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Autore: marwari_    14/05/2018    1 recensioni
|Rating Giallo per tematiche conflittuali. Sequel di "Beyond the Pale".|
Prue decide di prendere sotto la propria ala la giovane Paige, con la quale condivide un legame che nemmeno lei è in grado di spiegare.
Ben presto però, si accorgono di stare vivendo qualcosa molto più grande di loro e che, forse, non saranno in grado di affrontare.
{POV: Paige/Prue}
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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NdR: All'interno del capitolo sono presenti degli Easter Eggs.

Saga: Charmed: Legacy (Vol. II)
Titolo: The Forbidden Spell
Set: 1992 (pre-serie)
Capitolo: 6. Quattro Elementi
POV: Prue Halliwell

 

 

Capitolo 6 – Quattro Elementi

Prue salì di corsa le scale del vialetto. Aveva appena accompagnato Paige a casa, come promesso a sua madre Judith, la quale, sorda alle preghiere della figlia per farla rimanere a casa, la fece subito preparare per la scuola.

La ragazza non poteva certo raccontare quello che era successo durante la notte o delle scarsissime ore di sonno che si erano potute concedere. Così come non poteva fare cenno né al mostro che le aveva attaccate, né alla botta che si erano prese tutte quante, in cantina, perché altrimenti i genitori di Paige non le avrebbero mai più permesso di rimanere a casa Halliwell un’altra volta.

Se la povera Paige, dopo una nottata come quella, si sarebbe dovuta sorbire una giornata di scuola, le sorelle non furono altrettanto sfortunate: quando Penny, svegliata dal frastuono, si era precipitata in cucina e le aveva trovate atterrite e provate che uscivano, quasi a gattoni, dallo scantinato, si era subito allarmata. Aveva fatto tante domande e loro avevano semplicemente detto di aver perso qualcosa là sotto mentre erano scese per recuperare dell’acqua. Si erano giustificate grossolanamente dicendo che il prosciutto arrosto della sera precedente era stato particolarmente salato, il che le aveva costrette a scendere in massa in cucina; per quanto riguardava la stranezza della porta della cantina rimasta aperta, avevano semplicemente riferito di averla trovata così.
Nulla di tutto quello aveva senso dal momento che la cantina era sempre chiusa e che, come sempre, avevano seguito una ricetta della nonna per il prosciutto – senza contare che era lei, in gran parte, l’artefice della pietanza in questione.

Tutte loro sapevano che Penny Halliwell non si lasciava prendere in giro tanto facilmente, eppure lasciò cadere l’argomento con sorprendente velocità, una volta essersi sincerata che in cantina fosse tutto a posto e che le sue nipoti e Paige ne fossero uscite incolumi.

Era stata clemente come poche volte, quando le aveva esortate a rimanere a casa, quel giorno, in vista di una chiacchierata importante che si sarebbe tenuta nel pomeriggio.

Tutte e tre le sorelle erano già pronte per sentire una delle ramanzine della nonna, eppure le dinamiche di quell’avvenimento a dir poco eccezionale, le rendeva anche oltremodo curiose. Che la nonna avesse segreti, ormai era ovvio. Forse era lei che possedeva le risposte che cercavano?

Prue sperava con tutto il cuore che confermasse le sue teorie, che raccontasse loro di Melinda, della magia, del loro legame. Non poteva nemmeno immaginare la delusione nel sapere che non si trattava di altro che fantasie e dunque niente di più che miracolose coincidenze.

«Prudence, hai riaccompagnato Paige a casa?» Penny la bloccò sul vialetto, le mani che trafficavano con il mazzo di chiavi per trovare quelle della macchina.

«Sì, è tutto a posto.» La ragazza annuì. «Vado da lei nel pomeriggio.» Le comunicò in fretta «Dopo la chiacchierata.» Specificò, cercando di evitare un’ulteriore sgridata da parte della nonna.

«Credo sarà meglio portare lei da noi.» Disse la donna «Puoi passarla a prendere fuori da scuola?»

«Certo.» Prue annuì lentamente, questa volta. Strano che la nonna la volesse a casa dopo la scuola: non era forse troppo presto? I tempi, di certo, non coincidevano, a meno che...

«Non avevo detto di voler parlare con tutte voi?» Penny la osservò a lungo, una piccola smorfia sul volto. «Vi avrei parlato stamattina, ma mi servite tutte e quattro.»

«Non pensavo intendessi anche Paige.» Prue ricambiò il suo sguardo. Ora la faccenda si stava facendo interessante: di solito, le chiacchierate della nonna erano rivolte ad un gruppo molto ristretto e mai avevano coinvolto qualcuno al di fuori della famiglia. Il pensiero che la nonna volesse coinvolgere Paige non l’aveva lontanamente sfiorata.

«Allora, puoi passare a prenderla?» Domandò nuovamente Penny, con impazienza.

«Sì, ma dovremmo avvisare i suoi. Oggi credo sia la serata della cena settimanale con i parenti.» La ragazza si avvicinò ancora di più alla porta di ingresso.

«Ci penso io.» La assicurò Penny. «Sarete tutte libere di tornare alle vostre vite entro un’ora.»

Prue fissò gli occhi in quelli della nonna: era uno sguardo enigmatico, il suo. Che avesse in mente qualcosa, era palese, ma cosa? Quale chiacchierata della nonna durava meno di un’ora, soprattutto coinvolgendo una persona estranea alle dinamiche della casa? E poi, perché quella sua frase finale sapeva tanto di fatale? Quanti misteri.. troppi, per i suoi gusti.

«Dove vai?» Prue infilò la propria chiave nella toppa, poi si voltò sui tacchi, osservando Penny mentre scivolava nella macchina dalla portiera aperta.

«A controllare le nostre azioni IBM.» Rispose, leggermente elusiva.

«Ci sei andata ieri.» Le fece notare la nipote, corrugando la fronte.

«Prue, entra in casa.» Penny serrò le dita attorno al volante, gli occhi fissi sul cruscotto. «Vi spiegherò tutto più tardi.» Aggiunse. «Devi fidarti di me, d’accordo?» Le rivolse un piccolo sorriso tirato prima di trascinare la portiera dell’auto verso di sé, chiudendola con una botta.

Prue annuì con aria confusa, soprattutto per il fatto che la nonna l’avesse chiamata in quel modo: non l’aveva fatto da anni.

⁓✧⁓

Quando sgusciò nell’atrio, tirandosi dietro la porta con un rumoroso cigolio, quasi le sembrò di essere entrata in un’altra casa. Le immagini della notte precedente tornarono prepotenti davanti ai suoi occhi, la paura e quella creatura mostruosa e le urla che aveva sentito che si mescolavano con le parole enigmatiche della nonna in una litania ossessiva e martellante.

