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Autore: ellephedre    09/05/2018    5 recensioni
1. Minako al settimo giorno di vita del suo bambino.
2. Ami al secondo mese di vita del suo bambino.
3. Ami e Rei (prima della nascita). Una chiacchierata a quattro con Usagi e Makoto.
4. Minako al settimo mese di gravidanza. È un pochino giù, ma sa come consolarsi.
5. Usagi e Mamoru, al sesto mese di Chibiusa, a Natale.
6. Yuichiro e Rei (alla nascita di Iria).
....
18. Gen babysitter (con Adam, 1 anno, e Iria, 8 mesi)
19 - Profetessa (Iria, 7 mesi)
20 - Nato per essere padre (Iria, 2 mesi)
21 - Rei e l'istinto materno (7 mesi)
22 - Halloween (Adam, 1 mese - Rei incinta di otto mesi)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Maternità 15

Maternità/Paternità

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

15 - SPOILER, Akiko e Shin (quattro anni)

 

A volte Gen si preoccupava per suo figlio. Shin era un bambino dalla natura mite e conciliante, che rifuggiva il confronto con la sorella. Akiko gli aveva appena strappato di mano un pennarello. Come già accaduto altre volte, Shin non aveva protestato, scegliendo piuttosto di usare un colore diverso per il proprio disegno.

Gen si inginocchiò accanto a loro, intervenendo. «Akiko, no.» Porse la mano verso la sua bambina di quattro anni e mezzo, chiendendole il maltolto.

Lei strinse nel pugno il pennarello, rifiutandosi di lasciarlo andare senza proteste. «Perché? Lui non lo usa!»

«Non è un buon motivo per toglierglielo senza chiedere. Ridaglielo e se lo vuoi...»

Sbuffando, Akiko ridiede il pennarello a Shin, solo per velocizzare il processo. «Me lo dai, per favore?» Si apprestò a riprenderlo prima ancora di ascoltare la risposta.

«Akiko!»

Davanti al rimprovero di suo padre lei tremò con le labbra. «Non ha detto no!»

Gen si rivolse a suo figlio. «Shin.» Si sedette, per far capire a entrambi i suoi bambini che sarebbe rimasto con loro finché la questione non fosse stata risolta. «Ti serve questo pennarello giallo? Lo avevi preso per disegnare il sole?»

Shin sgranò gli occhi scuri, concentrandosi sulle sue parole come se si fosse accorto solo in quel momento che era con loro nella stanza. «Sì» rispose, rigirando il pennarello giallo tra le piccole mani. «Ma disegno il sole dopo Aki-chan.»

Raggiante, Akiko si riprese il proprio premio. «Grazie!»

Gen sospirò, incurvandosi nelle spalle: suo figlio era pacifico per natura. Provò l'impulso di spiegargli che doveva dimostrare più carattere, ma vedendo che i suoi bambini erano tornati a disegnare, rimase a osservarli.

Akiko stava attaccando il foglio con slancio, disegnando lunghe righe orizzontali. Si trattava di un qualche tipo di campo di grano? Intuì di essersi sbagliato quando sua figlia afferrò il pennarello rosso e iniziò a disegnare delle nuvole in cielo. I colori per Akiko erano un concetto relativo: utilizzava quelli che più le aggradavano sul momento.

A differenza sua, Shin stava ancora riflettendo su cosa disegnare. Era una concentrazione notevole per un bambino di quattro anni.

Gen lo vide prendere in mano il pennarello rosa, disegnando un cerchio in mezzo al foglio. Sotto al cerchio seguì la figura di un triangolo allungato verso il basso. Shin vi aggiunse quattro lineette, che fecero capire a Gen che si trattava di un corpo umano stilizzato.

«Chi disegni?»

«La mamma.» Shin afferrò il pennarello marrone e colorò i capelli di Makoto, dando vita ad una rudimentale coda. Col verde riempì la parte bassa del triangolo.

«È la gonna?» domandò Gen.

«Sì.» Shin era soddisfatto. Quando si trattò di scegliere un nuovo colore, si mostrò in dubbio. «Di che colore sono i fulmini?»

Gen trattenne una risata. «Bianchi.»

Suo figlio allungò una mano verso l'astuccio dei pennarelli, poi mise su un broncio. «Non c'è il bianco!»

Gen decise di aiutarlo. «L'interno di un fulmine è bianco, ma per i contorni puoi usare l'azzurro.» Prevedendo la difficoltà nel disegnare tale soggetto, avvicinò lui stesso il pennarello al foglio.

Shin si arrabbiò. «Faccio io!» Prese il pennarello e tracciò delle linee arzigogolate che presto si incrociarono tra loro senza alcun ordine. Tremò di rabbia. «Noo! Devo rifarlo!»

