozze non è proprio una favola della buonanotte. Posso permettermi di aggiungere che la sua ex è davvero una stronza? Non la conosco direttamente, ma da quello che ho visto e sentito, non credo che ci andrei d’accordo.

 

E poi è un ottimo cuoco. Questa cosa mi ha sorpresa parecchio, davvero non me lo aspettavo. Mi ha anche dato lezioni di cucina, e devo dire che è pure un bravo insegnante. Chi lo avrebbe detto?

 

È un uomo leale e sincero, e anche se l’ho ammesso a forza e magari non come avrei dovuto, gli sono grata per le parole che ha detto a mia madre. Lei, che non ha mai condiviso le mie scelte di vita e ha sempre trovato mille motivi per criticarmi, ha dovuto tacere di fronte a Marco, che le ha detto senza troppi giri di parole di volermi bene così come sono, perché se mi ama davvero non dovrebbe cercare di cambiarmi a tutti i costi.

 

Forse è stato in quel momento che mi sono innamorata di lui, o forse quando a quel test per Cosimo, ha dimostrato di conoscermi senza forse rendersene conto. Quando mi ha colta alla sprovvista baciandomi ‘per la scena’.

 

Però lo so, quando l’ho capito.

Ho capito che mi stavo innamorando quando sono tornata a casa dopo avergli raccontato di mio padre.

 

Quella storia la conoscono, o meglio dire ormai conoscevano viste le indagini quando sono stata rapita, davvero in pochi. Anzi, oltre a mia madre e mia sorella, l’avevo raccontata fino in fondo solo a Giovanni dopo più di un anno che stavamo insieme. È una storia che mi rende fragile, che mostra la mia debolezza, e io non voglio essere debole. Non voglio che gli altri capiscano quanto sto male. Quanto soffra per la mancanza di mio padre.

 

Come dicevo, avevo appena iniziato a fare i conti con l’abbandono di Giovanni e la nascita di questi nuovi sentimenti, quando Marco è venuto a casa per ringraziami di avergli impedito di fare una cazzata. Ho rimediato io però, la cazzata l’ho fatta io dopo, interrompendo il suo bacio.

 

Oh, quel bacio.

 

Mi ha scatenato una tempesta di farfalle allo stomaco e brividi lungo la schiena e ovunque le sue mani mi accarezzassero, e scintille sulle mie labbra.

Avrei voluto che non finisse mai.

 

E invece l’ho interrotto io. Quando il mio cervello è tornato a funzionare, è scattato il panico e l’ho allontanato. E lui ovviamente, forse più in imbarazzo di me per il terrore di aver sbagliato, è andato via.

L’ho già detto che sono stupida?

Beh, non sarà mai sufficiente ripeterlo, perché come se non bastasse, quando lui ha cercato di affrontare l’argomento, io gli ho detto che era stato un errore.

Sono stupida all’ennesima potenza, ecco.

 

Dopo qualche momento di imbarazzo, abbiamo ricominciato a parlare come prima, e mi sono legata ancora di più a lui. E forse ci avrei anche concluso qualcosa, se non fosse per mia sorella che si è messa in mezzo.

 

Cioè, non è proprio colpa sua. Cecchini ha cercato di aiutarmi e ha combinato un casino, e Marco e Chiara sono finiti a cena insieme, e lì è iniziato il mio calvario.

 

Lo so che non lo fa apposta, ma Chiara non mi ha mai capita davvero. Non mi presta attenzione come potrebbe, e finisce per non accorgersi di avermi scavalcata. È sempre stato così, anche quando eravamo piccole: se c’era una cosa che piaceva a entrambe, io non avevo il coraggio di dirlo, lei invece si buttava immediatamente finendo per ottenere e avere per sé ciò che avrei voluto io.

Anche stavolta è andata così, non ha capito che a me Marco piaceva, e che la mia era solo... paura di star male un’altra volta. Semplicemente non si è resa conto di avermi involontariamente ferita.

 

E non biasimo nemmeno Marco. So benissimo di essere un disastro su tutta la linea, specie con i sentimenti. Non sono brava ad ammettere quello che provo, sono timida, sono complicata e difficile da gestire perché non sono il tipo da farsi mettere i piedi in testa tanto facilmente, quindi non è colpa sua se voleva una storia senza troppi pensieri invece di correre appresso a un caso umano come me. Dopotutto, sono io che gli ho detto che qual bacio era stato un errore. È colpa mia se ha pensato che per me è solo un amico. Un collega.

