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Autore: bathtubreadings    13/05/2018    3 recensioni
[3341 parole]
[Bobby/Junhoe]
[side: Donghyuk/Jinhwan]
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Prendete uno studente delle superiori che non sa come comunicare con il mondo con un migliore amico un po' scemo ma a cui vuole bene, un giovane insegnante delle elementari un po' impacciato e con un collega comprensivo, tre bambini di otto anni fastidiosi e mischiate: così otterrete questa storia, dove i ragazzi delle superiori devono condividere il giardino con i bambini delle elementari.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jiwon, Junhoe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ancora un’ora e poi ci sarebbe stata la pausa pranzo. Junhoe doveva resistere ancora un’ora, quella di storia, la più noiosa, poi sarebbe potuto andare in giardino a mangiare. Una gioia prima delle lezioni pomeridiane. Fortunatamente aveva i pomeriggi solo tre giorni a settimana, non sarebbe riuscito a sopportare cinque giorni con le lezioni anche al pomeriggio.

Junhoe guardò l’orologio per l’ennesima volta: mancavano solo cinque minuti, poi sarebbe stato libero. Il rumore delle grida dei bambini delle elementari ruppe il silenzio della classe e Junhoe sbuffò. Giusto, i bambini. Junhoe si stava già preparando alla sua ora di pausa da poter passare in silenzio, ma si era dimenticato della presenza di quei mocciosetti.

Finalmente la campanella suonò, e tutta la classe si affrettò a sistemare le proprie cose, senza ascoltare la professoressa che cercava di dirgli di leggere alcune pagine entro la lezione successiva, come se qualcuno l’avrebbe davvero fatto.

Junhoe corse al bar della scuola prima che si creasse fila per prendere un panino per pranzo, poi si avviò verso il cortile sperando di trovare un tavolino libero dove poter fare i compiti che avrebbe dovuto fare il giorno precedente. Ovviamente erano già tutti occupati quindi, dopo aver reso pubblico il suo malcontento alzando gli occhi e emettendo un lamento scocciato, si avviò verso gli spalti del campo di atletica. Quella non era la sua giornata fortunata apparentemente, perché gli spalti erano completamente occupati dagli studenti delle terze che tifavano per i loro compagni di classe impegnati nel torneo di pallavolo organizzato dalla scuola. L’unica zona libera era quella all’ombra degli alberi che segnavano una sorta di confine immaginario tra le elementari e le superiori. Era raro che qualche studente si sedesse là, perché poco più avanti si sedevano gli insegnanti per controllare i loro bambini, e questi ultimi erano molto fastidiosi quando andavano da loro a lamentarsi. Erano fastidiosi in generale, in realtà. Ma Junhoe non aveva altra scelta, e non voleva tornare dentro, quindi si sedette sotto uno degli alberi, quello che creava più ombra, e diede le spalle ai bambini che giocavano, in una vana speranza che così le loro grida si sarebbero sentite di meno. Non cambiò nulla.

Sospirando, diede il primo morso al suo panino, mentre controllava il diario per vedere quali compiti avrebbe dovuto svolgere. Donghyuk quel giorno non c’era, gli aveva mandato un messaggio quella mattina dicendo di avere la febbre, quindi Junhoe non avrebbe potuto copiare i compiti da lui, anzi, avrebbe dovuto cercare di capire come risolvere le derivate delle funzioni.

Dopo aver accartocciato l’involucro del panino e aver preso un sorso d’acqua, aprì il libro e il quaderno per provare a fare qualche esercizio. Passarono dieci minuti, e Junhoe riuscì solo a scrivere il testo del primo esercizio e capire a che pagina si trovasse la teoria, prima che qualcosa si schiantasse contro l’albero dietro di lui. Non fece nemmeno in tempo a girarsi che il pianto di un bambino invase le sue orecchie. Prendendo un respiro profondo, si voltò verso il bimbo, trovandolo a terra con le manine a coprirsi la faccia. Junhoe si avvicinò a lui cercando di capire se stesse bene e si fosse solo spaventato per la botta, o se si fosse graffiato. Il sangue che vide sotto al suo nasino lo fece allarmare.

