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Autore: summer_time    13/05/2018    1 recensioni
L'Unione ambisce da quando è nata al Soldato d'Inverno, una leggenda vivente ma nascosta a tutti: addestrato a sopravvivere, a combattere, a uccidere ma soprattutto ad obbedire, sarebbe la risorsa militare perfetta per avere finalmente il controllo totale e assoluto sui territori e sui pianeti. Le più alte cariche lo bramano ognuna per sè, una guardia silenziosa e letale capace di simulare un omicidio per suicidio; l'Esercito lo chiede per sè, una macchina da guerra instancabile e sempre operativa, in grado di allenare nuove reclute; il Museo Generale lo vuole per sè, un umano ancora in vita dopo la Quarta guerra Mondiale, dopo la criogenesi a lunga durata, dopo la distruzione più totale, portatore di antiche culture.
Ma il Soldato è stato problematico fin da subito e la sua mente non è cambiata: che provino pure a manipolarlo, a tentare di sedurlo, a controllarlo. Il Soldato non si è spezzato una volta, non lo farà mai, se credono di averlo in pugno e di comandarlo a loro piacimento si sbagliano: è così che vuole far credere, osserverà ogni dettaglio, stringerà alleanze, vedrà tutti i punti deboli. E poi attaccherà.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Dicono del Soldato d’Inverno che ami il caldo, il sole e la brezza fresca del mare.
Dicono del Soldato che porti dentro di sé l’inverno e che lo lasci uscire mentre uccide.

Nave spaziale militare Cristallina. Millesettecentosessant’anni dopo la fine della Quarta Guerra Mondiale e cinquecento anni dopo la nascita dell’Unione.

Dopo l’incidente della mensa, non era più successo nulla di particolarmente preoccupante: durante i suoi allenamenti in palestra, nessuno la disturbava e Beatris richiedeva compagnia solo ed esclusivamente quando si allenava nel corpo a corpo o nell’uso di armi. Per il resto del suo tempo, o lo trascorreva nella più completa solitudine oppure chiacchierando con il gruppo del Dottore: essendo sprovvista di appoggi, la ragazza aveva preferito continuare a relazionarsi con loro per capire la nuova situazione e, tutto sommato, le stavano dando ottimi spunti per il futuro e consigli per il presente. Aveva deciso in partenza, proprio dall’incidente in mensa, che il famoso chip sottopelle non sarebbe stato piantato nella sua mano sinistra, né ora né mai: non avrebbe permesso a nessuno di controllarla così facilmente. Aveva anche deciso di trovare al più presto una filiera della sua banca, Lion le aveva trovato il suo conto corrente, non restava che prendere un appuntamento con il suo direttore e avere libero accesso ai suoi soldi: indipendenza economica prima di tutto.

Girovagando per la nave, aveva inoltre trovato un salone enorme e riccamente decorato, adibito ai ricevimenti importanti: enormi finestre facevano intravedere le stelle e le galassie circostanti, coperte ai lati da tendoni lunghi dal soffitto al pavimento, in pesante velluto rosso carminio; degli specchi ai lati riflettevano le luci dei candelabri di cristallo appesi e - ai lati - erano presenti regolarmente piccoli tavoli rettangolari, coperti da tendoni bianchi. Il salone era bello quanto impolverato e Beatris starnutì un paio di volte, non più abituata al pizzicore al naso dovuto agli acari. Divenne comunque la sua stanza preferita dopo la palestra: la sera restava sempre qualche ora a ballare ascoltando musica, nonostante lei di ballo non ne sapesse niente e continuasse ritmicamente a starnutire a causa della polvere.

Quel giorno partì come i soliti fino all’ora di pranzo, quando sentì voci concitate tutte intorno a sé: ogni membro dell’equipaggio stava fremendo, agitato da una causa ancora sconosciuta. Beatris guardò prima Jhosha e poi Kurt, inarcando il sopracciglio destro in cerca di spiegazioni e risposte a quest’agitazione di massa: non ottenne risposta, entrambi la guardavano e poi distoglievano lo sguardo ma la ragazza poteva sentire i loro pensieri frullare nella testa. Neanche provando a parlare con Hool ottenne un briciolo d’informazione. Fu soltanto con l’arrivo del Dottore che la situazione si sbloccò e finalmente capì cosa stava succedendo: alla fine del salto nell’iperspazio, sarebbe salito sulla nave un certo Dimitri Stokovich, figlio di Ivan Stokovich, membro dell’oligarchia dell’Unione. La cosa non la preoccupò più di tanto fino a che non le dissero che era qui per il Soldato e quindi per lei: Beatris rimase stupita – o forse era irritazione quella dipinta sul suo volto? – della velocità con cui le persone avevano saputo del suo risveglio e della velocità con cui stavano già incominciando a scannarsi tra di loro. Chiaramente era già a conoscenza del destino scritto per lei, ma già una volta era riuscita a togliersi le catene del controllo sulla sua vita e aveva fatto le cose a modo suo; questa volta non sarebbe stato diverso: sapeva che il Capitano Fuq la voleva per addestrare le nuove reclute mentre il Dottor Kçasip per analizzarla e studiarla. Aveva incaricato Lion a trovare i veri scopi delle due autorità della nave qualche giorno prima: se doveva giocare una seconda partita a scacchi per avere la sua libertà, non si sarebbe tirata indietro.