Gen gli impedì di appallottolare il foglio. «Non preoccuparti, i fulmini sono così: confusi. Sono difficili da disegnare. Guarda: si fa così... e così...»

Shin osservò il suo operato con impazienza: se c'era una cosa per cui mostrava decisione era il suo lato artistico. Pretendeva da se stesso di riuscire al primo colpo e quando non era contento del risultato buttava tutto per ricominciare daccapo.

Vedendo il fulmine che stava prendendo vita nel foglio, un sorriso si espanse nel suo piccolo volto. «Che bello!»

Akiko si sporse verso di loro. «Cosa? Anch'io, anch'io!» Fece per prendere il pennarello di mano a suo padre, ma Gen lo ritrasse in tempo.

«Per favooore!» si lamentò lei.

«No. Sto insegnando a tuo fratello.»

«Per favooore!»

Assicurandosi che il pennarello azzurro finisse in mano a Shin, Gen sollevò sua figlia tra le braccia, facendola salire in aria. «Non posso dire sempre di sì, topolina!»

Akiko si espresse con una risatina di gioia, godendosi la giravolta.

Gen tornò serio, stringendola tra le braccia. «'Per favore' è per chiedere, ma a volte la risposta è no.»

Indispettita, Akiko si agitò tra le sue braccia. «Perché non ho pennarelli tutti per me?»

«Certo che li hai. In quell'astuccio ci sono due set completi. Due pennarelli per ogni colore.»

«Non funzionano!»

Gen premette un dito sul suo minuscolo naso. «Chi si è dimenticato di rimettere il tappo?»

Akiko si incurvò nelle spalle, rilasciando una risatina deliziosa. Gen non resistette e le stampò un bacio sulla guancia, lasciandola tornare a terra.

Lei corse a osservare il disegno di suo fratello. «Quanti fulmini!»

Gen abbassò lo sguardo e rimase impressionato: nel tentativo di copiare meglio la forma che gli aveva mostrato, Shin aveva riempito il foglio di fulmini di diverse dimensioni.

«È una tempesta» commentò Gen.

Akiko saltò in piedi. «Facciamo boom!» Saltò con tutta la sua forza sul pavimento, più volte, producendo solo piccoli tonfi col suo peso piuma.

Shin la guardava affascinato. «Sì, boom!» Con incredibile ingegno andò ad afferrare dei libri e li sbatté l'uno contro l'altro, creando molto più rumore di sua sorella.

Akiko gridò e si apprestò subito a copiarlo.

«Bambini!»

A tuonare era stata la voce di Gen ed entrambi i suoi figli si immobilizzarono.

«I libri si rompono se fate così. Andiamo in giardino a fare rumore.»

Entusiasti, i suoi piccoli si aggrapparono alle sue braccia, facendosi sollevare come scimmiette.

Arrampicata sulla sua spalla, Akiko se ne venne fuori con una nuova idea mentre attraversavano la casa. «Perché io non ho il mio compleanno?»

Gen si domandò quale altra novità stesse per ascoltare. «Certo che hai un compleanno.»

«No! Miri ha un compleanno tutto suo, Chibiusa ha un compleanno tutto suo, Hermes ha un compleanno tutto suo...»

Gen comprese il concetto. «Perché tu non ha un compleanno da sola?»

«Sì! Non è giusto! Non voglio che il mio compleanno sia anche di Shin!»

Gen provò a spiegarle in maniera semplice. «Il compleanno è il giorno in cui si è nati. Tu e Shin avete lo stesso compleanno perché siete nati lo stesso giorno. Eravate nella pancia di mamma insieme.»

«Ma io voglio un compleanno tutto mio!»

A Gen venne in mente una soluzione. «Volete che facciamo due feste separate per ciascuno?»

«Sì!» L'esultanza di Akiko fu contagiosa. «Io voglio il party delle principesse!»

«Ma certo.» Gen si girò verso suo figlio, facendo scendere a terra Akiko. Ormai erano arrivati in giardino e la sua piccola corse veloce verso l'altalena. Aveva imparato a spingersi avanti e indietro da sola, perciò Gen sapeva che non avrebbe chiesto aiuto. «E tu, Shin?» si rivolse a lui, sistemandolo meglio nell'incavo del braccio. «Vuoi che per il tuo compleanno i tuoi invitati si travestano da cavalieri?»

Shin aveva una mano vicino alla bocca. Bofonchiò. «Posso fare la principessa anche io?»

Per qualche secondo Gen non disse niente. «... Perché?»

Suo figlio nascose la faccia contro la sua spalla. «Non voglio fare una festa tutta mia.»

Gen cercò di non rilasciare un sospiro di sollievo troppo grande. «Vuoi festeggiare con Akiko?»

