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Autore: Stella Dark Star    11/05/2018    0 recensioni
[Tartarughe Ninja (film 2014)]
Quando April O’Neil si lascia scappare il segreto delle tartarughe mutanti con sua cugina, per un attimo crede di aver combinato un disastro. Invece no! Julie entra subito in confidenza con i fratelli e crea con loro un ottimo rapporto. Tranne con Raffaello, il quale sembra evitarla per diffidenza salvo poi spiarla per ben altri scopi. Ma al di là di questo gioco a nascondino tra loro, dei fili invisibili sembrano volerli legare a dispetto del buonsenso e della razionalità. E si sa che quando ci si mette di mezzo il destino…
Nota: il titolo è l’intreccio tra una nota canzone di Lana Del Rey (che fa da colonna sonora a questa storia) e il rosso, il colore caratteristico di Raffaello.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5
Mosse azzardate
 
Fu accolta da esclamazioni entusiastiche quando giunse al rifugio, sia da parte dei fratelli che da parte di Splinter. Vedendo la busta di carta che teneva tra le braccia come un neonato, Mikey chiese incuriosito: “C’è qualcosa per noi lì, vero? Scommetto che è qualcosa di buono!”
“Sì, è così infatti!” Camminò verso Splinter e, mentre apriva la busta, disse: “Per il Maestro ho portato una succulenta….” Immerse la mano nella carta e ne tirò fuori il regalo: “Fetta di formaggio svizzero!”
I baffi di Splinter vibrarono di gioia: “Un pensiero squisito, mia cara. Ti ringrazio.” Prese la grossa fetta tra le mani, attento a non immergere i lunghi artigli nel formaggio.
“E poi…” Julie si voltò verso Mikey e gli diede la busta perché scoprisse da solo cosa c’era all’interno: “Questo è per il mio fratellino.”
Lui immerse la faccia nella busta e gridò: “Patatine al formaggio! Buoooone!” S’impossessò del pacchetto è gettò via la busta di carta, ma prima che potesse aprire e gustarsi il regalo, lei gli mise una mano davanti alla bocca: “Non adesso. E’ ora di pranzo.”
“Ha ragione lei, figliolo.” Affermò Splinter.
“Visto che sei qui, ti va di fermarti a mangiare con noi?” Le chiese Donatello.
“Sì, è un’ottima idea. Farebbe piacere a tutti noi se restassi.” Aggiunse Leonardo, sempre molto gentile.
Julie ricercò lo sguardo di Raffaello, una semplice occhiata per stabilire l’intesa tra loro, quindi si rivolse al gruppo: “Certo, ne sarei felicissima!”
Mikey la sollevò tra le braccia, facendola ridere: “Evvai! Così dopo giochiamo a Pacman insieme!”
Aiutandosi, in meno di un’ora prepararono un pentolone di maccheroni al formaggio e si misero a tavola. Julie prese posto di fronte a Raph di proposito, sia per poter scambiare occhiate allusive con lui sia per fare un giochino che moriva dalla voglia di provare. Attese la fine del pranzo, quando i piatti erano vuoti e Splinter raccontava aneddoti che catturavano l’attenzione di tutti. Julie si sistemò in posizione laterale e poggiò il gomito al bordo del tavolo per sostenersi il capo con una mano. Un paio di minuti ancora e...Raffaello sentì qualcosa sotto il tavolo sfiorargli la gamba. Sbirciò cauto e vide che si trattava del piede di Julie, aggraziato dentro la calza sottile color grigio perla. Risollevò lo sguardo e, approfittando del momento in cui lei lo stava guardando maliziosa, le lanciò uno sguardo interrogativo. Lei abbozzò un sorriso e rivolse lo sguardo nella direzione di Splinter, fingendo di ascoltare il suo racconto. Intanto sotto il tavolo il gioco continuava, il piede di lei si muoveva sensualmente sulla gamba di Raph, salendo sempre di più. Quando arrivò alla coscia, lui cercò di bloccarlo con la mano e, ad un’altra occhiata di lei, rispose con uno sguardo severo. Julie parve rassegnarsi, ma quando lui le lasciò andare il piede affinché lei potesse ritirarlo, giocò sporco e andò dritta alla meta. Raffaello sobbalzò sulla sedia, rischiando di cadere all’indietro, gridando: “Per tutti i diavoli!”
Ritrovarsi tutti gli sguardi perplessi puntati addosso fu un’ovvia conseguenza, tranne che per Julie, la quale si portò una mano alla bocca per soffocare una risata.
Raph, a bocca aperta e in totale imbarazzo, cercò di giustificarsi: “Ehm… No è che…” Puntò il dito verso Splinter e disse con tono convinto: “Adoro questa parte.”
“Bene. Apprezzo l’entusiasmo, Raffaello.” Disse lui col classico tono diplomatico, quindi attese che il figlio riprendesse posto per continuare il racconto.
Al termine, Julie aiutò Donnie a sparecchiare, come faceva sempre quando la invitavano a pranzo e a cena. Aveva appena finito di mettere i bicchieri nella lavastoviglie che Mikey le si avvicinò: “E ora Pacman!”
Lei disse incerta: “Sì, però… Prima dovrei fare una cosa, se non ti dispiace.”
Lui strabuzzò gli occhi: “Una cosa? Una cosa meglio di Pacman?”