Il nuovo giocatore che stava per entrare, era il pezzo mancante della triade: la voleva per sé, per compiere chissà quali crimini sotto i suoi ordini. Da quanto aveva colto nelle conversazioni tra Kurt e il Dottore, questo Dimitri era un tizio cresciuto nell’oro e nella sicurezza, maturando non solo il fisico ma anche un ego e una sfacciataggine senza pari: eppure dal tono quasi timoroso con cui stavano sussurrando queste parole, Beatris non ci mise molto a capire che era uno con cui bisognava agire con cautela. Ordinò a Lion di trovare informazioni su questo ragazzo, perché aveva la stessa età di Kurt e perciò poco più grande di lei, e sul perché fosse così temuto – tralasciando l’importanza che aveva il padre nell’Unione. Sperò di trovare qualche crepa nella sua reputazione, in modo da potersi difendere verbalmente in caso di necessità: neanche a farlo apposta, si trovò anche costretta a pensare a che arma portare nella grandiosa festa che si sarebbe tenuta durante la serata per accogliere il nuovo ospite.  Il - suo - salone sarebbe stato rispolverato e lucidato a dovere per la prima volta dopo mesi, forse anni: sarebbe stato incantevole in una situazione spiacevole e potenzialmente pericolosa.

“Cosa mi conviene fare?”

Pose direttamente la domanda che la stava momentaneamente assillando proprio al Dottore, che fu colto alla sprovvista. La risposta impiegò alcuni secondi e la voce leggermente tremante e carica di rabbia fece capire a Beatris che neanche il Dottore era molto contento di questa visita.

“Presentati alla festa e incontralo il più tardi possibile: appena ti avrà messo gli occhi addosso, non vorrà più lasciarti andare. Sembrerebbe una cosa romantica, ma non lo è.”

Beatris annuì leggermente, prima di chiedere se era necessario seguire un dress code o se si poteva andare come meglio si credeva: purtroppo Jhosha le rispose sibilando contrariata che, alla parte femminile dell’equipaggio, era richiesta la divisa con la gonna, perciò anche lei era caldamente invitata a indossarne una. La ragazza annuì, prima di congedarsi e ringraziarli per l’avviso datole: avrebbe provveduto in quelle poche ore pomeridiane a studiare un piano d’azione e se proprio non avesse avuto idee concrete entro fine serata, avrebbe improvvisato.

҉҉҉

“Quindi cosa hai trovato?”

Attese che Lion scaricasse le foto e i video che aveva trovato su questo Dimitri mentre lei rovistava tra le sue foto, alla ricerca di un vestito da far copiare alla sua tuta. Non la entusiasmava questo nuovo incontro: oltre a dover stare attenta a come si muoveva e a cosa diceva, avrebbe dovuto sopportare un evento pubblico e la sua natura poco estroversa continuava a lamentarsi, trovando scuse su scuse per convincere la sua mente a non andare a quello stupido ricevimento.

La mia configurazione non è capace di dare giudizi ma ritengo il nuovo soggetto molto pericoloso.

“Perché, cosa ha fatto?”

È a capo del più grande commercio di schiavi legali nella galassia, figlio della più alta carica dell’Unione, anche se non formale. Diplomato con ottimi voti all’Accademia, si sta buttando nel campo dell’Industria, spaziale e non, lasciando la possibile futura attività politica al fratello maggiore, Nikolaj, di due anni più grande.

“In che senso schiavi legali?”

Un brivido le era corso quando aveva sentito la vocetta metallica di Lion parlare proprio di schiavi: se c’era qualcosa che aveva sempre difeso con le unghie e con i denti, era proprio la libertà. Non poteva sentir parlare di schiavi, non poteva pensare che ci fossero persone senza alcuna possibilità di scegliere anche solo cosa pensare o dove mangiare.