Più che vedere, percepì il movimento della testa del suo bambino - un assenso.

Gli strofinò la schiena, consolandolo. «Ascolta... Akiko a volte vuole fare le cose da sola. Ma tu puoi avere una festa più grande e bella. Così lei vorrà venire alla tua.»

Shin tornò dritto, illuminandosi.

Provando a sospendere qualunque giudizio, Gen sentì il bisogno di chiedere delucidazioni. «Vuoi vestirti lo stesso da principessa?»

«Hmm., no. Le gonne lunghe sono scomode.»

Lasciando perdere altre domande, Gen gli arruffò i capelli e lo mandò a correre sul prato. «Su, raggiungi tua sorella.»

Si sedette sui gradini della veranda, osservando il modo in cui i suoi bambini giocavano. Akiko si era arrampicata fino alla cima della struttura in ferro che lui aveva fatto piantare sul loro prato solo da due settimane. Era ostica per dei bambini così piccoli, ma Akiko era indomita e si era stufata presto della sfida offerta da un semplice scivolo. Non aveva timore di affrontare le altezze, né di spingersi oltre i propri limiti. Dal basso suo fratello la guardava con ammirazione, tentando a sua volta la scalata, solo per imitare il suo coraggio.

I suoi figli lo costringevano ad affrontare i suoi pregiudizi: nel suo mondo ideale Shin avrebbe avuto il carattere di Akiko e lei sarebbe stata mite e tranquilla come il fratello. Ma alla fine, in cosa ciò avrebbe reso le loro vite più semplici? Era lui che si sarebbe sentito meno destabilizzato se fossero stati più convenzionali. Per loro non cambiava nulla: conoscevano solo il proprio modo di essere e si esprimevano con naturalezza secondo la propria indole.

Gen non aveva intenzione di incarnare la parte di mondo che non li capiva, spingendoli a comportarsi in una maniera più adatta al loro genere sessuale.

Erano preconcetti che i suoi figli ancora non avevano e non sarebbe stato lui, come padre, a rafforzarli nelle loro menti. Con la storia delle principesse Shin gli aveva fatto salire un brivido lungo la schiena, ma era importante essere preparati. Non sapeva cosa poteva riservargli il futuro, né con Shin né con Akiko. Voleva essere pronto ad accettare qualunque loro scelta.

Probabilmente la questione si esauriva col concetto che il suo amico Alexander continuava a ripetergli: lui aveva avuto idee troppo definite su cosa significasse essere maschio e femmina. Le deviazioni dallo standard lo confondevano.

Sulla struttura Akiko stava tendendo una mano verso il basso, per aiutare Shin a salire al suo stesso livello. Gen fu sul punto di alzarsi per impedire una manovra che sembrava pericolosa, ma con l'agilità di tutti i bambini i suoi figli si destreggiarono da soli, salendo insieme sulla cima della torre. Lo salutarono in coppia con una mano alta, i loro sorrisi da fratelli identici nella loro gioia.

Erano bambini unici, speciali qualunque cosa facessero. Su di loro lui non avrebbe pensato nulla di diverso in futuro, mai.

Sui volti di Akiko e Shin si dipinse una gioia immensa. «Mamma!»

Gen sentì lo schiocco di dita prima di girarsi.

«Tsk! Mi hanno rovinato la sorpresa!»

Con l'abilità di un genitore lui controllò la discesa sicura dei propri figli con la coda dell'occhio mentre si voltava a baciare Makoto. Sulle gambe entrambi vennero investiti da due piccoli uragani.

«Mamma, sai cos'ho fatto oggi?»

«Mamma, mamma, sai che farò una festa di compleanno tutta mia!»

Abituati a non avere un momento solo per loro appena rientravano a casa, Gen e Makoto si allontanarono e lei si dedicò ai suoi figli. «Raccontatemi tutto!»

Akiko ballava attorno alle gambe di sua madre. «Papà mi farà una festa di compleanno con le principesse!»

Shin non volle essere da meno. «Io farò la festa dei guerrieri Sailor!»

Gen si strozzò con la saliva.

«Cosa?» Makoto scoppiò a ridere.

Shin adorava la propria idea. «Voglio essere forte come te, mamma! Ti ho disegnato coi fulmini!»

A quel punto Gen capì che il problema non erano i suoi pregiudizi, ma la mancanza di alternative che stava presentando a suo figlio. «Non vuoi essere forte come papà?»

Shin lo guardò con fare interrogativo. «Tu non hai un costume.»

Makoto si abbassò ad abbracciare il suo bambino. «Hai capito, Gen, caro? Non hai un costume.»

«E mamma è più forte!»