 

L’aiuto del Maresciallo è servito a poco, perché alla fine si sono baciati comunque. Stanno insieme adesso, e io devo stare lì a fingere di essere impassibile e pure felice per loro.

 

E sono pure un’autolesionista, oltre che stupida. Perché aiuto Chiara a fare bella figura con lui, preparando la cena che lei farà passare per opera sua, e ho aiutato Marco a organizzare la festa di laurea per lei con le cose che le piacevano, ovviamente come se avesse fatto tutto lui.

 

Sono completamente idiota. Mi faccio male da sola e continuo a farmene, ma davvero non so quanto potrò resistere ancora.

Sono confusa, sono combattuta. Vorrei dirgli tutto quello che provo, ma allo stesso tempo non posso, perché mia sorella è felice e io non voglio fare danni. Anche a costo di continuare a far sanguinare il mio cuore.

Lo so che lo amo. È stato per lui il mio ultimo pensiero quando ero convinta di stare per morire. Ho tentato di mandargli un messaggio d’addio ma, ovviamente, il mio cellulare è morto sul più bello, e forse è stato meglio così. Avrei causato un mare di danni, ma sul momento quello era l’ultimo dei miei problemi.

Volevo solo dirgli che lo amo. Così com’è. Anche se a volte è l’uomo più irritante del pianeta, sono innamorata di lui, forse anche per questo.

Ma ormai è andata, non sto per morire e non ho un buon motivo per confessargli tutto senza ferire mia sorella e farmi mandare a quel paese anche da lui, probabilmente.

 

A incasinarmi la vita ancora di più c’è stato il ritorno di Giovanni.

Ormai mi ero rassegnata, ero convinta che sarebbe rimasto in seminario, che quando l’avrei rivisto sarebbe stato troppo tardi e non ci sarebbe stato più niente da fare per noi due.

Non l’avevo davvero previsto, che avrebbe potuto cambiare idea.

 

Per me.

 

Questo ha detto, quando si è presentato alla mia porta. Che è tornato per me, che ha lasciato il seminario per me, che la sua vita senza di me è incompleta. Che mi ama e sono tutto ciò che vuole, che farà di tutto per me.

Fino a qualche mese fa, a queste parole mi sarei sciolta, gli avrei gettato le braccia al collo e l’avrei baciato fino a farci mancare il respiro. Avrei dato qualunque cosa per sentirmelo dire.

Invece, quella mattina, l’unica cosa che sono riuscita a rispondere è che non sapevo cosa dirgli. E non lo sapevo davvero, perché non mi aspettavo venisse, né tantomeno che mi dicesse quelle cose.

 

Mi detesto per essere rimasta impassibile. L’ho amato moltissimo, e cinque anni non si cancellano in un attimo. Eppure, più ci penso più mi rendo conto che, per quanto mi riguarda, la nostra storia era già chiusa da tempo. Forse anche prima che lui mi confessasse l’idea di volersi fare prete. Non lo so, ho come l’impressione che, a forza di vivere lontani, abbiamo smesso di ascoltarci. Abbiamo intrapreso vite e strade diverse pur essendo insieme, e questo ci ha portati inevitabilmente a dividerci.

È per questo che lui ha preso quella decisione. Per questo che io pensavo solo al lavoro. Forse quel ‘noi’ non c’era già più.

La sua scelta ha solo messo in risalto il fatto compiuto. E io mi sono arresa all’evidenza.

 

Quel suo bacio di fronte alla caserma, quando sono tornata dopo il rapimento... ho risposto perché nella foga del momento, nonostante la mia calma apparente, avevo bisogno di rassicurazione, e lui è stato lì per darmela. Per un attimo, mi è sembrato di essere tornata al passato, quando baciarlo mi faceva tremare le gambe e arrossire come una ragazzina. Ho sentito sulle sue labbra tutta la disperazione per il timore di avermi persa, e il sollievo di sapermi viva, lì con lui. Mi sono sentita amata... ma mi sono sentita anche in colpa, perché io quell’amore non sono riuscita a ricambiarlo. Mi sono sentita in imbarazzo, a disagio per aver ceduto al bisogno di un momento.

Fosse accaduto prima, non mi sarebbe importato di nient’altro oltre lui, nemmeno del fatto che i miei uomini fossero lì a osservare la scena mentre il loro Capitano si lasciava baciare dall’uomo che amava, al sicuro tra le sue braccia dopo un’esperienza terribile.

 

Quel gesto dolce ha assunto un sapore di fiele perché carico di menzogne.