L’Unione ha aperto un commercio florido di schiavi legali: ogni famiglia benestante può avere al massimo uno schiavo per ogni membro della famiglia. Sono marchiati a fuoco sulla fronte con un ideogramma, per renderli subito riconoscibili se tentassero di scappare; inoltre hanno al posto del chip, un segnale di posizione che li rende facilmente rintracciabili. Gli schiavi possono venire da qualsiasi ceto sociale: minacce per la stabilità politica, poveri, debitori, rivoluzionari, senzatetto. Chiunque può essere venduto negli appositi centri.

“La cosa mi fa schifo. E questo Dimitri sarebbe a capo di tutto il giro?”

Si Tris: controlla che nessuno schiavo fugga dalla famiglia che l’hanno comprato e se questo capita, manda squadre per abbatterlo e dare alla famiglia un sostituto. Decide i prezzi delle varie categorie, gli sconti in determinati periodi dell’anno; gestisce i centri della vendita e chi può vendere: perseguita molto duramente il commercio di schiavi illegale.

“Quanto duramente?”

Abbastanza da bruciare all’interno di un capannone trecento esseri viventi tra schiavi, compratori e venditori pur di sradicare la concorrenza.

“Mio dio.”

Beatris si passò la mano sul volto: questo Dimitri non poteva essere sottovalutato, doveva agire con calma e circondarsi dell’approvazione del Capitano e del Dottore. Fino a prova contraria, non spettava a questo ragazzo decidere dove lei dovesse andare, ma sarebbe stato il Concilio e le sue alte cariche a stabilire il suo futuro: certo, il padre deteneva gran parte del potere e sicuramente avrebbe convinto gli altri a farla lavorare per il figlio. Ma per ora, per la serata soprattutto, poteva giocarla in questo modo: non avrebbe accettato alcuna sua richiesta ma neanche quella del Capitano e del Dottore, avrebbe invece fatto finta di aspettare qualunque decisione dell’Unione e del suo Concilio, sarebbe stato il bravo soldatino in attesa di ordini. E mentre si sarebbero scannati tra di loro, pur di averla con sé, lei sarebbe scappata e avrebbe tentato di rifarsi una vita lontano dall’Unione e dai suoi progetti.

“Lion fammi vedere le foto e i video, voglio incominciare ad analizzarlo.”

Procedo con la foto numero uno, Tris.

҉҉҉

Il suono di strumenti d’orchestra si sentiva almeno a una decina di metri prima dell’entrata: le porte di legno chiaro erano spalancate e un tappeto rosso segnava il confine tra freddo pavimento in metallo a duro pavimento piastrellato. Beatris entrò con calma, gustandosi il panorama del salone completamente tirato a lucido: ogni cosa rifletteva sugli specchi, sulle grandi finestre, sulle superfici levigate dei tavoli e persino sui candelabri di cristallo. Tutti gli ufficiali, ogni membro della nave Cristallina era lì, intenti a chiacchierare amabilmente tra di loro sovrastando con le loro parole inutili e vuote, il suono dolce dei violini e di tutti gli altri strumenti: forse – pensò Beatris - ancora c’era speranza nel campo musicale per questa nuova realtà. Ma appena vide la console su un piccolo palco al posto dell’orchestra, l’espressione rilassata sul suo viso sparì per essere sostituita da una più corrucciata: tutto digitalizzato. Subito un leggero ghigno si aprì tra le sue labbra: ne avrebbe approfittato per creare un po’ di scompiglio in tarda serata, in fondo tutti questi giovani soldati avevano diritto anche loro a una serata in discoteca.

Lion, prepara una lista di canzoni del mio mp3 da mettere durante la serata. Cracca inoltre la console, in modo da poter ribaltare la situazione non appena ci va.

Incomincio subito Tris.


Sorrido al pensiero di ciò che sarebbe accaduto, incominciò a destreggiarsi tra la folla: avrebbe potuto ricopiare la divisa femminile ma aveva rinunciato, doveva incontrare prima o poi questo Dimitri e sarebbe stato più semplice se l’avessero riconosciuta subito tra la folla. A passo lento e cadenzato, si avvicinò a un tavolo e, non curante, prese un intero piattino di bruschette: non li avevano fatti cenare e stava morendo di fame, non avrebbe seguito il bon ton solo perché il figlio di un politico entrava nella nave. Per lei non c’era stata nessuna festa per la sua liberazione, per il suo ritorno alla realtà: ma poi, sinceramente, alla fine se ne fregava altamente di ciò che avrebbe potuto dire la gente presente. Aveva fame e avrebbe mangiato ogni dannata bruschetta se serviva a placare il suo stomaco. Sentì i passi pesanti di Hool farsi sempre più vicini fino ad affiancarla, non appena ebbe messo sul primo tavolo disponibile il piatto vuoto. 

