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Autore: _malikseyes    09/05/2018    3 recensioni
Un festival. Una ragazza innamorata della musica. Un ragazzo romano che non vede l'ora di esibirsi. Tanta buona musica.
Irene, pessimista per eccellenza, è una semplice ragazza di diciotto anni. Cresciuta con un papà "quasi" musicista, fin da piccola ha sempre provato un amore inspiegabile per la musica. Suona la chitarra e il pianoforte, non fa altro che cantare. Ha un debole per la voce di un cantante romano, Monx. Cosa succederà quando Irene scoprirà che il suo amato Monx si esibirà ad un festival organizzato a pochi chilometri dal suo paesino?
Per far scattare la scintilla a volte basta davvero poco. Un palco, una canzone, uno sguardo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SETTE 

 
Il giorno dopo raccontai tutto ad Aurora che sembrava una dodicenne eccitata per la prima cotta: tipico di Aurora. Avevo passato la mattinata all’università e la mia mente pensava sempre a cosa fare. “Mando il messaggio o continuo ad ignorarlo?”
Durante la pausa pranzo, spinta da una botta di coraggio improvvisa, cominciai a seguirlo di nuovo su Instagram e gli scrissi addirittura un messaggio. Ovviamente dopo cinque minuti già me ne pentii ma mentre scrivevo il messaggio mi sentii un po’ felice, quasi come se potesse cambiare qualcosa nella mia vita noiosa e piatta. Marco, in realtà, mi rispose quasi subito ma io quando seguivo i corsi spegnevo il telefono. Riuscii a rispondere solo sull’autobus mentre tornavo a casa e appena vidi il messaggio cominciai a sorridere come una stupida, ora sembravo io la dodicenne alle prese con la prima cotta.
 
@monx: ohoh, irene de remis mi ha davvero contattato? prepariamoci alla fine del mondo
@irenederemis: ha ha ha che simpatico! Non farmi pentire di averti inviato il messaggio
@monx: nono, per risentirti ho dovuto aspettare mesi...non ricominciamo!
@monx: allora irene, stasera cosa fai?
@irenederemis: ovviamente lavoro
@monx: ne sei sicura? è giovedì
@irenederemis: oddio, è vero. Il ristorante il giovedì è chiuso
@monx: perfetto, questo volevo leggere
@monx: quindi stasera ti aspetto in un locale, mi esibisco e poi mangiamo un panino insieme
@monx: non accetto un no come risposta!
@irenederemis: in realtà non lo so, di solito il giovedì sera mi addormento alle nove..
@monx: appunto!!! hai 19 anni, smettila di fare la vecchia
@monx: ti ho messo già sulla lista, ci vediamo stasera e non si discute
 
Ovviamente chiesi subito aiuto ad Aurora che era con le gemelle. Le mie amiche senza esitare mi dissero di accettare subito e Aurora minacciò di correre a Roma per picchiarmi se fossi rimasta a casa. Infine mi convinsi e andai al locale. Mi spostai con i mezzi, non era troppo lontano, e man mano che la fermata si avvicinava la mia ansia saliva ancora di più. Non ascoltavo una canzone di Monx da troppo tempo, da quando avevo deciso di chiudere ogni tipo di rapporto, e avevo paura della reazione che avrei potuto avere. Fuori al locale c’era un sacco di gente, a Roma era abbastanza conosciuto, e notai che la maggior parte delle persone in fila erano ragazze. Presi coraggio e mi avvicinai ai buttafuori, comunicai il mio nome e riuscii ad entrare tra gli sguardi scocciati delle persone che stavano aspettando. Il locale era quasi vuoto, c’erano solo alcuni ragazzi che avevano organizzato l’evento e la band che stava accordando i vari strumenti. Mi guardai attorno e notai alcuni stand con dei disegni di illustratori vari, mi avvicinai a guardare per perdere tempo. Dopo circa dieci minuti iniziarono ad entrare le persone e mi spostai subito verso il fondo: mesi fa avrei pagato per essere in prima fila al concerto del mio cantante preferito mentre ora desideravo solo passare inosservata per lui. L’attesa passò in fretta, ingannai il tempo bevendo un po’ di birra e fumando. Ad aprire il concerto c’era una band che non conoscevo ma che tutto sommato non era male. Quando vidi Marco salire sul palco con il suo solito sorriso, mi fermai a fissarlo e cominciai a sorridere anche io inconsapevolmente. Era così bello e felice! Cominciò a cantare e la sua voce trasportò subito su un altro pianeta: dimenticai le mie paure, le insicurezze e le mie ansie. Nella mia testa c’era solo la sua voce dolce e calda. Dopo mesi continuava a farmi lo stesso effetto, riusciva a tranquillizzarmi con una semplice nota ed era proprio questo il motivo che mi aveva fatto amare così tanto la sua musica.
“Allora regà, siete fortunati stasera..ieri ho scritto il testo di una canzone e i miei fratelli hanno subito arrangiato una base” si girò verso la band e sorrise. “Comunque ieri notte ero troppo preso bene, ho preso un foglio ed è uscito fuori questo! Spero vi piaccia” sorrise e cominciò a cantare.
 