Perché avrei tanto voluto che, al suo posto, ci fosse un altro. E so che è una cosa che non potrò mai perdonarmi.

Marco ha fatto di tutto per ritrovarmi, così ha detto Chiara. Dio solo sa quanto autocontrollo mi ci è voluto per limitarmi a quel ‘grazie’ perché non potevo far altro. E perché non avrei avuto la forza fisica e mentale per affrontare le conseguenze di una reazione sbagliata.

Avrei voluto dirgli tante cose, cose che dovrò tenere per me, e cercare di dimenticare.

 

Devo farmela passare in un modo o nell’altro.

Ho tenuto nascosto per diciassette anni il dolore per mio padre e l’odio per colui che ne ha causato la morte. Cosa può essere, al confronto, un cuore spezzato? La consapevolezza di un amore impossibile?

Niente. Terrò per me anche questa sofferenza. Non riuscirò a dimenticare, forse, ma a farmene una ragione sì. Devo. A qualsiasi costo.

 

Soprattutto perché quel famoso messaggio gli è arrivato. In ritardo, perché il suo cellulare ha deciso di dare i numeri, ma è giunto a destinazione. Ero andata a casa sua per dirglielo, facendolo passare per un messaggio inutile e idiota, e invece lui l'aveva letto. E ha avuto esattamente la reazione che avevo pregato non avesse.

 

Per un secondo avevo sperato, quando mi ha presa per le spalle e sorriso perché conosceva già il contenuto di ciò che gli stavo dicendo. Poi so solo che ho sentito il mio cuore andare in frantumi quando mi ha detto che sapeva che quelle parole non significavano niente. In parte era ciò che volevo, ma dentro di me avrei desiderato che mi dicesse di provare le stesse cose. E accidenti, non puoi dirmi che non vuol dire niente quando ti ho detto di averti scritto convinta di stare per morire, no? Che avrei avuto da perdere a quel punto, a dirgli che lo amavo? Eppure il destino ha deciso di farsi beffe di me, così sono andata via, cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime e senza rispondere al suo saluto, perché so bene che se avessi aperto bocca, sarei scoppiata a piangere nel suo soggiorno, e non era proprio il caso. Chiara stava arrivando per cenare con lui, e non avevo voglia di incrociarla, tantomeno di farmi vedere in quello stato.

 

Mi sento ancora più uno schifo perché ho rifiutato la proposta di Giovanni.

 

Eh già. Evidentemente si era davvero reso conto di amarmi ancora, e tanto anche, per aver preso una decisione del genere dopo mesi di pausa, e soprattutto dopo nessun vero incoraggiamento a tornare insieme da parte mia.

 

Gli vorrò sempre bene, ma non lo amo più. Il mio cuore ormai appartiene a Marco, non importa se non ricambia, ma non me la sono sentita di illudere Giovanni. Sarebbe stato orribile per entrambi, e poi io non sono brava a mentire.

Da un lato però sono più tranquilla, perché ora conosco il mio posto, so come comportarmi. Non sono più in quella situazione dubbia con lui.

 

Il mio campanello suona, di sicuro Chiara ha dimenticato il tappetino per gli esercizi.

 

Marco.

 

Gli dico che Chiara non c'è, ovviamente è qui per lei.

 

“Sì, sì, lo so, infatti sono qui per te.”

 

Cosa?

 

Lo seguo in cucina, e mi rendo conto che deve aver bevuto. Mi devo essere persa qualche passaggio. Che è successo?

 

“Tutto bene?” Esito. “Marco, hai bevuto?”

 

“Un pochino sì, se no credo che non sarei qua...” Risponde, con un sorriso incerto. Sono confusa, non capisco. Che ci fa a casa mia?

 

Poi finalmente avanza verso di me, con uno sguardo pieno di dolore e supplica, la voce che si spezza.

“... Non ti sposare.”

 

Aspetta, che?

 

“Sposarmi?” Come fa a sapere della proposta? Cecchini, sicuro. Cerco di dirgli che il Maresciallo ha capito male, che ho detto di no, ma non mi lascia parlare, così lo lascio libero di continuare, incerta su cosa possa mai volermi dire.

 

Io ti amo.

 

E il mio cuore si ferma. Spalanco gli occhi, e non riesco a trattenere un sorriso. Non sto sognando, vero? Ditemi che non sto sognando.

 

“E il messaggio che mi hai mandato mi ha fatto quasi piangere... anzi, leva il quasi.”