“Quest’uomo ti ha portato un altro piatto da condividere, ha notato la tua fame.”

Beatris ridacchiò, contenta che almeno qualcun altro oltre a lei si stesse ingozzando. Ringraziò il gigante gentile e prese insieme a lui una tartina, sapendo che anche quel piatto sarebbe stato presto appoggiato sul tavolo, vuoto.

“L’uomo si complimenta per il vestito, sta molto bene addosso a questa ragazza.”

“Oh, grazie – Beatris arrossì, era da molto tempo che non indossava più un vestito, ancora di più che qualcuno si complimentasse con lei – l’ho usato per un matrimonio, mi pareva abbastanza elegante per l’occasione ma non troppo ingombrante.”

E di fatto, il vestito nero a tubino la fasciava morbidamente, coprendole le braccia con un effetto “vedo/non vedo” mentre la gonna in un leggero raso, arrivava quasi al pavimento piastrellato, nonostante i tacchi neri che indossava. Non le stringeva le gambe, avrebbe potuto benissimo correre con quel vestito oppure estrarre i due pugnali che teneva nell’interno coscia sinistro, a seconda delle esigenze.

“Quest’uomo ti avvisa: Dimitri Stokovich è furbo e tenterà di plagiarti. Non farti ingannare dalla sua bella presenza.”

Beatris si girò completamente verso Hool: il giovane guardava quella ragazza troppo bassa, nonostante le sue scarpe, che sorrideva semplicemente. Ma poi vide i suoi occhi: due lame affilate dell’acciaio più puro, rimarcate dal nero del trucco e capì che lei sapeva qualcosa, doveva sapere qualcosa se non chiedeva spiegazioni.

“Dimitri Stokovich sta sera non incontrerà il Soldato ma incontrerà Beatris. E sta pur certo che il Soldato non lascerà che mi venga fatto alcun male.”

“Eppure siete la stessa persona, non hanno senso le tue parole.”

“Io e il Soldato siamo una cosa unica ma al tempo stesso divisa. Siamo come una medaglia, due facce opposte ma uguali: io eccello in alcuni campi, il Soldato in altri ma entrambi non possiamo sopravvivere se uno di noi due se ne va. Io morirei in poco tempo, non so come difendermi fisicamente mentre il Soldato sarebbe uno schiavo, incapace di mentire al suo superiore. Io mento e difendo la nostra mente, il Soldato combatte e difende il nostro corpo.”

La conversazione fu interrotta da Kurt, giunto per chiamare Beatris al cospetto del Capitano e dell’ospite: prendendo un respiro profondo, la ragazza incominciò a seguirlo, pronta ad affrontare il suo futuro nemico. Uno dei tanti.

Vide subito il gruppetto: il Comandante Fuq stava parlando – insieme al Dottor Kçasip – a un ragazzo alto e moro, vestito con uno smoking bianco, con cravatta, inserti e scarpe grigio fumo. Sembrava la persona più tranquilla nella sala ma Beatris vide la sua postura rigida come segno inequivocabile di stress: mentre si avvicinava, notava anche gli sguardi leggermente impauriti dei soldati della nave e dei leggeri mormorii – parole soffocate poi dalla musica. La ragazza prese il controllo assoluto dei muscoli del suo viso: se lui tradiva la sua irrequietezza, lei doveva essere impenetrabile, perciò respirò nuovamente e indossò un sorriso formale, pronta a conoscere il terzo giocatore.

“Buonasera Capitano, buonasera Dottore. Mi avete fatta chiamare?”

Accennò un saluto con il capo a entrambi prima di rivolgere il suo sguardo, leggermente interrogativo verso l’intero gruppo, schermandosi in un’ignoranza della situazione che non aveva.

“Beatris, questo è Dimitri Stokovich figlio di un membro molto importante del Concilio dell’Unione. Dimitri, lei è Beatris, il Soldato.”