Voleva e doveva trovare le giuste risposte, anche se non le sarebbero piaciute.. e doveva farlo con l’aiuto delle sue sorelle. Quella mattina, a colazione, erano rimaste tutte in silenzio – cosa abbastanza strana – e nessuna di loro aveva toccato cibo, nemmeno Phoebe – cosa ancora più strana. E se quel mostro fosse tornato? E se ci fossero altri, in agguato, pronti a prenderle di sorpresa? Dovevano essere pronte. Piper e Phoebe dovevano sapere, tutto. Adesso non si poteva più rimandare.

«Dobbiamo parlare.» Prue poggiò entrambe le mani sul piano del tavolo della sala da pranzo, ancora apparecchiata con la colazione.

Piper stava girando la sua tazza di the non più fumante da quando era uscita, lo sguardo basso e i suoi biscotti intatti. Se ne stava in silenzio con lo sguardo fisso sul suo cucchiaino.

Phoebe invece stava seduta con un ginocchio al petto. La mano che stancamente sollevava la forchetta dal suo piatto di pancakes per far colare lo sciroppo d’acero lungo i denti argentei.

Erano la pallida ombra delle sue sorelle. Intimorite e confuse, ignare di quello che era accaduto solo perché lei non aveva insistito, o non aveva voluto insistere, per renderle partecipe di una cosa tanto speciale. Forse avere dei segreti per conto suo, da condividere con Paige, la faceva sentire un po’ più ribelle di quello che era. La sua vita, d’un tratto, era diventata dinamica, misteriosa… magica. Forse ne era stata solo un pochino troppo gelosa.

Eppure, come poteva non sentirsi in colpa? Era terribile pensare a cosa sarebbe potuto succedere se Paige non avesse avuto quell’aiuto, giunto da chissà dove.

Aveva intuito fin da subito, fin dal primo giorno, che tutta quella faccenda era pericolosa, esattamente come sapeva di aver coinvolto, seppure involontariamente, anche le sue sorelle. Dopo la scorsa notte, non poteva far finta di niente.

«Parlare di cosa?» Domandò Piper con voce piatta.

«Di questa notte.» Disse Prue senza troppi convenevoli. «Piper, te ne avevo parlato ieri sera prima che arrivasse Paige, adesso voglio spiegarvi tutto. Anche a te, Phoebe.» Sorrise quando si accorse di aver attirato l’attenzione della sorella più piccola.

«Non voglio sentire altre sciocchezze riguardanti la tua stupida magia.» Rispose Piper duramente, senza sollevare gli occhi dalla sua tazza.

«Io sì.» Intervenne Phoebe con voce sottile. Erano le prime parole che la ragazza pronunciava dal momento in cui era uscita dalla cantina, quasi undici ore prima.

Prue fu piacevolmente sorpresa da quelle due semplici parole: Phoebe non l’aveva mai sentita farneticare sulla magia, né su Paige e le loro scoperte, come invece aveva fatto Piper, eppure sua sorella era più che disposta ad ascoltarla. Un’occasione che Piper le aveva sempre negato con il suo cinismo e scarsa vena di immaginazione. Non le erano mai piaciute le stravaganze e si era sempre tenuta bene alla larga da tutto ciò che non era nell’ordinario.

Phoebe, d’altro canto, non aveva battuto ciglio né quando lei aveva confessato di avere risposte ad un evento a dir poco inspiegabile, né quando Piper aveva parlato di magia. Era sempre stata quella con la mente più aperta di tutte ed ora più che mai era disposta ad ascoltare qualsiasi spiegazione plausibile rispetto agli eventi recenti.

«Phoebe, non essere ridicola!» Piper lasciò di colpo il cucchiaio per battere il palmo sul tavolo, facendo tintinnare piatti e bicchieri. La più piccola, già tesa di per sé, sobbalzò come una qualsiasi stoviglia sulla sua sedia. «La magia non esiste.» Piper si era voltata verso Prue prima di pronunciare quelle parole, anche se era un’affermazione indirizzata ad entrambe.

«Allora come te lo spieghi, quello?» Sorprendentemente, fu Phoebe a rivolgere quella domanda, come se fosse stata lei quella in dovere di difendere quella posizione a favore della magia. Prue rimase a fissare sua sorella con le labbra dischiuse. «Woogy esiste, ve l’ho sempre detto.»

«Avevi cinque anni!» Tentò ancora Piper.

«Come ti spieghi la filastrocca?» Phoebe continuò «C’eri anche tu. Hai visto che l’ha scacciato!»

A quelle parole, Piper non potè replicare.

Prue la osservò, cercando di celare la contentezza di avere trovato un’inaspettata alleata così presto, soprattutto per non far sentire sola Piper, il che l’avrebbe indispettita oltre ogni modo, rendendola così sorda ad ogni suo futuro tentativo di persuasione. Inoltre, non poteva negarlo, Phoebe aveva trovato subito le parole giuste per far ragionare la sorella di mezzo.

«La nonna ti ha insegnato quella stupida filastrocca per farti dormire.» Piper riprese inesorabile, la voce sempre più bassa ed indifferente.

«Era un incantesimo, Piper.» Prue la corresse, cercando con tutta sé stessa di non lasciarsi infastidire dai sospiri esasperati della sorella. «E questo dimostra che la nonna sa molto di più di quello che vuole farci credere.» La ragazza si mise a trafficare nella sua borsa. Non appena sfiorò il taccuino di pelle di Melinda, si bloccò.

«La nonna non sa un bel niente!» La sorella ribatté severa «È una faccenda assurda e se non ti conoscessi bene, direi che stai perdendo la testa.»

«Qui dentro ci sono le prove che sto dicendo la verità.» Prue estrasse il diario rilegato in pelle e lo fece scorrere sul tavolo, fino a farlo arrivare accanto al succo di frutta, in un punto quasi equidistante da tutte e tre. «Paige ha la chiave per aprirlo. Anche la serratura funziona in modo misterioso e non siamo ancora riuscite a capire come funzioni.» Quando sollevò la mano dalla copertina, la triquetra disegnata sulla copertina, stava brillando lievemente.

«È il simbolo del quadrante degli spiriti.» Notò Phoebe con voce sorpresa, chinandosi verso il taccuino con curiosità e rinnovato interesse. «E del Libro delle Ombre, quello che abbiamo trovato in soffitta.»

«Esatto.» Confermò Prue. Aveva sempre considerato la sorella più piccola come una scansafatiche ribelle e priva di mordente. Doveva decisamente ricredersi. Stava dimostrando una fiducia unica nei suoi confronti, senza parlare del coraggio che aveva esternato in cantina e lo spirito di osservazione. La sua curiosità si sarebbe rivelata utile, Prue lo sapeva molto bene. «Questo vi dimostra che è tutto collegato.»

«E “questo” cosa sarebbe?» Domandò Piper.

