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Autore: Florence    10/05/2018    0 recensioni
Scoprirsi, perdersi e ritrovarsi oltre il tempo, oltre il dolore, oltre una lontananza che strappa l'anima.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE ATTENZIONE: questo capitolo si svolge 6 anni dopo il tenero bacio e dichiarazione di amore Adrinette del precedente capitolo. Dimenticate la cioccolata, i bigné, le fragole e quant'altro. Adesso siamo nel "presente" e Marinette sta sempre molto, molto male.

Buona lettura!

******************

Capitolo 15 - Il rito dei kwami (6 anni dopo)

Il rumore dei suoi tacchi riecheggiava nell’androne vuoto della stazione della metro di Gare d’Austerlitz. Aveva il passo affrettato, si sentiva mille occhi addosso pur essendo sola.

Ai piedi aveva dei vecchi stivali a mezza gamba e addosso una gonna lunga al ginocchio, una giacca leggera che aveva finito di cucire da poco e il trench.

Aveva steso un leggero velo di trucco sugli occhi per farli apparire meno segnati dal sonno e aveva raccolto i capelli con una matita da disegno. La tracolla le batteva a ritmo su una coscia via via che procedeva.

Si affrettò su34 per le scale e finalmente riemerse all’aria aperta: dall’altra parte dell’incrocio lampeggiava l’insegna del centro massaggi del maestro Fu. Portò una mano alla borsa per essere sicura che Tikki fosse sempre lì dentro e deglutì, era pronta.

-Eccoci-, Alya la raggiunse un attimo dopo in compagnia di Nino, che la salutò con un gesto delle dita. L’amica la prese sottobraccio e insieme suonarono il campanello del centro massaggi.

Fu li fece entrare e li osservò uno ad uno: -Caspita quanto siete cresciuti-, esclamò e si lisciò la barbetta. Poi li scortò nell’altra stanza, fermandosi sulla porta.

Mise una mano sul petto di Marinette, guardandola intensamente con i suoi occhietti neri: -Devi essere forte e portare pazienza-, disse e le strinse un braccio, facendoli entrare.

Non erano i primi. Seduta a gambe incrociate davanti al tavolino da tè stava una loro vecchia conoscenza.

-Lei è Nathalie Sancoeur, assistente personale di Gabriel Agreste e del figlio Adrien-, spiegò Fu, pur immaginando che non fosse necessario, -E’ venuta in rappresentanza del Pavone, della Farfalla e del Gatto Nero…-, si soffermò a guardare Marinette e vide la rassegnazione dipinta sul suo viso.

Davanti alla donna, su un drappo di velluto, c’erano i tre miraculos appena citati.

-Buonasera-, disse Nathalie rivolgendosi a loro tre. In quegli anni era dimagrita e i suoi capelli non portavano più le meches rosse, ma erano uniformemente neri e lisci ai lati del viso magro. Mise le mani al suo tablet e andò in videoconferenza con Gabriel Agreste.

-“Monsieur Papillon”, non ha ricevuto il mio invito?-, domandò serafico Fu, avvicinandosi allo schermo del tablet, per essere inquadrato. Marinette avrebbe voluto fare lo stesso per sbirciare se, oltre al padre, ci fosse traccia anche di Adrien.

-Mi dispiace non aver potuto partecipare, purtroppo mio figlio e io ci troviamo all’estero e non abbiamo potuto liberarci per raggiungervi-, si giustificò lo stilista, con appena un filo di strafottenza volutamente non celata nella voce.

-Ad ogni modo, è necessario che troviate il tempo di ascoltare quello che ho da dirvi, visto che è solo a causa vostra e per voi che siamo qua riuniti stasera-, Fu mosse lievemente la testa , sapeva che quella che stava per porre era una domanda scomoda: -Adrien è lì con lei?-

Marinette sentì il cuore accelerare improvvisamente, incerta su quale fosse la risposta che avrebbe voluto udire.