“Ho promesso a Raph di seguirlo in camera sua.”
Il diretto interessato spalancò gli occhi: “In camera mia?”
Non potendo fare altrimenti, lei continuò allusiva: “Ma sì, non ricordi? Dovevi mostrarmi la tua collezione di…di…” Mosse la mano per incitarlo a dire qualcosa in fretta e per fortuna lui se ne uscì con: “Di lavori a maglia.”
Questa volta fu lei a restare di sasso. Cosa stava dicendo???
Mikey s’illuminò: “Ahhh ma certo! Tutte le cose che hai fatto in punizione! Be’ Julie, ne avrai per un po’ allora!”
“Esatto, quindi sarà meglio cominciare.” Agitato, Raffaello l’afferrò per il girovita e la portò via, balzando sulle pareti fino a giungere al piano dove erano le camere da letto. Entrato, fece sbattere la porta alle proprie spalle.
“Ma che ti è preso? Vuoi che ci scoprano?” La rimproverò.
Julie si difese prontamente. “Volevo stare sola con te!”
“E il giochetto sotto il tavolo?” Chiese, puntando il pollice dietro a sé.
“Ehm…” Fece spallucce: “Quello era solo per divertimento.”
“Allora vedi di stare attenta. Se sapessero di noi si scatenerebbe un putiferio.” La passò e camminò fino all’ampio letto, dove poi si sedette.
Presa dai sensi di colpa, Julie andò da lui, la voce triste: “Scusami. So che non possiamo esporci. Non ancora, almeno. Però se li abituassimo a vederci insieme, forse diventerebbe più facile. Prima o poi dovremo dirglielo che ci amiamo.”
“Lo so.” Raffaello sospirò, quindi allargò un braccio, invitandola. “Dai, vieni qui.” Lei prese posto sulle sue ginocchia e si lasciò avvolgere in un abbraccio. Un bacio ristabilì l’armonia tra loro.
“Io…volevo anche ringraziarti per i fiori. Ho capito il messaggio.” Gli disse lei, quasi sussurrando.
Raph accennò un sorriso: “Anche se non sono bravo con le parole, ci tengo a farti sapere cosa provo per te.”
“E va bene così, fino a quando non sarai pronto per dirmelo.” Abbassò lo sguardo: “Però una cosa te la devo proprio chiedere.”
Raph cominciò a sudare freddo, deglutì un nodo alla gola: “Dimmi.”
Lei esitò qualche istante e poi risollevò lo sguardo: “Hai davvero una collezione di lavori a maglia?”
Raffaello buttò fuori una risata: “Ah quello! Certo che è vero! Ti faccio vedere.”
And all the ways, I got to know
Your pretty face and electric soul

Si alzarono dal letto e lui andò ad aprire il grande e sbilenco armadio. All’interno c’era un po’ di tutto, come oggetti vecchi e rotti raccolti nel corso degli anni negli fogne o nei vicoli, ma fra tante cose facevano bella mostra anche degli articoli di maglieria. Julie allungò una mano verso una coperta di lana rossa che aveva l’aria di essere piuttosto ampia. Poi sfiorò un maglione dalla scollatura a barca, un berretto con ricamato sopra il simbolo giapponese di ‘famiglia’e un paio di polsini. Ogni cosa era fatta con cura, non c’era nemmeno un punto sbagliato.
“Wow... Mi fai sentire così misera. Io non saprei nemmeno come tenerli in mano i ferri!” Sdrammatizzò Julie.
Raph si passò una mano sul capo: “E’ una cosa che ho imparato da bambino, in punizione, appunto. Papà sa essere molto severo quando ci si mette. Però almeno ho imparato a fare qualcosa di utile, anche se ormai non indosso più questa roba.” Allungò il braccio e indicò col dito una maglia di cotone: “Questo l’ho portato parecchio, quando mi andava bene. Anni fa.”
“Questa però potresti ancora usarla, quando arriverà l’inverno.” Julie indicò una lunga sciarpa con tanto di frange.
Lui storse il naso: “Non so, non è il mio genere.”
“Forse conosco un modo per fartela apprezzare.” Julie gli portò le mani al petto e disegnò le forme tondeggianti della corazza. L’idea era quella di sedurlo. Gli sfiorò le labbra con un bacio e poi lo spinse all’indietro. Tentò ancora. E ancora. Come poteva smuovere una roccia? Un po’ irritata, disse tra i denti: “Potresti farmi la cortesia di cadere all’indietro quando ti spingo?”
“Oooh certo. Nessun problema.” Attese che lei lo spingesse ancora e si lasciò cadere, finendo lungo disteso sul materasso. Si sollevò sui gomiti e guardò la scena che aveva di fronte, con chiaro interesse.
Con mosse sexy, Julie si sfilò il top, restando con addosso solo il reggiseno di pizzo, la gonnellina plissettata e le calze autoreggenti. Fece roteare l’indumento e poi lo lasciò cadere a terra. Prese dall’armadio la sciarpa e con quella si esibì in una sorta di balletto alla burlesque, avvolgendosi le due estremità nelle mani, improvvisando qualche mossa sensuale che prevedeva anche calcetti all’aria e ondeggiamenti delle natiche.
“Adesso ti piace la sciarpa?” Gli chiese, provocante, passandosi l’accessorio lungo le spalle e poi portandosi un lembo alle labbra per mordicchiarlo.