Tu mi parli, io ti guardo
 e prendo il volo sopra questa sedia
perché ho problemi di attenzione ben oltre la media
stavo in missione nello spazio ma abbiamo un problema
posson sbagliare tutti quanti si ma non te
sei programmata per risolvere la confusione
per far sembrare così stupide le mie parole quando cerco di tenerti qui

Dove sei?
Stavo cercando di vederti in mezzo a tutta questa folla
lo riconoscerei il tuo nome tra quasi otto miliardi di persone



Scommetto che se ci fosse stata una telecamera puntata su di me, sarei finita su Paperissima per la mia faccia sconvolta. Ascoltai attentamente ogni singola parola della canzone, con un’attenzione quasi spaventosa. Quando cantò per la prima volta il ritorno spalancai occhi e bocca e mi allontanai ancora di più verso il fondo. Marco mi stava guardando, sentivo il suo sguardo su di me, lo sapevo. Infatti appena alzai lo sguardo, lo trovai che mi fissava e sorrideva. Abbassai subito lo sguardo e la mia testa cominciò a ragionare in preda all’ansia. Pensai alla questione del nome che ci aveva fatto conoscere, il mio atteggiamento che ci aveva fatto allontanare e perdere e la sua voglia costante di cercarmi e creare un rapporto con me. “Oh cazzo, ma è dedicata a me?” Fu questo il mio pensiero forse un po’ irrazionale e dettato dall’ansia. Scappai fuori a fumare una sigaretta che mi riportò con i piedi per terra: la canzone non poteva essere dedicata a me. Monx, il mio cantante preferito e la persona che avevo trattato male, non avrebbe potuto dedicarmi una canzone. Con questa convinzione tornai dentro la sala e trovai Marco che stava ringraziando e salutando il pubblico. Prima di scendere dal palco mi cercò tra la folla e una volta trovata vicino al bancone del bar mi fece segno di avvicinarmi a lui. Mi incamminai verso di lui facendomi spazio tra la folla e ricevendo qualche occhiataccia da qualcuno quando il buttafuori mi fece entrare nel privè. Subito notai i sorrisi maliziosi dei ragazzi della band e quando Vittorio mi notò scoppiò a ridere e diede una pacca sulla spalla al suo migliore amico.
“Io solo il superenalotto non riesco a fare, il resto azzecco tutto!” disse guardando me e Marco mentre andava via.
“Cosa voleva dire Vittorio?” chiesi spinta dalla curiosità.
“Niente, è un coglione..lascialo stare” borbottò imbarazzato. Stavo per rispondere ma Marco prese delicatamente il mio braccio e cominciò a guidarmi all’interno del locale. Attraversammo un corridoio che collegava la sala in cui si era esibito e la sala che veniva usata per il pub. Il locale era davvero molto molto carino. Sulle pareti c’erano le varie lettere dell’alfabeto con le luci che si usavano per le decorazioni natalizie, ovviamente richiamavano Stranger Things. Il resto della sala era tutto in legno, sembrava di essere in una casa in montagna. Mi piaceva tanto l’atmosfera. Ci sedemmo su un tavolo appartato dagli altri e non credo che fu una coincidenza.
“Allora che mi dici? Ti è piaciuto il concerto?” mi chiese tutto sorridente.
Alzai gli occhi al cielo.
“Lo stai rifacendo! Stai facendo una domanda del genere a una tua fan” dissi ovviamente scherzando. “Comunque giusto per gonfiare un po’ il tuo ego, il concerto mi è piaciuto, siete stati bravi” aggiunsi.
“Tutti questi complimenti sono troppo per me e per il mio ego” disse fingendo di svenire. Scoppiai a ridere attirando l’attenzione di alcune persone.