-Sono qua-, quella voce fu come una fucilata per lei. Le risuonò nel petto e nella mente ed ebbe la capacità di riportarla per un istante a quella che era stata la sua vita, troppo tempo prima. Non ricordava quanto facesse male al cuore, non aveva più davvero coscienza di cosa significasse averlo perso… o averlo avuto. In realtà non ricordava quasi più il suono della sua voce e quelle due semplici parole l’avevano ghermita e sbattuta nel più profondo degli incubi neri.

Sono qua .

Gliel’aveva detto tante volte, quando di notte lei si destava e lo cercava nel buio della sua camera, sperando che Chat Noir fosse tornato da lei. Ma lui non era più tornato.

Alya mise una mano sulla sua, non si era accorta che stava straziando la stoffa della sua gonna, chiusa in uno spasmo. Si sforzò di rilassarsi.

Avrebbe voluto vederlo, capire se era sempre l’Adrien che aveva amato, vedere com’era cambiato in tutti quegli anni. Le copertine patinate non le guardava più, faceva troppo male e anche le rare volte che in tv davano servizi su di lui, cambiava canale. I suoi occhi sarebbero stati limpidi come quando era insieme a lei, oppure avrebbe visto ancora quell’ombra scura a catturargli l’anima?

Eppure, compagno della voglia di rivedere Adrien, strisciante come un serpente, il panico di non ritrovarlo più la attanagliava. Il suo petto non riusciva più a trattenere l’aria, le luci sembravano più forti, a tratti il buio. Si sentiva soffocare. Fu la richiamò al presente,

-Signori Agreste, qua sono presenti la portatrice del Miraculous della Volpe, quello del Miraculous della Tartaruga e quello della Coccinella-, disse Nathalie, informando i suoi principali.

-Mademoiselle Dupain-Cheng! Spero che non porti ancora rancore nei miei confronti, me ne dorrei-, disse la voce profonda e melliflua di Gabriel. Marinette abbassò lo sguardo, senza rispondere. Doveva reagire.

-Il gatto le ha morso la lingua?-, ironizzò l’uomo e l’ira più pura prese a strisciare tetra e ruvida dentro la ragazza. “Devi essere forte e portare pazienza”, le aveva detto Fu. Portare pazienza…

Marinette inspirò per dare quanto più ossigeno al suo cervello: -Il gatto mi ha morso il cuore, Monsieur Agreste, pensavo ne fosse informato. Ma fortunatamente ne ho sempre uno, a differenza sua-, rispose a tono, cancellando dalla sua testa l’informazione che Adrien la stava ascoltando.

Devo essere forte.

-Noto che ha affinato anche la dialettica, oltre alle sue doti di talentuosa stilista. Ho avuto modo di vedere alcuni suoi modelli: molto interessanti. Peccato che, a quanto mi hanno detto, non sia stata notata ancora da nessuna Maison degna di questo nome-, le disse Agreste, senza ricevere risposta in cambio.

Forte…

-State buoni…-, pregò Maestro Fu; -Datemi i vostri Miraculous-, chiese poi ai ragazzi che obbedirono, mal celando la loro riluttanza.

Il vecchio chiamò con un cenno della mano tutti i kwami, che accorsero al centro del tavolo apparendo dai loro nascondigli. Marinette incrociò per un istante lo sguardo di Plagg e comprese che anche lui era teso come una corda di violino.

Fu aprì l’antico libro misterioso che era stato di Gabriel Agreste e lesse ad alta voce una litania in cinese che era scritta in un angolo di una delle pagine. Marinette riconobbe subito i segni di un’affumicatura sulla carta giallina, tutto intorno alla scritta: evidentemente qualcuno aveva scoperto dei messaggi segreti nascosti tra le pagine del grande tomo e li aveva decifrati, usando la stessa tecnica che Fu aveva adoperato negli inviti rivolti a tutti loro.