La più grande non sapeva se interpretare quella domanda come un barlume di interesse o semplice voglia di dimostrare, ancora una volta, che si stava fissando con delle idee a dir poco assurde. Troppe volte, nel corso degli anni, l’aveva accusata di essere ossessiva per cose irrilevanti od insensate… quella volta non l’avrebbe avuta vinta.

«Questo diario è stato trovato in uno scavo in Massachusetts. Lo sapete, no, che sto lavorando a quel progetto del museo per il trecentesimo anniversario dei processi alle streghe di Salem.» Cominciò a spiegare Prue, prendendo finalmente posto a capotavola, in modo da poter osservare entrambe le sue sorelle con facilità. «Ho scoperto che apparteneva ad una certa Melinda Warren e parla di cose.. sorprendenti. Poteri magici, creature mostruose, bene e male e paladini di queste forze che sono in costante lotta da secoli. Paige ed io crediamo che parli anche di tutte noi.»

«Paige.» Piper sollevò gli occhi al cielo «Ci risiamo.» Borbottò da dietro i suoi palmi, ben fermi a coprirle il volto.

«Forse è meglio se comincio dall’inizio.» Prue tentò nuovamente di ignorare quel commento.

Dopo un lungo respiro, Prue prese a raccontare del primo incontro con Paige al museo. Riportò tutto quello che si ricordava – e lo faceva, come fosse successo pochi istanti prima – nei minimi dettagli, per quanto possibile; parlò di quello strano bagliore blu la prima volta che si erano sfiorate e degli oggetti del piccolo laboratorio che avevano preso a vorticare nell’aria, senza controllo, come spinti da un tornado invisibile. Raccontò di come quella baraonda si fosse completamente dissolto nel nulla e tutti gli oggetti, avvolti da un luccichio argenteo, avessero ritrovato il loro posto originale senza lo sforzo di nessuno, come se nulla fosse mai successo.
Disse loro che da quel momento, avvenimenti inspiegabili erano accadute ad entrambe: Paige aveva scoperto di comprendere lingue che non aveva mai studiato in vita sua, di essere in grado, a volte, di far illuminare oggetti.
Poi c’erano stati i sogni in comune e il nome ricorrente di Melinda Warren.

«Vuoi dirmi che ti è apparsa in sogno?» Domandò Piper.

Il tono che aveva usato, non piacque per niente a Prue.

«Mi ha parlato di noi.» Disse lentamente. «C’è una dedica in questo diario, dove parla di sua figlia, Prudence, e di come lei tramanderà il lascito di sua madre ad intere generazioni di altre streghe.»

«Stai decisamente dando i numeri.» Piper sospirò pesantemente «Perchè allora non apri questo dannato libricino?»

«Te l’ho detto: Paige ha la chiave.» La sorella maggiore ripeté, mal celando la propria esasperazione. «Comunque, non è questo il punto, perché sei vuoi sapere cosa c’è scritto qui dentro, ti basta dare un’occhiata al Libro delle Ombre.» Prue poggiò il palmo sul diario «Questo è una specie di piano B nel caso l’originale venga perduto. È un riassunto, il punto zero per noi.»

«Prue, questa cosa ti appassiona, lo so,» Piper parlò più pacatamente questa volta, eppure quell’aura di freddezza che aveva eretto attorno a sé era quasi palpabile «ma non puoi pretendere che facciamo il tuo stupido gioco anche noi.» Si voltò fiduciosa verso Phoebe, sperando ancora di avere un’alleata. Il silenzio della più piccola la scoraggiò ancora di più e Piper si lasciò cadere sullo schienale della sedia.

Prue ringraziò solamente qualunque forza non l’avesse fatta alzare ed andarsene. Forse una piccola parte di Piper voleva ancora stare ad ascoltare i suoi deliri.

«Piper, mi dispiace avervi tenute all’oscuro fino a poco tempo fa, ma non è una cosa che ho deciso io. Siamo coinvolte tutte quante.» Spiegò Prue. Stava tentando con tutta sé stessa di non usare un tono supplichevole, ma si stava rivelando più arduo del previsto: perché era così complicato ottenere la fiducia di Piper? Non lo era mai stato, prima. Forse mantenendo un segreto del genere, aveva rovinato tutto. «Come ti spieghi che la prima volta in cui ci siamo ritrovate tutte sotto lo stesso tetto, la porta della soffitta si sia aperta?» Domandò la maggiore.

«Ci sono così tante coincidenze in questo mondo, Prue.» Ribattè Piper, eppure questa volta, la sua voce suonava quasi rassegnata.

«È vero.» Confermò Prue, annuendo appena «E dopo aver letto la prima pagina del Libro delle Ombre, lo credevo ancora. Ma qui ci sono scritte delle cose, Piper, cose che non possono essere spiegate altrimenti.»

«Parla di Woogy?» Chiese Phoebe con un filo di voce. Nonostante fosse un mostro della sua infanzia, nonostante lo avessero sconfitto (almeno così sembrava), il solo pensiero di quell’essere la terrorizzava. Mentirle non avrebbe giovato a nessuno.

«Sì.» Ammise Prue «E anche di molto di più. Ci sono così tanti esseri malvagi in questo mondo che qui dentro non ci stavano tutti.» Strinse il diario tra le dita e lo sollevò appena «Per questo è stato creato il Libro delle Ombre, che è come un'enciclopedia dei demoni. Sono stati entrambi scritti per mano di Melinda, ma fino a poco tempo fa, questo diario era andato perduto… era il pezzo mancante.»

«Il pezzo mancante per cosa?» Domandò ancora Piper.

Poteva sbagliarsi, ma questa volta, vide sua sorella interessata.

«Per riunirci tutte e quattro. Melinda parla di tre sorelle, chiamate come prescelte, che saranno le più potenti della stirpe, ereditando ciascuna i poteri originali: i suoi.»

«E tu pensi si tratti veramente di noi?» Piper la stava fissando incredula, con le labbra dischiuse e le sopracciglia alzate oltre ogni misura. Ancora pochi millimetri e avrebbero sfiorato l’attaccatura della sua frangetta.

«Tuttavia, in sogno, aveva parlato di quattro sorelle.» Prue enfatizzò quelle ultime parole e attese con pazienza che il messaggio si insediasse nelle menti delle sorelle.

«Paige non è nostra sorella.» Mormorò Piper, ritornando a rivolgerle lo sguardo di prima. Prue sapeva che le stava dando della pazza ancora una volta e, forse, questa volta, dal suo punto di vista, non aveva tutti i torti.

«Non si parla di sorelle di sangue, Piper, te l’ho già spiegato.» Sospirò lentamente la mora «È un legame molto più profondo. Solo insieme possiamo attingere alla totale pienezza dei nostri poteri.»

«Noi non abbiamo poteri, Prue.» La sorella di mezzo la stava fissando con insistenza.