Raph sollevò un sopracciglio: “In effetti non è male, ora che la vedo così.”
Julie fece qualche altra mossa sfacciata, facendogli intravedere le mutandine coordinate da sotto la gonna, e stringendosi la sciarpa attorno al busto come una corda. La dose di peperoncino era massiccia, Raph era pronto per scattare verso la preda e concedersi un succulento banchetto. Proprio in quel momento la porta si spalancò ed entrò Michelangelo. Il tempo si fermò.
“Cosa state facendo?”
Ottima domanda.
Rossa in volto e con gesti isterici, Julie finse di frugare nell’armadio: “Ok questa sciarpa mi piace, però ora voglio provare la maglia di cotone!” Detto fatto, prese l’indumento dalla gruccia e se lo infilò alla bell’e meglio, quindi si voltò verso Mikey: “Come mi sta?”
“Hey me la ricordo! E’ quella che Raph portava da bambino!” Analizzò attentamente la figura di Julie,  constatando che tutto sommato le donava davvero anche se era chiaramente di qualche taglia più grande e le maniche erano parecchio lunghe, però il modo in cui la scollatura le lasciava una spalla scoperta era davvero delizioso.
“Ti sta bene! Potresti tenerla!” Quindi chiese al fratello: “Che ne dici, Raph? Gliela regali?”
Lui, dopo essere rimasto immobile senza respirare, ritrovò la parola a fatica: “Eeehm…sì.”
“Bene!” Esultò Mikey: “Ah sono venuto a dirvi che siamo tutti nella stanza dei videogiochi, se volete unirvi a noi.”
Julie rispose sorridente: “Ok, arriviamo subito!”
Attese che se ne andasse e poi andò dritta a richiudere la porta, poggiandosi di spalle. Allungò lo sguardo verso Raffaello, fulminandolo: “Non hai chiuso a chiave!”
Colto in flagrante, lui si ritrovò senza parole, allora lei gli andò di fronte e lo guardò severa dall’alto: “Io faccio uno spogliarello e tu ti dimentichi di chiudere a chiave?”
“Ma-ma-ma io non sapevo che volessi fare…quello.” Minimizzò.
Julie, indispettita più che mai, sollevò i pugni con tutta l’intenzione di colpirlo, invece poi li agitò lungo i fianchi: “Non posso neanche picchiarti, accidenti. Mi farei male solo io.”
Intanto Mikey arrivò alla stanza dei videogiochi e prese posto su uno dei divani, accanto a Leo.
“Julie potrebbe fare la modella per Victoria’s Secret. E’ così bella in reggiseno!” Allungò una mano per prendere il controller dal tavolino.
“COSA?” Chiese Leo, scandalizzato. Ma prima che potesse mettere sotto torchio il fratello, arrivarono Raph e Julie. Vide subito la maglia rossa che stava indossando lei e che sapeva provenire dall’armadio di Raph. Quindi questo significava che…si era cambiata di fronte a lui?
*
Di tanto in tanto era piacevole trascorrere una notte di puro divertimento, correndo sui tetti e balzando tra i palazzi. Le tartarughe le davano un senso di protezione assoluta, ma anche di adrenalina quando uno di loro, di solito Leonardo, la portava appesa al collo facendo balzi acrobatici che la facevano sempre gridare e ridere. Però, da quando April le aveva fatto promettere di cominciare a prendere sul serio gli studi e seguire le lezioni con maggiore frequenza, quelle fughe notturne erano diventate alquanto rare se non addirittura semplici scorci di ribellione limitati alle sere. Quella sera in particolare, erano appena suonate le undici quando Julie, sfoggiando un’espressione tanto triste da intenerire anche un cuore di pietra, si rivolse ai ragazzi dicendo: “Temo che per me la festa sia finita. Devo tornare a casa.”
Nel lamento generale, Mikey si fece sentire più degli altri: “Eddai, rimani ancora un po’! Senza di te il divertimento è dimezzato!”
“Vero, però se vuole dimostrare che si sta impegnando davvero non può infrangere il giuramento così.” Disse Donatello, rendendo il fratello ancora più triste.
Julie sospirò: “Purtroppo è così. E poi fra pochi giorni sosterrò l’esame, quindi…” Sollevò le braccia a mezz’aria e le lasciò ricadere. Fosse stato per lei sarebbe rimasta più che volentieri in loro compagnia.
Leonardo fece per avvolgerle il girovita con il braccio: “Bene, allora direi di andare.”
“Ci penso io, Leo.”
La voce di Raffaello gli bloccò il movimento, voltò la testa di scatto verso di lui: “Non c’è bisogno, ho detto che lo faccio io.”
Raph gli lanciò uno sguardo di sfida: “Vogliamo far scegliere a lei?”
Leo strinse i pugni, pronto all’azione: “Com’è che ultimamente ti metti sempre in mezzo? E’ solo per dar sfoggio della tua forza o c’è dell’altro, eh fratello?”
Michelangelo si sporse verso Donatello e gli bisbigliò all’orecchio: “Mi sa che si stanno scaldando.”