I kwami chiusero gli occhi iniziarono a fluttuare girando in cerchio, si tenevano per le zampette e variavano la velocità come se stessero decodificando un segnale. Si fermarono ed aprirono tutti i contemporanea gli occhi.

-Cosa vedete?-, domandò Fu, visibilmente in ansia.

-Non riusciamo a farlo, senza Pollen-, dichiarò Wayzz, lanciando un’occhiata al vecchio. L’uomo alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa tra sé e sé e andò ad aprire lo scrigno nascosto sotto al grammofono. Estrasse una scatoletta scura e la aprì davanti ai presenti, accecandoli con il bagliore che si produsse.

-Ciao, sono Pollen e sono il tuo kwami!-, ronzò una vocina acuta: si guardò intorno e, per un attimo, parve non capire la situazione.

-No, Pollen, non è ancora il tuo momento-, spiegò con rammarico Fu e la bestiolina, che aveva le sembianze di una grossa ape, abbassò la testa, dispiaciuta.

-Vieni tra noi-, la chiamò Tikki e le prese la mano: -Dobbiamo vedere. Te lo ricordi?-, le spiegò e tutti insieme iniziarono di nuovo a girare a mezz’aria sopra i Miraculous, mentre Fu ripeteva la litania arcaica.

Quando si fermarono, nessuno di loro si mosse né parlò. L’aria si sarebbe potuta tagliare a fette, il silenzio ronzava nelle orecchie di tutti i presenti. L’unico rumore fu causato dalla sedia di Nathalie, che si mosse per voltare il tablet verso il cerchio dei kwami. Anche gli Agreste dovevano partecipare a quel momento. Soprattutto loro, comprese dopo poco Marinette.

Gli esserini riaprirono uno ad uno gli occhi, Wayzz parlò per primo: -Io sento le anime di due portatori del mio miraculous-, asserì, indicando Maestro Fu e Nino.

-Io sento che al mondo pulsa l’anima di un solo portatore del mio Miraculous-, dichiarò Tikki e dopo di lei, ripeterono lo stesso anche Plagg e Nooroo.

-Non ci non anime in vita legate al mio Miraculous-, disse Pollen.

Infine parlò Duusu, il piccolo pavone: -C’è un solo portatore del miraculous del Pavone al mondo, in questo tempo. Io percepisco solo l’anima di Nathalie Sancoeur- .

Tutti videro chiaramente nel monitor del tablet la mano di Gabriel Agreste invadere tutto lo schermo, che divenne nero: aveva chiuso la connessione dopo aver avuto la risposta alla domanda che lo tormentava da anni e anni.

Emilie Agreste, che era stata la portatrice del Miraculus del Pavone prima che lui lo cedesse a Nathalie, non c’era più.

Nella saletta del centro massaggi era calato il silenzio. Tutti avevano capito le implicazioni di quelle rivelazioni, ma soprattutto era chiaro che, volente o nolente, Papillon avrebbe dovuto scendere a patti con la realtà: tentare di attivare assieme i Miraculous di Coccinella e Gatto Nero avrebbe forse riportato indietro sua moglie, ma a scapito di una vita umana.

Lo aveva appreso molti anni prima proprio in quella stanza, tramite suo figlio: chi avesse attivato entrambi i Miraculous dello Yin e Yang avrebbe perso la sua vita, se avesse desiderato in cambio di riportare indietro un’anima che non c‘era più. Differentemente, se si fosse trattato di altre richieste, il prezzo sarebbe stato proporzionalmente inferiore.

Marinette si alzò dalla sedia, sparendo nel corridoio. Tikki la seguì a gran velocità.

-Non pensare di fare sciocchezze-, pronunciò agitata la piccola kwami e le si parò davanti.

