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Autore: JohnHWatsonxx    14/05/2018    1 recensioni
Sherlock scopre che John sa suonare il pianoforte, e ciò porta risvolti... inaspettati
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock aveva sempre pensato di sapere qualsiasi cosa di John Watson, suo coinquilino da ormai sette anni e migliore amico. Pensava che tutto quello che ci fosse da conoscere lui l’aveva già capito dal primo incontro. Eppure si sbagliava, c’era sempre qualcosa che non riusciva a dedurre, come un granello di polvere sulla lente d’ingrandimento che lui non riusciva a vedere. Evidentemente si era scelto un compagno di vita che non lo avrebbe mai annoiato. Com’era stato possibile che, in sette anni di convivenza -più o meno passati insieme- non si fosse mai accorto di una particolarità che il suo dottore gli aveva sempre nascosto?

Sherlock Holmes per la prima volta non riuscì a pronunciare una parola di fronte alla visione di John che, con nonchalance, stava suonando un notturno di Chopin al pianoforte. Il grande detective non aveva mai trovato alcun particolare sulle mani di John da poterlo indurre a pensare che fosse un musicista. Non aveva nessun callo sui polpastrelli della mano sinistra o destra, segno distintivo dei chitarristi e degli arpisti, non aveva mai avuto un gran respiro profondo e calcolato, come quello dei flautisti o dei clarinettisti o di chiunque altro suonasse uno strumento a fiato. E di certo non ritrovava nelle mani del medico una postura arrotondata tipica di un pianista. Tutti quei segni probabilmente erano stati nascosti da altre cicatrici –il tremore alla mano sinistra, la postura militare, il tocco tipico di un medico- e Sherlock aveva sempre pensato che l’anima romantica di John fosse dovuta alla sua passione nel leggere stupidi romanzetti di fine ottocento e nello scrivere il suo blog come se fosse uno di quei libri. Non aveva mai preso in considerazione la possibilità che John potesse davvero capire in fondo ogni brano che lui si dilettava a suonare con il suo violino alle tre di notte.
E invece John stava riempiendo di note romantiche il salone del 221b di Baker Street come se fosse la cosa più normale del mondo, e Rosie lo ascoltava, seduta sulla poltrona di suo padre, completamente rapita. Sherlock non avrebbe mai pensato che un misero esperimento dettato dalla noia potesse avere risvolti così…interessanti.

Quando John finì di suonare il notturno, fin troppo romantico per i gusti del detective, si girò verso Sherlock, scoprendolo a guardarlo come se fosse stato un alieno. “Pensavo che avessi dedotto anche questo in tutti questi anni” commentò il medico, con un leggero sorriso ad increspargli le labbra.

“A dir la verità Chopin non è il mio genere, io preferisco di gran lunga la tecnica precisa e infallibile di Bach” rispose Sherlock, suo modo per dire che no, non lo aveva dedotto. John si sentì lusingato per aver lasciato finalmente Sherlock a bocca aperta per la prima volta.

“Potremmo lasciare il pianoforte qui, invece che lasciarlo ai tuoi esperimenti che lo distruggerebbero sicuramente” ridacchiò John.

 Quella mattina, in fondo, era cominciata per lui con un rumore assurdo proveniente dal salotto, che aveva svegliato sia lui che la piccola Rosie. E quando erano scesi di sotto si erano trovati un pianoforte al posto del divano, e quest’ultimo spostato, probabilmente, in camera del detective. John aveva riso alla vista di Sherlock che sbirciava nella cassa armonica del pianoforte a muro, toccando qualche tasto per vedere più da vicino il funzionamento dei martelletti. A quel punto il medico si era intromesso. “Il pianoforte è uno strumento a corde percosse, che vibrano nel momento in cui i martelletti, azionati dalle mani sui tasti, vanno a colpire tre corde contemporaneamente, e formano il suono” dopo quella nozione tecnica, John si era posizionato sulla panchetta, che traballava leggermente, e aveva cominciato a suonare il notturno op. 9 no. 1 di Chopin1.