“Hey” disse al piccolo accovacciandosi accanto a lui “vieni, andiamo dal tuo insegnante” che sicuramente saprà cosa fare a differenza mia.

Il bambino annuì e si alzò e Junhoe sospirò internamente, grato di non doverlo portare in braccio. Mentre camminavano gli tenne un braccio dietro le spalle per guidarlo, in modo che non inciampasse di nuovo visto che aveva ancora le mani sugli occhi.

Due insegnanti li videro arrivare e corsero nella loro direzione allarmati. Il più basso dei due prese il bambino in braccio, ringraziando Junhoe distrattamente prima di sparire dentro alla scuola, probabilmente per portare il bimbo in infermeria.

“Cos’è successo?” chiese l’altro maestro e wow, che bella voce.

“Oh, uhm, non lo so, penso sia andato a sbattere, non lo stavo guardando, stavo facendo i compiti” spiegò Junhoe spostando il peso da una gamba all’altra. Per qualche strano motivo si sentiva un po’ a disagio sotto lo sguardo del più grande e, ora che lo guardava meglio, era davvero bello. Quando si rese conto della svolta che stavano prendendo i suoi pensieri scosse lievemente la testa per riprendersi.

“Beh… ehm… grazie per averlo portato… da noi… uhm…” balbettò l’insegnate un po’ incerto, abbozzando un mezzo sorriso “Come… come ti chiami?” gli domandò poi portandosi un mano dietro al collo per grattarsi, e Junhoe non poté fare a meno di pensare se si sentisse in imbarazzo o se fosse un gesto naturale. Però, perché mai si sarebbe dovuto sentire in imbarazzo?

“Junhoe” rispose, forse un po’ troppo velocemente, e notò subito come desiderasse che il più grande non se ne andasse subito ma rimanesse là con lui a parlare. Junhoe arrossì. Probabilmente avrebbe dovuto chiedergli quale fosse il suo nome invece di rimanere là imbambolato.

“Io sono Bobby” disse l’altro dopo qualche secondo di silenzio “è… è stato un piacere conoscerti, Junhoe” e con quelle parole si girò e andò via a passo spedito, entrando nella scuola, sicuramente per assicurarsi che il bambino stesse bene. Junhoe alzò una mano per salutarlo mentre camminava, ma si rese subito conto di quanto sembrasse ridicolo, quindi la abbassò di scatto e tornò a sedersi. Sentiva le guance andargli a fuoco e non riusciva a capire perché. Guardò il libro di matematica ancora sull’erba e sospirò. Avrebbe detto alla prof che aveva dimenticato il quaderno a casa, in quel momento non sarebbe riuscito a concentrarsi abbastanza per risolvere gli esercizi.

 

Due giorni dopo Junhoe e Donghyuk si trovavano nel bar della scuola in fila per prendere il pranzo. Non erano riusciti a evitare la ressa di studenti quel giorno, per colpa della prof di filosofia che li aveva trattenuti fino all’ultimo secondo in classe, proibendogli di andare via perché doveva finire di parlare.

Una volta usciti in cortile Donghyuk sbuffò, notando che i tavolini erano già tutti occupati. Il più grande si stava avviando verso gli spalti, ma Junhoe lo fermò prendendolo per un braccio.

“No… andiamo là sotto agli alberi…” mormorò cercando di guardare in qualsiasi direzione tranne che verso Donghyuk.

“Sull’erba?” domandò infatti quello scettico “Vicino ai bambini?”

“Sì, non è male” borbottò Junhoe mettendo su un finto broncio che sapeva l’avrebbe fatto apparire adorabile. Donghyuk lo osservò attentamente con gli occhi assottigliati, come se volesse cercare di capire se Junhoe avesse seconde intenzioni, poi annuì e si avviarono verso gli alberi.

Junhoe andò a sedersi sotto lo stesso albero che aveva scelto due giorni prima, ma questa volta decise di sedersi in modo da poter vedere bene gli insegnanti. Per nessun motivo in particolare, assolutamente.

Donghyuk lo stava ancora guardando sospetto, come se sapesse che Junhoe stava nascondendo qualcosa, ma non capiva esattamente cosa. Junhoe non avrebbe detto sicuramente niente. Non c’era niente da dire.