Julie s’intromise tra i due litiganti: “Può bastare. Ci manca solo che litighiate per una sciocchezza del genere!” Cercò di sdrammatizzare, anche se in realtà il cuore le batteva per la paura. Da diversi giorni Leo si comportava in modo strano ed era diventato particolarmente possessivo quando si trattava di lei. Non voleva assolutamente essere motivo di ulteriori litigi tra quei due fratelli che già si scontravano su ogni cosa.
I due si separarono di una distanza di sicurezza, ma i loro sguardi continuarono a lanciare scintille, quindi lei riprese la parola: “Apprezzo le tue premure, Leo, ma… può riaccompagnarmi Raph. E’ veloce e tornerà da voi in un batter d’occhio.”
Raffaello lo sbeffeggiò: “Sentito, Leo? Dice che sono più veloce di te!”
“No, non ho detto questo.” Julie alzò il tono di voce e per punizione gli pestò un piede, cercando di metterci quanta più forza aveva per fargli almeno un po’ di male. I loro gusci saranno stati anche antiproiettile ma la pelle non poteva essere invulnerabile, accidenti. Il colpo parve andare a segno, o almeno il lamento di gola che Raph emise le suggerì questo.
Leo sospirò e si arrese: “E va bene. Come vuoi, Julie. Ora andate, si sta facendo tardi. Noi tre aspetteremo qualche palazzo più avanti.”
Raph prese Julie in braccio e attese che lei si aggrappasse saldamente al suo collo, quindi prese la rincorsa e partì come un razzo, diretto verso un altro tetto.
“Ciao Julie!” La salutò Mikey, sia con la voce che con il gesto della mano.
Vedendo Leo adombrato, Donnie gli chiese con poca discrezione: “Hey Leo, ma che ti prende?”
Lui scosse il capo e rispose con voce dura: “Lascia perdere.”
Raffaello impiegò meno di dieci minuti a raggiungere il palazzo dove viveva Julie. Abbandonò i tetti per posarla a terra sul piccolo vicolo a lato del palazzo, dove non c’erano fonti di luce che avrebbero tradito la sua presenza. Julie rimise piede a terra elegantemente prima di rivolgersi a lui con espressione beffarda: “Ti va una gara?”
Lui sollevò un sopracciglio con fare provocante: “Assolutamente sì!”
Ad un immaginario ‘via’, Julie scattò di corsa diretta verso l’entrata principale, mentre lui cominciò ad arrampicarsi usando i cornicioni del palazzo, spostandosi man mano verso il retro dove poi avrebbe usato le scale antincendio.
Julie salutò frettolosamente il portiere notturno e si precipitò verso l’ascensore che a quell’ora era sempre libero. L’attesa di raggiungere il decimo piano fu snervante, ma piuttosto che correre per le scale rischiando di inciampare e rompersi i denti davanti, preferiva quello! Sgusciò fuori dall’ascensore quando le porte ancora si stavano aprendo e, con le chiavi in mano, si gettò sulla porta del proprio appartamento. Era così accanita che la sorte non volle rallentarla con l’imprevisto della chiave che non entra nella toppa, così, tempo cinque secondi, fu dentro, sbatté la porta alle proprie spalle e corse alla camera da letto. Quando vi giunse, spalancò la bocca per la sorpresa e lasciò un sospiro assieme  ad una mezza risata. Fuori dalla finestra, appeso al cornicione, Raph la stava spettando con aria trionfante.
“Non è possibile! E pensare che ho preso l’ascensore per fare prima!” Gli disse capricciosamente, una volta aperta la finestra.
“Non puoi competere con una tartaruga mutante, bellezza.” Rispose, strizzando l’occhio.
Julie gli regalò un sorriso complice e si sporse per unire le labbra alle sue. Anche se la temperatura notturna di agosto aveva la tendenza a scendere, i loro baci avevano il potere di essere sempre caldi e di infonderle quel calore in tutto il corpo. Nel separarsi, le labbra emisero un piccolo schiocco. Julie guardò Raffaello negli occhi e disse con voce dolce: “Sai, ogni volta che ci salutiamo così, dal balcone, mi sembra di essere all’interno della storia di Romeo e Giulietta.”
“Con un finale diverso, spero!” Scherzò lui.
“Sì. Solo la parte più romantica. Quella che li vede incontrarsi di nascosto per scambiarsi giuramenti d’amore e baci.”
“Io preferisco le parti d’azione, quando litigano e duellano tra Montecchi e Capuleti.”
“Ma allora hai letto veramente il libro!” Cinguettò lei.
“Certo che l’ho letto! Mi giudichi veramente poco! Solo perché mi vanto della mia forza e il mio idolo è Vin Diesel, non significa che io sia analfabeta.” Si difese, punto nell’orgoglio.
Julie gli schioccò un altro bacio sulle labbra: “A proposito, dato che tu mi obblighi sempre a guardare i film di quel tizio, sappi che un giorno io ti incatenerò al divano e ti farò guardare tutta la serie di Sex and the City!”
Raph storse il naso: “E’ pieno di femmine isteriche che pensano solo alla moda, alla carriera e al sesso. Mi chiedo che cosa ti attragga di quella roba. Tu non sei così.”
“Neanche riguardo al sesso?” Lo pungolò di proposito, con la conseguenza che lui balzò dentro la stanza e prese Julie tra le braccia dicendo con voce sensuale: “Su di te non è un difetto.”
