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Autore: Il corsaro nero    12/05/2018    0 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 29: RITROVARSI DAVVERO


Fu lei la prima a muoversi.

Si voltò di scatto, allontanandosi da lui.

Vedendola andarsene, sussurrò: “Echalotte...”

Lei non si fermò, continuò a camminare.

ECHALOTTE!!!” le urlò, disperato.

Le sue gambe si mossero da sole e il suo braccio afferrò quello della moglie.

Lei si voltò e il suo sguardo fece restare sconvolto l'uomo.

Era uno sguardo furibondo e arrabbiato.

Lui tremò.

Quello sguardo muto e adirato lo stava accusato della sua fuga, di averla abbandonata da sola con dei bambini e, soprattutto, di averla tradita.

Di aver tradito il suo amore.

Nonostante il silenzio, quello sguardo d'odio puro gli faceva più male di tutte le urla del mondo.

Sua moglie lo odiava.

Avrebbe voluto che lui non fosse mai riapparso nella sua vita.

Abbassò lo sguardo, non trovando la forza per opporsi a quell'odio.

Lasciami.” sibilò, ad un tratto, Echalotte e lui obbedì.

Non se la sentiva di bloccarla...

Lei si girò e se ne andò.

Una volta che fu sparita, l'uomo si diresse verso la più vicina panchina e si sedette pesantemente su di essa.

Non l'aveva neanche voluto ascoltare... non poteva fare niente contro il suo odio...

Mise le mani sulla faccia.

Quel suo sguardo... gli aveva lacerato quel poco della sua anima ancora intatto... aveva visto in quello sguardo tutto il dolore che aveva vissuto per anni per colpa sua... e l'odio che provava per lui...

Non poteva niente... per un attimo... si era illuso che potesse riappacificarsi con sua moglie e cambiare le favole...


Tarble si guardò intorno, dubbioso.

Non trovava un buon posto dove mettere quella sfera dalle sette stelle.

Tarble...” sussurrò una voce alle sue spalle.

Si voltò e la riconobbe subito.

Gure era lì, a pochi passi da lui.

Lui sorrise e la salutò.

Lei era il raggio di sole caldo di quella giornata così fredda.

La ragazza, timidamente, si avvicinò a lui e disse, tutta rossa: “E' bello vederti...” “Anch'io sono contento di rivederti... mi sei mancata così tanto...” “Se penso che sono costretta a nascondere i miei sentimenti d'amore per te nonostante ci amiamo entrambi...” “Non abbiamo altra scelta... finché non sarai maggiorenne non possiamo fare niente se non nasconderlo...” “Ho paura.” “Paura di che cosa?” “Ho paura di dimenticarmi di te e di innamorarmi di un altro... è un incubo che da giorni mi perseguita! Sono agitata al pensiero che succeda... tu... tu non meriteresti una sofferenza del genere! Non so più cosa fare...” “Gure...”

Lei alzò lo sguardo e i loro occhi neri si fusero.

Sono contento che tu mi abbia raccontato cosa provi.” disse lui “Tu sei una ragazza innamorata ed è normale che tu provi questa paura.” “Ma Tarble... cosa succederebbe se m'innamorassi davvero di un altro?!” “A me, l'unica cosa che conta è che tu sia felice. Accetterò qualsiasi cosa pur di farti felice. Qualsiasi cosa accada, io ti aspetterò. Sempre.”

Lei sorrise anche se in cuor suo era presa ancora dai dubbi.

Temeva di poter infrangere quella promessa da un momento all'altro... e non avrebbe mai tollerato che Tarble stesse male per causa sua!

Il giovane, tuttavia, capì i suoi pensieri dallo sguardo e, d'istinto, le mostrò la sfera che aveva in mano.

Che cos'è?” domandò Gure, incuriosita, e il giovane rispose: “Una sfera magica. Grazie ad essa, tutti i desideri si avverano. Non solo ci permetterà di ritrovarci ma farà in modo che il nostro amore non si spenga mai.”

La ragazza sorrise timidamente poi, prese la sfera dalle mani dell'amato e se l'appoggiò al cuore.


Direi che il gioco ha funzionato bene...” “Già...”

Bulma sospirò.