Non fecero nemmeno ad aprire i loro panini che un corpicino avvolse Junhoe in un abbraccio. Junhoe sussultò, ma riconobbe subito il bambino che si era fatto male l’altro giorno, grazie anche al cerotto di Iron Man che aveva sul nasino, e mise un braccio intorno a lui per ricambiare l’abbraccio. Donghyuk aveva strabuzzato gli occhi a tal punto che Junhoe ebbe paura che gli sarebbero caduti fuori dalle orbite.

“Grazie!” urlò il bambino nel suo orecchio, e Junhoe dovette sforzarsi con tutto se stesso di non spingerlo via.

Il rumore di passi che si avvicinarono fece alzare gli occhi ai due ragazzi, e Junhoe arrossì quando vide Bobby venire nella sua direzione con due bambini al seguito.

“Yunhyeong!” esclamò l’insegnante “hai ringraziato Junhoe?”

Il bambino annuì veemente senza staccarsi da Junhoe, mentre gli altri due bimbi guardavano tutta la scena da dietro le gambe di Bobby. Junhoe aveva ancora la faccia in fiamme. Donghyuk era ancora più confuso.

“Ieri non c’eri” disse Yunhyeong con la sua vocina acuta. Junhoe sorrise.

“Ieri non avevo lezione di pomeriggio” spiegò Junhoe, ancora non sapendo come comunicare con i bambini. Inoltre il fatto che Bobby lo stesse osservando non aiutava. E poi c’era Donghyuk.

“Perché non vai a giocare con Hanbin e Chanwoo, Yunhyeong, così lasciamo mangiare Junhoe e… uhm…?” propose Bobby, bloccandosi perché non sapeva il nome dell’altro ragazzo.

“Donghyuk” suggerì questi lentamente, ancora cercando di capire cosa stesse succedendo.

“E Donghyuk” finì l’insegnante guardando i bambini dietro di lui. Yunhyeong si staccò quindi da Junhoe per poi stampargli un bacino pieno di saliva sulla guancia e correre via con gli altri due bambini. Una volta che si allontanarono Bobby emise un risolino nervoso.

“Scusate se vi abbiamo uh… disturbato” balbettò Bobby, poi si girò verso Donghyuk tendendo una mano “piacere, io sono Bobby”

“Uhm, piacere” disse il ragazzo stringendogli la mano. Junhoe stava ancora guardando Bobby, non provava nemmeno a nascondere la cosa. Probabilmente vista da fuori questa scena appariva buffa, due ragazzi di diciannove anni seduti sull’erba e un insegnante delle elementari in piedi vicino a loro. Junhoe sentì il bisogno di alzarsi, per provare a rendere la situazione meno imbarazzante. Se solo le sue gambe non si fossero trasformate improvvisamente in gelatina, probabilmente l’avrebbe fatto. Oh beh.

“Yunhyeong voleva ringraziarti per… per averlo aiutato… l’altro giorno…” rivelò Bobby portandosi una mano dietro al collo come l’altra volta “e anche… a-anche io volevo ri-ringraziarti per avercelo portato… noi, ehm, non ci eravamo accorti che si era fatto male” aggiunse arrossendo. Perché stava arrossendo? Perché?? Junhoe proprio non riusciva a spiegarselo.

“Non c’è problema” assicurò Junhoe a corto di parole “avevo paura che si fosse rotto il naso”

“Oh, no, era solo un graffio, niente… niente di grave. Fortunatamente” commentò Bobby indicandosi il naso in modo impacciato, per far vedere dove si era fatto male Yunhyeong. Junhoe annuì.

“Meno male” mormorò, non sapendo più cosa dire. Passarono alcuni secondi in cui si fissarono negli occhi senza dire niente.

“Beh io, uhm, vado… Buona giornata ragazzi” salutò e letteralmente corse via.

Junhoe si ricordò della presenza di Donghyuk solo quando il suo amico iniziò a ridere in modo isterico e battendo le mani come una foca. Junhoe lo spinse infastidito per farlo smettere di ridere, ma tutto quello che ottenne fu Donghyuk sdraiato di schiena che rideva ancora più forte di prima.