La ragazza respirava in affanno: ritrovare la madre era il più grande desiderio di Adrien e lei lo sapeva. Nonostante le loro vite si fossero separate da così tanto tempo, non era passato giorno in cui lei non avesse rivolto un pensiero di speranza per la sua ricerca. Non un giorno senza dimenticare gli occhi tristi e profondi del ragazzo, quando aveva rinunciato a lei per cercare sua madre. Non un giorno di rimpianto e di sottile dolore. Nonostante tutti i cambiamenti, nonostante il tempo avesse plasmato i loro aspetti e li avesse resi due adulti, nonostante la loro connessione unica non ci fosse stata più, ogni giorno Marinette si sentiva grattar via un pezzo di anima, sapendo che era un giorno in meno della sua esistenza senza l’unico vero infinito amore che aveva mai scaldato il suo cuore.

Aveva continuato a cercare e studiare in solitudine, sperando che la donna fosse stata in vita, per non dover arrivare ad un sacrificio estremo e aveva visto le sue speranze sgretolarsi dopo tanto tempo di silenzio. “Tornerò quando l’avremo trovata”, gli aveva detto Adrien in un ultimo bacio. Le aveva bisbigliato in un orecchio dolci promesse, che l’avrebbe pensata ogni giorno, che la ricerca sarebbe stata rapida, che al suo ritorno sarebbe corso da lei e sarebbe stato finalmente davvero felice. I suoi occhi verdi l’avevano fissata da dietro un velo di lacrime: lui sapeva già di mentire.

E infatti non era più tornato.

Erano passati sei anni, e dopo tutto quel tempo passato a ricordare ogni singolo istante di quella straziante note, in quel momento, Marinette ne era certa: l’avrebbe perso per sempre, insieme alla sua speranza, dal momento che Emilie Agreste non c’era più. Era sicura che Adrien non avrebbe mai perdonato il suo antico egoismo nel non volergli concedere il suo Miraculous, ma sarebbe stato troppo rischioso, se l’avesse fatto. Quello sciocco ragazzo avrebbe fatto gesti che non poteva permettersi.

Eppure una domanda la tormentava: da quando la madre di Adrien era morta? Avrebbe forse potuto salvarla sei anni prima, se solo avesse avuto la forza di imporsi sul ragazzo e attivare il potere congiunto dei loro Miraculous? E se fosse stato a causa della sua debolezza che tutto, ogni sogno, ogni speranza, erano andati in frantumi?

Ormai aveva perso ogni cosa, ma poteva ovviare alla sua scelta del passato; non le sarebbe costato molto donare al suo antico amore l’ultima prova di quanto fosse significato per lei. Avrebbe potuto esaudire il più grande desiderio di Adrien. L’unico modo per farlo sarebbe stato rinunciare al suo miraculous e sacrificare una vita umana: la sua.

-Lo farò io…-, sussurrò guardando Tikki, senza vederla. -La mia vita non ha più alcun senso, potrei darne uno a lui-, inghiottì e tornò nella saletta per annunciare a tutti la sua decisione.

-Lo far…-

-Non dire sciocchezze!-, Fu l’aggredì verbalmente e agitò il suo bastone davanti a lei: -Cosa penseresti di ottenere? Ti sacrificheresti per…?-

Marinette tratteneva il respiro, consapevole di essere a un passo dal esplodere: perché le avevano fatto sentire la voce di Adrien, perché era stata messa in quella situazione difficile? Pensavano davvero che fosse un’eroina forte e dura come la pietra? Lei era sabbia, ormai. Si era sgretolata.

-Datemi gli orecchini-, sussurrò mentre nei suoi occhi aveva solo l’immagine di un giovane Adrien, ma due mani ferme la trattennero posandosi sulle sue spalle. Gli occhi color del mare di Nathalie la trafissero: -Non faccia la melodrammatica, Mademoiselle Dupain-Cheng! Non servirebbe a nulla... Non torniamo a ipotesi ormai accantonate da anni. Gabriel Agreste ha girato in lungo e largo per cercare ogni modo possibile e impossibile per evitare una simile evenienza e non lo ha trovato. Aveva bisogno di certezze prima di abbandonare la sua speranza. Adesso le ha e le garantisco che non tornerà sull’argomento-, parlò per la prima volta con un’urgenza e una determinazione che non le si addicevano.