Suo marito, per tutta la durata del ricevimento non aveva smesso di guardare fuori dalla finestra, sperando che suo padre arrivasse ma non era servito a niente e i due sposi erano partiti per il viaggio di nozze, e con loro gran parte degli invitati.

Bulma vide Echalotte avvicinarsi a loro e dire: “Io devo andare...” “Certo.” “Mamma...” fece Vegeta.

Bulma sapeva che il marito voleva raccontare alla madre del padre, tornato all'improvviso nelle loro vite.

Tuttavia, spostò lo sguardo e sussurrò: “Niente.” “Capisco. Ci vediamo.” “A presto, mamma.” “Comunque... è stata davvero indimenticabile la vostra sorpresa...”


Faceva sempre più freddo e il vento gelido non smetteva di ululare minaccioso.

Tuttavia, non voleva andarsene.

Dentro di sé si sentiva a pezzi... non era riuscito a parlare ad Echalotte ma la cosa che più lo tormentava era che Echalotte non aveva neanche voluto ascoltarlo.

Dopotutto, come poteva darle torto?!

L'aveva abbandonata senza nemmeno spiegarsi...

Se lo meritava, eccome, il risentimento di sua moglie...

Guardò la sfera portafortuna di Bardack.

Aveva sempre invidiato il suo amico... lui era quello che lo superava sempre... quello più coraggioso di lui... più felice di lui...

Lui, fin da quando era piccolo, era cresciuto con una famiglia che l'aveva sempre amato... quando viveva nella Casa degli Scarti l'aveva scorto più di una volta con suo padre... così felici... mentre il suo padre biologico era solo un mostro che aveva abusato della sua mamma...

Il marito di sua madre, si era avvicinato, e molto, a quello di Bardack ma era morto per colpa sua...

Di nascosto, osservava i due di nascosto, sognando che quelle carezze, quelle parole fossero per lui...

Una volta, Bardack si era accorto di lui che l'osservava dalla finestra della sua camera in istituto e l'aveva salutato con la mano ma lui aveva voltato la testa.

Poi se n'era andato dalla Casa degli Scarti e l'aveva ritrovato, per puro caso, nella palestra dove aveva cominciato a lavorare per guadagnarsi i soldi per una moto, il suo sogno più realizzabile e anche nel appartamento vicino al suo.

All'inizio, Bardack gli aveva rotto le scatole fino all'inverosimile ma, alla fine, aveva ceduto e aveva trovato la cosa che non aveva mai avuto persino quando c'erano i suoi genitori.

Un amico.

Erano diventati inseparabili e Bardack l'aveva aiutato in così tante occasioni, persino quando aveva deciso di abbandonare la sua famiglia a causa della disperazione di non aver detto la verità.

Non era stato pienamente d'accordo, ma sapeva che il suo amico non ce la faceva più, quindi avevano deciso di tenersi in contatto.

La sfera, a causa del forte vento, rotolò fino a lui e la prese in mano.

La guardò e sperò, con tutto sé stesso, di trovare anche lui lo stesso amore e la stessa fortuna che aveva avuto Bardack.

Ad un tratto, sentì un rumore dietro di sé.

Si voltò e rimase incredulo quando rivide Echalotte appoggiata ad un albero.

Era confuso... non riusciva a capire...

Da quanto tempo era lì?! Ma, soprattutto, perché era lì?!

Credeva che lei non avesse più intenzione di rivederlo...

La donna fece un segno al marito e disse: “Seguimi.”

L'uomo si alzò dalla panchina e seguì la moglie in silenzio.

Lei continuò a camminare, veloce e senza voltarsi, finché non arrivarono ad una macchina che l'uomo intuì appartenere alla moglie.

Sali in macchina.” fece Echalotte mentre entrava al suo interno e il marito sussurrò: “Echalotte...” “Sali in macchina!” l'interruppe, adirata, la donna.

Vegeta le obbedì e una volta dentro, Echalotte mise in moto la macchina e partirono.

Il marito osservò in silenzio il paesaggio che cambiava.

Era inquieto.

Per quale motivo sua moglie era tornata al parco e gli aveva ordinato di seguirla?

Dove lo stava portando?!

Aveva così paura...

Strinse con forza la sfera che non aveva mai smesso di tenere in mano e sperò che sua moglie potesse ascoltarlo, prima di ucciderlo.