Eh, no! «Vostro padre vi deve ancora far vedere quanto è potente! Prima della vostra festa vi presenterò il mio costume e... vi mostrerò il mio grande potere!»

«Ohhh!»

La meraviglia dei suoi figli lo rincuorò.

Makoto accarezzò le teste di entrambi. «Ma certo, tesoro, anche vostro padre è fortissimo. Dài, andate a prendermi i vostri disegni. Fatemeli vedere.»

Si liberò in un colpo solo dei loro terremoti, almeno per qualche secondo. «Il tuo costume, eh?»

Gen la strinse per la vita. «Me ne inventerò uno.»

«Sono ansiosa di vederlo.»

«Bleahhh!» Akiko era tornata prima del previsto e si stava lamentando delle loro smancerie. «Che schifo, basta baciarvi!!»

Gen la acchiappò prima che potesse scappare. «Ogni volta che lo dici tempesto di baci te!» Non lasciò andare Akiko finché le sue risatine non gli riempirono le orecchie. Per non fare differenze afferrò anche Shin e lo sottopose allo stesso trattamento, ma per suo figlio non fu una tortura. Era un bambino affettuoso, che gradiva le dimostrazioni fisiche di affetto.

Gen lo tenne in braccio per un momento mentre di lato Akiko confabulava con sua madre, spiegandole i dettagli del proprio disegno.

«Quale pensi che sia il potere speciale di papà?» gli domandò.

«Hmm... non lo so!»

«Te lo farò vedere tra qualche giorno. Sarai sorpreso.»

«Hmm... Sei più forte di zio Mamoru?»

Era meglio non mentire eccessivamente. «No. Ma sono il più forte dopo zio Mamoru.»

Shin trasalì. «Arimi dice che il suo papà è il più forte di tutti!»

Gen non ne dubitava. «Zio Shun racconta tante storie.»

«Tu lo batti?»

«Sì!» esagerò Gen.

Shin era affascinato. «Voglio vedervi combattere!»

Akiko scattò con la testa verso di loro. «Chi combatte? Chi?»

«Papà e zio Shun!»

Akiko spalancò la bocca. «Anche gli altri zii? E le zie?»

Makoto stava ridendo. «Hai organizzato un torneo?»

«Be', magari, per gioco...»

I suoi figli esultarono. «Sìììì!»

La loro sete di sangue lo rese orgoglioso. «Su, adesso andate a lavarvi le mani! O niente merenda!»

«Yeahhh!»

Appena i bambini scapparono in bagno, lui e Makoto furono di nuovo soli.

Lei scuoteva divertita la testa. «Non devo lasciarti con loro. Guarda di cosa finite a parlare.»

Lui si finse offeso. «Tu li istruisci su origami e ricette di cucina.»

«Be', ma Shin è bravissimo. È davvero dotato. Purtroppo Akiko...»

Notando il sospiro desolato di sua moglie, Gen si ricordò che anche le aspettative di lei erano state sovvertite dal carattere dei loro gemelli.

«Dài. Anche tu non eri femminile in una maniera convenzionale...»

Makoto sospirò. «Akiko mi batte. Sai? Credo che lei abbia preso il lato più aggressivo e determinato di entrambi, mentre Shin ha la mia creatività per le piccole cose e la tua capacità di disegnare.»

Gen se n'era accorto. «È preciso quando disegna. Potrebbe diventare un grande architetto.»

«O un guerriero Sailor.»

Senza farsi scrupoli, Gen inseguì Makoto per metà salotto, solleticando il suo stomaco fino a riempire la stanza della sua risa.

 

FINE

 


 

NdA: Akiko e Shin... spero che vi siano piaciuti :) Questi sono i caratteri che avevo in mente da tempo per i due figli di Makoto e Gen. Volevo che fossero poco convenzionali, per mettere alla prova il padre.

Akiko si chiama così in onore del padre di Gen, Akito Masashi. Il -ko finale è un suffisso femminile classico nella lingua giapponese. Associato ad 'Aki' suona come qualcosa tipo 'bambina di luce'.

Sul nome di Shin... l'ho scelto solo stasera. 'Shin' significa 'vero', 'onesto' e nella lingua giapponese, a quanto ho capito, è un nome elegante e gentile, di una persona tipicamente sensibile e riservata. Penso che sia stata Makoto a sceglierlo, per il tipo di figlio che sognava di avere. Sogno avverato :P Shin è definito in maniera splendida dal proprio nome. Penso che Gen avrà fatto resistenza agli inizi su un nome maschile come questo, ma Makoto ha fatto in modo di convincerlo. Sarà divertente raccontare come.

Intanto, fatemi sapere che ne pensate di questi bambini e di questa famiglia :).

Elle

 

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

   
 
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