«Ce li abbiamo.» Prue accennò un sorriso. Si allargò appena quando vide che la sorella minore aveva alzato lo sguardo e la stava osservando con interesse. Per quanto potesse essere spiazzante, non era per niente sorpresa che Phoebe fosse felice per quella notizia.

«Non ho visto nessuna di noi trasformare qualcuno in rospo.» Piper esclamò «Hai visto qualcuna di noi usare i suoi poteri di recente?» La ragazza alzò le mani in aria, cercando di rimarcare le sue parole.

«Phoebe lo ha fatto.» Disse Prue trionfante, rivolgendosi alla diretta interessata.

«Io?» Phoebe spalancò le labbra stupefatta.

«Se ti dicessi che qui dentro parla di Woogy ma non c’è scritto come sconfiggerlo?» Prue sventolò il diario per qualche istante, prima di porgerlo alla sorella minore.

«Pensavo che Paige avesse letto la filastrocca lì dentro, a questo punto.» Mormorò Phoebe, rigirando più volte il taccuino tra le mani.

«No. È stata la nonna ad inventarla, come ha detto Piper.»

«E Paige come faceva a conoscerla?» Phoebe domandò, corrugando la fronte.

«Lo ha visto nella sua testa, come un’immagine del passato.» Spiegò Prue con lentezza, in modo che le sorelle seguissero il suo discorso «Si chiamano visioni ed è il potere della terza sorella, secondo le parole di Melinda.»

«Quindi è stata Paige ad utilizzare il suo potere, non io.» Esclamò Phoebe. La sorella maggiore notò la delusione nei suoi occhi.

«Ne abbiamo parlato tutta la notte, Paige ed io.» Prese a guardarsi attorno con frenesia, poi agguantò un tovagliolo e lo lisciò con le dita «Piper, passami qualcosa per scrivere, per favore.»

«Tieni.» Disse, lievemente scontrosa, quando porse la matita alla sorella.

«Grazie.» Rispose Prue con un mezzo sorriso. «Se ricordi bene, Paige aveva afferrato la tua spalla.» Phoebe annuì «Bene. Pensiamo che abbia incanalato la tua visione perché ancora non eri pienamente consapevole della magia.. fino a ieri notte.»

«Ho dei poteri?» Mormorò Phoebe con voce stralunata. Non sembrava una vera e propria domanda, quanto più una frase per se stessa, come se dirlo lo rendesse più vero, in qualche modo.

«Siamo partite da qui per decifrare la triquetra.» Mormorò Prue, concentrata mentre tracciava un tremolante semicerchio sul tovagliolo «La prima sorella ha il potere della telecinesi, ossia di spostare gli oggetti con il pensiero.» Poi ne tracciò un altro, creando una punta verso il lato superiore «La seconda sorella possiede il potere di immobilizzazione: può bloccare il tempo.» Proseguì con il suo schizzo e, partendo da un’estremità di un dei due semicerchi ne tracciò un terzo, collegando le linee di modo che si creassero tre punte di pressoché eguali dimensioni. Non era perfetta come quella incisa sul quadrante o sul libro, ma era una rappresentazione decente. «La terza sorella quello di poter vedere passato, presente e futuro.»

«E Paige come rientra in tutto questo?» Phoebe si era allungata sul tavolo, il mento appoggiato al palmo e gli occhi fissi sul tovagliolo. Si mostrava oltremodo interessata e quasi sembrava dispiacerle che Paige non facesse parte, fino a quel momento, di quella triscele che aveva accomunato, in modo così inaspettato, lei e le sue sorelle.

«Tre sorelle, quattro elementi.» Proseguì Prue, tracciando un cerchio che toccava tutte e tre le punte, creando piccole forme triangolari con esse. «Siamo quattro sorelle per quanto riguarda la magia e Paige è l’elemento mancante: la sorella perduta. Perciò i nostri poteri non si sono rivelati prima.»

«E Paige che poteri ha?» Domandò ancora la più piccola, impaziente e vivacemente curiosa. Prue era felice, almeno per questo: Phoebe stava compensando la totale mancanza di entusiasmo della sorella di mezzo.

«In realtà è ancora un mistero.» Prue sospirò appena «Melinda non ne ha parlato e nemmeno qui nel suo diario ne fa cenno. Dice solo che è l’elemento perduto, quello che ci dà equilibrio e che risana.»

«Risana?» Piper sollevò un sopracciglio.

«Credo intenda metaforicamente.» Prue fece spallucce «Dal momento che ritrovando lei, abbiamo scoperto di avere poteri ed un destino, penso intenda risanare il potere della Triscele, che siamo tutte e quattro noi.»

«Va bene.» Piper sospirò pesantemente, massaggiandosi la fronte con le dita. Rimase in silenzio qualche istante prima di parlare «Ammettiamo per un istante che tu abbia ragione,» Sollevò piano lo sguardo. Prue incontrò gli occhi di sua sorella «Perchè questa Melinda avrebbe scelto proprio noi?»

«Ho tutte le ragioni di pensare che siamo sue lontane, lontanissime discendenti.» Disse Prue. Non c’era motivo per fare giri di parole. «Il Libro delle Ombre, il quadrante, per non parlare di questo diario, sono cose che si tramandano da generazione in generazione e che restano in famiglia. Ci sono troppi misteri che la nonna non ha mai voluto svelare.»

«Pensi che anche la nonna sia..?» Phoebe spalancò gli occhi, turbata. «E la mamma?»

«Perchè no?» Prue scrollò appena le spalle. Se doveva aprire una parentesi sulla morte di sua madre, in circostanze a dir poco misteriose, allora non ci sarebbe stato alcun dubbio che le mani di qualche demone grondavano del suo sangue.

«Aspetta un momento,» Piper sollevò le mani in segno di resa, chiamando il silenzio per parlare in tranquillità e guadagnandosi la totale attenzione di entrambe le sue sorelle «e se noi non volessimo diventare streghe?»

«Non abbiamo scelta, Piper. Lo siamo dalla nascita, se ho ragione io.» Rispose Prue con sicurezza. Non era una persona abituata ad essere smentita.

«Dobbiamo chiederlo alla nonna non appena torna.» Asserì la mezzana, con voce leggermente intimorita.

«No.» La interruppe Prue. «La nonna probabilmente sa benissimo che abbiamo intuito qualcosa. Dobbiamo confidare nel fatto che sia ancora all’oscuro della quantità di informazioni che siamo riuscite a racimolare.» Fece una piccola pausa, cercando il consenso delle sorelle. Se con Phoebe era facile, con Piper era un’altra storia: sapeva che era una cosa spiazzante per lei. Il fatto di essere streghe e venire a sapere che tutta la sua famiglia era a conoscenza della magia era una notizia che avrebbe cambiato le loro vite per sempre. Avere conferme dalla nonna era una cosa naturale da fare, eppure Prue non riusciva a fidarsi, non quella volta.