Goten osservava in silenzio sua madre mentre chiacchierava a tutto gas con Bulma.

Come cavolo facesse ad avere tutte quelle energie anche se erano solo undici, non ne aveva la più pallida idea.

Ti vedo pensieroso, Goten.” disse all'improvviso una voce maschile che lui conosceva benissimo.

E' tutto a posto, Gohan.” rispose il ragazzo ma l'uomo rispose: “Goten, sei mio fratello. Capisco quando c'è qualcosa che ti frulla in testa.” “La verità è che io mi sto annoiando e voglio tornarmene a casa...” “Sicuro che sia solo questo?”

Goten sospirò.

Suo fratello capiva sempre tutto quello che gli passava per la testa...

Il fatto è che... vorrei passare del tempo, da solo, con Valese.” rivelò il ragazzo, amareggiato “Ma la mamma non vuole... credo che pensi che faccia cose stupide...” “Lei è fatta così, non pensarci... comunque, Goten, mi sembra che la mamma, in questo momento, sia più impegnata a chiacchierare a tutto gas con Bulma che a prestarti attenzione...” gli fece notare Gohan.

Goten sgranò gli occhi, incredulo.

Era vero, sua madre era troppo impegnata a chiacchierare per prestargli attenzione... poteva sparire per un attimo assieme a Valese...

Grazie, Gohan. Ti devo un favore.” esclamò, contento, il ragazzo, alzandosi e il fratello rispose: “Divertitevi e fate attenzione.” “Tranquillo.”

Il giovane si avvicinò a Valese e le prese una mano.

La ragazza si voltò e Goten le sussurrò: “Che ne dici se andiamo un attimo fuori? Tanto mia madre è distratta...” “O-ok...” balbettò la ragazza, dubbiosa ma allo stesso tempo eccitata per quell'inaspettata avventura notturna assieme a Goten.

I due uscirono in punta di piedi dal locale e si misero ad osservare in silenzio, la grande luna piena dai colori dell'oro e le stelle luminose.

E' bellissimo...” commentò Valese e Goten, mentre le passava il braccio attorno alla vita, sussurrò: “Ma tu sei ancora più bella...”


Era tornato in quella che un tempo era casa sua.

Ecco qual'era stata la loro destinazione.

Sua moglie fermò la macchina e scese dall'auto.

L'uomo restò seduto immobile, indeciso sul da farsi.

Per tutta la durata del viaggio, in macchina tra lui e sua moglie c'era stato un silenzio gelido, tuttavia, aveva capito benissimo che lei era infuriata con lui per averla abbandonata senza darle alcuna spiegazione tanti anni fa.

Tuttavia, aveva deciso di non essere mai più in codardo... e lo avrebbe dimostrato proprio alla sua Echalotte.

Aprì la portiera della macchina e, una volta uscito, si diresse verso di lei.

Lei era appoggiata ad un albero, con le braccia incrociate, aspettandolo in silenzio nel gelido buio di quella notte invernale.

Si avvicinò a lei, in silenzio.

Per un attimo, i due si osservarono in silenzio, poi Echalotte disse: “Sai, Vegeta, non mi sarei mai aspettata di rivederti dopo tutti questi anni.” “Nemmeno io, fino a tre giorni fa... però... prima che io esca di nuovo dalla tua vita, se lo vorrai, dovevo rivelarti una cosa.” “E cosa?”

L'uomo fece un sospiro poi, veloce come il lampo, s'inginocchiò davanti a lei e le disse: “Echalotte, io... io ti ho mentito!”

La donna rimase impassibile e il marito continuò: “Il malore che mi ha colpito quella volta al lavoro... non era dovuto a un calo di zuccheri... in realtà, avevo una grave malattia ai reni! Non sono riuscito a dirti la verità! Ho avuto troppa paura! Tre volte alla settimana dovevo sparire per farmi la dialisi, in modo da allungarmi la vita! Così, la gente ha cominciato a dire che io ti tradivo e io non potevo dire la verità perché, altrimenti, avrei dovuto ammettere che ti avevo detto una bugia! E alla fine me ne sono andato perché non ce la facevo più!”

L'uomo continuò a mantenere lo sguardo basso mentre calde lacrime gli uscivano dagli occhi e scioglievano la neve sotto di lui.