Le rubò le labbra con un bacio di fuoco e con le mani andò ad avventurarsi sotto la gonna. Le sue curve erano così armoniose che quando la toccava gli sembrava di sentire una melodia di violini risuonargli nella mente. Era innamorato alla follia di quella ragazza. Era prossimo ad insinuare le dita sotto al pizzo delle mutandine quando Julie lo forzò a fermarsi e ad interrompere il bacio. Si diede un istante per riprendere fiato e poi gli disse: “Perdonami, vorrei tanto ma domani sarà una giornata impegnativa per me. E poi i tuoi fratelli ti stanno aspettando. Non voglio che Leo si irriti ancora di più.”
Lui la lasciò andare, borbottando: “Che gran seccatura.” Fece qualche passo senza meta e riprese: “Non sai quanto vorrei poter stare con te senza tutti questi problemi. Non parlo delle lezioni, è giusto che tu ti metta d’impegno per raggiungere un obiettivo, però odio sentirmi sempre intrappolato dal segreto con la mia famiglia. Ora ne ho davvero abbastanza. Dovremmo diglielo e basta. E se a qualcuno non va bene, chissene.”
Lei confermò: “Lo faremo, Raph. Solo…” Arricciò le labbra e fece spallucce: “Dobbiamo trovare il momento giusto.”
E mentre loro parlavano, gli altri tre mutanti attendevano poco pazientemente al punto d’incontro. Anche se la parola ‘poco’, nel caso di Leonardo, era un eufemismo dato che non faceva che camminare avanti e indietro nervosamente.
“Ma dove diavolo è finito?” Chiese ad un tratto.
Donnie rispose tranquillo: “Si starà assicurando che lei rincasi sana e salva. Cosa c’è di strano?”
“Io dico che lo sta facendo apposta per darmi sui nervi.”
“E io dico che te la prendi troppo.”
Leo camminò ancora avanti e indietro per tre volte e poi sentenziò: “Vado a vedere cosa succede. Aspettatemi qui.”
Mikey gli mise le mani sulle spalle per bloccarlo: “Non se ne parla. Conoscendovi, vi mettereste a litigare anche senza motivo. Andrò io, ok?” Non gli diede il tempo di rispondere, saltò all’indietro e in un attimo si diede alla corsa, sperando che Leo non lo seguisse. Già immaginava di poter entrare nell’appartamento di Julie e magari sgranocchiare qualcosa di gustoso prima di salutarla. Sì perché, nella sua mente, Raffaello insisteva per accompagnarla solo per questo, per arraffare cibo dalla loro sorellina. A lui ci volle quasi un quarto d’ora, ma alla fine atterrò sul tetto del palazzo vicino con un salto acrobatico. Sollevò lo sguardo e disse tra sé: “Dunque, qual’era il piano dove vive Julie?”
Sollevò un dito con l’intenzione di mettersi a contare, ma il suo sguardo intravide qualcosa fare capolino da una finestra sul lato del retro. Si spostò per avere una visuale migliore e riconobbe Raffaello appeso al davanzale. Vide anche Julie, sporta leggermente dalla finestra.
Mikey si illuminò di gioia, sollevò un braccio che cominciò ad agitare e prese un bel respiro per gridare qualcosa che attirasse la loro attenzione, ma si bloccò. Il sorriso svanì e al suo posto arrivarono la sorpresa e l’incomprensione. Suo fratello e Julie si stavano baciando. Un bacio vero, non come quelli che aveva visto nei film. Per quanto fossero belli a vedersi, sapeva che ciò che stava guardando non andava bene. Non aveva idea che tra loro ci fosse qualcosa, non si era accorto di nulla. E ora li aveva di fronte agli occhi. Che gli altri sapessero? No, non lo sapevano. In loro presenza non facevano quelle cose e non dicevano nulla che potesse far intendere che avessero una relazione. Quindi era una cosa segreta. Anche se, per quanto lo riguardava, non c’era niente di male. Anzi era lieto che il suo fratellone tosto e la sua sorellina fossero innamorati, però un forte presentimento gli diceva che gli altri non l’avrebbero presa allo stesso modo. Soprattutto Leonardo.
*
Quell’esame si rivelò una faticaccia per Julie, soprattutto perché per la prima volta in vita sua aveva dovuto studiare interi libri e prepararsi per essere in grado di fare un discorso continuativo e di senso compiuto. Niente a che vedere col liceo, dove aveva preso il diploma più per l’importanza della sua famiglia che non per meritocrazia. Magari aveva incespicato un paio di volte e non era riuscita a rispondere in modo esauriente a tutte le domande che le erano state poste, però tutto sommato se l’era cavata. L’importante non era eccellere ma passare! Rincasò nel tardo pomeriggio, stanca e con tutta l’intenzione di buttarsi sul divano a guardare la tv e bere una quantità esagerata di tè freddo al limone. Posò il mazzo di chiavi sul mobiletto dell’entrata e si tolse i sandali con noncuranza. Un rumore sospetto attirò la sua attenzione.
“Chi c’è?” Tese l’orecchio, ma non ricevette risposta.
“April?” Era l’unica ad avere le chiavi del suo appartamento, magari era passata per farle un saluto. Ma se fosse stata lei avrebbe già risposto.
