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Autore: elizabeta_    10/05/2018    0 recensioni
Prendo le cuffie sul comodino e mi volto dall'altra parte. Premo "riproduci" sulla playlist dei Coldplay e mi volto dall'altra parte a guardare verso la finestra. Dalle tende, traspaiono solo le fioche luci delle macchine che proiettano sul muro le ombre della città la fuori.
Sospiro ascoltando la musica, senza prestare attenzione alle parole e chiudo gli occhi. Il tuo volto impresso nella mente.
Se avvessi saputo che da li a poco la mia vita si sarebbe intrecciata con la tua, mi sarei preparata prima ad accoglierti; ad affrontare ciò a cui siamo andati incontro; a superare ciò che abbiamo visto;ad accettare che, un giorno, avresti preso una strada diversa dalla mia.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Dicono che ci siano cinque fasi attraverso le quali si epsrime il dolore: rifuto, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione.
Il rifuto. Quando accade qualcosa che ci colpisce nel profondo, utilizziamo questo meccanismo di difesa come a convincerci che nulla sia accaduto in realtà e, nella nostra testa, ripetiamo costanemente frasi come "No,non è successo davvero"
o "No, non ci credo", "Non è possibile" o ancora "'E uno scherzo". Ma non lo è. E sappiamo di non riuscire a convincere nessuno.. nemmeno noi stessi.
La rabbia. 'E tutto ciò che rimane dentro di noi una volta accettato che quanto si cercava di negare, in realtà, è accaduto. Rabbia verso gli altri, verso noi stessi, per come sono andate le cose, per non aver impedito che le cose andassero cosi.
La rabbia è dentro di noi, ci logora dentro, pornta a scoppaire alla prima scintilla, a riversarsi fuori come un fiume in piena che travolge ogni cosa.
Negoziazione. Quando accade qualcosa di brutto cerchiamo di scendere a patti  - ma con chi alla fine? con Dio? con noi stessi? con la persona in questione?-come a voler impedire che ciò' che temiamo accada. "Sarò una persona migliore se.." , "Non farò più"..
"Non dirò più.." "Migliorerò.." Tutte bugie. Infondo, sappiamo bene che non faremo mai nulla di tutto questo ma lo affermiamo comunque, per evitare che il peggio accada. Per autoilluderci.
Depressione. Una somma di tutte e tre le fasi precedenti; una fase che non è spiegabile a parole, percettibile all'esterno, ma solo se ci si trova a doverla attraversare. La fase del tutto e del niente; la fase della rabbia e contemporaneamente dell'abbandono; la fase della tristezza, del pianto riversato, delle urla e del silenzio . Di tutto. La più difficile dalla quale uscire.
Accettazione. Quando finalmente il tuo cuore- e anche la tua mente- si placano. L'anima trova pace. Ciò che è accaduto.. è accettato, metabolizzato, assorbito dentro. Il dolore rimane, ma attenuato; la rabbia è stata sfogata; non c'è più bisogno di negoziare. 'E magari, la depressione ha lasiato spazio alla speranza. La ferita si è rimarginata: c'è, ma fa meno male. 
Vorrei poter capire anche quest'ultima fase. Ma non riesco, non posso. Dovrei andare avanti, accettare che tutto ciò che abbiamo perso è andato in pezzi. Non riesco ad accettarlo. Non voglio accettarlo. E rimango continuamente bloccata nelle fasi precedenti.


Sono seduta su una panchina -vicino al bar dove eravamo soliti riunirci con i ragazzi- e metto i miei pensieri nero su bianco. Scrivere mi aiuta: libero la mente, vomito fuori tutto ciò che mi logora l'anima, espiro tutto ciò che mi soffoca. 
Non uso carta e penna: tu sai che ho paura che qualcuno possa trovare ciò che scrivo.. mi sentirei nuda, indifesa. Scrivo tutto sulle note del telefono; stupido forse, ma comodo. Ho le mani rosse per il freddo mentre digitio ma non voglio fermarmi.
Alzo lo sguardo. Sono le sette di sera; per strada ci sono poche persone: un ragazzo con le cuffie che sta correndo con il fiatone; una donna che porta a passeggio il cane con un ridicolo mantellino rosso; una mamma che prende in braccio il figlio che piange perchè vuole restare ancora; una coppia che si tiene per mano e cammina tranquillamente. Si guardano, si parlano. Non capisco cosa si dicono, ma lei sorride.
Un complimento, penso. Lui tiene il braccio sulla sua spalla e ride, continuando a camminare al suo fianco.Lei sorride imbarazzata e cammina vicino a lui senza distaccarsi.
E infine io.. sola.
Guardo loro e sorrido; un sorriso misto a tristezza e malinconia. Mi ricordano noi. Anche se ora non c'è più un noi.
Tutte le cose che abbiamo vissuto, tutte le cose che abbiamo superato, tutte le avventure che abbiamo avuto, i litigi, le lacrime, i baci, l'amore, le urla, la rabbia, le uscite di nascosto, il vaggio, le nostre mani che si intrecciano, il tuo sorriso. Tutto questo mi passa davanti.. abbiamo avuto tanto, eppure tutto ciò mi passa nella testa come se fosse poco. Come una scintilla che non trova come avvampare in una fiamma e si spegne subito.
Il cuore sobbalza appena ti penso. Batte più forte e non si calma.