Ad un tratto, disse: “Non voglio il perdono, perché so che non lo merito. Fammi tutto quello che vuoi. Puoi insultarmi, picchiarmi o mandarmi via per sempre. Non farò una piega perché so che lo merito.”

Per un attimo, tra i due si sentì solo il silenzio, poi l'uomo la sentì camminare verso di lui.

Si fermò davanti a lui e inginocchiandosi, sibilò: “Guardami negli occhi.”

Lui obbedì prontamente e i loro occhi neri si fusero.

Posso farti tutto quello che voglio?” domandò lei, senza smettere di guardarlo, e lui annuì: “Sì. Tutto.” “Bene.”

L'uomo chiuse gli occhi, aspettando tutto l'odio e il rancore di sua moglie ma quello che accadde lo lasciò spiazzato.

Infatti, la donna lo baciò.

Lui la guardò, incredulo.

Tra tutte le cose che Echalotte poteva fargli, quella era l'ultima che si sarebbe mai aspettata.

Ad un tratto, si accorse che dagli occhi chiusi della moglie, stavano uscendo delle grosse lacrime.

Senza più alcuna esitazione, il marito l'abbracciò e rispose al suo bacio.


Allora, ti piace questa stanza, Mai?” “Moltissimo, Trunks...”

La ragazza stava guardando, affascinata, la stanza dell'albergo dove lei e Trunks avevano prenotato per la notte.

Ne sono contento... sai, volevo che la nostra stanza fosse perfetta per la nostra prima notte di nozze.” confessò Trunks mentre si metteva il pigiama e la sua giovane moglie, mentre guardava fuori dalla finestra, domandò: “Ancora non mi hai detto dove andiamo per il viaggio di nozze.” “In un'isola deserta nell'oceano.” “Eh?!” “Ha organizzato tutto mia madre. Ha detto che per una giovane coppia appena sposata la tranquillità è l'unica cosa di cui hanno bisogno... e, poi, ha te è sempre piaciuto il mare.” “Trunks... è fantastico...” “Pensa che è stato mio padre a offrircela.” “Tuo padre?!” “Certo. Ha detto che, ormai che era in barca tanto valeva remare... così ha pagato lui il viaggio e la vacanza.” “Incredibile...” “Lo so. Ma ormai lo conosco e so che fa sempre così... comunque, è meglio se andiamo a letto. Domani dobbiamo alzarci presto per raggiungere l'aeroporto.” “Ok.”

La giovane s'infilò sotto le coperte e Trunks spense la luce.

Ad un tratto, tuttavia, Mai cominciò a strattonare il marito e lui domandò: “Cosa succede, Mai?” “Il bambino si sta muovendo.” “Cosa?! Davvero?! Voglio sentirlo!”

Si avvicinò alla moglie e mise il suo orecchio sulla pancia della ragazza.

Sentì il piccolo muoversi nel grembo della madre con vivacità.

Era una sensazione così stupenda, meravigliosa, unica!

Avrebbe tanto voluto accarezzarlo quel piccolo così vivace che l'aveva già conquistato.

Sento che questo piccoletto sarà un po' troppo vivace.” rise Trunks e Mai disse: “E' sempre stato così... credo che ci darà molto da fare.” “Vorrà dire che lo terremo d'occhio... però credo che papà sarà felice di sapere che il suo nipotino ha già un bel carattere.”

Trunks, poi, avvicinò la bocca alla pancia e disse: “Ciao, piccolino. Sono il tuo papà.”

Aveva appena detto quelle parole, che gli parve di sentire un colpo.

Mi ha risposto!” annunciò, emozionato, il ragazzo.

Il suo bambino gli aveva risposto.

Il bambino suo e di Mai.


La baciò dolcemente sulle labbra prima di stendersi al suo fianco.

Echalotte si sentì, dopo tanto tempo, completamente felice.

Suo marito era tornato da lei ma la cosa più bella era sapere che lui non se n'era mai andato per un'altra donna, anche se il fatto che le avesse mentito non la riempiva di gioia... ma aveva deciso di lasciar perdere.

Inoltre, il suo Vegeta aveva sofferto tremendamente in tutti quegli anni proprio a causa di quella bugia.