La ragazza gli sorrise con garbo mentre vedeva le pupille dilatarsi leggermente: sicuramente si aspettava un omaccione o quantomeno una presenza più invasiva mentre lei era piccola ma soprattutto comune. Dimitri però si riprese in fretta dalla sorpresa e le sorrise, salutandola con un elegante baciamano; non si poteva non dire che era affascinante: i modi erano eleganti e precisi – dovuti sicuramente a un’educazione rigida ma completa – ma il suo punto esteticamente forte erano sicuramente gli occhi. Beatris non aveva più visto occhi chiari come i suoi, né azzurri né grigi né verdi, ma quelli di Dimitri erano completamente estranei: l’iride era di un viola scuro, con alcune screziature di blu oltremare che rendevano lo sguardo ammaliante, abbinati perfettamente ai modi eleganti d’alta società.

“Incantato. Perdonerete la mia sorpresa, non mi aspettavo una signorina del vostro calibro a vestire i panni di un assassino senza scrupoli.”

Beatris continuò a sorridere con garbo, intenta a evitare che le sue sopracciglia schizzassero verso l’alto, non a causa del timbro di voce basso e leggermente caldo del giovane davanti a lei, ma dalla fantasia con cui tutti e tre si erano approcciati: nessuno si aspettava una ragazza al posto del Soldato. Lo dicevano anche le sue vittime, ormai ridotte a polvere.

“Se vi può consolare, anche il Dottore e il Capitano sono stati sorpresi quanto voi.”

“Immagino.”

Aveva indirizzato due frecciatine e aveva rilassato il suo nemico. Stava andando anche tutto abbastanza bene: l’inizio era andato, ora bisognava giocarsi il resto della serata.

“Come penso tu sappia Beatris, ti stiamo portando al Concilio dell’Unione, in modo da trovare il posto che occuperai d’ora in avanti.”

Il Capitano si era intromesso, aprendo il dibattito principale della serata: il suo futuro. Le iridi di Dimitri si erano oscurate ancora di più mentre il Dottore aveva assunto una posa più rigida mentre lei continuava a sorridere leggermente.

“Ne sono consapevole: sarei ancora addormentata nella cella di criogenesi se il Museo Generale, e in particolar modo il Dottor Kçasip, non avesse insistito per organizzare la mia spedizione e se l’Esercito non avesse dato metà dei fondi e la disponibilità di questa stessa nave, compresi equipaggio e attrezzature, per il mio trasporto.”

Vide il Capitano e il Dottore ghignare leggermente: Dimitri Stokovich non aveva contribuito per nulla alla sua liberazione e questo era un dato di fatto. L’aveva messo leggermente all’angolo, ora voleva vedere come se ne tirava fuori.

“Purtroppo ammetto che né io né l’Industria abbiamo dato peso a questa spedizione e me ne rammarico molto. Se avessimo saputo l’esito, se avessimo anche solo ipotizzato che tu fossi viva ma sepolta sotto metri e metri di terra, avremmo sicuramente contribuito alle spese della spedizione.”

Si stava mettendo sulla difensiva, lo sentiva anche solo dal tono di voce. Beatris decise di non mostrarsi sua nemica, si sarebbe rovinata da sola la serata.

“Lo capisco, davvero. Non c’è niente da rammaricarsi. Aspetterò l’esito della decisione del Concilio, qualunque esso sia.”

Gli sorrise comprensiva e il ragazzo ricambiò con un sorriso freddo mentre i suoi occhi mandavano lampi violenti.

“Se volete scusarmi, sono sicura abbiate molto altro di cui parlare.”

Congedandosi dal gruppo, si diresse verso la finestra più lontana, in modo da avere tempo per calmare il suo cuore impazzito dall’ansia e per tirare le somme di questo primo incontro. Mentre camminava, s’imbatté nuovamente in Hool, che decise di seguirla: a quanto pare doveva essergli simpatica, o quantomeno sopportabile se stava così tanto in sua presenza. Arrivati alle finestre, trovò un comodo divanetto su cui sedersi, tentando di non cadere da quei tacchi vertiginosi e ammirando lo spazio indefinito al di fuori dal vetro.

“Cosa ne pensa questa ragazza di Dimitri Stokovich?”

“Penso che sia intenzionato ad avermi, legalmente o meno. Mi fissava come io fissavo prima i piatti pieni di bruschette.”

Sentì il gigante ridere sommessamente al paragone mentre lei restava seria, pensando a cosa sarebbe potuto succedere in serata di storto.

“Quest’uomo pensava fosse caduta ai piedi del ragazzo dagli occhi viola come tutte quante le persone prima di lei. Quest’uomo ne sarebbe stato molto deluso.”