“Ma che risata hai?” disse scoppiando a ridere anche lui. Purtroppo, e sottolineo purtroppo, la mia risata sembrava un richiamo per le foche o per gli elefanti. Infatti cercavo sempre di trattenermi in pubblico.
“Ti prego non farmi ridere” dissi ormai rossa come un pomodoro e cercando di calmare le mie risate.
“Assolutamente no, la tua risata mi fa morire. Ridi quanto vuoi” disse prendendomi in giro e facendomi ridere ancora di più. Ad interromperci fu un cameriere abbastanza imbarazzato che ci portò i menù. Ordinammo entrambi due panini e due birre, ci mettemmo circa un quarto d’ora per scegliere dato che ogni panino ci sembrava buonissimo. Avevamo scelto, infine, due panini che piacevano ad entrambi e che poi avremmo diviso per assaggiarli.
“Hai dei buoni gusti, ti butti sul pesante! Hai appena scelto un panino con hamburger, bancon, insalata, melanzane e peperoni grigliati” disse guardandomi divertito.
“Sono cresciuta in una famiglia composta solo da uomini che quando sono affamati mangiano anche il tavolo, ho sempre mangiato tutto senza alternative se qualcosa non mi piaceva.”
“Quanti fratelli hai?” mi chiese curioso.
“Ne ho due ma contano per mille, sono delle bestie fisicamente e insopportabili come le zanzare” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Sono più grandi di te?”
“Sì, in pratica sono la più piccola della famiglia e anche l’unica donna! Non so se capisci le difficoltà nel sopravvivere in mezzo a loro” dissi scherzando.
“Perché? Che cosa fanno?” era davvero interessato alla mia vita.
“Non voglio nemmeno parlare della loro gelosia e del loro senso di protezione, finirei di parlare domattina. Spesso mi lasciano tutta casa da sistemare, nonostante abbiamo una tabella con i turni, è  una lotta continua per ottenere la macchina o anche solo il telecomando della TV. Sono cresciuta guardando partite di calcio, di qualunque campionato, infatti so dirti tutte le squadre tedesche, inglesi e spagnole. Mia mamma ha sempre cercato di aiutarmi in mezzo a tre maschi, contando anche mio padre, ma purtroppo non ho mai conquistato il telecomando della TV e non credo succederà mai” dissi ricordando alcune scene caratteristiche delle mie giornate con quelle scimmie. Ero talmente presa nel mio discorso che non avevo notato lo sguardo interessato e l’espressione divertita di Marco.
“Dai però non sei sola, c’è comunque una presenza femminile in casa che ti aiuta” mi rispose non sapendo di aver toccato un tasto dolente. Nella mia mente mi trovai davanti due strade: far finta che l’argomento non mi toccasse o accennare qualcosa facendogli capire che non doveva più farmi domande. Decisi di scegliere la seconda strada poiché non sempre riuscivo a controllare le emozioni quando veniva menzionata mia madre.
“Fin quando ha potuto mi ha sempre aiutato” dissi semplicemente. Vidi inizialmente confusione nel sguardo ma quando capì il significato della mia frase mi sorrise dolcemente. Per fortuna arrivarono i nostri panini e la nostra attenzione si spostò su di loro. Mangiammo abbastanza bene, i panini erano davvero buoni e la birra artigianale anche. Fu una bella serata, sembrava di essere in compagnia di una persona che conoscevo da anni. Non mi stancavo di parlare con lui, era bello ascoltare la sua voce mentre mi spiegava dei suo progetti futuri, dei suoi amici, della famiglia. Mi piaceva potermi confrontare con lui, in circa due ore parlammo tantissimo e sembrava di aver recuperato quei sette mesi di silenzio. Queste sensazioni le avevo provate quando avevo passato quella serata in montagna: ero rilassata, tranquilla, divertita e avevo abbassato un po’ le mie barriere raccontando qualcosa di me. Non riuscivo ancora a capire come Marco riuscisse a farmi stare così bene, in fondo avevamo appena cominciato a sentirci.