Si voltò verso di lui e disse: “Considerando che è da un pezzo che non lo facciamo, direi che sei stato davvero niente male.” “Come sarebbe a dire che sono stato solo niente male?!” protestò lui, adirato, voltandosi a guardarla.

Lei ridacchiò.

Come al solito, bastava davvero poco per far arrabbiare Vegeta.

Su questo non era proprio cambiato.

L'uomo si mise davanti a lei e le disse: “Se proprio ci tieni, lo rifaccio, così vedremo se sarò ancora niente male!” “Lascia perdere, scherzavo. Sei stato bravo, lo ammetto.” “Ecco, brava, ammettilo.”

L'uomo si sdraiò di nuovo di fianco a lei si mise a fissarlo in silenzio.

Anche se era buio pesto, vedeva la sagoma della sua schiena nuda.

Non ricordava bene com'era andata e come lei e suo marito fossero finiti lì...

Ricordava solo che i suoi baci travolgenti e, ad un tratto, si erano ritrovati nella loro stanza, nel loro letto, entrambi rossi e sudati...

Era da tanto che non lo facevano, come era da tanto che non lo vedeva di nuovo di fianco a sé nel loro letto... aveva paura che, da un momento all'altro, sparisse perché lui non era stato altro che un'illusione...

La smetti di fissarmi?” le domandò, ad un tratto “Lo so che mi stai fissando.” “Ti do' fastidio?” “Non immagini quanto, bambolina.” “La smetti di darmi quel ridicolo soprannome?! Lo sai che non mi è mai piaciuto!” “Lo so... ma sei proprio sicura che in tutti questi anni non ti sia un po' mancato?” “E va bene, lo ammetto... mi è mancato... proprio come mi sei mancato tu...”

Per un attimo, si sentì solo il silenzio, poi suo marito si voltò a guardarla e ammise: “Anche tu mi sei mancata...”

Nel buio della stanza, le prese, con delicatezza, la mano sinistra e ad un tratto, sussultò.

L'aveva sentita.

Aveva sentito la fede che sua moglie teneva all'anulare.

Nonostante il suo abbandono... lei non solo l'aveva conservata ma la teneva ancora al dito come dal giorno in cui si erano sposati.

La donna, capendo cosa stava provando il marito, rivelò: “Non ho mai smesso di portarla... dov'è la tua fede, Vegeta? Non la sento da nessuna parte...”

Dopo un secondo di silenzio, l'uomo ammise: “Mi vergognavo troppo a portarla... dopo tutto quello che ti avevo fatto... così l'ho tolta...” “Dov'è?” “Nella tasca della mia giacca... a parte quando mi hanno portato in ospedale, la tenevano sempre con me, non riuscivo a stare lontano... in un certo senso, anch'io non ho mai smesso di portarla...” “Dammela.”

Lui accese la luce sul comodino e, poi, allungò la mano sul pavimento per prendere la giacca e da una tasca interna tirò fuori una scatolina blu.

L'aprì, rivelando la presenza di un anello nuziale che passò alla moglie.

Lei lo prese e, poi, prese la mano del marito e gliela mise all'anulare sinistra, dicendogli: “Questo è il suo posto... non toglierla mai più, Vegeta.”

Lui l'abbracciò e sussurrò: “Grazie, Echalotte...”

Tuttavia, gli sembrò che sua moglie fosse inquieta, quindi domandò: “Cosa c'è?” “Ho paura.” “Paura di cosa?” “Di addormentarmi e di svegliarmi domattina... non trovandoti più accanto a me... se tu te ne andassi di nuovo... io morirei...”

Le vide delle grosse lacrime uscire dagli occhi e l'abbracciò più forte che poté.

Entrambi sentirono i propri cuori battere con violenza.

Ad un tratto, l'uomo sussurrò, prima di baciarla di nuovo con passione: “Ora sono qui. Ho sbagliato in passato ma ho capito i miei errori e ho deciso di ricominciare tutto da capo. Con la nostra famiglia, i nostri figli ma soprattutto... con te. Non me ne andrò mai più, Echalotte... te lo prometto.”

Gli unici testimoni di quella promessa d'amore e del successivo bacio, furono una pianta di anemone e una sfera arancione con al suo interno quattro stelle.


Non riesco proprio a capire perché non sia venuto...” “Lascia perdere, Tarble, ormai è andata così... avrà avuto di nuovo paura...”