-In quanto ad Adrien, le posso assicurare che mai e poi mai ha preso in considerazione questa stupida idea-, le sorrise e abbassò le mani: -quello non era lui…-

Prese aria: -In definitiva, Marinette, sacrificarsi per amore sarebbe quindi una scelta avventata e inutile che non è mai, mai, stata presa seriamente in considerazione da nessuno.-

Fu l’affiancò: -Senza contare che, nel tuo caso, essendo una delle due metà dello Yin e Yang, l’altra non potrebbe in ogni caso continuare ad esistere.-

-Ma se prendessi il suo miraculous, lui non sarebbe più niente-, teorizzò Marinette, ancora salda nella sua idea. Nathalie e Fu si aprirono come un sipario, lasciando passare tra le loro teste il piccolo kwami nero. Plagg si avvicinò con volto serio a Marinette e la guardò scuotendo appena il capino tondo.

-Io farò sempre parte di Adrien, Marinette, finché sarà in vita: voi due siete legati da un sottile filo che è dipanato dall’inizio del tempo e che irrimediabilmente lega i portatori della Coccinella e del Gatto Nero. Se ti annientassi con il potere dei vostri Miraculous, anche lui subirebbe la stessa sorte.-

Anche Duusu si avvicinò a Marinette: -E poi c’è un’altra cosa…-, ammise, abbassando la testa e chiudendo la coda, mortificato.

Nathalie lo guardò senza capire cosa intendesse e lo accolse sul palmo della sua mano.

-Ecco… io… in realtà temevo già che Emilie Agreste non ci fosse più, perché nel momento in cui si è tolta definitivamente la spilla del Pavone, non ho più percepito alcun legame con lei. Come se sapesse che era destinata a scomparire… Ma non ho mai capito il perché. C’è una remota possibilità che anche se si tentasse un sacrificio di tale portata, lei non tornerebbe più.-

-Dovete dimenticare Emile Agreste e la sua ricerca. Ciascuno di voi,-, concluse Fu, in una sentenza definitiva.

A cosa era servito, dunque, separarsi da lui e perdersi?

Marinette sentiva la testa girare come se fosse stata su una giostra velocissima, portò le mani alle tempie e, per un istante, perse l’equilibrio. Nathalie la sostenne lesta: -Va stesa-, comandò e fece un cenno a Fu di prendere qualcosa.

-Mari…-, Alya era accorsa a suo capezzale: -Mari, quanto sei sciocca!-, ammise, -Plateale, scontata e sciocca-, si chinò ad abbracciarla, mentre anche Nino entrava nel suo campo visivo.

-Ragazza, qua siamo deboli di cuore, non ci fare scherzi-, le disse e si chinò accovacciandosi accanto a lei.

-Fatele aria-, comandò Fu avvicinandosi. Marinette si mise a sedere, -Sto bene Maestro Fu, davvero…-, puntellò una mano dietro di sé per alzarsi, ma l’omino la fermò con un gesto.

-Prima tu bevi questo-, le disse e le passò un bicchiere che puzzava di alcool: -Tutto d’un fiato!-

Marinette tirò giù il contenuto del bicchiere e si sentì bruciare la gola. Le scappò un colpo di tosse e si portò una mano al petto. -Che cos’era?-, domandò spaventata.

-Baijiu-, sorrise l’uomo, con convinzione: -Mia nonna si tirava sempre su a Baijiu, quando si spaventava per un topo o si sentiva mancare.- Nathalie lo guardò torva: -Così la farà ubriacare-, aiutò Marinette ad alzarsi e la fece tornare nella sala dove ancora c’erano i Miraculous. Afferrò gli orecchini e li porse alla ragazza.