 

Non ci credo. Mi sembra così bello che non ci credo. Senza contare il fatto che ha avuto bisogno di ubriacarsi un po' per trovare il coraggio di venirmelo a dire.

 

“Io all'inizio ti odiavo, mi stavi antipatica, ma tanto... e poi ho capito che sei una intelligente, sei tosta, sei determinata... Ma sei anche sensibile, emotiva, e sei una che davanti al male si sa ancora commuovere.”

 

Non so se ridere o piangere, è tutto così surreale. Il mio cuore sembra volermi uscire dal petto tanto batte forte.

 

“... E ti amo.”

 

Sorrido come una bambina il giorno di Natale, ma è più forte di me. Devo capire. Perché è successo tutto il casino che ci portiamo dietro.

 

Così gli chiedo perché se mi ama mi ha allontanata quella sera, perché sta con mia sorella. E scopro che l'ho terrorizzato spostando un pouf che nemmeno ricordo, sempre per via della sua ex. Ha paura che io voglia cambiarlo, farlo diventare una persona che non è. Mi dice di no, che sa che io non lo cambierei, che non sono lei, che potremo amarci senza cambiarci. Prima che possa ribattere, continua.

 

“Ti prego, non sposare Giovanni. Lo so che gli hai già detto di-”

“No.”

 

Allontana le mani dal mio viso, interdetto. Non mi dispiace poi tanto, che abbia capito male. Non mi avrebbe fatto questa dichiarazione in quel caso.

 

“Gli ho detto no, Marco. Non posso. Non lo amo più.”

 

Alzo le spalle e gli sorrido. Non potevo sposarlo, perché amo lui.

 

Marco sorride, il sollievo evidente nel suo sguardo, e fa per baciarmi ma io lo fermo, ancora.

 

E non per Chiara, o meglio dire non solo per lei, perché se lo bacio ora finiremmo per tradirla entrambi, e non voglio questo. È mia sorella, non potrei mai farle del male in maniera così spudorata.

 

“È che... io non posso promettertelo. Che ci ameremo senza cambiarci.”

 

Il suo “Perché?” con quell'espressione disperata mi spezza il cuore, ma deve capire che la sua è una richiesta impossibile.

 

“Io sono cambiata in questi mesi... ho imparato ad avere più fiducia in me stessa, ho accettato la mia femminilità... Ho anche messo il push-up.” Gli dico seria, e quando mi dice “L'ho notato” e io gli rispondo che lo sapevo, la sua espressione imbarazzata mi fa ridere. Sapevo di non essergli indifferente in fondo, ma anche io mi ero sorpresa dell'effetto che avevo su di lui. Specialmente considerando che esce con mia sorella, che al solo passaggio fa sempre voltare tutti.

“Sono cresciuta... anche grazie a te. Però è inevitabile che si cambi. Io... io cambierò te e tu cambierai me... e questo è stare insieme. È un viaggio, non lo sai dove ci porta. Si perdono delle cose, se ne prendono altre... Si cambia. È bello cambiare, è bellissimo cambiare... insieme.”

 

Ma dalla sua espressione capisco già che le mie parole non hanno sortito l'effetto che avrei voluto.

 

“... io, è meglio che vada.”

 

E il mio cuore si ferma, di nuovo. Stavolta per il dolore. E il mio cellulare che squilla mi impedisce di piangere, soprattutto davanti alla notizia che mi viene data: il prigioniero è scappato.

 

Il giorno dopo, la sfuriata di Marco è prevedibile, e lo è anche il gelo nei miei confronti. Quel “Capitano” detto da lui in maniera così tagliente, e così tanto intrisa di disprezzo mi arriva come un pugno allo stomaco. Ma devo resistere, devo essere forte. Per me stessa, e per il Maresciallo, che quel gesto disperato l'ha fatto per amore.

 

Quante sciocchezze si fanno, per amore. Come quella che stiamo facendo noi due. Ci amiamo, eppure non riusciamo ad andare oltre le nostre paure.

 

E io ne ho di nuovo tanta, perché adesso non credo che riuscirò ancora a sopportare l'idea di vedere Marco insieme a Chiara, soprattutto quando so che ama me ma mi ha rifiutata ancora una volta perché l'ho messo davanti alla spaventosa verità che nella vita sia normale cambiare.

 

Così quando la sera Chiara torna a casa dicendomi che ha lasciato Marco, io non riesco a nascondere il mio sollievo. “Ah... come mai?” chiedo cercando di fingere indifferenza, o empatia per lei, ma fallisco miseramente perché la mia voce trema.

 

“Anna, Marco ama te e lo sai.”