«Pensi che la nonna abbia in mente qualcosa?» Domandò Phoebe con voce sottile.

«C’era lei la prima volta che Woogy ti ha attaccata, Phoebe. La magia c’era e poi è scomparsa dalle nostre vite. Probabilmente avrà intenzione di fare un altro abracadabra e farci dimenticare tutto, come ha fatto quando eravamo piccole.»

«E quale sarebbe il problema?» Domandò Piper con naturalezza.

«Piper, è il nostro destino!» Ribattè Phoebe con fervore.

«Senza contare che è molto probabile che ci allontani definitivamente da Paige e non sarebbe giusto, per nessuna di noi.» Aggiunse Prue. Anche se poteva essere irrilevante per la famiglia, perdere una ragazza che aveva fatto breccia da poco nella vita di tutte, per lei rappresentava una perdita consistente. Le sarebbe dispiaciuto enormemente dimenticarsi di lei, se il piano della nonna fosse stato quello di farle tornare nella loro ignoranza, anche solo per proteggerle ed allontanarle da quel mondo pericoloso; molto probabilmente era stato il motivo per cui lo aveva fatto la prima volta, cancellando la magia da ogni loro ricordo e dalle loro vite, quando loro erano solo delle bambine.

«La nonna non ci tradirebbe mai, Prue, lo sai.» La sorella più piccola stava fissando lei, ora. «Forse vuole solo parlarci della magia e dei nostri poteri e spiegarci tutto, ora che sappiamo qualcosa anche noi.»

«È quello che spero anche io.» Ammise Prue, scuotendo impercettibilmente la testa, gli occhi bassi e fissi sulla triquetra che aveva disegnato «Ma non possiamo lasciarci prendere alla sprovvista, giusto per sicurezza.» Prese un profondo respiro e sollevò gli occhi sull’orologio che ticchettava imperterrito sulla credenza «Devo andare a prendere Paige. Voi andate in soffitta e cercate più informazioni possibili: leggete il Libro delle Ombre e cercate l’albero genealogico della famiglia.» Forse doveva ringraziare la sua passione per le ricerche di qualsiasi genere, ma in quel momento non era importante. Ciò che contava era avere sia Phoebe che Piper dalla sua parte, disposte a credere alle sue parole.

«E sei la porta è chiusa?» Domandò Piper. Aveva ancora qualche residuo di scetticismo nella sua voce, eppure era disponibile ad assecondarla, almeno all’apparenza.

«Bussate.» Suggerì Prue, facendo riferimento al loro primo incantesimo, se così si poteva definire; ecco il perfetto esempio di come avevano fatto uso dei loro poteri in momenti di necessità.
Piper parve ricordare e capire, perché prima di seguire Phoebe e salire le scale, si voltò verso Prue e le rivolse un timido sorriso.

⁓✧⁓

Prue decise di andare a piedi fino al liceo. C’era ancora parecchio tempo prima che la ragazza terminasse l’orario di lezione, ma con un po’ di fortuna sarebbe arrivata giusto in tempo per raggiungerla all’uscita della scuola per riaccompagnarla a casa da sua madre. Quello che aveva deciso di seguire non era un percorso troppo lungo, eppure i numerosi saliscendi di San Francisco lo rendevano un tragitto abbastanza faticoso, soprattutto sotto il sole autunnale, ancora caldo nonostante la stagione.

Paige aveva fatto la medesima strada la prima volta che aveva bussato alla porta di casa Halliwell, spaventata e confusa da ciò che le stava accadendo.
Quella ragazza le aveva chiesto aiuto, si era rifugiata da lei e l’aveva presa come punto di riferimento. Non poteva deluderla e non poteva di certo abbandonarla: ormai Paige faceva parte della famiglia e come sorella acquisita, per via della magia, aveva il diritto e il dovere di lottare al suo fianco e a quello delle sue sorelle per proteggere il loro destino comune.

Penny Halliwell aveva sempre giocato ad armi impari su questo argomento. In quanto loro tutrice e in veste di nonna, aveva certamente scelto di tenere la parte della loro vita, quella collegata alla magia, segreta. Ecco perché la soffitta era sempre rimasta chiusa ed ecco perché lei ci passava spesso ore intere, mentre a loro era permesso entrarci molto di rado e sempre sotto la sua supervisione.
Probabilmente aveva preso quella decisione dopo la scomparsa di Patty, sua madre. Crescere tre bambine da sola, per di più streghe, non sarebbe stato facile per nessuno, nemmeno per una strega che era tale da una vita intera. Forse se sua madre fosse stata ancora in vita, avrebbero combattuto il male insieme, o forse Paige non sarebbe mai entrata nelle loro vite.
Sarebbe stato tutto diverso.

Forse Penny stava solo aspettando il momento giusto, il giorno del diciottesimo compleanno di Phoebe, per esempio, per parlare di magia e provare ad adempiere alla profezia e cercare Paige, la loro quarta sorella perduta; tuttavia loro – o il destino – avevano accelerato inconsapevolmente i tempi, scombinando i piani della donna.

Prue non poteva sapere come la nonna avesse intenzione di risolvere quel problema, ma sapeva di non potere lasciare nulla al caso.
Nell’ipotesi che la nonna avesse voluto rimandare la piena acquisizione dei loro poteri e la nuova carriera da streghe per qualche altro anno, dovevano essere in grado di potersi difendere ed opporsi.

Dovevano aver voce in capitolo e decidere loro del proprio futuro.
Chi meglio della nonna, una strega da più di mezzo secolo, poteva fare loro da guida ed insegnare a tutte e quattro loro tutto ciò che bisognava sapere sulla magia?

Non avevano altra scelta che far fronte comune, loro quattro, e porre alla nonna tutte le domande del caso: dovevano conoscere la verità a tutti i costi.

 

Parecchie decine di minuti più tardi, Prue stava seduta sul muretto del parco di fronte alla scuola, i piedi a penzoloni e lo sguardo fisso sui cancelli arrugginiti.
Gruppetti di giovani scapestrati venivano gettati fuori ad intervalli regolari e man mano che il tempo passava, la strada si faceva sempre più rumorosa tra schiamazzi, canzoni stonate urlate a squarciagola e scooter che facevano slalom tra le macchine in transito. Non le mancavano per niente i tempi del liceo.

Passarono diversi minuti prima che i suoi occhi scorgessero Paige che si trascinava sul vialetto, diretta a passo stanco verso la fermata dell’autobus.
Prue allungò le braccia per attirare la sua attenzione, ma la ragazza era troppo impegnata a sbadigliare per accorgersi di lei.

Sorrise, scuotendo appena la testa, e decise di raggiungerla una volta per tutte.
Le sfiorò la spalla e Paige trasalì, completamente presa alla sprovvista.

