C'era una volta... un re! No, miei cari lettori, c'era una volta un ometto basso con un flauto e una macchina del tempo, un guerriero scozzese del Settecento e una giovane scienziata del tardo XXI secolo. E un giorno, questo trio si ritrovò a dover intervenire per aiutare lo scrittore di un classico per ragazzi a superare un blocco. O, altrimenti detto, benvenuti alla seconda puntata della serie "Doctor Who: The Italian Adventures"! Non perdiamo tempo, e vai con la sigla!
THE PROFESSOR WHAT
Presents
PATRICK TROUGHTON
FRAZER HINES
WENDY PADBURY
DOCTOR WHO: THE ITALIAN ADVENTURES
No. 2: "C'era una volta un pezzo di legno"
“Be’, è stata una bella
vacanza” sospirò Zoe chiudendo la porta del TARDIS. “Mi è piaciuta la Londra
del XX secolo. Molto caratteristica.”
“Parla per te” rispose
Jamie. “Io l’ho trovata solo grigia e noiosa. Ho preferito molto di più la
campagna. Non è le Highlands, ma…”
“Io sono solo contento di stare di nuovo dentro il TARDIS” rispose il Dottore, accarezzando la console. “È bello averti di nuovo qui, ragazza mia. Non farmi mai più una cosa del genere” sussurrò poi alla macchina in tono affettuoso.
Mi sei mancato anche tu, fu la risposta. E comunque, sei stato tu a premere il pulsante d’emergenza.
“Dottore” intervenne Zoe,
“dove li metto questi?” chiese, mostrando una valigia piena di vestiti del XX
secolo. “Isobel me li ha comprati prima che partissimo.”
“Oh, non preoccuparti,
Zoe, mettili solo nel tuo armadio; il TARDIS ti troverà spazio
sufficiente. Tra l’altro, con alcuni di quelli addosso sarai molto carina” aggiunse,
guadagnandosi un sorriso dalla ragazza, e una smorfia da Jamie. “Be’, Jamie,
qualcuno deve pur dirglielo, se non lo fai tu…”
“Lascia perdere” sospirò il ragazzo. “Piuttosto, il TARDIS è pronto a partire?”
“Giusto il tempo di
eseguire un piccolo controllo” disse il Dottore. “Non sarà un
viaggio lungo, la ragazza deve ancora riprendersi.”
Provaci tu a essere fatto a pezzi, brontolò il TARDIS.
“Ed è per questo che te
la prenderai comoda” rispose il Dottore, un attimo prima di avere un’idea. “Che
ne dite di un viaggio solo indietro nel tempo? Sempre questo pianeta, ma una diversa epoca. Non dovrebbe essere difficile, e il
TARDIS avrà tempo di riprendersi.”
“A me va bene” disse
Jamie. “Basta solo che non mi fai ricadere nelle mani delle giubbe rosse.”
“Anche a me piace l'idea di un'altra visita archeologica”
disse Zoe, rientrando. “Spero solo di avere il vestito adatto.”
“Oh, qualcosa troveremo. Ecco qua, pronti a partire!” esclamò il Dottore, premendo i comandi d’accensione. “E speriamo che vada bene” borbottò poi a bassa voce.
I
tre viaggiatori sentirono gli
usuali rumori del decollo: il fruscio dei motori, il risucchio della
dematerializzazione, i rollii e i rumori dell'entrata nel flusso
temproale. Le pareti traballarono un po' e alcune luci strane si
accesero, in risposta alle quali il Dottore si affrettò a
premere alcuni tasti e tirare alcune leve. La sua espressione fece
preoccupare Jamie e Zoe, ma la cabina sembrò reggere, e dopo
pochi istanti i due ragazzi e il Dottore iniziarono a sentire i
rumori usuali dell’atterraggio.
“Pare che sia tutto a
posto” sorrise Jamie, mentre Zoe controllava i dati assieme al Dottore.
“Confermo” disse lei, quando il TARDIS si su fermato. “I
valori sono stabili, e non registro niente di anomalo. Proviamo a dare
un’occhiata fuori con lo scanner?”
“Certamente” disse il
Dottore, premendo il pulsante. Lo schermo fu subito riempito
dall’immagine di una campagna verde e lussureggiante, sotto un cielo autunnale
solcato da alcune nubi. In distanza, si vedeva all’orizzonte spuntare il
profilo di una città dall’aspetto ottocentesco.