“Felice di non averlo fatto. Ma tanto so che proverà a farmi cambiare idea o quantomeno a tentare di farmi lavorare per lui entro la fine della serata.”

“Come pensi di impedirglielo?”

“Facendo cambiare disco, ovviamente. Vedrai, non saprà più trovarmi dopo.”

“Eppure lo ha già fatto. Si sta avvicinando proprio in questo momento.”

Beatris si voltò verso di lui, la stessa identica scena precedente e come prima, Hool vide i suoi occhi cambiare luce, da allegra a feroce: Beatris stava proteggendo il Soldato e lui montava la guardia alle sue spalle. Dopo rapidi convenevoli, vide la ragazza sparire nella folla, a braccetto con l’ospite che tutti temevano, persino lui: eppure Hool non era in pericolo di vita come Dimitri Stokovich.

҉҉҉

“Accetterei molto volentieri il tuo invito a ballare ma purtroppo sono realmente negata: è stata un’attività non necessaria da acquisire.”

Stava chiacchierando amabilmente con Dimitri, declinando periodicamente la sua offerta di ballo. Era un eccellente intrattenitore e aveva occhio per gli affari: Beatris stava parlando con molta cautela, pesando e misurando le parole, in modo da non creare appigli cui lui potesse appoggiarsi.

“Acquisire? Interessante scelta di parola. Avete voglia di parlarmi del vostro reclutamento? Sempre se per voi non è doloroso, chiaramente.”

“Il mio reclutamento e di conseguenza il mio allenamento sono entrambi argomenti che non ho intenzione di rivelarvi, non questa sera almeno, giacché carichi di esperienze, direi… pesanti.”

“Rispetto la vostra scelta Beatris e spero vivamente di non avervi causato qualche spiacevole flash.”

“Assolutamente no, ormai devo dire di aver preso un certo distacco emotivo da quei ricordi.”

Che bugiarda. Ricordava a memoria ogni singolo dettaglio, ogni torto subito, ogni ferita, contusione e uccisione. Se non si svegliava urlando a causa degli incubi, era perché era stata allenata a non farlo.

“E invece la vostra famiglia? Vi va di parlarmene?”

Che insistente. Non avrebbe speso una parola in più del necessario sulla famiglia che aveva perso.

“Avevo una famiglia, come tutti, ed ora è ridotta in polvere da chissà quanti anni. Non so se esistono eredi, ma in ogni caso sarebbero per me dei perfetti sconosciuti, come io lo sarei per loro. Non ho niente di mio, tranne due bauli, o niente che possa considerarsi di mia proprietà.”

“Questo potrebbe essere facilmente risolvibile…”

Beatris sorrise leggermente tra sé e sé: voleva vedere cosa aveva da offrirle.

“Le tue capacità sono troppo preziose per essere soffocate, come vogliono fare al Museo, o per essere vanificate in un addestramento di reclute, come vuole fare l’Esercito. Io ti offro la piena libertà di espressione – Dimitri controllò di avere la sua completa attenzione prima di proseguire – permettendoti di uccidere soggetti attraverso metodi a tua completa scelta. Avresti una casa, molti servitori, uno schiavo se lo desideri, con pochi incarichi durante l’anno.”

“Mi sembra interessante.”

Lo vide sorridere apertamente per la prima volta mentre la luce violenta dei suoi occhi si tingeva di un colore più possessivo.

“Ma come ho detto, aspetterò il verdetto del Concilio.”

Lo lasciò in mezzo alla folla, sconfitto da una semplice frase. E prima che potesse raggiungerla di nuovo per provare a lusingarla con false promesse, Beatris diede il via libera a Lion: la musica d’orchestra si fermò improvvisamente mentre le luci si spensero di colpo. Poi, illuminati solo dalle luci del corridoio, da qualche candela e dalle luci delle stelle riflesse nelle finestre e negli specchi, le canzoni che avevano segnato l’adolescenza di Beatris risuonarono forti in tutto il salone, facendo scatenare ogni singolo membro dell’equipaggio. E per nascondersi ancora meglio, il lungo vestito nero fu sostituito da una replica perfetta della divisa femminile mentre Beatris, dopo tempo, ballava libera.



 

ANGOLO AUTRICE


Ecco a voi Dimitri! che ne pensate del nostro nuovo e misterioso amico? Vi piace, vi stuzzica?
Grazie a tutti voi che mi seguite e mi supportate!

Summer_time

 
  
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