Marinette li soppesò tra le mani e trafisse con il suo sguardo azzurro la donna davanti a sé: -E’ così diversa da prima, Nathalie-, notò con trasporto, -Perché è sempre stata fredda e distaccata, mentre adesso…?-

La donna abbassò lo sguardo, la sua testa ondeggiava appena nell’indecisione se rispondere o meno a quella domanda. Approfittò del fatto che gli altri Portatori fossero impegnati a sgridare Fu per la scelta del cordiale dato a Marinette e prese le mani della ragazza tra le sue.

-Anni fa mi offrii di evocare il potere congiunto del Gatto Nero e della Coccinella al fine di far tornare indietro Emilie Agreste. Avrebbe significato avere il cinquanta per cento delle probabilità di perdere la vita, se lei fosse stata morta, ma ero pronta a farlo, per lui-, fece una pausa, era doloroso rivangare certi momenti.

-Ma Adrien venne in mio soccorso e mi implorò di non farlo. Mi disse che io ero stata per lui quasi come una madre, anche se fredda e distaccata, come il rapporto con suo padre richiedeva. Mi disse che non avrebbe permesso che io facessi una cosa del genere per Gabriel. Mi abbracciò e disse: “Non voglio perderla, ma per salvarla devo sparire”-, strinse di più le mani di Marinette, -Non so se si riferisse a sua madre o a te… ma piangeva mentre me lo chiese e io non potei fare a meno di abbracciarlo e promettergli che avrei cercato in tutti i modi di far sì che potesse essere felice, in qualche modo. Allora mi chiese di imbastire una bugia che fosse abbastanza credibile per te e per tutti gli altri. Tutti noi abbiamo finito per sprofondare in quella bugia...- Si alzò e le diede le spalle.

-E da allora anche io ho mentito all’uomo che amo, sperando che prima o poi, forse, lui mi avrebbe perdonata.-

Marinette la guardava con la bocca spalancata, incredula che dietro la maschera da cyborg della donna si nascondesse siffatta anima, torturata dall’interrogativo che le parole della donna avevano acceso.

-Credo che per fare felice Adrien, l’unico modo sia proteggere te, Marinette e cercare di concedervi di recuperare il tempo perduto… Adesso che ufficialmente non c’è più nulla per cui lottare…-

L’arrivo di Alya la zittì: in breve Nathalie riacquistò la sua espressione atona e mise mano al suo tablet. Sembrava che non fosse la stessa persona con cui aveva parlato un attimo prima e che le aveva dato del tu, come se fossero compagne di avventure, piuttosto che rivali in una magica lotta per la supremazia e la rivalsa. In realtà, e lo sguardo che Nathalie le aveva rivolto ne era la prova, erano solo due donne che soffrivano per amore.

Il liquore che le aveva dato Fu aveva avuto il risultato di mettere lo stomaco di Marinette in subbuglio. Le girava ancora la testa e si sentiva un fuoco in pancia. Avrebbe vomitato volentieri. Tikki mostrò di capire il suo stato e chiese a Fu che altro avrebbero dovuto fare quella sera, e nel futuro.

-Papillon non sarà più un problema-, disse Fu, poi guardò Nathalie: -O no?-, domandò.

La donna inspirò incerta sulla risposta da dare: -Sicuramente non sfrutterà più il potere del Pavone per ottenere il comando delle menti più deboli-, affermò per quanto le poteva concernere.

-E io che farò?-, la vocina di Pollen, triste per quanto sarebbe accaduto, spezzò il silenzio che aveva seguito la dichiarazione di Nathalie.

-Dovrai tornare a dormire per un po’, piccola Pollen-, affermò con tristezza l’uomo, aprendo la scatolina e lasciando che la kwami vi rientrasse da sola.

-Vorrò incontrarvi tutti di nuovo, e la prossima volta pretendo che ci siano anche gli irraggiungibili Agreste-, bofonchiò l’omino: -Ho grandi progetti per voi-, affermò sorridendo e facendo segno che la riunione era conclusa.

   
 
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