“Smettila di ridere! Perché ridi?! Finiscila!” urlò Junhoe irritato. Donghyuk rise ancora qualche minuto prima di riprendersi e fare qualche respiro profondo prima di parlare.

“Quindi, Bobby eh?” chiese alzando le sopracciglia. Junhoe lo guardò storto.

“Cosa vorresti dire con ciò?” domandò di rimando. Non gli piaceva dove stava andando quella conversazione.

“Ti piace” affermò Donghyuk con un sorrisetto sghembo. Era ufficiale, a Donghyuk era stato revocato il posto di migliore amico.

“Non è assolutamente vero!” gridò Junhoe spingendolo ancora.

“Beh ma tu piaci a lui, dov’è il problema?” si affrettò a dire Donghyuk prima che Junhoe lo spingesse di nuovo.

“Ma tu che ne sai?!” era quasi comico il modo in cui Junhoe sembrava offeso da quella domanda.

“L’ho capito dal modo in cui vi guardavate!” rise di nuovo Donghyuk “e poi eravate tutti e due imbarazzati e rossi come due peperoni e continuavate a balbettare! Ah, esilarante…”

“Non significa niente!” replicò stizzito Junhoe incrociando le braccia al petto.

Passarono alcuni minuti di silenzio che impiegarono a mangiare, poi Junhoe alzò lo sguardo verso Donghyuk.

“Metti caso– non ridere e sta zitto, fammi parlare–” iniziò Junhoe con la bocca piena “dicevo, metti caso che mi piaccia e che sia vero che gli piaccio– smettila di ridere!”

“Ok, ok, la smetto” ansimò Donghyuk tra un risolino e l’altro “ti prego, continua”

“È molto più grande di noi, è impossibile che gli piaccia io” ragionò Junhoe aggrottando le sopracciglia.

“Non avrà più di ventotto anni, dai, non è così grande” rifletté Donghyuk guardando nella direzione dei maestri, poi rise. Junhoe girò lo sguardo verso di loro e vide Bobby con la testa sulla spalla dell’insegnante più basso, mentre quest’ultimo gli diceva qualcosa e intanto gli accarezzava i capelli.

“Ecco vedi, come minimo stanno insieme, guarda come lo sta coccolando” Junhoe mise il muso tornando a mangiare il suo panino.

“Junhoe” lo chiamò Donghyuk “anche io ti accarezzo i capelli quando sei triste, eppure non stiamo insieme”

“È completamente diverso”

“No, ti assicuro di no”

Junhoe decise di non ascoltarlo.

 

Quel sabato Junhoe si trovava in una caffetteria vicino alla scuola, il libro di matematica davanti a lui, un cappuccino vicino al suo astuccio, una penna in mano, e ancora non sapeva come risolvere le derivate delle funzioni.

Stava aspettando Donghyuk, come al solito in ritardo, e aveva deciso di provare a risolvere qualcosa da solo, ovviamente senza ottenere alcun risultato.

“Per arrivare al risultato devi fare la derivata della prima funzione per la seconda, più la prima per la derivata della seconda” suggerì una voce dietro di lui spaventandolo a morte, e per poco non rovesciò il cappuccino sui libri. Era già pronto a inveire contro quella persona, ma quando si girò e si trovò davanti Bobby tutta la rabbia sparì, lasciandolo con un’espressione confusa in volto.

“Scu-scusa, non volevo spaventarti… ti ho visto… ero qua a prendere un tè…” balbettò il più grande mordendosi il labbro inferiore, chiaramente imbarazzato.

“Non preoccuparti” mormorò Junhoe arrossendo. Fortunatamente non si era messo a urlare contro Bobby, sarebbe morto dalla vergogna in quel caso.

“Uhm… se vuoi posso darti una mano? Se… sempre se ti serve aiuto, ovvio, non sto dicendo che… non so se ti serve aiuto ho solo pensato che… sembrava che fossi in difficoltà ma magari ho confuso la situazione?” Bobby buttò fuori tutto d’un fiato mentre le sue guance si tingevano leggermente di rosso. Junhoe non riuscì a trattenere un sorriso.