Julie lasciò l’ingresso e gridò ancora: “Raph, sei tu? Se è uno scherzo non è divertente.” Avrebbe tanto voluto che fosse lui, ma sapeva che era una possibilità remota a quell’ora. Si erano sempre incontrati dal tramonto in poi, per lui sarebbe stato troppo rischioso uscire di giorno.
Camminò a passi felpati fino alla cucina, dove impugnò un coltello per tagliare la carne, quindi con cautela si diresse verso la camera da letto da dove era venuto il rumore. Il cuore le batteva così forte che quasi le ferì i timpani con le pulsazioni. Attraversò il corridoio e contò nella mente: “Uno, due, tre.”
Balzò dentro la stanza vuota. Che non ci fosse nessuno era evidente, come lo era il fatto che qualcuno aveva rotto il vetro della finestra per entrare. Tenendo l’arma sollevata e stretta in pugno, Julie andò a controllare che fuori non ci fosse effettivamente nessuno. Rassicurata, abbassò la mano  e lasciò cadere il coltello sulla moquette. Scorse rapidamente la camera da letto, tutto sembrava in ordine, quindi non si era trattato di un ladro. La sorpresa arrivò quando entrò nel bagno e trovò una scritta sullo specchio fatta con uno dei suoi rossetti. Sfiorò quei segni rossi con la punta delle dita. Il messaggio diceva: “Stiamo risorgendo dalle ceneri. Per voi sarà la fine, tartarughe.” E sotto c’era una sorta di disegnino che lei riconobbe.
“Il Clan del Piede.” Disse con voce quasi tremula. Doveva assolutamente avvertire i ragazzi.
*
“E’ sicuramente il Clan del Piede.” Confermò Donatello, restituendo a Julie il cellulare dopo aver visto la foto che lei aveva scattato al messaggio sullo specchio.
“E a quanto pare ci tengono d’occhio da un po’ se sanno che Julie è nostra amica.” Aggiunse pensieroso Leonardo.
Raffaello strinse un pugno con rabbia: “E’ colpa nostra, avremmo dovuto essere più vigili. Se invece di entrare in casa sua per lasciare un messaggio l’avessero rapita o le avessero fatto del male io…”
Julie posò una mano sul suo pugno, per calmarlo: “Se non l’hanno fatto avranno avuto i loro motivi. Non credo siano interessati a me o al rapporto che ho con voi.”
“In ogni caso tu rimarrai qui fino a quando non avremo sistemato questa faccenda.”
Julie stava per ribattere, ma la voce mite di Splinter la fermò: “Sì, figliola, è meglio che tu rimanga qui dove possiamo garantirti protezione. Nessuno di noi se lo perdonerebbe se ti accadesse qualcosa.”
Il rumore di tacchi all’ingresso del rifugio attirò l’attenzione di tutto il gruppo e la voce di April riecheggiò tra le pareti: “Forse possiamo risolvere in fretta il problema.”
Donnie chiese prontamente: “Al telefono hai detto che hai delle informazioni. Di cosa si tratta?”
Prima di rispondere, April andò ad abbracciare la cugina e ad assicurarsi che stesse bene.
“Credo di sapere dove si nascondono, ma dobbiamo agire in fretta. Ho qui le coordinate.” Agitò il cellulare nella mano, fiera del proprio lavoro.
“E allora cosa aspettiamo? Andiamo e facciamo fuori quei maledetti.” Esordì Raffaello, con voce ringhiante. Fremeva dalla rabbia e dalla voglia di picchiare forte.
“Tu resti, Raffaello. In questo momento non sei in te, saresti solo d’intralcio.” Lo ammonì Splinter.
Lui lo guardò perplesso: “D’intralcio? Io voglio spazzarli via con una manata e ridurli in briciole. Dopo quello che hanno fatto a Julie….”
“Nulla è stato fatto alla sua persona, ringraziando il cielo. La tua collera è immotivata. Al tuo posto andrò io.”
Raph trasalì: “E io dovrei restare qui a non fare niente?”
Splinter posò una mano sulla sua spalla: “Proteggi Julie fino al nostro ritorno. E fai pace con te stesso.”
Lui scambiò un’occhiata con Julie, bastò per rendersi conto che stare con lei era più importante di ogni altra cosa. Prese respiro e rispose: “D’accordo, Maestro.”
April s’intromise: “Il sole sta tramontando, possiamo uscire con la vostra auto e percorrere strade secondarie per non dare nell’occhio. Poi al calare della sera sfrecciamo fuori città. In poco più di un’ora dovremmo esserci, se ho fatto un buon lavoro di calcolo e se le informazioni che ho raccolto in questi mesi sono attendibili.”
Mentre il gruppo s’incamminava, Leonardo si avvicinò a Julie e disse gentile: “Non temere, saremo di ritorno prima dell’alba.” Poi terminò con uno scherzo: “Pensi di riuscire a resistere così tanto accanto a Raph?”
“Vai al diavolo!” Lo rimbeccò lui, con tono tutt’altro che scherzoso.
Julie regalò a Leo un sorriso e lo osservò allontanarsi di corsa per raggiungere gli altri.
“Razza di presuntuoso sfacciato.” Si fece sentire ancora Raph, con disprezzo.
Julie gli andò vicino e gli prese le mani: “Invece di criticare, dovresti guardare il lato positivo. Siamo soli.”