Decise di pagare la cena e appena gli chiesi di dividere il conto scoppiò a ridere e si avviò alla cassa per pagare. Propose di darmi un passaggio a casa poiché era tardi per prendere i mezzi e non gli piaceva tanto l’idea di vedermi da sola su un taxi.
“Allora mentre raggiungiamo casa tua puoi sfruttarmi come se fossi una radio e farmi cantare tutte le canzoni che vuoi” disse mentre metteva in moto.
Sorrisi divertita.
“Tutte tutte?” gli chiesi per avere conferma. Lui annuì sicuro.
Cominciai a divertirmi e a proporgli ogni canzone che mi passava per la testa, da Tiziano Ferro a Vasco Rossi, Negramaro, Gigi D’Alessio, Cesare Cremonini, One Direction, Troy Bolton e così via. Mi divertii tantissimo, fu un quarto d’ora di continue risate e complimenti perché Marco era dannatamente bravo. Avrebbe potuto cantare anche la sigla dei cartoni animati o le canzoni delle pubblicità, la sua voce mi avrebbe sempre stregato.
“Forse tu non ti rendi conto ma sei riuscito a farmi rimanere senza parole anche con una canzone di Gigi D’Alessio!” Lui scoppiò a ridere. “Ti svelo un segreto” mi avvicinai al suo orecchio e comincia a sussurrare “mi piace troppo la tua voce!” dissi infine.
“Eddai Irene, così il mio ego stasera scoppia.”
Lo ignorai e ricominciai a proporre canzoni a caso.
Quando si fermò sotto al mio palazzo, l’auto si riempì di imbarazzo. Era stata una bella serata, come doveva finire?
“Ire devo dirti un segreto anche io” disse avvicinandosi al mio orecchio. Quando notai la poca distanza che c’era tra di noi cominciai a sentire caldo e il mio cuore cominciò a battere quasi come se desiderasse uscire dalla gabbia toracica.
“A me non piace solo la tua voce, mi piaci proprio tu!” disse con una tranquillità assurda. In un secondo diventai rossa come un pomodoro e restai in silenzio, stranamente senza parole. Notando la mia faccia scocciata scoppiò a ridere.
“Ma quanto sei bella! Ti scrivo un messaggio appena arrivo a casa” mi disse per poi baciarmi sulla guancia, troppo vicino alle labbra. Mormorai un saluto e con un sorriso stampato in faccia scesi dalla macchina e mi avviai verso il portone del mio appartamento. Ero felice.
 
 
Buonasera (o forse buonanotte considerando l’orario)!
Mi scuso innanzitutto per il ritardo ma sono stata in gita, la mia ultima gita da liceale, e appena sono tornata ho dovuto cominciare a lavorare sulla mia tesina. Appena ho avuto un po’ di tempo libero l’ho passato a scrivere, infatti, ho già cominciato a scrivere il capitolo otto. Quindi, se gli impegni me lo permettono, spero di riuscire a pubblicare al massimo massimo tra due settimane! Spero che nonostante il ritardo nella pubblicazione il capitolo vi piaccia. Vi invito a lasciare una recensione perché mi sono utili per capire cosa vi piace di questa storia e se c’è qualcosa da cambiare. Sono disposta a confrontarmi con voi e continuare a scrivere tenendo conto anche le vostre opinioni.
Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito il capitolo precedente, chi lo ha letto e chi ha inserito la storia nei preferiti\ricordati\ seguiti.
Un bacione, I x
  
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