“Sì, mi servirebbe un aiuto, non so da dove partire” accettò Junhoe scivolando sulla panca per fare spazio al più grande.

Proprio in quel momento Donghyuk passò correndo davanti alla vetrina del negozio, entrando velocemente e sedendosi di fronte a Junhoe, non notando Bobby con ancora gli occhi chiusi mentre cercava di riprendere fiato. Junhoe si schiarì la voce e Donghyuk aprì gli occhi.

“Oh… Oh! Ciao Bobby… uhm… sapete cosa? Vi lascio soli, fate finta che io non sia mai stato qua” disse imbarazzato, ma comunque facendo pollici in su e l’occhiolino a Junhoe, imbarazzandolo a morte. Junhoe sperò che Donghyuk si strozzasse con la sua stessa saliva.

Una volta soli, di nuovo, Junhoe si girò verso Bobby grattandosi la testa.

“Mi dispiace, Donghyuk è idiota a volte” si scusò Junhoe, senza sentirsi minimamente in colpa per aver chiamato il suo migliore amico ‘idiota’, se lo meritava. Sorprendendolo, Bobby rise, e wow, che bella risata, è bellissimo quando ride. È bellissimo in generale.

“Tranquillo” lo rassicurò “però se vi eravate dati appuntamento qua forse è meglio che io vada?”

“No!” Junhoe urlò quasi, trattenendolo per un braccio “voglio dire, Donghyuk e io ci vediamo tutti i giorni a scuola, quindi resta, per favore?”

Bobby guardò verso di lui e poi verso un tavolino in fondo al bar, e Junhoe notò l’altro insegnante, quello basso.

“A meno che tu non sia qui con qualcuno, ovvio” si affrettò ad aggiungere il più piccolo sentendo la bocca dello stomaco stringersi dalla gelosia “se sei venuto qua con il tuo collega magari dovresti tornare da lui? O è il tuo ragazzo? In quel caso dovresti decisamente tornare da lui!”

“No! No, no! Io e Jinhwan non stiamo insieme! Assolutamente!” negò Bobby scuotendo la testa “Tu e Donghyuk state insieme?” chiese poi incerto.

“Cosa? Ew! No!” rispose Junhoe facendo una faccia schifata “È solo il mio migliore amico”

“Oh, bene” sospirò Bobby “cioè, bene, nel senso che… uh… Jinhwan sta tranquillo là da solo, non c’è problema” continuò agitato.

Si guardarono negli occhi per tre secondi, poi arrossirono imbarazzati.

“Ok, quindi” iniziò Junhoe nello stesso momento in cui Bobby disse “Le derivate?”

Si sorrisero, poi si girarono entrambi verso il libro.

 

Passate due ore, Junhoe poteva dire di saper risolvere le derivate. Circa. La matematica non era esattamente il suo forte.

“Ok, basta, il mio cervello non ce la fa più” si lamentò il più piccolo accasciandosi sullo schienale della panca. Sorridendo, Bobby lo imitò.

“Ti va di andare a fare una passeggiata?” propose l’insegnante guardandolo speranzoso. Junhoe sorrise e annuì. Dopo aver raccolto i suoi libri e averli messi nello zaino, si alzarono e uscirono dal bar, avviandosi verso il parco.

Junhoe era felice. Non che fosse strano, ovviamente c’erano giorni in cui Junhoe era felice. Erano rari – per la sola colpa della scuola – ma c’erano. Oggi era uno di quei giorni.

Guardò nella direzione del più grande, notando che lo superava in altezza di qualche centimetro. Adorabile.

Parlarono poco, Junhoe scoprì che il colore preferito di Bobby era il rosso e che aveva ventisei anni, ma per la maggior parte del tempo rimasero in silenzio. Non era un silenzio imbarazzante come quelli precedenti, anzi, era confortante e rilassante, e a Junhoe non dispiaceva affatto.

Stavano camminando lungo il fiume quando lo stomaco di Junhoe decise di avvisarli che aveva fame, e Junhoe emise un verso imbarazzato, nascondendosi il viso tra le mani mentre Bobby rideva e gli diceva di non preoccuparsi.