“Siamo ancora sulla
Terra” annunciò Zoe leggendo i dati. “Italia, Firenze, 8 novembre 1881.
Dottore, ha funzionato!”
“Brava
la mia ragazza”
commentò allora il Dottore, accarezzando la console. “Mi
spiace se ho avuto dei
dubbi.” La macchina stavolta non rispose, ma al Signore del
Tempo sembrò
sentire una vibrazione allargarsi nella sua mente, dal sapore dolce
come un sorriso. “Bene, ragazzi, vestitevi e andiamo.”
“Ehi, ci sono le
montagne!” esclamò Jamie, puntando il dito verso gli Appennini che si vedevano
in lontananza.
“Oh, credimi, Jamie, qui
non sentirai affatto la mancanza delle Highlands” sorrise il Dottore. “E, Zoe,
se hai trovato caratteristica la swinging
London, aspetta di vedere l’Italia dell’Ottocento. La amerai.”
***
Erano circa le dieci del mattino
quando il Dottore e i suoi compagni uscirono dal TARDIS, indossando abiti
pesanti per far fronte alle temperature rigide del periodo. Il Signore del
Tempo aveva anche insistito per prendere con sé un ombrello, per far fronte a
una possibile pioggia: ne aveva scelto uno con l’impugnatura a forma di punto
interrogativo. I suoi
compagni, che già avevano dovuto trattenerlo dall’indossare la sua gigantesca
pelliccia, avevano preferito lasciar correre (almeno l’ombrello dava meno
nell’occhio). Si diressero quindi dritti verso la città, con il Dottore che
fischiettava allegramente un’aria d’opera.
Nel
giro di un paio d’ore, Zoe aveva già ampiamente dato
ragione al
Dottore: Firenze era bellissima. Erano stati a Santa Croce, al Duomo
(il Dottore aveva sorriso di fronte al dipinto di Dante con i tre
regni), e a piazza della Signoria, i cui palazzi
avevano fatto spalancare poco elegantemente la bocca a Jamie. Quanto a
Zoe, lei era semplicemente incantata, anche e soprattutto nel vedere la
gente dell’epoca che passava loro accanto, a piedi o in carrozza;
la ragazza
arrivò persino a squittire d'entusiasmo nello scorgere alcune
delle prime automobili. Il Dottore, dal canto suo, si limitava a
sorridere di
fronte allo stupore dei compagni, dentro di sé contento che la
sua seconda
visita nella città si stesse rivelando meno complicata della
prima.
Dopo un due ore buone di
giro, tuttavia, Jamie cominciò a esprimere il desiderio di mangiare, ovviamente
sentendosi rimproverare da Zoe per il suo “materialismo”. Calmandoli, il
Dottore li portò entrambi in una trattoria, a poca distanza dagli Uffizi che,
secondo il programma, sarebbero stati il giro successivo.
“Si è ricordato i soldi,
vero, Dottore?” chiese Zoe.
“Ma certamente!” esclamò
quest’ultimo, offeso. “Sono un po’ distratto,
ma non completamente scemo ancora, grazie al cielo.”
“Hai fatto bene a
chiederglielo” mormorò invece Jamie, alzando gli occhi dal
menu. Il Dottore stava per rispondere, ma proprio in quel momento la porta del
ristorante si aprì, lasciando entrare due uomini che discutevano animatamente.
“Collodi, lei sta dando
un calcio alla fortuna!” disse uno dei due. “Possibile che non si
renda conto…”
“Mi rendo perfettamente conto" rispose l'interpellato (un uomo sulla cinquantina, pelato e con una corta barbetta sotto il mento), "ma la storia è finita. Dica ai suoi lettori che presto l’autore scriverà qualcos’altro.”
“Ma non
possiamo lasciarli a denti secchi! Biagi le ha fatto vedere le
lettere, no?”
“Sì, me le ha fatte
vedere, ma non cambia niente. Anche se volessi continuare, il burattino è comunque morto.”
“Ma suvvia, lei
davvero crede…” stava per continuare l'altro, ma proprio in quel momento i due
si accorsero di essersi fermati a discutere vicino al tavolo del Dottore, di
Jamie e Zoe. Scusandosi per il disturbo, si avviarono a occupare un
tavolo più avanti nel locale, ma avevano fatto solo pochi passi che il Dottore
si era alzato per bloccare loro la strada.