«Prue?!» Annaspò, cercando di stabilizzare il proprio respiro.

La mora la stava osservando divertita, incapace di sopprimere una risata nel vedere la ragazza che cercava di riprendersi dallo spavento che le aveva procurato. Quasi poteva sentire le domande che si stavano formando nel suo cervello sul perché della sua presenza all’uscita da scuola.

«Sono successe delle cose, Paige.» Prue si sforzò non poco per cercare di sembrare tranquilla e non allarmarla più del dovuto «Ti accompagno a casa, ne parliamo strada facendo.»

«Che genere di cose?» Domandò la più piccola; la confusione era ancora presente sul suo volto.

«Ho parlato con Piper e Phoebe.» Trattenne il respiro «Ho raccontato tutto quello che abbiamo scoperto.» Prue temeva che si arrabbiasse. In fondo, avevano discusso poche volte sul dire alle sue sorelle della magia e di tutte le loro ricerche e teorie. Era un loro segreto, e anche se era inevitabile che prima o poi ne sarebbero venute a conoscenza, Prue aveva pensato che la rivelazione si sarebbe svolta in modo del tutto diverso e che avrebbero lanciato la bomba alle sue sorelle insieme. Le circostanze erano cambiate.

«E come l’hanno presa?» Chiese Paige.

Prue la osservò di sbieco, mentre camminavano.
Non si era arrabbiata, il che la confortava… quella ragazza si stava dimostrando molto più matura di quello che pensasse. Eppure, se non era arrabbiata, la sua voce di certo non sprizzava gioia; era forse preoccupazione quel velo che le stava adombrando il volto?

«Phoebe l’ha presa benissimo.» Prue sorrise.

Senza sollevare lo sguardo, anche l'altra ragazza piegò le labbra in un’espressione divertita, come se se lo aspettasse: aveva imparato a conoscerle bene nonostante il poco tempo passato insieme alle sue sorelle.

«E Piper?» Domandò con una smorfia.

«È stata più ostica.» Rispose Prue «Ma pare si sia convinta a collaborare. Sono in soffitta a cercare informazioni su Melinda nel Libro delle Ombre, in questo momento. Così vedranno con i loro occhi che non sono tutte fantasie.»

«Perfetto. Non è quello che avevi sempre voluto, Prue?» Paige la stava osservando, la fronte appena corrugata.

«Certo. Ma è sorto un problema, come ti dicevo.» Sospirò la mora.

«Che problema? Woogy è tornato?» Domandò preoccupata.

«No, ma è probabile che non sia l’unico mostro che tenterà di attaccarci, ora.»

«Non lo sarà di sicuro.» Confermò la ragazza.

«Ebbene, dobbiamo essere pronte e per farlo dobbiamo prendere possesso del Libro e piena consapevolezza dei nostri poteri.» Disse con decisione «Questo significa anche accogliere il nostro destino e se lo facciamo, sarà per sempre. Non avremo più scelta.»

«Perchè, ora ne abbiamo?» Chiese retoricamente Paige con un mezzo sorriso «E poi, non ho ancora capito quale sia il problema.»

«La nonna.» Disse Prue senza pensarci due volte. «Credo abbia in mente qualcosa e se le nostre teorie sono giuste e lei è sempre stata una strega, abbiamo tutte le ragioni per temere una sua prossima mossa.»

«Vuoi giocare d’anticipo? Organizzarci prima di lei?» Paige si era bloccata in mezzo al marciapiede. L’orda di ragazzi passava accanto a loro, spostandosi come un fiume attorno ad una roccia.

«Questo sarebbe il piano.» Mormorò Prue, ora non tanto più convinta: era un’idea folle «Senti, potrebbe solo volerci tutte e quattro lì per parlarci e spiegarci tutto. Ma non possiamo esserne sicure.» Prese un profondo respiro e serrò la mano sulla spalla esile della ragazza «Ha agito alle nostre spalle già in passato e se ha in mente qualcosa per farci dimenticare tutto, allora voglio almeno avere una possibilità di decidere da sola, questa volta. Ormai siamo tutte grandi abbastanza per decidere del nostro futuro.»

«Immagino di sì.» Annuì Paige.

 

«Quindi sei convinta che tua nonna vi abbia fatto dimenticare della magia?» Domandò Paige, lasciando cadere il suo zaino ai piedi della scrivania.

«Ovviamente è una teoria, ma è la sola che abbia senso.» Confermò Prue, sdraiandosi sul letto della ragazza. La gatta le soffiò contro prima di sgusciare via in corridoio.

Quanto odiava quell’animale: ogni volta che le si avvicinava, trovava ogni scusa per poterla mordere, graffiare, oppure farla spaventare a morte; l’unica che tollerava di buon grado era Paige. Quel felino era una buona guardiana, anche troppo per i suoi gusti.

«E come pensi abbia fatto?» Chiese Paige, sembrava curiosa.

«Lei è strega da molto più tempo di noi, ha avuto accesso al Libro da chissà quanto tempo ed è evidente che combatte questi mostri da anni. Probabilmente lo fa ogni volta che dice di andare a controllare le sue azioni IBM.» Prue sospirò pesantemente. Era davvero difficile rendersi conto che la loro amata nonna avesse preso in giro lei e le sue sorelle da tempo immemore. Poteva capire le sue ragioni, ma non poteva perdonarla, non ancora.

«Quanto tempo abbiamo ancora prima di dover andare a casa tua?» Paige stava svuotando il suo zaino con sguardo perso. Aveva la stessa espressione di Piper quando stava architettando qualcosa e cercava di farlo in gran segreto.

«Un’ora, credo.» Prue mormorò «La nonna avrà telefonato a tua madre per avvisarla. Ha detto che ce la sbrigheremo in poco tempo in modo che tu possa andare alla cena con la tua famiglia.» Aggiunse, riflessiva «Questo mi rende sospettosa: la nonna non se la sbriga mai in poco tempo, a meno che non ci butti addosso qualche polvere magica, o che so io, per farci fare quello che vuole lei.»

«Tipo controllo mentale?»
Paige le rivolse una smorfia teatrale che non potè fare a meno di ignorare.

«Tipo.» Sorrise Prue.

«Bene,» Esclamò Paige con un sospiro rassegnato «allora prima che succeda qualcosa che va al di là delle nostre facoltà, devo darti una cosa.»

Prue la osservò incuriosita e perplessa mentre rovistava tra i cassetti in subbuglio della sua scrivania. Vedeva matite mezze mordicchiate, penne senza tappo, fogli stropicciati e foglietti che volavano ovunque, mentre le sue dita continuavano l’affannata ricerca.
Doveva ammetterlo: per quanto misteriosa e spaventosa fosse quella situazione, l’animo di Paige non si lasciava abbattere. Forse lo doveva alla sua natura ribelle, eppure l’idea di poter dimenticare tutto, abbandonare quel mondo ancora prima di averne fatto parte, non la spaventava minimamente. Forse la sua unica paura era perdere proprio lei e le sue sorelle, la stessa che aveva Prue all’idea di dimenticarsi di quella stramba ragazzina che le aveva cambiato la vita.