“Se vuoi c’è un venditore di hot-dog poco più avanti” aggiunse, indicando vagamente con la mano un punto dall’altra parte della strada.

Una volta seduti su una panchina con i loro hot-dog, Bobby iniziò a raccontare a Junhoe storie buffe sui suoi alunni, soprattutto su Yunhyeong, Hanbin e Chanwoo. Chanwoo, decretò Junhoe, era una piccola peste, quasi sempre in punizione, mentre Hanbin e Yunhyeong sembravano più tranquilli. Era solo apparenza in realtà, Junhoe scoprì che una volta Hanbin recitò tutto l’alfabeto rappando, mentre Yunhyeong usò il dolce forno per cucinare i pastelli a cera di una loro compagna di classe.

Junhoe stava ridendo a un’altra storia che stava raccontando Bobby, quando quest’ultimo si fermò a fissarlo pensieroso ma sorridente.

“Cosa?” domandò Junhoe “sono sporco di senape?” chiese ancora tastandosi la bocca con il tovagliolo per pulirsi. Non che ci fosse niente da pulire.

“No, solo…” mormorò Bobby avvicinandosi leggermente a lui.

“Allora cosa?” sussurrò Junhoe, Bobby era ancora più affascinante visto da vicino.

“Sei davvero bellissimo, e mi piaci davvero tanto” confessò Bobby senza alzare la voce. Si era fatto tardi, e la luce gialla dei lampioni illuminava la faccia di Bobby in un modo quasi artistico.

“Mi piaci anche tu” ammise Junhoe avvicinandosi un po’ di più a Bobby.

“Posso baciarti?” domandò il più grande e Junhoe annuì.

Le labbra di Bobby erano lievemente screpolate, ma non per questo Junhoe si tirò indietro. Bobby portò una mano al volto di Junhoe e l’altra si posò su un suo ginocchio, mentre questi intrecciò le sue dita dietro al collo di Bobby, per tenerlo il più vicino possibile. Era un bacio lento, che fece volare nello stomaco di Junhoe un milione di farfalle. Sospirò e sorrise nel bacio, mentre il pollice di Bobby gli carezzava dolcemente la guancia.

Junhoe era decisamente felice.

 

“… e infine mi ha accompagnato a casa e ci siamo baciati di nuovo, e ci siamo scambiati i numeri. Jinhwan è davvero un gentiluomo, stasera mi porta a cena” continuò a blaterare Donghyuk, mentre Junhoe brontolava qualcosa simile a “Non sai quanto mi stia pentendo di averti fatto conoscere Jinhwan, non fai altro che parlare di lui!”

Erano passate due settimane da quando Bobby e Junhoe si erano baciati per la prima volta al parco, vicino al fiume, con l’alito che sapeva di hot-dog e senape. Si erano scambiati i numeri, erano usciti a cena, erano andati al cinema insieme, avevano deciso di mettersi insieme ma di prenderla con calma, senza affrettare le cose. Mentre Donghyuk e Jinhwan si conoscevano da due giorni e probabilmente erano già pronti a portare le cose a un livello successivo.

Junhoe scosse la testa quando Donghyuk non smise di parlare dell’altro insegnante, ma sorrise, perché vide Bobby aspettarlo sotto l’albero in cortile, dove tutto era iniziato.

 

 

 



Uf, ok, ho scritto questa storia in circa cinque ore e devo dire che la adoro. Non so se riuscirò mai a scrivere una Junbob con un rating superiore al verde lol probabilmente no, mi rendono così soft. Spero vi sia piaciuto questo ammasso di fluff che ho scritto lmao ci ho messo anima e cuore.

Ci sono davvero troppe poche fanfiction sugli iKON qui su efp, sarà la mia missione cambiare le cose, ho già in mente una possibile Donghwan, quindi tenete gli occhi aperti hahah.

Vorrei sapere cosa ne pensate voi, però, vi è piaciuta? Non vi è piaciuta? Sarò felicissimo di accettare qualsiasi commento e critica, che sia positiva o negativa!

Grazie per aver letto fino in fondo, significa davvero molto per me!

Un bacio!

   
 
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