Sherlock cominciò a ragionare, dove aveva potuto imparare uno strumento John Watson, prima di entrare nell’esercito? Aveva preso lezioni private, di sicuro. L’università che aveva frequentato non prevedeva corsi di musica. Doveva essere una vera passione. “Hai lasciato il pianoforte per dedicarti agli studi di medicina. Quando sei entrato nell’esercito non hai più potuto esercitarti e dopo lo sparo non ti sei più avvicinato al pianoforte per pura di non riuscire più a suonarlo” dedusse Sherlock. Il medico prese in braccio sua figlia, iniziando a cullarla dolcemente per tranquillizzarla.

“Ella pensava che riprendere a suonare il pianoforte fosse una cosa buona, ma io non me la sentivo. Ho ripreso a suonare dopo che tu sei morto. Avevano piazzato questo pianoforte color ebano in una libreria, ed era libero a chiunque. Sembrava chiamarmi, mi invitava a posare le mani sui suoi tasti. Così l’ho suonato. Era come se non avessi mai smesso. È stato il primo giorno in cui ho sorriso dopo la tua caduta. Ho ripreso a studiare con una professoressa di conservatorio, per riempire le giornate. Mary lo sapeva. Ha sempre apprezzato questo mio aspetto da musicista, le piaceva vedermi suonare. In due anni ho ripreso con la lettura a prima vista e con l’armonia. Poi sei tornato, e il matrimonio, Rosie, mi hanno impedito di continuare a suonare” confessò John.

Sherlock sentì qualcosa dal profondo del suo petto ruggire, come era capitato qualche istante prima, nel vedere John suonare. Era un drago troppo grande da evitare, da uccidere. Era qualcosa che non aveva mai affrontato, un sentimento presente da troppi anni che aveva ricominciato a farsi sentire. L’amore, ecco cos’era. Sherlock ne conosceva gli effetti, e anche la causa. John.

Rosie si era addormentata tra le braccia amorevoli di suo padre, cullata ad un ritmo regolare e lento, che solo John conosceva. La portò in camera e la depositò nella culla, coprendola con una copertina azzurra.

Quando il medico scese giù trovò Sherlock con il violino in mano, sulla sua poltrona ad aspettare John. Aveva posato sul leggio uno spartito di Bach, sonata in si minore. Di quattro movimenti solo il primo aveva scelto, Adagio, come la loro storia. John sorrise, posizionandosi sul pianoforte, e aprendo lo spartito. Il medico conosceva benissimo quella sonata, era la sua preferita in assoluto, cupa e misteriosa, perfetta per rappresentare l’animo ribelle e caotico di un adolescente. John iniziò a suonare. Piano, adagio, sentito. Poi Sherlock entrò, con una nota lunga, ben vibrata e sentita.

Più andavano avanti più la sonata diventava un loro inno, più Sherlock si avvicinava a John fino a che quest’ultimo non poté sentire la gamba di Sherlock sfiorare il suo fianco.

Mai si erano sentiti così completi, vicini emotivamente. Stavano condividendo tutto, anche il loro cuore. I loro respiri erano sincronizzati.

Dal profondo del cuore di John un drago ruggì, a tempo con la musica.

Sherlock si stava sentendo impotente, di fronte alla potenza di Bach e della sua musica, che scorreva come un fiume attraverso le sue mani. John aveva smesso di guardare lo spartito, concentrato a fissare gli occhi, il viso, le labbra del suo coinquilino.

Quando l’ultimo si vibrò nell’aria, a confermare la tonalità del primo tempo con prepotenza ed eleganza, John si alzò di scatto, posando le mani da pianista sul viso di Sherlock, e spingendo quest’ultimo sulle sue labbra, invitandolo in un bacio pieno d’armonia perfetta, come solo la musica di Bach può essere.

Nel frattempo, due draghi ruggivano in contemporanea, ormai liberi di poter fare tutto il rumore che volevano.



note: 
1- a differenza dell'unico notturno di Chopin che tutti conoscono, che è l'op. 9 no. 2, quello a cui mi riferisco è questo, cioè, appunto, l'op. 9 no.1

NdA: storia senza pretese. Se volete sentire il primo tempo della sonata a cui mi ispiro, è questo. Io ve lo consiglio, perché é veramente bello.
In realtà quando ho cominciato a scrivere questa piccola storia non sapevo dove sarei arrivata, avevo solo in mente questa mia fantasia, di John e Sherlock che suonano e la musica che fa espoldere tutto quello che hanno dentro. Insomma, spero che vi sia piaciuta e ricordate che le recensioni sono sempre ben gradite!


 
   
 
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