Vegeta sospirò.

Quel giorno aveva pensato che suo padre avrebbe potuto ritrovare il coraggio per recarsi da sua madre e dirle la verità... ma, evidentemente, era stata solo un'illusione...

Io ho provato a chiamarlo a casa sua...” continuò Tarble, dall'altra parte della cornetta “Ma mi ha risposto la segreteria telefonica.” “Capisco... in fondo, dovevamo aspettarci che sarebbe finita così...” “Cosa pensi di fare?” “Penso che domani mattina telefonerò dalla mamma e le racconterò ogni cosa... papà non ha trovato il coraggio di andare da lei ma la mamma ha diritto di sapere.”


Echalotte aprì dolcemente gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto di suo marito.

Dopo un'iniziale smarrimento, si ricordò tutto.

Aveva passato tanti anni a svegliarsi e a non trovandolo accanto a sé, perciò era ancora un po' confusa ma quasi subito sorrise felice.

Suo marito era rimasto accanto a lei.

Non se n'era andato.

Il suo ritorno non era stato un sogno che sarebbe svanito al mattino.

Quel desiderio che aveva avuto in fondo al cuore per anni, si era avverato.

Lui era tornato.

Sarebbero rimasti insieme.

Per sempre.

Lo strinse ancora più forte mentre chiudeva gli occhi.

Entrambi avevano dormito abbracciati, come se temessero di non ritrovare l'altro al risveglio.


Vegeta aprì gli occhi lentamente e, sbadigliando, scese dal letto.

Erano solo le sei ma anche se era davvero presto, doveva fare quella telefonata.

Doveva raccontare a sua madre che suo padre era tornato, all'improvviso, nelle loro vite, che aveva mentito sulla sua malattia, che era dispiaciuto per tutto... e doveva farlo adesso, che le due femmine, le uniche rimaste della sua famiglia, dopo che Trunks se n'era andato perché si era sposato, si svegliassero...

Fece un paio di respiri profondi.

Era terribilmente agitato per quello che stava per fare...

Tuttavia, prese coraggio, e cliccò i tasti del telefono.


BRIIIPP BRIIIPP BRIIIPP

L'odioso suono del telefono lo svegliò.

Tra tutti i rumori che odiava, dopo la sveglia, naturalmente, quello era il peggiore!

Soprattutto se sostituiva la sveglia!

Distrattamente, allungò la mano sul comodino e, non appena trovò quel dannato apparecchio, lo prese e, dopo averlo accesso, fece, soffocando uno sbadiglio: “Pronto?” “Papà?!”

L'uomo sbiancò e si sentì come se avesse appena ricevuto una bella secchiata d'acqua gelida in testa.

La persona dall'altra parte della cornetta era suo figlio Vegeta.

Rimase zitto un attimo, rosso per l'imbarazzo, poi chiese, sperando di apparire il meno agitato possibile: “Cosa c'è, Vegeta? Perché mi hai chiamato?” “A dire la verità, stavo telefonando a casa della mamma... ma devo aver sbagliato numero...” “Vegeta, puoi chiudere quello stupido telefono?! Sto cercando di dormire!” l'interruppe Echalotte, mettendo la testa sotto al cuscino.

Per un attimo, tra l'uomo e il figlio calò un silenzio imbarazzante, poi il primo disse: “Invece hai composto il numero giusto...” “Non ci posso credere... cosa ci fai a casa della mamma?!” “Beh... ieri mi sono svegliato tardi e mentre vi raggiungevo alla cerimonia ho incontrato la mamma, la quale mi ha portato a casa e le ho rivelato tutto...” “Credo di sapere come è andata a finire...”

Anche se non lo vedeva, era lampante che suo figlio era diventato rosso come un pomodoro e che stava morendo dall'imbarazzo... proprio come lui in quello stesso momento!

Facendosi forza, l'uomo disse: “Comunque... io e la mamma abbiamo deciso di rimetterci insieme.” “Davvero?! Non stai scherzando?!” “No, dico sul serio. Da adesso in poi non ci separeremo mai più.”

Mentre diceva quelle parole, avvicinò la mano a quella di sua moglie e lei, d'istinto, la prese e la strinse forte.

   
 
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