Non sarà stato onorevole come pensiero, ma dopo essere stato messo da parte in quel modo a Raffaello venne naturale mandare al diavolo i suoi fratelli e suo padre e godersi il momento. Che andassero pure a divertirsi prendendo a calci quei bambolotti vestiti di nero, lui di certo si sarebbe divertito in un altro modo.
“Be’, allora… Che ne dici di andare in camera mia?” Chiese senza giri di parole.
Julie si mise a ridere: “Abbiamo l’intero rifugio tutto per noi!” Fece scivolare le mani dalle sue e prese a passeggiare in direzione della sala dell’allenamento, voltandosi un paio di volte per lanciargli delle occhiatine provocanti.
Messo piede nell’ampia sala, si guardò attorno con sguardo ammirato: “E’ un luogo così…affascinante.”
Raph abbozzò uno scherzo: “Devo confessarti che, da quando stiamo insieme, ho cominciato a vedere le armi con altri occhi e immaginare usi diversi dalla lotta.”
Lei stette al gioco: “Ad esempio?”
Raph si passò una mano sul capo, come cercando di sistemare una piega immaginaria della bandana, allora Julie lo pizzicò: “Cosa c’è? Hai paura che io mi spaventi?”
“No!” Parlò onestamente: “Ho paura che dirtelo ti stuzzichi la fantasia.”
Julie arricciò le labbra, indecisa se lasciar correre o approfondire l’argomento, ma alla fine vinse la curiosità. Doveva solo trovare il modo di fargli confessare. Magari con uno spogliarello? Le bastò un minuto per disfarsi del vestitino bianco e morbido con la scollatura a doppio risvolto, subito seguito dalle scarpette con l’immancabile tacco dodici che calciò via facendo i passi di un balletto, ed infine i leggings neri elasticizzati che si divertì a fiondare contro di lui. Rimasta solo con un completo intimo di pizzo color acquamarina, si avvicinò a Raffaello e gli sussurrò: “Qualche idea?”
Una parte di lui avrebbe voluto fermare tutto e riportare l’attenzione sul gruppo che era partito in cerca della cellula del Clan del Piede che ancora si nascondeva in città. Ma l’altra parte, quella offesa, gli bruciava da morire e chiedeva soddisfazione. Fu proprio pensando a questo che disse: “Legarti alla Katana di Leo che è appesa al muro e darti una lezione indimenticabile.” La voce quasi spezzata dall’eccitazione.
Julie si voltò e cercò con lo sguardo l’oggetto nominato. Sulla parete dietro a lei c’era proprio una Katana, dentro il rispettivo fodero, appesa al muro. Doveva essere quella di scorta, era sicura che Leonardo ne avesse portate due con sé quando era partito. Si voltò nuovamente, lo sguardo come a scrutare il corpo di Raffaello, poi le sue mani afferrarono i pugnali Sai appesi alla cintura, li estrasse e li lasciò cadere a terra. Subito dopo gli slacciò la cintura e la sollevò all’altezza del viso, quindi lo guardò negli occhi e gli ordinò: “Legami i polsi.” 
Non ci fu esitazione nei movimenti di Raffaello, semplicemente prese la cintura e fece quando richiesto.
“Ora portami là.” Ordinò ancora Julie, ma ora con tono di voce passionale.
Raffaello la sollevò in braccio e la portò fino al muro, dove poi si occupò di legare la cintura alla Katana. Ed ecco che le parole non furono più necessarie. Tutto cominciò con un bacio famelico, uno di quelli che tolgono il respiro da quanto sono potenti. Le gambe di Julie si tenevano salde attorno ai fianchi di lui, le mani di Raffaello si persero in carezze sul suo corpo, si unirono sulla sottile striscia elastica del reggiseno autoreggente e la spezzarono. Gettò via il tutto e fece lo stesso con le mutandine. Immerse il viso fra i suoi seni caldi e morbidi, li sfiorò con la lingua e poi risucchiò tra le labbra una delle rosse gemme. E nel contempo, dal basso, si dilettava a tastare la corposità delle sue natiche, addentrandosi di volta in volta verso l’interno fino ad arrivare a sentire sulla punta delle dita il suo nettare cremoso, segno che lei era pronta.
Julie, dal canto suo, avendo ben poca libertà di movimento, si rassegnò beatamente a quelle piacevoli attenzioni senza mancare di fargli sapere quanto fossero gradite attraverso mugolii e gemiti di piacere. E poi all’improvviso arrivò il momento dell’azione. Raffaello, con le mani che quasi tremavano dal desiderio, si vide costretto a strapparsi i pantaloni sul davanti per procedere. Il resto venne da sé. L’afferrò per i fianchi e la prese con passione, talvolta ansimando di piacere, talvolta ricercando il suo sguardo azzurro dentro il quale perdersi. Julie non si trattenne in alcun modo, né cercò di trattenere lui, totalmente presa dal turbine del piacere che, arrivando agli spasmi, si ritrovò perfino a stringere tra le mani la cintura con cui lui l’aveva legata e a tirare come se volesse spezzarla. Di cose piccanti ne avevano fatte da quando stavano insieme, ma quella che stavano facendo in quel momento le superava tutte! Le ricordava qualcosa che una vecchia amica di Bel Air le aveva fatto leggere qualche anno fa. Il primo libro di una trilogia particolarmente sconcia che, a suo parere, era meglio che non vedesse mai la luce. Chi avrebbe avuto il coraggio di ricavare un film da quel…come si chiamava… Cinquanta sfumature di qualcosa.