Ancora prima di conoscerti, io ti avevo notato. I miei occhi ti avevano guardato come se fossi una rarità.


'E mercoledi sera, io e Trevor siamo seduti sul divano a ripassare per il compito di inglese. Io ripasso, lui finge scrollando in realtà la home di Facebook rispondeno solo "mh mh" ogni volta che gli faccio qualche domanda.
Chiudo il libro e lo poso sul tavolino di fronte a noi, per poi prendere la lattina di coca cola affianco e ne bevo un sorso. Non mi piace il caffè, lo trovo troppo amaro anche con tutto lo zucchero di questo mondo. Tu lo sapevi e ridevi appena te lo dicevo e quando andavamo a fare colazione nel nostro bar, non prendevi nemmeno tu il caffè per non farmi stare da sola. Stupido all'apparenza, ma apprezzavo anche le minime cose.
Mi alzo per sgranchirmi le gambe e Trevor si alza all'improvviso, allungando il braccio per farmi vedere lo schermo del telefono. "Guarda quà" dice, una nota di fastidio nella sua voce. Il mio sguardo si posa sullo schermo del telefono. Stava guardando i commenti sotto la foto della sua ragazza. Rido appena, cercando di non farmi notare, scuotendo la testa. "Nessuno te la porterà via, Trevor. Sta con te, loro possono solo commentare e basta. E lo sai" Cerco di rassicurarlo.
Lui e Anne stanno insieme dal secondo anno e da allora sono insiperabili; ha sempre il timore che qualcuno possa portargliela via. 'E pazzo di lei, solo un po' troppo paranoico. "Mh ci devono solo provare." 
Scuoto la testa senteno la sua affermazione e continuo a scrollare i commenti, finendo sul profilo di un ragazzo. Eri tu. 
La cosa che mi ha colpito fin dall'inizio era la tua foto. Avevi un sorriso meraviglioso. Eri in macchina, indossavi una felpa rossa con il cappuccio e un berretto dello stesso colore. Gli occh guardavano davanti.. di un verde tutto loro. Te l'ho sempre detto, non esiste un colore al quale paragonarli..

"Mi sa che vado, più tardi la chiamo." La voce di Trevor mi riporta alla realtà. Scuoto la testa e gli restituisco il telefono alzandomi dal divano.
Trever prende il giubbotto dalla poltrona e lo indossa; si allaccia il casco con il solito "clack" e prende le chiavi del motorino dalla tasca. "E stai tranquilla" dice "Tu vai sempre bene in queste cose, sono io quello messo male. Per questo domani mi metto dietro di te!Emily ti raccomando!" Dice speranzoso. 
Scoppio a ridere per il suo tono di voce e scuoto la testa, chiundendo poi la prota che ci separa.
Torno in saltto e raccolgo i libri dirigendomi verso le scale. Poso tutto sulla scrivania per domani e mi metto a letto, sotto il piumone, con ancora i vestiti della giornata. Devo togliermi questo vizio.
Prendo il telefono, la luce dello schermo mi colpisce il viso e ci metto qualche secondo prima di abituarmici nel buoio della stanza. Digito il tuo nome e clicco "cerca". Sorrido appena ti vedo.
Dove ti ho gia visto? Trevor ti conosce?
Osservo le tue foto e le mie labbra si stendono automatiacamente in un sorriso. Noto dettagli a cui prima,in presenza di Trevor non avevo fatto caso. Hai le fossete ai lati della boca e un orecchiono all'orecchio destro.
Dai vestiti, traspaiono pochi tatuaggi: delle labbra rosse sul collo e un rosa con sfumature blu sul dorso della mano sinistra. Sorrido. Quanti ne hai ancora mi chiedo.
Gli occhi cominciano a farsi stanchi e la luce continua dello schermo non aiuta-La modalità nottoruna non serve a nulla.
Imposto la sveglia: solito orario, solita mattinata, solita giornata, solita settimana. Solito. Tutto come sempre.

Prendo le cuffie dal comodino vicino e mi volto dall'altra parte, la musica dei Coldplay risuona nelle orecchie. Osservo la finestra. Dalle tende traspaiono le fioche luci dei lampioni e dei fari delle auto che passano sulla strada, proiettando sul muro le ombre della città al di fuori.
Chiudo gli occhi senza prestare caso alle parole della canzone.
La tua immagine ancora impressa nella mente.

Se avesse saputo che da li a pochi giorni la mia vita si sarebbe incrociata con la tua, mi sarei preparata meglio ad affrontare tutto ciò che abbiamo vissuto e ad accettare che, un giorno, avremmo preso strade diverse.


Finisco di scrivere e mi alzo dalla panchina.Le gambe ancora intorpidite. Spengo il telefono e lo metto in tasca, tenendono in esse anche le mani che, finalmente, sentono calore per quella sera.
Mi incammino verso casa sotto la luce dei lampioni rimpendando ancora a noi. Il cuore ormai vuoto, la testa piena di pensieri, piena di te. 

 
   
 
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