 

Quindi se n'è accorta. L'ha capito, e la cosa mi fa stare anche peggio, adesso.

 

“Mi dispiace.” le dico, abbassando lo sguardo. “Non... volevo. E comunque tra me e Marco non è successo niente.”

 

Certo, se può considerarsi 'niente' il fatto che lui sia venuto qui a casa e mi abbia fatto una dichiarazione d'amore in piena regola.

 

Chiariamo di fronte a una vaschetta di gelato, rigorosamente cioccolato e panna come piace a noi, e mi sento un po' meglio. Siamo sorelle, vogliamo l'una il bene dell'altra. E quella situazione non poteva continuare. Spero solo che adesso lo stallo che c'è si risolva in qualche modo.

 

Così la sera dopo, quando lo vedo arrivare all'ospedale dove è ricoverato Cosimo, il mio cuore manca di un battito. Se è qui, allora, forse...

 

Usciamo fuori, e la vista che mi si presenta davanti mi distrae per un attimo: sembra uscita da una cartolina natalizia, ci sono luci tutt'intorno e una meravigliosa slitta piena di regali che ha tutta l'aria di essere sul punto di sollevarsi in cielo. Rintraccio il filo dei pensieri, girandomi a guardare Marco.

 

“Non avevi detto che questa cosa del Natale era una pazzia?”

 

“Sì, l'ho detto.” Fa lui, sorridendo.

 

“E allora perché sei venuto?”

 

I suoi occhi brillano. “Perché ho sentito un pazzo che diceva che per amore si può e si deve cambiare.”

 

Vorrei mandare tutto all'aria e buttargli le braccia al collo, ma ho ancora paura. Forse stavolta sto davvero sognando, con questa improbabile aria natalizia in piena estate, non oso sperare che il motivo della sua presenza qui sia quello che credo. Per questo gli faccio la domanda che più mi terrorizza. Che non mi fa dormire da quando se n'è andato, quella sera, dopo avermi detto che mi amava.

 

“... E non eri tu quello che aveva paura di cambiare?”

 

Ed ecco che mi spiazza. “Io non ho paura di cambiare, no... Se lo facciamo assieme.”

 

Stavolta sorrido davvero, e lui si china per baciarmi, facendomi il solletico. Scoppio a ridere.

 

“Ti potresti togliere la barba? Per favore!”

 

Rido come una bambina. Ormai lo so, è qui per restare.

 

Lui abbassa la finta barba di Babbo Natale e sorride, puntandomi un dito contro con fare scherzoso. “Tu stai cercando di cambiarmi, così, eh? Stai cercando di cambiarmi!” Ma lo dice ridendo, e non posso fare a meno di stuzzicarlo ancora un po'.

 

“... E anche la panzetta deve sparire”.

 

Lui si finge offeso. “No, questa è mia, ci tengo,” ribatte con fare protettivo, ma sempre col sorriso sulle labbra. “Come Sarkozy, non-”

 

Okay, basta con i giochetti, direi che abbiamo parlato abbastanza per il momento. Ci sarà tutto il tempo del mondo per farlo dopo. Gli prendo il volto fra le mani e lo bacio, interrompendo quel suo farfugliare posando le mie labbra sulle sue.

 

Finalmente.

 

Lui mi abbraccia, poi si dimostra altrettanto impaziente posandomi le mani sulle guance e approfondendo il bacio, prima di tornare a stringermi forte a sé. E in quel momento ho la certezza che sia tutto reale. Lo sento, sono fra le sue braccia, e mi sta baciando. Sento l'amore che provo per lui diffondersi e riscaldarmi nel profondo. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sento felice. Mi sento completa.

 

Vorrei che questo momento durasse per sempre.

 

È un po' imbarazzante essere beccati incollati per le labbra da Cecchini che sta uscendo dall'ospedale insieme a Cosimo, considerato che sono il suo superiore e tutto il resto. Ma è pur vero che lui sa cosa provo, e sa cosa prova Marco. È anche merito suo se siamo qui. Se non fosse per quel suo vizio di origliare, anche se è una cosa che mi dà fastidio, Marco non sarebbe mai venuto a casa mia mezzo ubriaco a pregarmi di non sposare Giovanni. Non avremmo superato le nostre paure.

 

E quando, più tardi, sotto una incredibile neve d'agosto che tinge tutto di bianco Marco mi bacia, so che andrà tutto bene. Che l'amore vince sempre. E che i miracoli esistono, anche per noi due.

 

 

 

 
   
 
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