Nel raggiungere l’estasi, Raffaello si lasciò andare, gettò il capo all’indietro ed emise un forte gemito. Si sentiva come se stesse fluttuando. Gli ci vollero alcuni istanti per tornare in sé, poi sfiorò le labbra di Julie con un bacio e le sussurrò guardandola negli occhi: “Tutto ok?”
Lei mosse leggermente il capo e rispose con un filo di voce: “Sì.”
Raffaello sciolse i nodi della cintura per liberarle i polsi, vide subito i segni rossi che si era auto-inferta quando aveva tirato selvaggiamente. Nulla di grave, sarebbero spariti nel giro di poche ore. Julie gli intrecciò le braccia al collo e accennò un sorriso. “E’ stato bello?”
“Maledettamente!” Rispose lui con tono divertito, poi riprese più serio: “Però adesso avrei bisogno di una pausa. Andiamo di sopra?”
Lei rispose sorridente: “Pienamente d’accordo!”
Da quando la loro relazione era diventata stabile, Raph e Julie avevano trovato alcune occasioni per stare un po’ nella stanza di lui, senza destare sospetti, e così Julie aveva avuto modo di esplorare e curiosare. La camera da letto di Raffaello era disordinata e maltenuta, il letto era sempre disfatto -ancora di più da quando lo usavano assieme- le mensole ed i mobili erano ammaccati e contenevano oggetti della natura più disparata da riviste di bodybuilding a pupazzetti di supereroi con la testa ciondolante. Le pareti invece erano pressoché tappezzate di pagine di giornale sgualcite e frammenti di poster con stampata la faccia di Vin Diesel, il suo idolo. D’altra parte, più che un ninja, Raffaello era prima di tutto un adolescente!
Julie doveva essersi persa in pensieri guardando le pareti, perché la voce di Raph la sorprese dicendo: “Ti sei innamorata di Vin?” Il tono voleva essere serio, ma una vibrazione divertita lo tradì.
Julie sorrise al vuoto e, quando si voltò verso di lui, disse maliziosa: “Tranquillo, tu rimani il mio fustacchione pelato preferito! Subito seguito da Dwayne Johnson.” Si sporse su di lui  e gli stampò un bacio a fior di labbra: “Anche se…pensandoci bene…non credo che Dwayne avrebbe bisogno di riposarsi dopo una volta!”
Si stava entrando in zona piccante, dunque. Raffaello fece correre una mano sul corpo di lei e quando arrivò su una delle cosce le sollevò la gamba per far sì che lei fosse cavalcioni su di lui.
“Questo round è tutto tuo, bellezza.” Con una mano le sfiorò il viso e l’attirò a sé per baciarla.
Julie ricambiò il bacio e con la mano andò ad accarezzare la corazza sul suo petto, ruvida e dura come una roccia. Il che le fece riaffiorare una domanda che non gli aveva mai posto. Separò le labbra dalle sue e chiese timidamente: “Solo per curiosità…quando ti accarezzo così, senti qualcosa?” Scosse il capo e si schernì: “Che domanda idiota! Mi hai detto tu stesso di essere antiproiettile, quindi è impossibile che…” Si zittì ritrovandosi un dito di lui posato sulle labbra.
“Invece è una domanda sensata e la risposta non è così ovvia come credi. Non saprei dare una spiegazione scientifica, ma credimi se ti dico che sono sensibile al tuo tocco. Posso ricevere una scarica di proiettili senza sentire il minimo dolore, eppure riesco a percepire il tocco delle tue dita come una leggera vibrazione. Una cosa piacevole.” La rassicurò, parlandole con tono dolce, quindi le prese una mano e se la portò alle labbra per stamparvi un bacio.
Ora che sapeva la verità, Julie non aveva più bisogno di parole, tutto ciò che voleva era diventare un tutt’uno con lui. Prese a muoversi contro il suo corpo, lentamente, scivolando sulla sua virilità che ad ogni movimento che si faceva sempre più rigida. Non ci volle molto perché entrambi fossero pronti. Julie si sollevò dal suo petto e, bella come una dea nata dal latte e dall’oro, diede il via alla danza del piacere. Era così bella… Raffaello allungò un braccio e fece scivolare la mano fra i suoi seni, per poi discendere e sostare sul suo fianco. Non poteva essere un caso che lei fosse entrata nella sua vita. Un pensiero superficiale gli disse che in tutti i grandi film d’azione l’uomo più forte e più astuto aveva accanto una bellezza mozzafiato, invece il pensiero più ragionevole, quello che proveniva dal cuore e poi si annidava da qualche parte nella sua mente come una farfalla delicata, gli sussurrava che nel loro rapporto c’era molto di più, che il loro legame era qualcosa di ineguagliabile che nessuno avrebbe mai spezzato. Lei gli apparteneva completamente e lui apparteneva a lei. L’eco di questa scoperta si amalgamò nella melodia dei gemiti di lei, creando una dimensione in cui si sentì leggero come l’aria. Quando la danza terminò, fu con grande naturalezza che accolse la sua bella ragazza in un abbraccio protettivo in cui lei presto si abbandonò per scivolare nel sonno.
  
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