“Perdonatemi, signori, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Se non mi sbaglio, lei l’ha chiamato… Collodi?” aggiunse poi, indicando l’uomo pelato con la barbetta.
“Certo, è il mio nome da lavoro!
Perché, le sembra strano?”
“Onoratissimo di fare la
sua conoscenza!” esclamò allora il Dottore, prendendo la mano al sorpreso scrittore e
iniziando a stringerla con passione (Jamie e Zoe intanto cercavano di
nascondere la faccia per l’imbarazzo). “Sono un grande ammiratore del suo
lavoro, specie della sua ultima creazione!”
“Davvero?”
chiese Collodi, divertito. “Be’, ne sono lusingato, anche
se lei mi pare un po' troppo cresciuto per le bambinate.”
“Bambinate?” ripeté il
Dottore, quasi incredulo. “Signor Collodi, lei ha scritto qualcosa di
più di una semplice bambinata! Potrei sbagliarmi, ma credo che sia destinato a diventare un classico
della letteratura!”
“Addirittura!” rise lo
scrittore. “Ha sentito, Martini? Forse dovrei smettere con la letteratura per
ragazzi e andare a fare il romanziere serio, pare che abbia la
stoffa del genio!”
“A me basterebbe che
continuasse la storia” borbottò Martini.
“Gli dia ascolto,
Collodi” intervenne allora il Dottore. “So che non ne ha motivo, ma si fidi: le
avventure del suo burattino non sono finite. Vada a casa e ci dorma su, qualche idea le verrà di sicuro.”
“Magari vorrebbe
suggerirmene qualcuna lei, signor…”
“Dottore, prego. Solo
Dottore. E questi sono i miei compagni, Jamie e Zoe. Siamo viaggiatori appena arrivati a Firenze.”
“E avete avuto modo di
leggere la mia storia?” chiese Collodi. “Non sapevo che il Giornale dei bambini fosse venduto anche
all’estero.”
“Oh,
be’…” balbettò il
Dottore, resosi conto improvvisamente della gaffe commessa. Per fortuna
Zoe
intervenne rapidamente in suo aiuto, inventandosi una loro
corrispondenza da
Firenze il cui figlio aveva avuto raccontanto loro della storia.
L’arrivo provvidenziale del cameriere per le ordinazioni disperse
la comitiva: Collodi e il suo editore lasciarono i viaggiatori al loro
pasto e
andarono a occupare un tavolo in fondo.
“Grazie, Zoe” sospirò il
Dottore. “Devo decisamente imparare a controllare il mio entusiasmo.”
“Si può sapere chi era
quello?” chiese Jamie, una volta che il cameriere si fu allontanato con le
ordinazioni.
“Quello” spiegò il
Dottore “è Carlo Lorenzini, in arte Collodi. È uno scrittore di letteratura per
ragazzi, e giusto in questo periodo sta scrivendo per il giornale diretto
dall’editore Ferdinando Martini, che è quello seduto con lui, la sua opera più
famosa: Le avventure di Pinocchio.”
“Ha detto Pinocchio?” chiese Zoe, improvvisamente
interessata. “Intende il
burattino?”
“Certo.”
“Era il mio libro
preferito da bambina! Avevo una bellissima edizione con immagini in quattro
dimensioni, e il testo che appariva e scompariva dallo schermo! La balena era
bellissima, ti dava davvero la sensazione di… Un momento” si interruppe Zoe,
ricordando ciò che aveva sentito dire a Collodi. “Sbaglio, o ha detto che Pinocchio è morto?”
“No, non sbagli. Originariamente, la storia avrebbe dovuto concludersi al capitolo
15, con Pinocchio impiccato alla Quercia grande dagli assassini. Niente
Lucignolo, niente Fata, niente Paese dei Balocchi, niente balena. A quanto
pare, siamo arrivati nel momento in cui l’editore sta ancora cercando di
convincere lo scrittore a continuare la storia.”
“Sarà meglio!” si indispettì Zoe. “Finire con Pinocchio impiccato… che idea!”
