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Autore: MadLucy    10/05/2018    0 recensioni
{Kiiruma | Keebo/Miu Iruma | fluffangst | hurt/comfort}
Keebo restava lì seduto ad aspettare che Miu finisse di ripulire gli strumenti dall'olio, uno dopo l'altro, perchè non sapeva esattamente a che punto fosse appropriato andarsene, o perchè c'era qualcosa di bisognoso nel silenzio di lei, come un'attesa di una parola dopo.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Restava lì seduto ad aspettare che lei finisse di ripulire gli strumenti dall'olio, uno dopo l'altro, perchè non sapeva esattamente a che punto fosse appropriato andarsene, o perchè c'era qualcosa di bisognoso nel silenzio di lei, come un'attesa di una parola dopo.
«Ti ringrazio» disse Keebo -e se avesse avuto un pretesto come schiarirsi la voce, lo avrebbe fatto. «Non ci sarei riuscito da solo.»
«Ah, sì, roba da niente.» Miu era china su un pensiero fisso, lo strofinava con lo straccio senza posa, senza riuscire a smettere di vegliarlo, pur odiandolo un po'. I suoi occhi cambiavano colore con il tempo, sembravano grigi con quella luce. Keebo pensava di essere fortunato in momenti del genere, perchè c'era una cosa vera che solo lui sapeva, e cioè che era l'unico spettatore della parte migliore di lei. Che era modesta, in qualche modo, quasi scialba. Come una gemella opposta rinchiusa in cantina. Ma con un substrato di ferro. Qualcosa che assomigliava al dovere, forte e affidabile.
«Quando avrai preparato quell'aggiornamento, posso tornare?» 
Miu inarcò le sopracciglia. 
«Devi, scemo, sennò che cazzo me ne faccio. Anche se...»
«Anche se?» 
Il rumore dello straccio sulla chiave inglese era quasi un lamento, lungo, acuto. Miu tacque come se fosse un animaletto degno di essere ascoltato, e parlò di nuovo solo quando il rumore finì.

«Perchè vuoi assomigliare a una persona? Non è un buon affare, eh.» La sua voce era assente; una parte di lei parlava, l'altra taceva. 
«Non lo so. Ma chi mi ha creato lo ha fatto pensando che fosse un bene, perchè gli esseri umani sono gli organismi viventi più evoluti.» Avrebbe dovuto essere la risposta corretta, ma Miu fece una smorfietta sarcastica. Annuì, fatalisticamente.
«Sembra proprio il mucchio di stronzate che un coglione che non è mai uscito dal laboratorio potrebbe dire... Già.» 
E non ce la faceva proprio a dire che tutte le cose che creava erano migliori di lei. Quella era una verità schiacciata in fondo a tutte le parole che diceva, come l'ultima fotografia che un fotografo deve scattare prima di morire, quello che ti aspetta alla fine di un percorso perchè c'è stato dall'inizio. 
Keebo si chiese cosa davvero sapesse di lei, a parte il fatto che non piaceva quasi a nessuno. «Ce l'hai con qualcuno in particolare?» 
La schiena rosa di Miu era un po' troppo china, come se stesse coprendo qualcosa dalla sua vista con il corpo. «Non serve. Le persone non sono perfette come te, è così e basta.» L'acqua spremuta sui cacciaviti non produceva più nessun suono, li lasciava soli. «E anche se lo so, io devo trovarmi una persona. Bella merda, mmh?» 
Keebo non sapeva il motivo, ma avrebbe preferito non trovarsi più in quella stanza, e allo stesso tempo il fatto di esserci aveva quasi un significato, che non capiva se gli piacesse o no. «Sì, appare chiaro che la situazione è critica per te.» 
Miu scosse la testa. «Non è quello che ho detto. Io ho detto... bella merda.» 
«Già. Bella merda» ripetè Keebo, intuendo che ci fosse qualcosa di importante per lei in quella triviale interiezione.
La scatoletta dei chiodi sibilò, cadendo per terra. «Pensi di poter diventare una brava persona?» 
«Io penso... sì.» 
Un'altra risata. «Nah, male. Le brave persone proprio sono lo schifo peggiore.» La maggior parte delle persone che le avevano fatto desiderare di essere diversa, un po' migliore, o che avevano fatto un'espressione disgustata in fondo al suo ultimo errore, erano tutte brave persone. «Stai attento, chè quando diventi una bella persona non riesco più ad aggiustarti, devi tenerti come sei.» 
Keebo pensò che forse, in qualche modo, con molto orgoglio e le spalle girate, gli stava chiedendo di aiutarla.

«Miu, stai piangendo?» 
«Chi, io? Piangere, e perchè? Tu non hai un cazzo da fare adesso, devi startene qua impalato?» 
Keebo pensò che la differenza tra lui e un umano difettoso era che un umano difettoso avrebbe saputo perlomeno cosa avrebbe dovuto fare, anche se magari non l'avrebbe fatto. Misurò con lo sguardo lo spazio che li separava, una rete di nervi e un paio di libri di storia di convenzioni. Erano poco più che due prodotti, dell'industria meccanica avanzata e della cultura delle gomme da masticare e dei genitori incuranti. Keebo pensò che un giorno le avrebbe chiesto come era andata in coma, che cosa si era dimenticata, quale casco non si era messa per salvarsi la testa. 

«Posso tornare domani» disse, dolcemente, «e non credo che sarò già una brava persona.» 
  
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