«Cos’è?» Domandò ancora più perplessa, quando Paige le offrì una scatola di velluto rossa, di forma rettangolare.

«Se tua nonna vuole davvero farci dimenticare tutto, non possiamo essere sicure che tolga solo la magia dai nostri ricordi. Potrebbe rimuovere anche il nostro incontro.» Mormorò la ragazza, gli occhi appena lucidi. Quella frase sapeva così tanto di addio, che per poco Prue stessa non si commosse. Era tutto così ingiusto. «Non voglio che ti scordi di me. Sei stata la prima persona che mi abbia veramente aiutata.»

Quando Prue prese in mano la scatola e premette il bottoncino per farla aprire, vide un ciondolo dorato adagiato su di un cuscinetto bianco. Era una scritta con il suo nome.

«Non ti avevo detto di non spendere soldi per il mio compleanno?» Prue non riusciva a smettere di sorridere: nessuno le aveva mai regalato niente del genere e nessuno le aveva mai rivolto quelle parole. Certo, era importante per le sue sorelle, per sua nonna, eppure non era mai stata così indispensabile per qualcuno.

«In realtà mia madre voleva dartelo per Natale. Se supero questo primo trimestre senza debiti è solo grazie a te.» Confessò Paige con un sorriso colpevole «Ma visti gli ultimi avvenimenti, voglio che tu lo abbia adesso.»

«Grazie.» Disse Prue, annuendo appena. Per quanto poteva essere triste dover prendere consapevolezza che di lì a poco, probabilmente, si sarebbero dimenticate l’una dell’altra, avere quel ciondolo la rendeva più tranquilla. Era sicura che in un modo o nell’altro avrebbe trovato il modo per ricordarsi di lei, indagare e cercarla; quella collana le sarebbe stata incredibilmente di aiuto. «Troveremo un modo per contrastare qualsiasi eventuale attacco.» Si sforzò di sorridere, anche se quelle suonavano tanto come le parole disilluse di ragazze inesperte.

Prue rimase in silenzio mentre la ragazza riponeva i propri libri di scuola e, senza pensarci due volte, recuperò la collana dalla scatolina e la indossò, nascondendola sotto la maglia a collo alto. Di certo la nonna avrebbe fatto domande, per non parlare di Piper che sicuramente si sarebbe di nuovo fatta sopraffare dalla gelosia, e in quel momento era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.

«Credi si possano inventare incantesimi per tutto?» Paige si voltò verso di lei, sollevando il sopracciglio in uno sguardo indagatore.

«Penso proprio di sì.» Annuì lentamente la mora. Con quella semplice domanda, Paige le aveva aperto un mondo: se la nonna poteva fare incantesimi, allora, forse, potevano farli anche loro. Potevano inventarne uno che le rendesse immuni da ogni altro incantesimo. Era possibile?

«Melinda avrà pur scritto qualcosa a riguardo.» Paige si avvicinò a lei, facendo subito cadere lo sguardo sulla sua borsa. La mora capì subito che si stava riferendo al diario.

«Parla solo di talismani ed amuleti, purtroppo.» Sospirò Prue, cercando di ricordare qualsiasi cosa riguardante la protezione. Aveva studiato quelle pagine a lungo ed approfonditamente che quasi le conosceva a memoria. «La sua magia era alquanto primitiva. E non riusciremo mai a trovare dei talismani autentici entro un’ora.» Quasi la divertiva l’idea di entrare in un negozio d’antiquariato a fare domande su amuleti contro la stregoneria; ma non era il momento.

«Avremmo bisogno dell’aiuto di qualcuno.» Paige accennò una risata ironica, passandosi le dita sulla fronte.

Aveva ragione: avevano bisogno qualcuno che ne sapeva molto più di loro, in fretta. Eppure le streghe non si trovavano di certo per strada, senza tener conto del fatto che le avrebbero sicuramente prese per pazze. Avevano bisogno di qualcuno, esperto, ma anche di estremamente fidato.

«Potremmo chiedere a tua mamma.» Propose Prue. Il so sguardo speranzoso, però, si spense quasi all’istante.

«Mia madre? Sei pazza?» Sbottò Paige, gli occhi spalancati «Ci spedirebbe entrambe in chiesa a farci benedire o chiamerebbe un’esorcista. Cosa ne dovrebbe sapere lei di magia?»

Prue aggrottò la fronte, appena perplessa. Forse sua madre Judith aveva gestito molto meglio la situazione di sua nonna e non aveva né stanze segrete nella soffitta o in cantina, né aveva mai fatto qualcosa di strano che avrebbe potuto far sorgere il minimo sospetto a Paige, eppure.. eppure, ci doveva essere qualcuno che poteva dar loro delle risposte!

«Credevo avessimo stabilito che fosse un’eredità che si tramandi per genetica.» Mormorò titubante. Forse voleva tenere sua madre fuori da quella storia? Era ammirevole, tuttavia c’era in gioco qualcosa di troppo grosso per farsi venire degli scrupoli di alcun genere; e poi, sua madre era una donna adulta e molto più esperta di loro, potenzialmente, quindi si sarebbe saputa difendere. «Sarà felice di insegnarci qualcosa di così speciale che si tramanda di madre in figlia, non credi?»

«Appunto!» Esclamò Paige, il respiro appena accorciato «Io sono stata adottata.» Disse subito, per poi bloccarsi. La sua espressione indignata si trasformò in una smorfia sorpresa quando Prue rimase a fissarla, immobile, come folgorata «Non te l’avevo detto?»

«Non credo proprio.» Prue scosse la testa lentamente, cercando di processare le ultime informazioni. La sua mente si stava riempiendo delle domande più disparate e dalle teorie più impensabili. Possibile che quella fosse un’altra coincidenza? Possibile che le loro vite si potessero incastrare come le tessere di un puzzle? Possibile che Melinda non avesse mai parlato per metafore e che loro quattro non fossero sorelle per magia, ma sorelle e basta?
Eppure, come poteva essere in quel modo? Non aveva senso; era un segreto troppo grande, forse anche più grande della magia stessa.
No, stava viaggiando troppo con il pensiero.

«A cosa pensi?» Domandò con un filo di voce la ragazza, quasi potesse percepire su cosa stesse rimuginando.

Prue provò a parlare, ma un leggero bussare sulla porta interruppe il suo flusso di folli idee a ruota libera.