Il pranzo era ormai
terminato, e loro fecero cenno al padrone, un uomo rubicondo dall’aria gioviale,
perché venisse a presentare loro il conto. Il Dottore si complimentò con lui
per l’ottimo cibo, il che portò l’uomo a offrire loro di tornare quella sera,
quando, a sentire lui, avrebbe cucinato un piatto speciale. Ne stavano ancora
parlando, quando due carabinieri entrarono nella trattoria.
“Brutte notizie” sospirò
l’oste vedendoli.
“C’è qualche problema?”
chiese il Dottore.
“No, no, si figuri” si
affrettò a negare l’oste, mentre i due uomini in divisa raggiungevano il tavolo
di Collodi. Dalla loro postazione, i viaggiatori videro lo scrittore e i due
parlare a bassa voce, con espressione preoccupata.
“Sono due settimane che
qualcuno entra in casa del signor Collodi” spiegò l’oste, vedendoli
interessati. “Non a rubare, però, o almeno così sembra. Sembra che lasci solo
degli strani disegni dappertutto.”
“E lei come lo sa?”
domandò Zoe.
“Il signor Collodi viene
a mangiare qui quando è in giro, e dopo la terza volta che vedevo entrare i
carabinieri, ho provato a chiedere spiegazioni. Sapete, gli affari rischiavano
di risentirne. Non sono riuscito a sapere molto, ma mia sorella conosce una che
lavora come domestica vicino a casa di Collodi, e…” Qui l’oste fu costretto a
interrompersi, perché proprio allora lo scrittore lo chiamò per chiedergli il
conto, e si allontanò di fretta.
“Che chiacchierone!” sbuffò
Jamie, quando fu fuori tiro. “Scommetto che si è inventato la storia per accalappiare
meglio i clienti.”
“Non credo, sai?” rispose
Zoe. “I carabinieri sono entrati, li abbiamo visti anche noi. E poi, perché
costruire una storia così elaborata?”
“Penso abbiate entrambi
ragione, ragazzi” intervenne il Dottore. “Di sicuro l’oste vuole usare la
storia per il locale, ma non credo stia mentendo. Voglio ascoltarlo, potrebbe
essere interessante.”
“Che cosa?” esclamò
Jamie. “Pensavo fossimo in vacanza!”
“Oh, una piccola indagine
non ci farà male. E poi, abbiamo appena sventato un’invasione di Cybermen, cosa
può esserci di peggio?”
“Io ci sto” sorrise Zoe. “Il
posto mi piace, e non direi di no a vedere qualcosa di più.” Jamie stava per ribattere,
ma in quel momento l’oste, sbrigato il conto dello scrittore, tornò al loro
tavolo, e il Dottore ne approfittò immediatamente per chiedergli di continuare
con la sua storia.
NOTE DELL'AUTORE
-
All'interno della cronologia della serie, la storia è ambientata
durante la stagione 6 della serie classica, immediatamente dopo il
terzo serial, "The Invasion". In quella storia, il Dottore, Jamie e Zoe
aiutavano la UNIT, guidata dall'appena promosso Brigadiere
Lethbridge-Stewart (alla sua seconda comparsa nella serie), a
respingere un tentativo di invasione dei Cybermen. Nel serial ancora
prima, "The Mind Robber", i tre venivano imprigionati nella Terra dei
Racconti (un luogo di cui riparleremo) dall'entità che la
governava; quest'entità era persino riuscita a distruggere il
TARDIS, approfittando del fatto che la Terra si trovi al di fuori del
flusso spaziotemporale. E' a questa distruzione che si fa accenno alle
prime battute, e la "vacanza" cui Zoe fa cenno è il periodo che
i tre hanno poi passato a Londra mentre il Dottore riparava il TARDIS.
- In uno degli audiolibri, il Primo Dottore, Vicki Pallister e Steven
Taylor sono passati per la Firenze del Quattrocento, ritrovandosi
coinvolti negli intrighi della famiglia Medici. E' questa la prima
visita cui il Dottore fa riferimento.
- L'ombrello con l'impugnatura a forma di punto interrogativo è
uno degli accessori del Settimo Dottore. Perché ho deciso di
iniziare una piccola tradizione: in ognuno dei primi capitoli delle mie
storie, avrò un Dottore che, per sbaglio o per capriccio, porta
un vestito, o un accessorio, di un'altra incarnazione (e l'ombrello di
Sette in mano a Due è perfetto).
E direi che per il momento è tutto, miei pochi ma fidati (spero) lettori. A presto!
Il Professor What