«Eccovi qui.» Judith, la madre di Paige, si affacciò con un grande sorriso per entrambe. Celando i loro piani, le due ragazze ricambiarono prontamente. «Ho appena parlato con tua nonna. Purtroppo non posso far venire Paige da voi, perché dobbiamo allungare il tragitto, stasera.» Riferì con tono dispiaciuto «Ci siamo già messe d’accordo per farvi incontrare domattina, comunque, ti accompagno io alle dieci e potrete rimanere insieme tutto il giorno. Contente?»

«Fantastico!» Rispose Paige di getto.

L’idea di trascorrere l’intera giornata insieme rallegrava anche lei e di sicuro faceva promettere bene sul fatto che la nonna progettasse di far dimenticare loro del loro primo incontro o della reciproca amicizia. Almeno una cosa era salva, in teoria.

«Se sei pronta partiamo subito, allora.» Disse Judith. Paige annuì. «Prue, se vuoi, possiamo darti un passaggio,» aggiunse «casa tua è di strada.»

Per quanto avrebbe preferito tornare a casa a piedi per poter pensare in pace, non poteva certo rifiutare un’offerta tanto gentile.

«Grazie mille, Judith.» Sorrise Prue, seguendo diligentemente le due donne fino al piano di sotto.

 

Adorava quei giorni tranquilli d’autunno, non solo per il fatto che la temperatura permetteva di godersi quei colorati tramonti senza soffrire eccessivamente il freddo, ma anche perché nessuno sembrava accusare la pesantezza delle responsabilità nel nuovo anno, anzi, tutti si sentivano sollevati in vista delle prossime vacanze natalizie. Era un periodo piacevole per tutti, lo si percepiva nell’aria.

Era quasi surreale pensare a quello, quando sapeva benissimo, adesso, che potevano esserci mostri in agguato ovunque, tutti che volevano uccidere lei, le sue sorelle e Paige. Ciò nonostante, c’era qualcosa di elettrizzante anche in quello: se fossero effettivamente riuscite a convincere la nonna a lasciarle almeno tentare di diventare streghe, avrebbero cambiato in meglio le loro vite.

«Una serata di queste dovremmo organizzare qualcosa tutti insieme.» Prue sollevò lo sguardo verso la madre di Paige, la quale, voltata verso i sedili posteriori dal suo posto di copilota, le stava rivolgendo un sorriso incoraggiante «Una festicciola in vista del Natale con tua nonna e le tue sorelle. Mi piacerebbe conoscervi tutte.»

«Ci piacerebbe.» Corresse con un sorriso il marito, scrutandola con la stessa espressione entusiasta dallo specchietto retrovisore.

«Sarebbe fantastico. Sono sicura che la nonna vorrà ospitarvi ad ogni costo.» Scherzò Prue, già immaginando la nonna – almeno quella che conosceva – che impartiva ordini a destra e a manca per fare in modo di avere tutto pronto e perfetto per i loro ospiti.

«Glielo proporrò domattina.» Pensò la donna a voce alta, sorridendo quando Prue annuì per dare un suo tacito parere positivo alla sua proposta.

Prue sentiva il cuore batterle appena più forte nel petto. Se era stata una sensazione strana trovare una ragazzina come Paige con la quale, nonostante gli anni di differenza, si era trovata così bene, sentire che anche le loro famiglie si piacevano reciprocamente lo era ancora di più e le faceva immensamente piacere. Sarebbe stato bello ritrovarsi per le feste, organizzare gite e vacanze insieme, riunirsi quando qualcuna di loro raggiungeva un obiettivo a scuola o al di fuori di essa, come il saggio di karate di Phoebe del prossimo mese o la sua presentazione al museo che doveva preparare per il nuovo anno.
Sarebbe stato emozionante condividere le loro vite.

Prue stava sorridendo, il cuore appena più leggero, quando si voltò verso il finestrino e vide il muso di un camion all’incrocio, vicino. Troppo vicino.

Sentì il suono assordante del clacson e lo stomaco contorcersi nella pancia.

In un lampo, capì che li avrebbe travolti e non c’era niente che loro potessero fare per evitarlo.

Con la mente sgombra, si girò dall’altra parte per abbracciare Paige.
Voleva proteggerla, per quanto possibile, dall’impatto.

Forse lei si sarebbe salvata.

In fondo, il camion avrebbe sfondato la sua portiera e non quella di Paige.
Forse con il suo corpo che le faceva da scudo, avrebbe avuto qualche possibilità di salvarsi.

Prue non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi già tra le braccia di Paige.

Poggiò il mento sulla sua spalla, serrando gli occhi con forza e cercando di concentrarsi sulla stretta ferrea della ragazze che, con tutta se stessa, cercava di ricambiare.

Non si rese conto di niente, solo di una singolare sensazione, come se fosse stata scomposta in tante piccole particelle fluttuanti.

Il fragore assordante dell’impatto invase le sue orecchie, sostituito quasi immediatamente da un sibilo fastidioso e costante.

Colpì violentemente l’asfalto con la spalla e si accorse dolorosamente di stare rotolando. Non stava più abbracciando Paige.

Quando la testa smise di girare, sollevò a fatica il capo.
In bocca aveva il sapore ferroso del sangue, le sue orecchie fischiavano e urla spaventate provenivano da tutte le parti.
C’era il fumo che la faceva tossire e vedeva delle fiamme scure ed arrabbiate che si diramavano sulle carcasse dei veicoli, in lontananza.

I suoi occhi si posarono per un attimo sula figura esanime di Paige, diversi metri più in là, prima di chiudersi definitivamente.

Poi, il buio l’avvolse.

 


 

Note:

  • L’incidente a cui si fa riferimento in questo capitolo è quello in cui i genitori di Paige persero la vita, come si vede nel decimo episodio della quarta stagione “A Paige from the Past” [S04E10]. La storia è ambientata nel 1992, mentre l’episodio è ambientato nel 1994. Ho deciso di anticipare i tempi solo per trattare una Paige più giovane (in piena adolescenza) e quindi presumibilmente nella prima fase di ribellione. L’età (15 anni invece che 17) inoltre sarà un particolare importante che verrà utilizzato successivamente.

 

Easter Egg:

- La triquetra disegnata sul tovagliolo è un rimando allo schizzo che fa Paige nel primo episodio in cui compare il suo personaggio [S04E01]. Paige traccia questo simbolo su un tovagliolo del P3 prima dell’attacco di Shax sul tetto, previsto da Phoebe.

- Memory Dust: Prue nomina involontariamente una certa polvere che modificherebbe il pensiero delle persone. In realtà gli Angeli Bianchi ne sono in possesso. Sam ne fa uso nella seconda stagione sulle sorelle.

- Dominazione mentale o controllo mentale (Force fear), un’abilità del lato oscuro dall'universo di Star Wars che permette di controllare la volontà di qualcuno.

   
 
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